Archivio degli articoli con tag: governo

Sì, oggi quanti ne abbiamo? È giovedì? È sabato, non lo so. Sono giorni più o meno uguali che scorrono lisci fra letture, social, video chat, TV, quotidiani appuntamenti con Borrelli con i numeri che vanno giù e su come il nostro umore. Ma ho dormito male. Ho avuto incubi. Forse qualcosa che ho mangiato.

Ho sognato che il mondo era preda di una incredibile pandemia. Ho sognato che tutti i Paesi si affidavano all’OMS (WHO) raddoppiando i fondi messi a disposizione e si adeguavano senza timore alle sue disposizioni emanate nel modo più autorevole e chiaro.

Ho sognato che tutti abbiano capito che stiamo combattendo contro un virus che quattro mesi fa non compariva neppure negli ultimi libri di medicina e che quindi alcuni tentennamenti o indecisioni siano più che comprensibili.

Ho sognato che tutti abbiano capito che non disponiamo altro che armi palliative contro questa pandemia e che non infettarci a vicenda è l’unico modo serio di “contenerlo”. Ed ho sognato che, come fanno da sempre gli orientali, ci abituassimo a portare una mascherina sulla bocca per evitare che in nostro alito, il nostro colpo di tosse, il nostro starnuto, possa infettare chi ci sta vicino. Ho sognato che tutti abbiano capito che le mascherine chirurgiche, le uniche che possiamo avere [è impensabile di avere 180.000.000 di mascherine FFP3 al giorno, visto che vanno cambiate ogni 5 ore] servono altruisticamente a non infettare gli altri, e molto poco per proteggere noi.

Ho sognato che – visto che mediamente tutti stiamo molto meglio di questi abitanti di Mumbai costretti anche loro al lockdown

– tutti, con grande senso di responsabilità, rinunciassimo ognuno alle cose non indispensabili: il runner dilettante alla corsa in prossimità di altri umani, il cinofilo che non stressa il suo cucciolo con tre passeggiate quotidiane. I condomini che – al solo scopo di sfidare l’ordine costituito – fanno gruppo davanti ad una tavola imbandita.

E poi ho sognato che, almeno in questa occasione parecchio grave non si siano alzati i soliti galli che aprono la bocca solo per dividere le orecchie, per pontificare su presunti farmaci miracolosi noti solo a loro e a Facebook, oppure per dar corpo a strampalate teorie sull’origine e la possibile cura del virus, magari solo facendosi una passeggiata per Tokio.

Ho sognato che nessuno avrebbe accusato l’altro per presunte mancanze, ma – insieme – rimandando le polemiche si lavori al bene comune.

Ho sognato che l’accordo fra Google e Apple che ci regalerebbe un’App capace di tracciare in modo anonimo gli incontri ravvicinati con positivi era accolto con tripudio generale [stesso metodo usato dalla Corea del sud] e che nessuno, che tutti i propri dati , ma proprio tutti, anche il codice del conto in banca, fornisce spontaneamente al web, si mettesse a cavillare su speciose violazione sulla privacy.

E non basta – il sogno è lungo – ho sognato che giudici emeriti della Corte Costituzionale, alla dolce età di 84 anni sostenessero il Governo, senza fare cavilli sulla legittimazione alla limitazione della libertà di circolazione [limitazione d’altronde sancita per motivi di sanità pubblica dall’articolo 16 della Costituzione].

E ho sognato pure che tutti noi, italiani, europei e cittadini del mondo, accumunati dal pericolo della sesta estinzione, predetta anche da Yuval Harari, si mettano insieme senza stare a cavillare su un timbro mancante, una certificato assente e, spingendosi alla sostanza, cerchino soluzioni idonee alla fine della pandemia.

E ho sognato ancora che la politica si stringesse intorno al detto anglosassone “Buono o Cattivo, è il mio Presidente!”, si va tutti uniti fino alla fine della battaglia. I conti si fanno dopo. Ho sognato che nessuno, in nome di una pregressa, elettoralistica avversione, rinunciasse a 36 miliardi gratis, erogati praticamente gratis se usati per l’emergenza sanitaria.

Ho sognato anche che giornalisti di fama, dall’alto del loro smisurato ego ed orgoglio, trasmettessero le dichiarazioni del Presidente del Consiglio senza alcun commento che prefigurasse un intento censorio, arrogandosi il diritto di decidere, nel merito, cosa il Presidente del Consiglio possa o non possa dire e poi si dilungasse in una toppa peggiore del buco..

Ho sognato ancora che l’opposizione, sale della democrazia, in questo particolare momento esprimesse le sue opinioni, ma senza falsare i fatti, senza dire bugie, senza avvelenare il terreno con palesi Fake News, senza fare proposte assurde, fatte solo per farsele rifiutare e poi recriminare..

Sì, ho sognato.

Poi mi sono svegliato.

E ho trovato altro.

Il Governo preannuncia una dura lettera a Bruxelles. L’Italia farà la voce grossa, dicono in coro Salvini, Di Maio e il loro maggiordomo Conte.

l’Europa è il nemico da combattere perché non ci permette di aumentare il deficit.

Ma stasera il TG LA7 ha presentato un sondaggio in cui, nella popolazione, scende il gradimento del Governo e sale quello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Quando ciò succede è sintomo che i cittadini prevedono tempi bui e si stringono intorno alla massima istituzione.

Successe così anche nel 2011 con Napolitano e Berlusconi.

È arrivata la bufera? Chiudete i boccaporti e allacciate le cinture!

https://youtu.be/zYK0VdOzbZE

La situazione politica ed economica non è diversa oggi da tre giorni fa. Perché, allora tre giorni fa c’è stato il crollo in borsa e la fiammata dello spread? Anche oggi siamo senza governo, anche oggi abbiamo un presidente del Consiglio in carica per gli affari correnti e ben due aspiranti premier in panchina. Anche oggi abbiamo la prospettiva che due partiti populisti e anti Europa varino il loro governo. Eppure oggi sui mercati c’è bonacia, la borsa recupera e lo spread scende. Che è cambiato?

Nulla, ovviamente.

Salvo che…..

Salvo che due giorni fa il Tesoro doveva rinnovare un po’ (un po’ tanti) BTP quinquennali e biennali che, guarda caso, proprio qualche giorno fa hanno raddoppiato il loro rendimento con un raddoppiato esborso del Tesoro e delle nostre tasche.

E anche altro. Nella famosa crisi del 2011 lo spread raggiunse e superò i 560 punti, ma l’impennata più repentina lo ebbe lo spread sui titoli a 10 anni. Quell a due anni e a cinque anni ebbero un aumento del rendimento più contenuto. Tradotto, significa che la fiducia nel sistema Italia era ancora alto nel breve periodo, ma gli investitori erano preoccupatissimi sul lungo periodo.

Tre giorni fa, invece, la fiammata, oltre 300 punti, ha riguardato indistintament tutte le categoie di BTP: a due, a cinque e a dieci anni.

Ma, esaurita, con danni per il nostro portafoglio, l’asta del Tesoro che dovrà rimborsare fra due e cinque anni i titolari di BTP ad un tasso doppio. Un ottimo affare per chi ha comprato, un pessimo affare per noi italiani.

Qual è la morale? L’Italia è troppo fragile. Il suo spaventoso debito pubblico mina la sua fiducia sul mercato. Qualsiasi voce stonata – come la rivelazione del famoso “piano B” dell’aspirante ministro dell’economia Paolo Savona – può essere tranquillamente usata dalla speculazione per fare buoni affari. Basta un piccolo pretesto, basta una voce e la fragile fiducia che l’Italia si è riconquistata negli ultimi anni va in frantumi e i software automatici delle borse si orientano tutti insieme su “VENDERE!!!” con un effetto moltiplicatore da non credere.

Solo una forte Unione europea, una forte BCE, può salvaguardare la nostra economia, rafforzando la fiducia sull’Italia, unendola a quella di tutti gli altri Stati membri.

Quindi, stiano attenti gli attori di questo teatrino politico. Una parola di troppo e la speculazione riparte. Non vorrei che ci fosse puzzo di aggiotaggio e di insider trading. Il mio portafoglio, con i miei euro guadagnati con il sudore non lo sopporterebbe.

Caro Salvini, Gentile Senatore,

non c’è dubbio, l’è proprio un gran rebelot! Mai ci eravamo trovati in questa situazione. Non parlo di responsabili, ma – certo – Ella ne è un prim’attore.

Con tutti i problemi che abbiamo, ci siamo impantanati proprio sull’Europa, non sul ministro per gli Affari europei, ma su presunte idee folli del candidato al Dicastero dell’Economia. E questo candidato per lei è inamovibile in quanto “costituisce l’architrave della squadra di governo”.

Se mi consente, vorrei svolgere alcune considerazioni. Il Prof. Savona è una degnissima persona con un pessimo carattere e che cambia spesso idea (veda qui quando ipotizzava una tragedia finanziaria un Governo Lega-Cinquestelle). Ha le sue idee, ma non penso che sia un pazzo. Sono sincero, anche io appartengo alla schiera di chi crede che la Sua impuntatura sia stata un pretesto per rompere.

Ma siamo nel campo delle congetture. Invece vorrei parlare di fatti e di Europa.

Caro Senatore, mi dispiace dirlo, ma qui convengo con lei. Non mi piace questa Europa, questa Europa di strapagati burocrati, chiusi nei loro comodi uffici lontani dalla gente in quel luna park che, per loro, è diventata Bruxelles.

Si accorgerà, se mai andrà al Ministero dell’interno, di quanto sia cieca e ottusa e bugiarda la Commissione nel campo dell’immigrazione e dell’asilo, pronta a sanzionare per un nonnulla e girarsi dall’altra parte di fronte al dramma degli sbarchi e dei clandestini.(veda qui e anche qui). Sulla difficoltà dei rimpatri ne parli col Capo della Polizia.

Ottusa nel rigore della sola salvaguardia dei conti che vanno bene ad economie agiate e che si trastullano con l’unico problema di come impiegare il tempo, dimenticando i principi solidaristici dei Trattati.

Un Governo che li sappia contestare sarebbe il benvenuto.

Ma, e qui sta un MA grosso come una casa.

Lei giura e spergiura di non voler uscire dall’Europa e di non voler abbandonare l’Euro. Mi fa piacere che abbia cambiato idea rispetto a questo video.(clicca qui).

Ella ha ora sostenuto che si andrà sui tavoli europei a perorare la causa italiana in modo più efficace di quanto fatto dai precedenti governi. Ottimo! Ma Ella ha anche sostenuto che bisogna, comunque, avere un piano B (una Italexit) nel caso che l’Europa non ci dia ascolto.

E qui si scatena la reazione degli eurocrati, dei mercati, delle banche e dei cd. poteri forti.

Perché? Perché, caro Salvini, purtroppo, l’Europa ci concederà molto molto poco. E, soprattutto, non si può andare in Europa dicendo “O si gioca a modo mio, o me ne vado con il pallone” perché – caro Senatore – in Europa il pallone non è il suo. Dovrebbe saperlo. Ella, anche se con poca frequenza e prendendosi i rimbrotti da i suoi colleghi eurodeputati, è eurodeputato e dovrebbe conoscere i meccanismi europei.

Anche io ho frequentato i palazzi della Commissione e del Consiglio e potrà convenire con me che le posizioni vengono decise a prezzo di lunghe ed estenuanti trattative, non certo lancia in resta. E, poi, mi lasci dire, il suo programma di richieste è veramente “esoso” trattandosi più che altro della volontà di non rispettare accordi già sottoscritti. Mancare alla parola data, sia pur dai Governi precedenti, è considerato a Bruxelles un fatto gravissimo considerando la rigida mentalità dei Paesi nordici. Se si vuole una deroga per le nostre aziende che soffrono (giustissimo nel merito, per carità!) si va – usando una espressione a lei cara – “con il cappello in mano” promettendo che questa deroga servirà per migliorare i nostri conti e il nostro PIL.

Nei tavoli europei ormai dominano le decisioni a maggioranza. Abbiamo alleati che ci possano sostenere? Se si riuscisse a portare le nostre questioni al Consiglio europeo probabilmente avremmo bisogno di ben di più per ottenere il Consensus, praticamente l’unanimità.

E’ ovvio quindi che per le cancellerie europee che preparano il Consiglio e per gli organi europei stessi, il suo “piano B”, altro non sarà che il piano A, l’unico che – alla fine – potrà scegliere.

Capirà, quindi, il perché di tanta paura e tanto strepito da parte dell’Europa e di tanta paura da parte dei mercati.

Purtroppo, e dico purtroppo, la nostra capacità di contrattazione è fortissimamente legata all’enormità del debito pubblico che ci impone prima di tutto di sperare in una “chiusura d’occhi” da parte dell’Europa sullo stato dei nostri conti. Insomma, il debito pubblico è quella enorme palla al piede che ci impedisce e impedirà anche a lei di alzare la voce a Bruxelles.

Sommessamente mi permetto di ricordare – basta seguire una riunione del COREPER – che nell’Unione europea tutti i tavoli e tutti i dossier sono collegati: io cedo su questo se tu cedi su quello. Nessuno mi toglie dalla testa che l’atteggiamento benevolo tenuto fin ora dalla Commissione sui nostri conti derivi dal nostro sobbarcarci l’ondata di migranti.

 

Quindi, mi dirà, bisogna sopportare le angherie europee? Non è che bisogna sopportarle. Ne saremo costretti, purtroppo.

Qualcuno ci ha provato ad andare lancia in resta e – facendo una pessima figura – ha dovuto cambiare idea e tornare sui suoi passi. La storia insegna. Nel luglio del 2015, Tsipras, leader greco, sfidò l’Europa. Forte del 61,31% dei voti a lui favorevoli nel referendum rispose con un sonoro NO! alle richieste dell’Europa proponendo – anche a costo di uscire dall’Eurozona – un programma molto più morbido. L’Europa rispose picche. Il braccio di ferro fu risolto dalle migliaia e migliaia di cittadini greci che appena la minaccia di uscire dall’Eurozona divenne concreta, presero d’assalto i bancomat, dimostrando con chiarezza di preferire l’Euro alla Dracma. (Ho riassunto la vicenda qui).

Tsipras fu costretto a sottoscrivere un memorandum molto più severo.

Caro Senatore, vuol fare la medesima fine? Sì, lo so, Ella dice che l’Italia non è la Grecia. E forse questo non è un vantaggio: ricorda quello che si diceva nel 2011, quando il suo partito governava con Berlusconi? L’Italia è sì troppo grande per fallire, ma è anche troppo grande per essere salvata. Detto in parole più semplici: oltre un certo punto l’Italia verrà lasciata senza salvagente e affonderà senza aiuto. Ah, a proposito, in questa dannata situazione, Ella lo saprà, il Quantitative easing, che ci ha permesso di continuare a far finta di nulla sta per finire.

 

Mi raccomando, gentile Senatore, est modus in rebus. Se andrà al Governo, in Europa ci vada con un po’ più di umiltà. Vedrà che otterrà più risultati.

Mattarella ha spiegato cosa è successo. Ha spiegato che le elezioni del 4 marzo hanno visto come primo partito i Cinquestelle e come componente della prima coalizione la Lega.

Ha spiegato che ha dato un primo incarico esplorativo al Presidente del Senato Casellati per vedere se Cinquestelle e Lega potevano trovare un accordo. Esito negativo.

Ha spiegato che ha dato un secondo incarico esplorativo al Presidente della Camera Fico per vedere se fra Cinquestelle e PD poteva trovarsi un accordo. Esito negativo.

Poi è scoppiato l’amore fra Cinquestelle e Lega che hanno imposto il loro metodo di lavoro: prima il programma concordato fra i partiti e poi il nome del candidato premier. E’ irrituale, perché l’art. 93 della Costituzione afferma che il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio e questi stila il programma di governo che deve avere la fiducia delle Camere (art.94 Cost.).

Pur di avere un Governo, Mattarella ha lasciato correre, finché Di Maio e Salvini, segretari di Partito, gli hanno fatto il nome di Giuseppe Conte, semisconosciuto professore.

Quindi – nonostante le contrarie affermazioni dei due partiti che su tale argomento hanno più volte criticato i governi precedenti – un candidato Presidente del Consiglio NON eletto e tecnico.

Dopo qualche titubanza, Mattarella ha accettato e Conte ha accettato l’incarico.

Ora l’articolo 92 della Costituzione prevede che il Presidente della Repubblica nomina i ministri su proposta del Presidente del Consiglio.

Cosa che non è avvenuta. Al povero Conte è stata consegnata, oltre al cd. “contratto di governo” già preconfezionato, anche una lista di ministri su cui il candidato Premier non ha potuto metter becco, tanto che oggi a discutere con Mattarella sono andati Di Maio e Salvini, mica Conte.

Il povero Conte ha rinunciato all’incarico e Mattarella ha dato le spiegazioni che potete conoscete e potete leggere cliccando qui o vedere e sentire cliccando qui.

Ha parlato di spread , di fedeltà all’Europa, di un ministro che auspica l’uscita dall’Euro, della salita dei costi dei mutui etc. etc.

Ma Mattarella è un gentiluomo e non ha detto la cosa principale, il motivo istituzionale conforme alla Costituzione, da cui è scaturito il contrato che ha indotto il Candidato Premier Giuseppe Conte a rinunciare all’incarico.

Come ho già scritto l’articolo 95 della Costituzione afferma “Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico e amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri.”

L’articolo 92 della Costituzione afferma che “il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i ministri.”

Ecco, a questo  punto il Presidente Mattarella se non fosse un gentiluomo, avrebbe dovuto aggiungere a quello che ha detto anche un altro concetto: “Il Candidato Presidente Giuseppe Conte, visto che mi ha detto di aver ricevuto dalla Lega e dal Movimento Cinquestelle un programma preconfezionato, visto che non ha la facoltà di scegliere i suoi ministri dato che per una mia perplessità su un ministro, invece che con lui, ho dovuto parlare con i segretari di partiti, non risponde alle caratteristiche richieste dall’articolo 95 e dall’articolo 92 della Costituzione, non è idoneo alla carica di Presidente del Consiglio.”

Ma Mattarella è troppo un gentiluomo per prendersela con un povero cristo di Giuseppe Conte.

 

 

Oggi pomeriggio il braccio di ferro fra il nascente Governo 5stelle/Lega e il Presidente della Repubblica ha tenuto banco fin quasi a far temere ombre sulla nascita stessa del nuovo Governo.

Ci si chiede perché Mattarella, di fronte al muro compatto Salvini-Di Maio, voglia tenere il punto sull’inclusione o meno di Paolo Savona nella compagine ministeriale. Se pure le perplessità di fronte alla scelta del Presidente del Consiglio incaricato son state superate di fronte al persistere della volontà dei sostenitori del Governo nascente, perché il Colle persiste nel negare a Paolo Savona la dignità inferiore di ministro del Tesoro?

Le ragioni delle perplessità son note. Paolo Savona, una volta ministro del Governo  europeista Ciampi, è approdato a posizioni decisamente euroscettiche e anti euro, come testimonia anche il suo libro in uscita fra poco e di cui sono state rese note le bozze.

La sola possibilità della sua nomina ha fatto crollare la Borsa (-4,7% nell’ultima settimana) e fatto salire lo spread a +216%.  L’Unione europea non lo vuole.

Ma Di Maio e Salvini hanno fatto della lotta a Bruxelles una loro bandiera. E allora?

Non so – stasera – come finirà, ma faccio appello alla mia memoria di fatti recenti di scontri fra governi europei e l’Unione europea.

Nel 2015 – ricorderete – si svolse un duro braccio di ferro fra la Grecia, in forte crisi economica, quasi in default  da una parte e  l’Unione europea e il Fondo Monetario Internazionale dall’altra.

Nel giugno 2015 l’Unione europea e il FMI proposero (imposero) alla Grecia un durissimo programma di austerity come condizione per la concessione di un prestito/salvagente.

Tsipras, premier greco, rifiutò e il 28 giugno 2015 il Parlamento greco approvò la convocazione di un referendum consultivo sul programma di aiuti e Tsipras annunciò che si sarebbe dimesso in caso di vittoria dei sì. Il referendum si svolse il 5 luglio e il 61,31% dei votanti boccia le richieste dei creditori.

L’11 luglio successivo Tsipras, forte dell’ottimo risultato, presenta ai creditori un programma alternativo, di gran lunga più morbido.  L’Unione europea e l’FMI rispondono che o la Grecia accetta o sarebbe uscita dall’eurozona. Perché Tsipras accettò il diktat e sottoscrisse un memorandum di condizioni molto peggiori di quelle precedentemente proposte dai creditori?

Il perché è molto semplice: dai primi di luglio i bancomat greci furono presi d’assalto dai cittadini con l’intento di tesaurizzare gli euro depositati sui conti correnti non fidandosi del ritorno alla Dracma. Questa fiumana di gente che preferiva l’Euro alla Dracma convinse Tsipras a tornare sui suoi passi e offrire il collo all’Unione europea e all’FMI.

Mossa che si è rivelata positiva visto che, al netto della restituzione del debito, l’economia greca gira bene.

Qual è la morale? Senza alcuna vena ideologica, la morale è che l’Italia non si è creata alleati in Europa, è debole ed appesantita dal colossale debito pubblico.

Insomma un match fra Italia e Unione europea – purtroppo – non avrebbe storia tanto è grande la divergenza delle forze.

Spero di non dover vedere le file di italiani al bancomat.

 

Le elezioni si sono concluse da oltre due mesi e non abbiamo un Governo. Due partiti, la Lega e i Cinquestelle, si proclamano vincitori quando vincitori non sono per il semplice fatto che in una democraziaparlamentare come la nostra per governare ci vuole la maggioranza delle Camere che devono dare la fiducia al Governo.

Abbiamo assistito ad un valzer delle accuse: E’ colpa degli altri partiti cche non condividono il NOSTRO programma (?). E’ colpa del sistema elettorale fatto apposta per farci perdere (invero non è il massimo, ma il sistema elettorale, come ogni sistema elettorale è innocente, contano i voti); manca il premio di magggioranza (ma iinserire un premio di maggioranza in un sistema che è già parzialmente maggioritario è un mostro giuridico). Insoma a sentire i due pseudo vincitori, è sempre colp di qualcun altr e non loro che non hanno avuto i voti sufficienti. Mi ricorda una frase di Berlusconi a chi gli chiedeva conto delle promesse non mantenute “Le avrei mantenute se gli elettori mi avssero dato il 51%!!!”

Non è così. Nel nostro distema si va avanti a coalizioni. Anche in Gran Bretagna, patria dell’uninominale secco, dove la sera si sa chi ha vinto, Theresa May governa in coalizione, non avendo da sola i numeri per farlo.

Leggo sui giornali che, probabilmente, oggi Mattarella, dopo l’ennesimo giro di consultazioni, dovrebbe conferire l’incarico ad un personalità istituzionale per un governo di tregua che “faccia il lavoro sporco” imposto da Bruxelles e riporti il Paese alle urne.

A parte che io vedo problematica la fiducia ad un tale tipo di govorno da cui Lega e Grillini si guarderanno bene dal partecipare, l’effetto dirompente sarà che Cinquestelle e Lega ricominceranno subito la campagna elettorale, aggiungendo due frecce ai loro archi: “colpo di Stato ha impedito che governassero i vincitori” e” brutta cattiva europa che ci imponi nuove tasse.”.

Secondo me sarebbe meglio che il Capo dello Stato oggi stesso dia l’incarico a Salvini. Tempo tre giorni si presenta al Parlamento e NON riceve la fiducia. Poi l’incarico a Di Maio. Tempo tre giorni e NON riceve la fiducia dal Parlamento. Possiamo permetterci di aspettare ancora una quindicina di giorni.

Poi Mattarella avrà l’agio di formare un Governo del Presidente senza udire le accuse di Lega e dei Grillini che non hanno fatto governare i vincitori. Ci hanno provato ed è andata male. Sono andati a sbattere da soli e non possono più parlare.

 

Governo: se  fino a due giorni fa l’ipotesi di un Governo Lega – Cinquestelle appariva molto più di una ipotesi, oggi, a leggere i giornali, volano gli stracci (clicca qui). Salvini insulta Di Maio e Di Maio insulta Salvini. Potrebbero anche essere le normali scaramucce di posizionamento prima degli incontri diretti programmati – pare – per mercoledì.

 

Ma potrebbe essere anche una “scusa” per rompere. Salvini non riesce a staccarsi da Berlusconi. Di Maio ha buon gioco ad affermare che le probabilità di formare un Governo con il Centrodestra sono pari allo zero.

 

Da lettore di giornali ho sempre sostento che il PD dovrebbe continuare a sostenere la linea di posizionarsi all’opposizione: che se la sbroglino i partiti vincitori. Ho sempre sostenuto che non vale la pena di fare la stampella perché quando si cammina male è colpa della stampella e quando si cammina bene la stampella si butta.

 

Ma….. ma ci sono dei grossi ma, derivanti dalle dichiarazioni di Di Maio dopo le consultazioni al Quirinale e nella famosa intervista, molto fumosa, su Repubblica (clicca qui). Intervista fumosa e maanchista, ma forse volutamente indefinita per lasciar spazio ad una trattativa.

 

Ma … forse, più che dei ma, ci sono dei se.

 

SE Di Maio nella famosa intervista avesse detto il vero….

SE il PD si dimostrasse disponibile a scrivere insieme ai Cinquestelle il “contratto” e non trovasse un “prestampato”……

SE nel contratto non ci fosse scritto COSA il Governo dovrebbe fare [troppo facile: lotta alla povertà e alla corruzione, il lavoro, le pensioni, un fisco più leggero, una pubblica amministrazione che agevola e non ostacola il cittadino. E, poi, sostegno alle famiglie, lotta agli sprechi e ai privilegi della politica….leggo dall’intervista a Di Maio e che sono i capisaldi di ogni Governo.], bensì nel contratto ci fosse scritto COME attuarle.

SE, fatto un buon lavoro, vedi l’immenso “librone” costato mesi di trattative per la nascita dell’ultimo Governo Merkel, si lasciasse “comandare”, non i ministri o i politici, bensì i contenuti del librone;

SE Di Maio accettasse di fare un passo indietro cedendo la carica di Presidente del Consiglio ad una personalità esterna proposta da Mattarella e chiaramente al di sopra delle parti che si porrebbe come Garante dell’attuazione delle modalità di attuazione della politica contenute nel “librone”.

SE quindi la politica dei prossimi anni sarà regolata non dalle contingenze e dalle priorità personali dei vai big di partiti, bensì seguirà pedissequamente quanto approvato de scritto nel librone…

 

Beh, tutto questo che, magari, è una ipotesi dell’irrealtà, è sempre meglio di un Governo Lega-Cinquestelle, vero trionfo dell’antipolitica che, all’interno dello stesso esecutivo si combatterebbero a colpi di provvedimenti populistici.

Salviamo l’Italia!

Leggo l’intervista di Di Maio a Repubblica di oggi e non capisco. Forse son stupido io e i miei lunghi anni passati accanto a politici e “alti papaveri” non mi hanno insegnato niente. Forse i miei schemi di ragionamento sono diversi (e, infatti, non ho fatto una carriera politica brillante come quella del Cinquestelle passato in pochi anni da steward in uno stadio calcistico ad aspirante premier).

Io penso che Di Maio, dopo la sibillina dichiarazione dopo le consultazioni con il Capo dello Stato (clicca qui) abbia tutto l’interesse di spiegare anche in sedi non ufficiali il pensiero attuale dei Cinquestelle. Dico attuale, perché cambia più velocemente delle forme e dei colori in un caleidoscopio. Vedi le dichiarazioni sulla fedeltà all’Europa, all’Euro e ai principi vincolistici di rapporto deficit/pil enunciate appena uscito dalle consultazioni. Principi spesso negati fino a qualche mese fa.

Peccato che Repubblica non abbia pubblicato sul suo sito web l’intervista di Annalisa Cuzzocrea, ma cercherò di riportare le domande e le risposte perché sia chiaro, se non il pensiero di Di Maio, almeno il mio pensiero.

Premetto che, comunque, alle risposte di Di Maio faccio la tara, perché so che, spesso, i giornalisti, volutamente, travisano.

L’immagine generale che ho recepito dall’intervista dall’intervista è quella di una cartolina leziosa di un borgo padano avvolto nella nebbia.

Più che chiarimenti ed indicazioni su ciò che i Cinquestelle vogliono perseguire SE andranno al governo ho trovato una immensa elasticità, un trionfo del maanchismo.

Riporto alcune delle risposte che francamente mi hanno sconcertato.

 

Domanda: “Ma come può pensare di andare al governo con chi è per i vaccini e chi è contro; con chi sostiene la Russia e con chi ne espelle i diplomatici; con chi è pronto ad uscire dall’Euro e chi non ci ha mai pensato?”

Risposta:” Non mi risulta che le posizioni delle due parti [Lega e PD ndr.] siano queste. Il Governo si fa per risolvere i bisogni della gente.”

Commento: non mi risulta? Informati o, almeno, leggi i giornali.

 

D: “Crede che le posizioni sull’immigrazione di Lega e PD siano interscambiabili?”

R: “il punto non è questo. Ci sediamo attorno ad un tavolo e troviamo una soluzione”.

Commento: OK, ma i Cinquestelle, primo partito, che propone? Qual è la sua idea?

 

D: ”Cosa ritiene irrinunciabile in questo “contratto” che propone indifferentemente a PD e alla Lega?”

R: lotta alla povertà e alla corruzione, il lavoro, le pensioni, un fisco più leggero, una pubblica amministrazione che agevola e non ostacola il cittadino. E, poi, sostegno alle famiglie, lotta agli sprechi e ai privilegi della politica..”

Commento: Questi sono gli obiettivi ideali di ogni governo in ogni parte del mondo. Mi farebbe molto piacere conoscere COME i Cinquestelle vorrebbero raggiungere questi obbiettivi e come si porrebbero di fronte alle strade, spesso inconciliabili di Lega e PD.

 

D: Il reddito di cittadinanza è diventato più genericamente “misure contro la povertà”. Avete rinunciato?

R: Il reddito di cittadinanza tiene insieme strumenti per la lotta alla povertà, ma anche per la lotta alla disoccupazione e per rimettere in moto il lavoro, partendo dai centri per l’impiego”.

Commento: forse si sono resi conto delle castronerie enunciate sulla copertura del reddito di cittadinanza, ipotizzate con l’aumento della platea dei lavoratori potenziali, così come enunciato dal Prof. Tridico, loro ministro del lavoro designato (clicca qui).

 

D: Siete il primo partito, ma non avete i numeri per governare. Sarebbe disposto ad un passo indietro se fosse questa l’unica strada per formare un governo?

R: La Merkel governa con il 32%, in Francia Macron con il 24%. Noi siamo la prima forza politica e gli 11 milioni di elettori che ci hanno votato non permetterebbero che mi faccia da parte.

Commento: bel presuntuoso! Non governa il primo partito, quello che ha la maggioranza relativa, bensì chi riesce a formare attorno a sé una maggioranza, anche di coalizione, che sia assoluta. Spiegateglielo!!!

 

D: Si è detto che il limite dei due mandati per i parlamentari Cinquestelle potrebbe soffrire una eccezione in caso di ritorno al voto.

R: non è all’ordine del giorno

Commento: quindi uno dei principi cardine dei Cinquestelle potrebbe soffrire eccezioni. Un’altra giravolta dei duri e puri.

 

D: cosa pensa delle sanzioni alla Russia e dei Dazi di Trump?

R: “Ora è il momento in cui tutti sentiamo una responsabilità più grande. Sono certo che le posizioni di tutti potranno essere volte alla cooperazione tra nazioni su ogni decisione. Il protezionismo ideologico non è una soluzione che ci interessa, ma qualche intervento selettivo e temporaneo può servire per proteggere lavoratori e imprese dai costi della globalizzazione. Ci muoveremo con pragmatismo a seconda del contesto internazionale”.

Commento: a parte il trionfo del Maanchismo (clicca qui), non riesco assolutamente a capire cosa voglia dire e quale sia la posizione dei Cinquestelle.

 

D: Voi siete legati indissolubilmente alla Casaleggio associati, società privata con fini di lucro che gestisce la piattaforma Russeau che, in pratica, gestisce il partito. E nessuno ha eletto Casaleggio, che ricopre nel Movimento una posizione centrale e non contendibile. Come fa a dire che non c’è conflitto di interessi?

R: Davide Casaleggio non prende decisioni politiche.

Commento: forse non le prende direttamente, ma manovra i fili, visto ce dalla piattaforma Russeau escono i candidati eleggibili e ogni altra decisione del partito.

 

 

Alla fine della lettura dell’intervista sono ancora più confuso e ne so ancora meno di questo Movimento/partito che si arroga il diritto di governare con chiunque, purché il suo Capo politico vada nella stanza dei bottoni. Attento, Di Maio, e se poi scopri che sulla scrivania di Palazzo Chigi i bottoni da premere non ci sono?

 

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sono occhi d'ambra lucida tra palpebre di viole, sguardo limpido di aprile come quando esce il sole

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ALESSANDRA BARSOTTI - FOTOGRAFIE

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