Archivi per il mese di: gennaio, 2021

Dall’otto dicembre dello scorso anno è stato attivato il cosiddetto cash back di Stato. Una iniziativa a metà fra la lotteria ed il rimborso spese per la quale, fino al giugno 2022 sono stati stanziati oltre quattro miliardi di euro.
Come tutti sappiamo, per partecipare, bisogna registrarsi tramite SPID o “carta d’identità digitale” (CIE) sulla piattaforma IO e relativa App. Poi è necessario inserire il numero delle carte di credito che si intende usare e anche  del Bancomat (questo due volte se la carta di debito è anche abbinata ad un circuito di carte di credito come Maestro o simili).
Dopo qualche incertezza iniziale ora il sistema funziona bene, ma lo scopo di questo post è capire se ne vale la pena.
Innanzitutto io ritengo che il cash back (peraltro ideato molto prima della pandemia) non è un incentivo a spendere tour court, bensì un incentivo a mutare il sistema di pagamento: dal contante alla carta di credito.
Indubbiamente è una cosa positiva: i pagamenti sono tracciabili, si diminuisce l’evasione fiscale e, una volta al mese, l’estratto conto spietatamente ti rinfaccia tutte le spese, utili e inutili che siano.
Altro effetto utile, anche se “collaterale” è l’impennata di italiani registrati al Sistema di identità digitale (SPID) ormai indispensabile per accedere a numerosi siti della pubblica amministrazione.
Questi i lati sicuramente positivi.
Ma la maggior parte si è registrata su IO per il cash back non tanto per quello che ho scritto sopra, bensì per il “vil denaro” da guadagnare.
Che, riflettendoci, non è poi tanto quanto si potrebbe immaginare.
Se si oltrepassa lo sbandierato slogan della restituzione del 10% di quanto speso, i soldini che si vedranno saranno pochini.
Il meccanismo del rimborso ha un doppio paletto.
Primo: su ogni spesa il rimborso sarà del 10%, ma solo fino ad una spesa di 150 euro. In altre parole, se fai un acquisto di 150 euro o di 850 euro, al massimo ti saranno accreditati 15 euro.
Secondo paletto: per ogni semestre di riferimento, il massimo rimborso non potrà superare, nel totale, 150 euro. In altre parole, se – ne semestre – hai totalizzato 10 acquisti da 150 euro ciascuno, hai già totalizzato il massimo del rimborso. Oltre non puoi andare. E, comunque, per avere anche un minimo rimborso, devi effettuare, nel semestre, almeno 50 transazioni “fisiche” (quelle on line, su Amazon o simili, non valgono).
C’è anche il Supercashback, che premia con 1.500 euro i primi 100.000 utenti che, nel semestre, abbiano totalizzato il maggior numero di transazioni, indipendentemente dal loro importo.
1500 euro sono una bella cifra e, all’apparenza, 100.000 premiati al semestre sembra un numero abbastanza semplice da raggiungere.
Non ne sarei tanto sicuro.
Io uso, in media, la carta di credito (o bancomat) più di una volta al giorno, ma l’app IO mi dice che davanti a me ho oltre 1.350.000 utenti che l’hanno usata più volte di me. (Come hanno fatto non so, forse – d’accordo con gli esercenti – spezzettano gli acquisti.) Quindi anche usando la carta di credito quasi due volte al giorno nessuna possibilità di prendere il premio di 1500 euro.
Insomma bisognerà accontentarsi di 150 euro a semestre (450 euro in tutto, più quello che si è riuscito a totalizzare con il cash back di Natale).
Basta non farsi prendere dalla “fregola” di salire ad ogni costo in classifica facendo acquisti inutili che vanificano il massimo rimborso di 150 euro a semestre.

Il link alle “istruzioni ministeriali” è qui:
https://io.italia.it/cashback/


Sempre che il “concorso” continui. Pare che lo interromperanno a fine giugno 2021 per destinare i fondi dei due semestri successivi ai “ristori” per le categorie danneggiate dai provvedimenti restrittivi per contenere la pandemia da Covid-19.

Sinceramente non l’ho capito. È più di un mese che Renzi dà cornate a Conte, non al Governo.
Ieri chiedeva il Mes sanitario; forse opportuno, ma non indispensabile, visto che il risparmio si aggira sui 250 milioni a fronte dei miliardi che stiamo spendendo con gli scostamenti di bilancio. L’altro ieri chiedeva che Conte dismettesse la delega sui Servizi Segreti; perché, visto che la legge la attribuisce proprio al Presidente del Consiglio? La delega ad un sottosegretario è solo una opzione. Oggi chiede che il programma per lo utilizzo del Recovery Fund sia totalmente cambiato. Ma Renzi e i suoi ministri non sono su un altro pianeta. Fanno parte del Governo Conte fin dal suo inizio, anzi il buon Renzi lo ha tenuto a battesimo. Cosa hanno fatto i suoi ministri fin’ora? Hanno giocato alla Play Station?
Non penso che la follia di Renzi si spinga alle elezioni anticipate. Sarebbe un suicidio, visto che il suo partito, Italia Viva, è accreditato di un misero 2%. Con la riduzione dei parlamentari scomparirebbe dall’orizzonte.
E, allora? Un semplice rimpasto? Un Conte ter? A che pro?
Secondo me, quello che rode a Renzi è non essere rappresentato nella cabina di regia che dovrà distribuire i soldi del Recovery Fund. Non lo può dire ma lo pensa.
Insomma questa storia è solo una storia di soldi che si risolverà, al solito, all’italiana, con il classico aumento di poltrone. Un “aggiungi un posto a tavola“.

Sono ormai anni che si pontifica sulle fake news.
Chi le scrive trova diletto nel polverone che scatena e nella ridda di risposte scandalizzate.
“Se ho provocato un tale polverone significa che sono bravo, che sono capace di scuotere le masse!”
Eppure spesso dimentichiamo che le fake news sono contenute nel ristretto universo dei social. Un universo che appare immenso per ci pascola ogni giorno e si laurea all’università di Facebook; un universo minimo per chi ha altro da fare.
Se si evitano i social, le fake news scompaiono d’incanto.

Oggi è il secondo giorno dell’anno, il secondo giorno di gennaio. Le “feste” son passate ma non del tutto. Lo strascico si sente e, poi, deve ancora venire la befana. Questi primissimi giorni di gennaio li ho sempre chiamati “giorni bianchi“.

Bianchi perché non hanno una loro precisa definizione.

Bianchi perché sono come una intera pagina ancora da scrivere.

Bianchi perché, in genere non si hanno programmi, vanno come vengono.

Bianchi perché arrivano dopo una settimana di feste e precedono l’ultima che tutte porta via.

Bianchi perché, dai tempi della scuola, sono giorni liberi, forse vuoti. 

Bianchi perché, se lavori, tendi a prenderli come ferie, non per fare qualcosa, come a ferragosto, ma per stare. Per stare a casa, per stare con i parenti, per stare senza far niente.

Quest’anno sono bianchi bianchi. Si è aggiunto il Covid, zona rossa, hanno detto. Niente cenoni, niente veglioni. Una fugace visita, Un ospite forse illegale, una rapida presenza.

Solo, “ho rimasto solo” come il titolo di una canzone degli anni sessanta. Prendi un libro, ma poi pensi. Pensi a te stesso, pensi a quello che avresti potuto fare e non hai fatto, non perché piove, ma perché…..

Allora ripieghi sulle piccole cose, vai a rivedere quella ricetta che non ti è chiara, ma che non farai mai; prepari un piatto diverso dai soliti croccantini per il tuo gatto.

Rivedi persino le istruzioni della lavatrice che hai comprato sei anni fa e non hai mai letto; o il ponderoso libretto esplicativo dei due flash che hai comprato per la macro fotografia alla quale sai che mai ti applicherai.

C’è la TV, c’è internet, pallidi palliativi per riempire la noia di questi giorni bianchi. Anche il tran tran dei giorni gialli, arancioni e rossi sembra più eccitante.

Il 7 gennaio arriverà presto. Il tuo calendario interno ricomincerà ad essere in sincrono con quello appeso al muro e la vita ricomincerà a correre, lasciando ai giorni bianchi solo la nostalgia per un tempo di cui potevi appropriarti e non l’hai fatto.

Caro Governo, Cari Ministri, Caro Commissario straordinario, Cari Presidenti di Regione,

oggi è il primo giorno del nuovo anno. Nella speranza di tutti, se il 2020 è stato l’anno della pandemia del Coronavirus, questo nuovo anno dovrà essere l’anno del vaccino, l’anno della riscossa.

A parte le castronerie dei no-vax, già qualcosa di non proprio positivo si vede nella più grande campagna vaccinale mai organizzata al mondo: un vaccino dato sulla linea del traguardo deve, invece, fare un altro giro perché l’EMA e la FDA non lo “certifica”, eppure uno Stato, fino a ieri appartenete all’Unione europea, lo usa già. Si era detto che gli acquisti dei vaccini sarebbero stati centralizzati dall’Unione europea, eppure almeno uno Stato Membro ha fatto un acquisto ulteriore di dosi.

A quanto ho capito ogni Stato decide in piena autonomia la lista di priorità per vaccinarsi e, in Italia, ogni Regione farà lo stesso.

Ho avuto modo di leggere, sul sito del Ministero della Salute, il “Piano per la vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19”. Il “Piano” inizia bene, ma poi si perde abbondando in “tempi futuri” e in “tempi condizionali” non rispondendo ai legittimi quesiti che i tutti i cittadini in questi giorni si pongono.

Le linee guida, per la prima fase sono condivisibili e oggettivamente giuste: prima chi, per lavoro, è a contatto con il virus, ossia operatori sanitari e medici, poi i soggetti più fragili che tanti morti hanno finora sofferto, anziani ospiti nelle RSA e ultraottantenni (che, come indicato dal piano sono già 4 milioni e mezzo, una bella cifra). Tutte categorie ben determinate, scelte per la pericolosità dell’impegno e per l’età avanzata.

Il lavoro da compiere è immane: raggiungere, secondo alcuni criteri (quali?), TUTTI i quasi sessanta milioni di italiani, raggiungerli due volte, dir loro dove andare a vaccinarsi e quando.

Infatti, subito dopo le categorie più protette, il piano si fa più fumoso: chi viene dopo? Gli ultrasessantenni (un bel numero, 13 milioni e mezzo)? Le persone con comorbilità cronica (7 milioni e mezzo)?  Le forze dell’ordine? I professori? Gli studenti che nel tragitto scuola casa si infettano e contagiano a casa, genitori e nonni?

Questo per categorie che, come afferma il Piano, non sono “mutualmente esclusive”, ossia ci può essere un ultrasessantenne con patologia diabetica.

Non mi permetto di chiedere una tempistica precisa: so che dipenderà dall’arrivo e dalla quantità dei vaccini, ma – ritengo – che i cittadini debbano conoscere da chi li governa se e come sono state precisate le modalità di composizione delle liste di priorità nelle vaccinazioni.

Saranno i “medici di base” a compilarle premettendo quelli con patologie? Sarà il Servizio Sanitario nazionale che, solo in base all’anzianità anagrafica, chiamerà (e come?) i cittadini alla vaccinazione indicandone le due date ed il luogo? Bisognerà prenotarsi?

 Ognuno di questi metodi comporta una delicata ed attenta pianificazione.

Ma non tutti hanno familiarità e confidenza con i medici di base. Ma non tutti sono registrati con telefono o Email al Servizio Sanitario Nazionale, pochissimi sono iscritti al Registro sanitario elettronico.

Anche se – per le ragioni di cui sopra – penso sia ora impossibile conoscere con precisione il “quando”, è indispensabile che la classe politica e/o amministrativa descriva nei particolari fin d’ora il “come” vaccinerà il circa 60 milioni di cittadini che non sono sudditi che possono essere lasciati in ignorante attesa.

Insomma la domanda è questa: come saranno compilate le liste di vaccinandi? Come avverrà il contatto fra la Sanità pubblica e il cittadino? Chi e come dirà al cittadino quando e dove andare per assumere il vaccino?

Qui il Piano per la vaccinazione è molto, troppo fumoso. Manca di notizie certe e di trasparenza.

 Sul sito di Palazzo Chigi è stato attivato un contatore dei vaccini inoculati, censisce il passato, quanti sono stati vaccinati (e, al 31 dicembre, 17.000 vaccinati su 450.000 dosi di vaccino consegnate non mi sembra un risultato brillante) ma non risponde alla domanda posta.; fornisce solo il totale delle persone già vaccinate distinte per età, sesso e regione. Nulla sul futuro. Nulla su quante e come saranno vaccinate le prossime persone.

Un silenzio, la mancata rapida risposta a queste domande che ormai tutti i cittadini si pongono, potrebbe ingenerare la convinzione che chi deve provvedere non ha la minima idea di come fare e l’unico suo progetto è spendere soldi per le “primule” o, nella confusione, precostituire corsie preferenziali per i “soliti noti”, come è già successo in Campania.

Non vogliamo frasi generiche, tipo “ci saranno XXX punti di vaccinazione”, vogliamo sapere dove sono, quali sono le priorità decise nelle liste e come tali liste verranno confezionate.

Fateci un primo regalo. Una chiara, esaustiva, pubblica risposta.

Stupiteci con una chiara ed efficace comunicazione!!

Con i migliori auguri per il nuovo anno e di buon lavoro.

Grazie per l’attenzione

sergioferraiolo

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