Archivi per il mese di: febbraio, 2023

Certo che questo Governo appare alquanto strampalato. Alcuni suoi provvedimenti sono privi di logica o perseguono una logica tragica per la Nazione. Non parliamo poi delle dichiarazioni dei suoi esponenti che farebbero minor danno a tacere.

Ne avevo parlato già qui (https://sergioferraiolo.com/2023/01/16/governo-meloni-chi-ben-comincia/) e qui (https://sergioferraiolo.com/2023/02/12/che-fa-il-governo-meloni/).

Ma la realtà supera la fantasia con provvedimenti che dicono e non dicono, e, nel silenzio, lasciano intravvedere qualcosa di molto pericoloso. Ricordate il testo del Decreto legge sui Rave Party dove i Rave Party non erano nominati ma poteva applicarsi anche alle manifestazioni (e botte) delle università?

A proposito delle università…. A Firenze il 18 febbraio si pestano studenti di idee politiche contrapposte: non è chiaro chi abbia iniziato, se quelli di sinistra per impedire un volantinaggio di quelli di destra o quelli di destra a cui non piacevano quelli di sinistra. Quelli di sinistra hanno avuto la peggio. Chi, come me, ha i capelli bianchi, di scene come questa, negli anni ’70, ne ha viste tante: botte per motivi politici ci son sempre state. Che i ragazzi si interessino di politica è cosa buona e giusta, che si trascenda in forme violente è sbagliato. La violenza va sempre condannata. Una preside fiorentina ha scritto ai suoi studenti stigmatizzando la violenza, ma ancor di più il silenzio del Governo sull’accaduto. Ha, in pratica, ricordato che il fascismo iniziò non con la marcia su Roma, ma con i manganelli e l’olio di ricino mai condannati da chi allora era al Governo.

Era una buona occasione per il Governo di un Paese che, nella Costituzione, contiene il bando del fascismo di uscire dal silenzio e appoggiare la preside nel suo sforzo educativo.

E il ministro dell’istruzione parlò. Ma parlò per condannare la lettera della preside, giudicata inopportuna e minacciando provvedimenti contro di lei se avesse continuato. Tipico discorso dei tempi andati, quello di minacciare chi esprime le proprie idee. Se stava zitto avrebbe fatto miglior figura: sono partite svariate petizioni che hanno raccolto migliaia di firme a sostegno della preside e il caso è diventato nazionale accrescendo di molto il clamore.

L’Italia, lo sappiamo, ha quasi ottomila chilometri di coste e spiagge alle quali ambiscono indigeni e turisti. E – ovviamente – nel nostro Paese c’è una anomalia tutta nostra. Ho visitato le spiagge francesi, spagnole, greche, tutte spiagge libere. Gli “stabilimenti” ci sono, ma limitati ad una piccola fetta di spiaggia in prossimità della strada costiera dove offrono i loro servizi come ristoranti, spogliatoi, bar. Il resto è spiaggia libera. Da noi, invece, lungo la strada costiera una lunga fila di stabilimenti contigui, senza alcuno spazio fra di essi per accedere alla spiaggia: la loro concessione arriva fino ai canonici cinque metri dalla battigia nei quali non è permesso sostare. Un affare da milioni di euro; sapete benissimo quanto costi un giorno di lettino e ombrellone. Ma da questo “grande affare” lo Stato ricava solo pochi spiccioli perché i canoni delle concessioni sono bassi e fermi da anni favorendo in modo abnorme chi la concessione la ebbe a suo tempo.

Esiste una direttiva europea che impone di mettere a gara periodicamente le concessioni, ampiamente scaduta e mai applicata. C’è una sentenza del Consiglio di Stato che impone la cessazione delle concessioni al 31 dicembre 2022. Tutto disatteso e, nel Decreto milleproroghe il Governo rinvia la necessaria messa a gara delle nuove concessioni, provocando l’ira di Mattarella e la procedura (molto onerosa) di infrazione dal parte della Commissione europea.

Per accontentare chi li ha votati, il Governo costringerà tutti noi a pagare per l’infrazione comunitaria come successe per le quote latte.

Poi ci sono gli svarioni. Il Governo ce l’ha a morte col reddito di cittadinanza. Non mi esprimo sul merito. Ma, nella sua furia iconoclasta cosa fa il Governo? Nella legge di Bilancio 2023, al comma 318 dell’articolo 1, dispone “318. A decorrere dal 1° gennaio 2024 gli articoli da 1 a 13 del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, sono abrogati.” Bene. Abrogato il reddito di cittadinanza, ma abrogando gli articoli da 1 a 13, il Governo ha abrogato anche le sanzioni per i “furbetti” che hanno ottenuto il beneficio senza averne i requisiti. Un gigantesco condono. Abrogate le norme (articoli 7, 7bis e 7ter,  non ci sono più le sanzioni per chi ha imbrogliato. E non è finita. Nella sua costruzione il reddito di cittadinanza, assumendo il nome di pensione di cittadinanza (art.1 del D.L.), sostituiva quello che una volta si chiamava pensione sociale. Abrogato anche quello: i vecchietti indigenti non avranno più un sostegno dallo Stato.  Vedremo che farà il Governo.

Sabato notte 25 febbraio, a 100 metri dalla costa crotonese un barcone con a bordo un numero imprecisato di migranti si infrange su una secca. Vengono recuperati oltre 60 corpi. Il nostro ministro dell’interno esprime il suo cordoglio, ma va oltre “Non solo colpa degli scafisti, ma anche dei genitori: non si mettono i figli su barche non sicure. La Disperazione non giustifica questi viaggi pericolosi!”, “L’unica cosa che va detta e affermata è: non devono partire. Non ci possono essere alternative. Noi lanciamo al mondo dei territori da cui partono queste persone questo messaggio, etico prima di tutto: in queste condizioni non bisogna partire”. Dichiarazioni molto forti, come se migranti che vengono da Siria, Afghanistan, Pakistan, terremotati, perseguitati, possano scegliere il barcone o partire solo con il tempo bello. Apriti cielo, benzina sul fuoco per aver calpestato l’articolo 10 della Costituzione.

Ma non è finita qui. Sull’assenza di assistenza al barcone prima dell’impatto, il Governo si è trincerato dietro le condizioni del mare forza 6/7 che avrebbero impedito l’uscita dei mezzi SAR della Capitaneria di porto. Valutazioni discrezionali. Ma c’è un ex medico della Polizia, ora impegnato nelle associazioni di volontariato e soccorso che la pensa diversamente: “abbiamo compiuto salvataggi con condizioni di mare peggiori!”. Che fa il ministro? Usa il metodo Valditara. Un giornale riporta, virgolettate, le sue dure parole desunte da una agenzia: «il Viminale sottoporrà all’Avvocatura dello Stato le gravissime false affermazioni diffuse da alcuni ospiti in occasione della trasmissione “Non è l’Arena” al fine di promuovere in tutte le sedi la difesa dell’onorabilità del governo, del Ministro Piantedosi, di tutte le articolazioni ministeriali e di tutte le istituzioni che sono da sempre impegnate nel sistema dei soccorsi in mare». Il Giornalista Enrico Mentana sottolinea “A me queste sembrano minacce!”.

Oggi è più moderato: “le mie parole sono queste: fermatevi, verremo noi a prendervi! Questo è il senso dei corridoi umanitari”. Peccato che dal 2016 ad oggi con i corridoi umanitari siano arrivate meno di seimila persone (fonte: S.Egidio) e che, nei soli primi due mesi del 2023, siano sbarcati 14.400 migranti.(Fonte: Ministero dell’interno)

Sull’argomento, altra esternazione del Governo col ministro Lollobrigida: “Stiamo lavorando per far entrare legalmente quest’anno 500.000 migranti in Italia”. Poi subitanea retromarcia, ma quello che ha realmente detto è ascoltabile qui (https://video.repubblica.it/politica/lollobrigida/439224/440189?ref=RHLF-BG-I389984017-P2-S1-T1)

Ho paura che queste “cronache” continueranno, perché la nostra memoria è sempre più corta ed è meglio che certe cosse vengano fissate per esser ricordate, nel bene e nel male.

A Roald Dahl, in nome del “politically correct”, la casa editrice Penguin ha censurato alcune frasi sostituendole con altre più consone alle nuove tendenze inclusive e non discriminatorie.

Mi sono divertito a immaginare cosa possa pensare un editore che segua questa follia del riscrivere la storia nel ripubblicare il celebre racconto di Hennerst Hemingway “Il vecchio e il mare”.

No, “Il vecchio e il mare” di Hernest Hemingway non va. Il titolo non è politically correct.  Nella prossima ristampa bisognerà  cambiarlo.

Usare il termine “vecchio” è discriminatorio.
Potrebbe essere “Il meno giovane e il mare”.
Hmmmm. “Il meno giovane” pure è divisivo: presuppone una scala di valori fra più e meno giovani.
Io direi “l’uomo e il mare..” . No, è maschilista: senti, poi, quello che diranno quelle di “Me Too”…

Ecco: “La persona e il mare” .

Ma  nemmeno questo è inclusivo perché  esclude laghi e fiumi.

Potremmo titolarlo “La persona e l’acqua”,

Non si opporranno i sostenitori della montagna?

Facciamo così: “La persona e quella parte della Terra coperta di acqua”.


Sì così può andare (forse)

Avevamo lasciato il Governo Meloni ai suoi primi passi e vicino al traguardo dei 100 giorni, il limite della cosiddetta “luna di miele” di un nuovo Governo con la popolazione, ma con problemi di rave-party, di conflitto con le ONG e la dubbia interpretazione delle “leggi del mare”.

Alla vigilia di una possibile doppietta in Lombardia e nel Lazio nelle elezioni regionali cosa è successo di nuovo?

I fuochi artificiali più evidenti sono nella nuova brutta figura europea al vertice dei Capi di Stato e di governo dell’Unione europea del 9 febbraio 2023 (qui il documento finale) dove gli argomenti più scottanti erano la situazione dell guerra in Ucraina e i fenomeni migratori verso l’Unione europea.

La Meloni (e con lei l’Italia) è stata esclusa dal vertice a tre fra Macron, Scholz e Zelensky e “ha recuperato” solo con un brevissimo colloquio al tavolo della discussione plenaria. L’Italia ritorna al suo “piccolo” ruolo fra gli Stati membri nella riunione ove mancava l’ascendente personale di Mario Draghi. Paga il prezzo dei ruvidi contatti con Macron e con il Consiglio Europeo che ha confermato la gerarchia fra i partecipanti al congresso. Si consolerà con l’amicizia con i “generosi” Paesi del gruppo di Visegrad? Secondo me siamo ormai condannati dall’isolamento, nonostante la Presidente del Consiglio continui a manifestare, imitando i leader dell’Europa, tanta amicizia e determinazione negli aiuti a Zelensky. Ma quali armi e di che tipo non lo deciderà la Giorgia, bensì Biden, Macron e Scholz.

Devo dire che una gerarchia fra Gli Stati membri e la trazione franco-tedesca ci sono sempre stati. Ci siamo illusi di essere entrati nell’élite solo grazie alla parentesi e al prestigio personale di Mario Draghi.

Poi la Giorgia nazionale ignora una regola fondamentale della diplomazia: se vedi che i giochi sono fatti, è inutile battere i pugni sul tavolo, fai solo danni. E’ inutile dire che il vertice a tre franco-tedesco-ucraino era una iniziativa sbagliata, dopo che si è svolto, specialmente se non hai niente da offrire: siamo in ritardo col PNRR, abbiamo un debito pubblico che ci avrebbe strangolato se non fosse per gli acquisti europei di nostri titoli, e, già in procedura di infrazione, abbiamo ulteriormente rinviato la cessazione ed il rinnovo delle concessioni balneari. Insomma, se non fai “i compiti a casa” non puoi battere i pugni sul tavolo. Provochi solo ilarità e possibili ritorsioni.

Che sono puntualmente arrivate. Sui temi migratori.

Se leggete il “documento finale” troverete le solite frasi fatte, le solite “buone intenzioni”, i soliti tempi al “condizionale o al futuro” (dovrebbero, studieremo, etc); nessun riferimento specifico all’Italia, nessun riferimento agli sbarchi, nessun riferimento ai ricollocamenti dei migranti salvati in mare, obbligatori o volontari che siano.

Se avete la pazienza di andare a leggere i “documenti finali” degli ultimi “Consigli europei” (qui il link) ne troverete molti che, almeno a parole, formulano promesse e interventi ben più pregnanti di aiuto alla situazione italiana. D’altronde l’Italia non è il Paese UE che, in rapporto alla popolazione, accoglie più migranti.

Ma, se possibile, qui siamo andati ancora più a fondo. In cauda venenum si diceva, ed infatti, al punto 27 del “Documento finale” si legge: “Il Consiglio europeo prende atto dell’intenzione della presidenza di discutere, in occasione della prossima sessione del Consiglio “Giustizia e affari interni”, dell’attuazione della tabella di marcia di Dublino” . Questa frase, un po’ criptica, segna ancor di più la fine delle speranze italiane di sradicare dal “Regolamento di Dublino” il principio cardine che impedisce le redistribuzioni, il principio del “chi li ha se li tiene”. In poche parole, ma lo sapete tutti, Il principio che l’Italia ha sempre aborrito secondo il quale il Primo Stato membro ove il migrante richiedente asilo mette piede, se lo tiene sul groppone per tutta la vita senza che gli altri Stati membri e la “solidarietà europea” siano interessati.

Pare che i Governi di Destra abbiano questa caratteristica: al primo vertice europeo al quale partecipano, peggiorano la situazione della dislocazione dei migranti. Il Consiglio del 9 febbraio 2023 fa il paio con il Consiglio europeo  (qui il link alle conclusioni) del 28 giugno 2018, il primo al quale il Governo Conte Salvini partecipò ed approvò conclusioni aberranti per gli interessi italiani quali la volontarietà (punto 6) delle ricollocazioni (dal 2015 erano obbligatorie) e l’approvazione della possibilità di modifica (punto 12) del Regolamento di Dublino “per consenso”, ossia all’unanimità, ossia mai.

Eppure sia Conte (all’epoca) sia la Meloni hanno parlato di un grande successo dell’Italia nella riunione del Consiglio e che “battere i pugni sul tavolo” era pagante per la tutela degli interessi italiani espressa nelle Conclusioni.

Una piccola riflessione: nei primi mesi del Governo meloni, gli sbarchi di migranti sulle nostre coste sono aumentati (qui il link alle statistiche del ministero dell’interno).

E’ poi di questi giorni la polemica sul Festival di Sanremo, per le esibizioni di Rosa Chemical (bacio sulla bocca a Fedez) e dello stesso Fedez che strappa la foto del viceministro Galeazzo Bignami vestito da nazista, nonché per il previsto, poi in dubbio, poi ridotto alla lettura di una lettera di Zelensky durante la serata finale. Salvini non la vuole, la Meloni, prima tace, poi, durante la conferenza stampa post Consiglio europeo, dice che sarebbe stato preferibile uno Zelensky in presenza.

Insomma una forte polemica contro Sanremo, ma più che altro contro i vertici della Rai, colpevoli di non aver preannunciato la presenza di Mattarella [impedendo così la passerella di ministri e sottopancia] e lo scandalo dei baci sulla bocca fra uomini e fra donne. La Destra, ma soprattutto la Lega minaccia di cacciare tutto il consiglio di amministrazione RAI e di “sfiduciare” Amadeus.

Ovviamente il punto della polemica non è né Fedez, né Rosa Chemical: le poltrone del Consiglio di amministrazione RAI fanno gola al nuovo governo che cerca solo un pretesto per poterle avocare alla propria parte politica. Molto più onesto è stato il sottosegretario alla cultura Gianmarco Mazzi che afferma: “Giusto cambiare i vertici Rai, occorre nuova narrazione dopo la nostra vittoria elettorale”.Siamo arrivati alla informazione di regime? Ritorna il Minculpop?

Che bel futuro ci si para davanti: il nostro orizzonte in Europa non saranno più Germania e Francia, bensì Repubblica Ceka, Ungheria, Polonia, Slovacchia, ossia la periferia antieuropeista?

L’informazione sarà controllata affinché sia consona al Governo (o dovremmo dire) al regime?

Ho idea che, come diceva D’Annunzio, “Andiamo, è tempo di migrare”. Anche io “chiedo asilo!”

sergioferraiolo

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