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Il Professor Cornelius entra in aula e, con un cenno di soddisfazione, inizia l’ultima lezione dell’Anno Accademico:

“Cari ragazzi, siamo finalmente giunti all’ultima lezione del corso dell’anno accademico 3984 di Archeostoria.

Nel corso che oggi si conclude abbiamo abbondantemente parlato dei buffi esseri che ci hanno preceduto su questo pianeta, esseri strani, senza peli, succubi di sentimenti e passioni a noi sconosciuti, ormai conservati solo negli zoo, come quello che vedete lì di fronte, incapace di esprimersi e di formulare pensieri concreti.

Ricorderete senz’altro la loro fissazione per il passato ed il futuro, trascurando la cosa più impostante, quella a noi più cara, il presente, l’attimo dell’hic et nunc, per esprimersi in una lingua morta da millenni..

Ricorderete che, per loro, il passato assumeva una fondamentale importanza e, bisognosi di trascendenza, cercavano di lasciare ai posteri qualcosa che testimoniasse, anche nel futuro, la loro grandezza.

Narrano i chip di memoria riposti nelle “conservatorie della memoria storica” che migliaia di anni fa c’erano sette meraviglie destinate ad impressionare per l’eternità i posteri. Nessuna è giunta fino a noi e non sappiamo assolutamente quali e come fossero queste costruzioni.

Ci riesce un po’ difficile immaginare che migliaia di persone perdessero anni di tempo per costruire con la pietra, ci pensare, ragazzi, “con la pietra!”, edifici il cui unico scopo era rimanere intatti fino al futuro!! La cosa ci fa un po’ ridere, noi che costruiamo tutto comunicando la nostra idea all’Intelligenza artificiale; scusate, ho evocato un termine ormai arcaico…. mi correggo, comunicando tutto al “motore universale” che ci restituirà, in pochi secondi, stampato in 3D la nostra casa in “replaceplex”, riciclabile al 100% e riconvertibile in qualsiasi altra costruzione ci venga in mente, proprio per sfruttare l’attimo presente: passato e futuro sono due concetti ormai obsoleti e che non appartengono alla nostra storia.

Ma voglio ritornare alla lezione di oggi: Uno dei primi esempi di queste costruzioni, non destinate ad abitarci, non destinate ad abbellire il paesaggio circostante ma, forse – gli studi sono ancora in corso – a perpetuare nel tempo [che follia!] la memoria di chi le abitò solo dopo morto, sono delle costruzioni a forma piramidale costruite, non si sa come, pensate, in blocchi di pietra, circa settemila anni fa, in una zona una volta chiamata Egitto. Costruzioni a forma piramidale, ormai distrutte dal tempo, il cui scopo vero rimane a noi ignoto.

Per arrivare a qualcosa di più definito dobbiamo saltare qualche secolo e fra il primo e il ventesimo secolo dell’”era dismessa” [E.D.] troviamo costruzioni che, più della trascendenza, divennero icone di una certa epoca.

Possiamo, a tal proposito, citare l’Anfiteatro Flavio (detto Colosseo) nel luogo una volta chiamato Roma. Non sappiamo a cosa servisse, ma nei chip delle “conservatorie della memoria storica” si trovano documenti – sicuramente falsi – che pretendevano che fosse adibito a fini ludici, anche crudeli, con vittime umane.

Comunque questo edificio, pare costruito nei lunghi tempi consueti dal 1° secolo E.D. a al ventesimo secolo E.D. che si misuravano in dozzine di anni, come – ad esempio – nel ventunesimo secolo E.D., la costruzione di una stazione di un mezzo di trasporto, allora chiamato “Metropolitana”, che poteva durare anche trenta anni, si conservò bene.

La costruzione dell’Anfiteatro resistette a terremoti ed eventi atmosferici avversi fino al 21° secolo E.D. come testimonianza di una grandezza che fu, ma, ormai, fortunatamente, dimenticata.

In altra parte del mondo, molto più recentemente, dal 17° secolo E.D. uno Stato scalfì la potenza egemone di quella zona una volta chiamata Europa.  Si chiamavano, allora, Stati Uniti di America, che sorgevano nella zona oggi chiamata “Nova Ispania

Essi capirono che l’unione fa la forza e, anche uniti nella diversità, insieme potevano dominare il mondo.

Anche di quella che fu una effimera potenza (durò infatti solo 400 anni) abbiamo immagini iconiche, tramandate fino a noi dai soliti chip, che vogliono tramandare il potere di quell’epoca: la sede del Capo [chiamata casa Bianca] e la sede della Forza, chiamata per la sua forma “Pentagono”.

Ma, poi, arrivò l’epoca del cambiamento. Forse gli abitanti di quell’epoca si avvicinarono al nostro modo di sentire le cose: è il presente che conta, non il passato o il futuro.

Le prime avvisaglie si ebbero in quelli che, prima, ho chiamato gli Stati Uniti di America. Forse spinti da un romanziere del XX° secolo E.D., chiamato George Orwell, gli abitanti del pianeta Terra iniziarono a riscrivere il passato adattandolo al sentire comune del presente.

Questo andazzo cominciò nel territorio degli allora Stati uniti d’America. Si cominciarono ad abbattere statue di persone considerate, all’epoca, eroi ma, poi, in seguito ad un cambiamento di giudizio o a rivalutazioni di una parte del loro operato, considerati criminali, la loro commemorazione, prima abolita, poi ripristinata.

Oppure una giornalista, vincitrice anche di un prestigioso premio, affermò che i reati commessi dalle minoranze di una certa razza non dovevano essere puniti perché la colpa era della maggioranza di una altra razza che, in precedenza l’ aveva sfruttata, mirando a “riformulare la storia del paese ponendo le conseguenze della schiavitù e i contributi dei neri americani al centro della nostra narrativa nazionale“.

Se volete una panoramica di quando vi ho detto, vi consiglio questi documenti provenienti dai chip della Conservatoria digitale: “Cancellazione della Storia”, “Rivedere i fatti storici con nuova coscienza” e “Come si suicidarono gli Stati Uniti

Strani abitanti ha avuto il nostro Pianeta, non è vero?

Ma la parte più interessante comincia ora, nei primi anni degli anni 2000 dell’Era Dismessa [E.D.], proprio quando, per evitare le riscritture della Storia che abbiamo visto in precedenza, tutta la storiografia ufficiale fu affidata all’intelligenza artificiale, pardon, al “motore universale”, tecnologia neutra di proprietà di un facoltoso oriundo sudafricano.

Tutto cominciò con l’avvento al potere, nella zona chiamata ora “Nova Ispania” di un tipo fantasioso quanto prepotente, che cambiava idea quattro volte al giorno e usava paragonarsi a super eroi o a personaggi religiosi.

Questo tizio, chiamato Taco, se la prendeva, pur essendo egli stesso discendente di immigrati, con tutti quelli che non potevano vantare una pura e lunga ascendenza in quelli che erano chiamati Stati Uniti di America.

Era un formidabile attaccabrighe, ma – per quello che a noi ora interessa – cominciò a cambiare le costruzioni simbolo del suo Paese.

Questi fatti vengono preservati dai chip di memoria della “conservatoria della memoria storica”, gestita dal “motore universaleche i nostri paleoscienziati ritengono alquanto affidabile, non tanto per le verità delle sue risposte, ma per il fatto che noi concordiamo che quella è la verità, anche se, a volte cambia, prendendo il nome di “verità alternativa”. L’importante, quindi, come sapete bene, non è che la verità sia vera, bensì che tutti noi siamo d’accordo che quella sia la verità.”

Decise di appoggiare un criminale di guerra che amava sparare a bambini intenti a prendere l’acqua e altre nefandezze simili e, per rendere questo legame indissolubile, invece di abbattere statue, modificò uno dei simboli del Paese.

Poi, pensò bene di prendere a parolacce, un giorno sì e l’altro pure i suoi alleati, chiamandoli profittatori e dicendo che “facevano la fila per baciargli il culo” (sorry). Per finanziarsi la campagna elettorale si prese i soldi di un facoltoso immigrato; poi, divenuto presidente, invece di ringraziarlo, lo cacciò, minacciandolo pure di deportazione.

Pensando anche di essere un grande economista cominciò ad imporre dazi sulle importazioni di merci da altri Paesi. Peccato che nessuno gli avesse spiegato che alzare i dazi su un prodotto che minaccia la propria economia, può avere effetti positivi, ma l’imposizione di alti dazi su tutti i prodotti importati, fa solo salire i prezzi e aumentare l’inflazione, due elementi che Taco, in campagna elettorale aveva promesso di al suo elettorato di far abbassare.

Giusto, ma chi è l’elettorato di Taco? Gli estremi dell’economia. I poveri “red neck” bianchi dell’America senza oceano, la fascia centrale, che non può permettersi altro che i “Grandi Magazzini Walmart” enormi discount ove la roba è a buon prezzo. Oppure i ricchi capitalisti, geni della finanza e della tecnologia, che bevono champagne francese, vini italiani, vestono Prada o Armani, adorano il brand italiano o francese, pasteggiano con spaghetti di grano duro o Parmigiano reggiano DOP.

E che fa il nostro bulletto? Impone dazi altissimi al Vietnam e al Laos (principali esportatori di abbigliamento a basso costo (jeans, T-shirt, sneakers che vanno nei Walmart) e all’Europa colpendo le merci Alto di gamma che piacciono tanto ai suoi ricchi amici e finanziatori.

Poi decide che l’austera Casa Bianca sede dei suoi predecessori deve un po’ adeguarsi al suo gusto della Taco Tower o del resort di Mar-a-lago e decide di porvi mano, rendendola più consona al proprio ruolo.

Purtroppo devo concludere questa lezione con una constatazione: i soggetti bullizzati da Taco, lungi da ribellarsi, veramente tentano di compiacerlo in tutti i modi.

In una penisola di quello che una volta era il mar Mediterraneo, ora una palude semi asciutta, il capo del governo era una biondina non molto acculturata,

ma di parlantina sciolta, che passò molte sere a pensare cosa fare per compiacere il bulletto americano. Scartò la bresaola agli ormoni proposta da un ministro, suo ex cognato, ed ebbe una brillante idea: chiamò i migliori architetti del Paese e diede loro l’ordine imperativo di modificare il simbolo dell’Italia per renderlo più affine ad un simbolo caro al suo amichetto bullo.

Poi quegli stupidi abitanti del nostro pianeta, avendo scoperto una meravigliosa fonte di energia data dalla scissione dell’atomo, pensarono bene di usarla per farsi fuori e vicenda e, praticamente di estinguersi.

Con queste parole il professor Cornelius salutò gli studenti con il gesto rituale di grattarsi la testa con il pollice opponibile del piede ed aggrappandosi al trapezio con la coda prensile.

Liberamente adattato da https://it.wikipedia.org/wiki/Il_pianeta_delle_scimmie?wprov=sfla1

Gli Stati Uniti d’America, patria delle armi, ha partorito un ennesimo omicidio politico.

Charlie Kirk, un estremista MAGA, uno che affermava che se sua figlia fosse stata violentata, avrebbe dovuto partorire, perché l’aborto è sempre un omicidio; uno che affermava che il cervello della “nera” Michelle Obama è inferiore a quello di qualsiasi donna bianca, razzista, antitransgender, etc. etc. è stato assassinato ieri, pare da un tizio incensurato, tale Tyler Robinson, un ventiduenne mai coinvolto in fatti politici che, però, a detta degli investigatori USA, è stato capace di colpire a mote con precisione, con un solo colpo da più di 100 metri di distanza, il suo bersaglio, come è meglio degli eroi americani dei film sui cecchini. [mah…].

Ma quello che interessa questo post sono le scritte trovate sui proiettili non usati dal Killer “Bella Ciao, bella ciao” e “prendi questa, fascista!” Ovviamente da qui terreno fertile per Trump per accusare la sinistra dell’efferato crimine e dei suoi accoliti per invocare l’uccisione di tutti i democratici.

La polemica si è trasferita in Italia, proprio per il riferimento a “Bella Ciao” dando il destro alla maggioranza per accusare la sinistra di intenzioni violente e di clima da Brigate rosse.

Tutto per una canzone che ha sì il titolo con parole nella nostralingua, ma che non ha nulla a che fare con la sinistra.

Mi tocca riproporre un mio post del 23 aprile 2023 che ripercorre le origini di questo canto universale che, lungi da essere esclusivo campo della sinistra, è solo un inno, cantato in tutto il mondo, con ilquale i popoli oppressi anelano alla libertà e alla cacciata dell’oppressore.

C’è tanta gente che considera il canto “Bella Ciao” come un canto di sinistra o, peggio, comunista.

Con l’aiuto di Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Bella_ciao, cerchiamo di ricostrutire gli avvenimenti.

  1. Pare accertato che “Bella Ciao” non era fra i canti partigiani e non fu mai cantato da essi.
  2. Cominciò ad essere famoso solo negli anni ’60.
  3. Nel testo: “«Una mattina mi son svegliato
    o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao
    una mattina mi son svegliato
    e ho trovato l’invasor.

O partigiano portami via
o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao
o partigiano portami via
che mi sento di morir.

E se io muoio da partigiano
o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao
e se io muoio da partigiano
tu mi devi seppellir.

Seppellire lassù in montagna
o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao
seppellire lassù in montagna
sotto l’ombra di un bel fior.

E le genti che passeranno
o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao
e le genti che passeranno
mi diranno che bel fior.

E questo è il fiore del partigiano
o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao
e questo è il fiore del partigiano
morto per la libertà
.»”

Nel testo, dicevo, non c’è alcun riferimento a ideologie politiche, solo un grido per la libertà perduta a causa dell’invasor e la voglia di combattere l’invasore.

Tanto è vero che, almeno alle origini non aveva connotazioni politiche è dato dal fatto che fu cantata anche al congresso che elesse Benigno Zaccagnini alla Segreteria della DC, movimento non certo di sinistra.

Quello che è certo che la Destra, non si sa perché, se l’è presa con questa canzone che, ripeto, è solo un grido di libertà contro l’invasore, e – furia di dire che sia un canto comunista – magari qualcuno ci crede.

E la connotazione politica “a sinistra” di Bella ciao è un fatto tutto italiano. La canzone famosissima nel mondo è cantata sempre quando si lotta contro un invasore, un po’ come il canto degli ebrei in “Và Pensiero” di Giuseppe Verdi:” Saluta le rive del Giordano, E le torri distrutte di Sion! Oh mia Patria, così bella ma perduta, Oh ricordo così caro, ma così doloroso.”

Ma non solo…..

Tra le innumerevoli esecuzioni spicca anche quella del musicista bosniaco Goran Bregović, (non certo uomo di sinistra) che la include regolarmente nei propri concerti, e che ha dato al canto popolare un tono decisamente balcanico (contro l’invasione della Bosnia).

Durante le proteste dell’ottobre 2011, il movimento Occupy Wall Street, gli indignados a stelle e strisce, intonò Bella ciao.[56]

Il candidato socialista François Hollande ha scelto il canto popolare dei partigiani dell’Emilia-Romagna per concludere un suo discorso in occasione delle elezioni presidenziali 2012, tra gli applausi della folla.[57]

Durante le manifestazioni contro Erdoğan avvenute nella piazza Taksim di Istanbul e in tante altre città turche nel 2013, alcuni manifestanti hanno intonato il motivo della canzone.

Bella ciao, in italiano, è stata anche cantata a Parigi dall’attore comico francese Christophe Alévêque durante le commemorazioni funebri delle vittime della strage avvenuta nella sede del settimanale satirico francese Charlie Hebdo: nel corso di una cerimonia pubblica di sostegno del giornale (trasmessa in diretta l’11 gennaio 2015 da France 2),[60] e durante il funerale del fumettista Bernard Verlhac, detto “Tignous” (trasmesso in diretta da BFMTV).

La canzone è stata utilizzata nella serie spagnola di Antena 3/Netflix La casa di carta.

Nella guerra civile siriana è stata utilizzata dagli indipendentisti curdi.

Nella rivoluzione sudanese del 2018 e 2019 alcuni ribelli hanno intonato la canzone, realizzando anche una cover del brano.[63]

Nel 2019 viene fatta una canzone inglese, Do it now, con un nuovo testo sulle note di Bella ciao per i cambiamenti climatici.

Sempre nel 2019, viene cantata all’aeroporto di Barcellona dai manifestanti per l’indipendenza della Catalogna per protestare contro le condanne inflitte a dodici leader catalani.

Nel 2019 anche i manifestanti cileni cantano e suonano Bella ciao mentre si ritrovano in Plaza Italia per protestare contro il presidente Sebastián Piñera e per chiedere riforme economiche e cambiamenti politici.[65]

Durante l’invasione russa dell’Ucraina del 2022, una versione in lingua ucraina è stata cantata da diversi soldati come forma di resistenza ed opposizione agli invasori russi.

Nel settembre 2022 viene cantata una versione in lingua persiana di Bella Ciao durante le proteste antigovernative in seguito alla Morte di Mahsa Amini.

Come si vede, le occasioni più varie, di destra di sinistra accumunate solo dal desiderio di libertà contro l’invasore.

Per concludere, eccone qualche esempio. Domani cantiamola a squarciagola, non perché siamo comunisti o di sinistra, ma perché il 25 aprile 1945 ci siamo liberati dall’invasore.

E sono fiero che questo canto, spesso in lingua italiana, sia diventata il simbolo della lotta contro l’occupante e contro i regimi totalitari.

Qualcuno ha qualche dubbio che le leadership di USA e di Israele o della Russiasiano diventati regimi totalitari, indipendentemente dai singoli atti, sempre esecrabili, di eliminazione fisica degli avversari politici?

Trump è sempre sulle prime pagine dei giornali e dei TG per il suo atteggiamento apparentemente ondivago e non comprensibile. Eppure era già tutto scritto. Anche se non lo ha mai ufficialmente adottato, Trump sta seguendo pedissequamente il “Project 2025” lanciato nel 2022 dalla Heritage foundation, progetto caro al vice Presidente J.D. Vance e all’ultradestra USA.

Ne ho già scritto nel febbraio di quest’anno quando si vedevano le prime avvisaglie, ma ora è lampante quanto questo programma abbia influenzato i primi sei mesi dell’attività di Trump. E, leggendolo, potrà capirsi perché e dove vuole andare a parare.

Ripropongo l’articolo nel riassunto che ne fa l’Istituto Affari Internazionali che ben ne disegna i fini.

Per chi volesse ulteriormente approfondire, segnalo il libro di David A. Graham “The Project”, acquistabile su Amazon a questo indirizzo: https://www.amazon.it/dp/8832967006/

Anche se Trump non ha mai ufficialmente “adottato il  “Project 2025” della Heritage foundation, molte delle sue azioni sono basate proprio su questo progetto iper conservatore.
Il Project 2025 consta di oltre 1000 pagine. Uno dei migliori riassunti trovati in rete è quello dell’autorevole Istituto per gli Affari Internazionali che vi ripropongo integralmente.
Lo articolo è del maggio 2024, prima dell’elezione di Trump. Vedrete bene, leggendolo, quante indicazioni del project 2025 sono state già attuate.


  The Project 2025: un’agenda conservatrice per il futuro dell’America
Il team di Jefferson
22 Maggio 2024

Nel panorama politico degli Stati Uniti, il 2024 sembra essere un’epoca di déjà vu elettorale. Come nel sequel di un film che ha mantenuto i suoi protagonisti, gli Stati Uniti si preparano a un’altra campagna elettorale presidenziale con gli stessi contendenti del 2020.
A cambiare significativamente è invece il contesto sociale americano, ormai molto diverso dallo scenario pre-Covid durante il quale Trump e Biden si sono confrontati per la prima volta. Con le tensioni in corso in Europa e Medio Oriente a complicare il panorama politico internazionale, una crisi migratoria al confine sud degli Stati Uniti e la ridiscussione in atto in molti stati del diritto all’aborto, entrambi i candidati devono procedere con estrema cautela.
Da una parte, Joe Biden ha adottato una strategia focalizzata sull’idea di difesa della democrazia dalla minaccia Trump. Dall’altra, il tycoon mette in guardia i suoi sostenitori da altri quattro anni dalle politiche del Presidente in carica, che identifica come le cause del declino americano. La linea d’azione scelta dell’ex-inquilino della Casa Bianca si fonda proprio su un presunto dovere Repubblicano di riportare gli Stati Uniti a godere del benessere economico e sociale che le amministrazioni democratiche hanno distrutto negli anni.
In pratica una rielaborazione del “Make America Great Again”, ma aggiornata al quadro politico attuale, con il dito puntato contro Biden e non più contro Obama. Stavolta però, il piano di riconquista del potere ha un nome ben preciso, un manifesto e degli obiettivi da raggiungere. Si chiama “Project 2025”, e sulla pagina ufficiale di questo manuale per la ricostruzione del Paese è illustrato il progetto di transizione dal nocivo Governo liberale, verso un’America conservatrice, che inizia con l’elezione di Trump a Presidente. Il percorso poggia su quattro fondamenta essenziali che lavoreranno sinergicamente per preparare il terreno a un’amministrazione conservatrice di successo: l’agenda politica, la selezione di un personale adeguato, un programma formativo e un piano operativo di 180 giorni.
Promosso finanziato e reso possibile da The Heritage Foundation, che vanta un lungo impegno nella storia politica dell’America Repubblicana nello sviluppare una serie di policy note oggi come “Mandate for Leadership”. Queste proposte hanno giocato un ruolo ai vertici presidenziali, fin dall’Amministrazione Reagan, e sono state particolarmente importanti durante il mandato Trump.
Al vertice del team dietro “Project 2025” ci sono Paul Dans, ex capo dello staff presso l’Ufficio per la Gestione del Personale (OPM) durante l’amministrazione Trump e attuale direttore del Progetto di Transizione Presidenziale 2025, e Spencer Chretien, ex assistente speciale del presidente e direttore associato del Personale Presidenziale, nonché del progetto.
Project 2025: i temi di un’agenda conservatrice
Il manuale del “Project 2025” è il frutto del lavoro di un think thank e presenta uno o più autori con una vasta conoscenza in diverse aree, che analizzano approfonditamente un dipartimento o un’agenzia specifica. I temi trattati sono molteplici e generali: dall’economia, al clima, ai diritti. Allo stesso tempo, sono ben applicabili a specifiche questioni in discussione, in questo momento, negli Stati Uniti.
Sulle politiche ambientali e l’energia si prevede la cancellazione dell’approccio Biden, ponendo fine all’attenzione rivolta al cambiamento climatico e ai sussidi verdi, abolendo i Clean Energy Corp e il Climate Hub Office, revocandone i relativi finanziamenti. Centrale anche il ritiro dagli accordi sul cambiamento climatico, definiti incompatibili con la prosperità degli Stati Uniti.
Per il tema di gestione della salute pubblica si propone un abbandono del ruolo del governo nella promozione della salute pubblica per bambini e adulti americani, facendo riferimento alla gestione della pandemia di Covid-19 in cui il governo federale viene tacciato di una gestione eccessivamente dettagliata, disinformata e politicizzata.
Grande attenzione viene riservata alla “Family Agenda”, che promette di riportare l’attenzione verso una struttura familiare ideale, votata al diritto dei bambini di essere cresciuti dagli uomini e dalle donne che li hanno concepiti. Viene enfatizzato il concetto di famiglia tradizionale, con una critica esplicita verso qualsiasi altra forma di genitorialità che vada oltre il concepimento tradizionale. A questi presupposti viene bizzarramente legato il discorso delle malattie sessualmente trasmissibili e le gravidanze non desiderate, che si propone di prevenire rafforzando il concetto di matrimonio come possibile strategia di prevenzione dei rischi sessuali. Per quanto riguarda invece i diritti LGBTQ+, si parla di revocare le normative che vietano la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere, dello stato transgender e delle caratteristiche sessuali. Questo porterebbe a una pericolosa e consequenziale legittimazione del razzismo di genere persino sul luogo di lavoro. Inoltre, si prevede una stretta anche nelle politiche anti-abortiste, con l’obiettivo di garantire una proliferazione delle policy pro-life e una limitazione del diritto di scelta nelle future legislazioni.
Grande chiusura mostrata anche nelle proposte sulle politiche migratorie, che prevedono una chiusura dei confini e una gestione rigida dell’enorme flusso di immigrati ai confini messicani.

Tra le tematiche affrontate in questa guida, il punto a cui viene data maggiore importanza, è l’ufficio della Casa Bianca, di cui parla nel primo capitolo Rick Dearborn, ex vicecapo di gabinetto di Trump, focalizzandosi sulla necessità di una concentrazione dei poteri nelle mani del Presidente. Inoltre, si parla del Dipartimento di Stato e del Dipartimento di Giustizia, come organi suscettibili a influenze poco raccomandabili e predisposti a dissentire dalla visione di un presidente conservatore.
Il progetto e la campagna Trump
Il progetto ha recentemente coinvolto oltre 100 partner della coalizione per il suo consiglio consultivo. Il raggiungimento di questo traguardo consentirà loro di concentrarsi maggiormente sullo sviluppo del piano operativo di 180 giorni di regolamenti e decreti presidenziali che Trump potrebbe attuare una volta insediato in carica.
È necessario sottolineare però, che il Progetto 2025 non è vincolato esclusivamente a un’unica figura politica come Trump o alla sua amministrazione. Al contrario, si propone di sostenere qualsiasi candidato o futuro Presidente che abbracci i principi e l’ideologia conservatrice su cui si basa il progetto. Questa flessibilità evidenzia il suo scopo più ampio di promuovere e implementare politiche in linea con i valori conservatori, indipendentemente dall’individuo al potere. Allo stesso tempo, la campagna di Trump ha cercato più volte di prendere le distanze da gruppi come il Project 2025, ma molte delle sue proposte sono basate su reali commenti passati di Trump. Questa dinamica rappresenta dunque una sfida per il team di Trump, che tenterà fino a novembre di non legarsi alle posizioni più controverse, che potrebbero rivelarsi dannose per la campagna.

Pare che per ingraziarsi Trump, Palazzo Chigi abbia deciso di dare un tono più americano a Roma:

….. tanto c’era già il Colosseo quadrato….

Elon Musk (#ElonMusk) ha annunciato in pompa magna di voler fondare un nuovo partito “per ridare la libertà agli americani” ponendosi, anche con pochi seggi, come ago della bilancia fra democratici e repubblicani. Assomiglia più ad una boutade per ricattare Trump che una cosa seria. Il “Partito ago della bilancia” lungamente sognato in Italia, è astrattamente possibile solo con un sistema elettorale proporzionale che garantisce seggi anche ai piccoli partiti. In USA, invece, i rappresentanti dei singoli Stati sono eletti sia per ill Senato, sia per la Camera, con il sistema uninominale: chi prende più voti, prende tutto. Perché si avveri il sogno di Musk, è necessario che  in qualche Stato il suo candidato prenda più voti sia del candidato repubblicano sia del candidato democratico, cosa praticamente impossibile [ricordate Ross Perott?].
Il progetto di Musk appare più orientato a chiedere qualche contropartita a Trump,

in quanto, come lui stesso ha dichiarato, il nuovo partito pescherebbe nel bacino elettorale repubblicano, sottraendogli voti, a vantaggio del partito democratico.
Ora, visto che la politica non è più passione e neppure ideologia, ma solo soldi  resta da vedere quale sarà il vantaggio economico per Musk: sovvenzioni federali? Finanziamenti dei Democratici? Gettare il caos? Boh, si vedrà.
Partiamo anche sul non sense: l’accreditamento fra il 2% e il 5% del partito di Musk è “certificato” dall’ Intelligenza Artificiale di sua proprietà, molto neutrale, quindi.


Ma la cosa più divertente e folle [beh, non poi tanto, visto che gli yankees hanno eletto Trump] è “ma voi veramente votereste a guardia del vostro futuro, un uomo come Musk che per sua stessa ammissione, è drogato e folle?”

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