Archivio degli articoli con tag: Politica

Allora…vediamo un po’:

La pandemia l’abbiamo avuta due anni fa e c’è ancora; i contagi aumentano esponenzialmente, ma portare la mascherina è ormai fuori moda.

la guerra alle porte di casa l’abbiamo avuta 145 giorni fa e c’è ancora, e va sempre peggio;

Il caro bollette l’abbiamo avuto e c’è ancora. Addio docce lunghissime e 24 gradi nelle case d’inverno.

Il gas non ce lo avevamo e non ce lo abbiamo tuttora, Anzi oltre a quel cattivaccio di Putin, ora anche la Libia ci taglia le forniture del 25%;

Draghi e Mattarella ce li avevamo e (per fortuna) ce li abbiamo ancora: fa un po’ pena però vederli andare in giro per il mondo, finanche in Mozambico con il cappello in mano ad elemosinare un po’ di gas;

Il sole l’abbiamo sempre avuto e continuiamo ad averlo (forse troppo) , quello che manca da parecchio è la pioggia. Quindi alla lista aggiungiamo pure una forte siccità: rubinetti sempre aperti, mi raccomando. E non dimenticate di lavare l’auto.

le fibrillazioni politiche le abbiamo sempre avute e continuiamo ad averle con partiti che litigano non solo fra loro, ma piuttosto al loro interno, dividendosi a tal punto da sfidare la scissione dell’atomo. Ogni provvedimento deve tenere conto delle esigenze di 1235 persone che dovranno approvarlo;

dal 2018, da tre mesi dopo le scorse elezioni politiche, qualcuno minaccia la crisi di governo ed elezioni anticipate. Ma anche questo è normale nel Belpaese.

I treni e gli aerei continuano a partire ed arrivare in ritardo e basta il blocco di un solo binario per dividere per giorni in due l’Italia;

Su strada le code intorno a Firenze sono ormai connaturate al panorama;

C’è tutto?

No, mancava una cosa fondamentale; le cavallette!!!!! Tranquilli, ci sono pure quelle: la Sardegna ne è piena.

Lista completa? Sicuramente no: abbiamo tavolino selvaggio, la movida violenta, le spiagge proibite, lo sciopero preventivo (dei tassisti), gli incendi degli impianti di compostaggio perché la Capitale pulita non ci piace;

Bene, con questa lista in tasca, con 20 spade di Damocle sulla testa, ce ne possiamo andare in vacanza perché, si sa, nel Belpaese luglio e agosto sono sacri.

No, non è andato tutto bene.

Post Scriptum: da quando ho pubblicato questo post sto ricevendo numerose segnalazioni di altre e tremende piaghe che sono fra noi. Da ciò si denota una spiccata tendenza al pessimismo insita fra di noi.

Ne cito una: pare che il riscaldamento globale favorisca la diffusione della Candida Auris, un fungo resistente agli antibiotici, facilmente trasmissibile e con mortalità vicina al 30%.

No, nulla è andato bene

Forse sarà l’età, ma mi riesce sempre più difficile comprendere il pensiero di una parte dei miei connazionali.

Sono pieni di una profonda diffidenza verso qualsiasi cosa, atto, fatto, proposta etc. che provenga da quella che, una volta, si chiamava Autorità.

Questi italiani, che chiamerò “NO-tutto”, compiono le nefandezze più pericolose, come affidare non solo i dati personali più intimi, ma anche i ricordi più privati a Facebook, regalando tutto il loro vissuto ad enti privati che ci fanno sopra i miliardi oppure comprare on line l’ultimo gadget dall’ultimo sito di e-commerce, fornendo tutti i dati delle loro carte di credito. Eppure non scaricano l’App Immuni perché, secondo loro, viola la privacy.

Oggi è stato pubblicato un sondaggio per il quale il 44% degli italiani si vaccinerebbe subito contro il Covid-19, il 16% non si vaccinerebbe affatto e il rimanente 40% si vaccinerebbe, ma più in là, per poter vedere l’effetto degli “effetti collaterali” su chi si è vaccinato prima. Per me è follia. Questa gente, come tutti, quando va al supermercato, sicuramente non legge le etichette degli alimenti che compra, non si chiede cosa siano quei nomi strani degli “edulcoranti”, degli “addensanti”, quelle sigle di ingredienti aggiuntivi che, comunque, verranno ingeriti e potrebbero interferire con la fisiologia umana. Oppure fa man bassa di integratori che, non essendo farmaci, non passano alcun vaglio di certificazione. Oppure, ancora, cerca rimedi miracolosi nel farmaco di cui ha letto su Facebook o consigliato dall’amico “che se ne intende”

 Ma non si fida di Enti come la FDA americana e l’EMA europea che, prima di ammettere un farmaco al commercio certificano il trial, le pubblicazioni, le prove su almeno 30.000 persone che tale farmaco ha prodotto.

Da dove viene questa diffidenza? E’ una risposta complessa, anzi ‘ una domanda che ha più risposte.

La prima, secondo me, riguarda i cosiddetti “social”. Come ebbe a dire Umberto Eco “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”. Chi pascola tutta la giornata sui social ha, evidentemente, tempo a disposizione e, probabilmente, una vita grigia priva di altri interessi o attività. Queste persone vorrebbero avere in mano qualcosa che li faccia emergere dal grigiume, una carta che, come al poker, li ponga sotto i riflettori e li elevi dalla massa. E qual migliore carta è quella di essere parte del disvelamento di un segreto? Di poter dire agli altri: io lo so e voi no, voi ci avete sempre creduto e, invece non è vero! Quindi, quando un tizio in vena di provocare scrive sui social, citando fantomatici studi scientifici, che il latte materno fa male al neonato, ecco che le “legioni di imbecilli” citate da Eco scendono in campo, appropriandosi della nuova verità e misurando la loro gratificazione dal numero di “like” ricevuti. Se uno di questi imbecilli pubblica sui social un post con la rivoluzionaria scoperta che il latte materno fa male e riceve 2.000 like, ecco che la giornata gli si colora di rosa, ecco che emerge dalla massa, ecco che si sente superiore ed appaga il proprio ego. Ma, intanto, il danno è fatto.

Poi c’è un’altra risposta, tutta italiana. C’è un partito, anche se loro si definiscono “un movimento”, sì i Cinquestelle, che sulla risposta precedente hanno costruito un impero.

Ve lo ricordate lo slogan “Uno vale Uno”? Ossia che un quisque de populo possa tranquillamente interloquire della vita degli insetti con un entomologo premio Nobel? Screditare la classe politica, questo era (perché la classe politica ora sono loro) il loro motto. La competenza, la carriera, i titoli di studio o accademici acquisiti no valgono nulla perché io posso sempre contestare quello che dice Anthony Fauci anche se le mie competenze mediche si limitano alla lettura di qualche bugiardino di farmaci e perché mi sono laureato all’università di Facebook.

Così una intera classe dirigente che è arrivata ai vertici sudando all’Università, nel lavoro, negli articoli accademici, viene distrutta ed equiparata chi perde tempo al bar.

Altro danno, grave e, forse, irreparabile.

Una ulteriore risposta viene dal profondo decadimento della politica odierna. Una volta i partiti politici erano fondati su quelli che si chiamavano IDEALI.  Il” Lavoro per tutti”, una maggior voce del popolo, la prevalenza degli interessi economici etc., ideali che non mutavano cambiando, nel tempo i leader dei partiti. Sapreste voi – oggi – definire gli ideali degli attuali partiti politici che siano indipendenti dai loro leader pro-tempore? Io no.

Ormai la politica è degenerata da guida del consenso su ideali ben definiti a una continua campagna elettorale, intesa non a convincere gli elettori su linee programmatiche ben definite a lungo termine, bensì ad una effimera manifestazione di consenso per crescere, non tanto in vista di eventuali elezioni, bensì nei quotidiani sondaggi elettorali.

E’ sotto gli occhi di tutti che, in quest’ultimo periodo, alle giravolte governative, corrispondono analoghe giravolte dell’opposizione, impegnata non a proporre un programma alternativo, ma a contestare “a prescindere” le scelte governative.

Se il Governo si mostra prudente sulle precauzioni da tenere contro la pandemia, l’opposizione urla che si sta uccidendo l’economia e che il virus non c’è più.  Se il Governo vuole prorogare lo stato di emergenza, l’opposizione urla che non c’è emergenza.  Le Regioni urlano contro le misure prudenziali del Governo, ma – sottovoce – pregano il Governo di attuarle perché le terapie intensive sono al limite. Doppio gioco: al Governo il lavoro sporco, alle Regioni il consenso degli elettori perché contestano le misure del Governo.

Un gioco senza ideali, senza alcuna prospettiva. Riflettiamo sulle ultime sparate del senatore Renzi che guida un partitino che non supera il 3% dei consensi. Oggi, all’unico scopo di darsi visibilità, minaccia la crisi di Governo per le modalità con le quali Conte vuole gestire i miliardi del Recovery Fund e sulla proposta di costituire una Fondazione per gestire i Servizi segreti.

Nel merito si può essere d’accordo o in disaccordo con le motivazioni di Renzi, ma sorge spontanea una domanda. Visto che ci sono due ministri e un sottosegretario renziani nel Governo, che hanno fatto fin ora? Hanno giocato alla playstation mentre Conte elaborava le sue proposte? Proposte che non sono certo di ieri. Perché minacciare di rompere proprio ora? E’ ovvio, basta guardare i TG, da giorni non si parla che del leader fiorentino, anche se solo il 3% degli italiani lo segue.

Un’altra dimostrazione della degenerazione politica è dato, sempre nel sondaggio di cui sopra, dalle altre domande rivolte agli intervistati. È indubbio che l’oggetto del sondaggio “oggi vi vaccineresti contro il Coronavirus?” riflette non tanto le convinzioni politiche quanto le convinzioni personali. L’aggregazione delle risposte è stupefacente: tutti gli elettori del PD hanno dichiarato che si sarebbero vaccinati subito, solo il 4% degli elettori della Lega hanno dichiarato che avrebbero fatto altrettanto.

No, non è il ritorno del vecchio “il personale è politico”, è solo prosciutto sugli occhi.

A chi dichiara di non volersi vaccinare io dico: “GRAZIE!!!!! Ci sarà meno gente in fila, così mi vaccino prima!!!”

Healthcare cure concept with a hand in blue medical gloves holding Coronavirus, Covid 19 virus, vaccine vial

Sì, oggi quanti ne abbiamo? È giovedì? È sabato, non lo so. Sono giorni più o meno uguali che scorrono lisci fra letture, social, video chat, TV, quotidiani appuntamenti con Borrelli con i numeri che vanno giù e su come il nostro umore. Ma ho dormito male. Ho avuto incubi. Forse qualcosa che ho mangiato.

Ho sognato che il mondo era preda di una incredibile pandemia. Ho sognato che tutti i Paesi si affidavano all’OMS (WHO) raddoppiando i fondi messi a disposizione e si adeguavano senza timore alle sue disposizioni emanate nel modo più autorevole e chiaro.

Ho sognato che tutti abbiano capito che stiamo combattendo contro un virus che quattro mesi fa non compariva neppure negli ultimi libri di medicina e che quindi alcuni tentennamenti o indecisioni siano più che comprensibili.

Ho sognato che tutti abbiano capito che non disponiamo altro che armi palliative contro questa pandemia e che non infettarci a vicenda è l’unico modo serio di “contenerlo”. Ed ho sognato che, come fanno da sempre gli orientali, ci abituassimo a portare una mascherina sulla bocca per evitare che in nostro alito, il nostro colpo di tosse, il nostro starnuto, possa infettare chi ci sta vicino. Ho sognato che tutti abbiano capito che le mascherine chirurgiche, le uniche che possiamo avere [è impensabile di avere 180.000.000 di mascherine FFP3 al giorno, visto che vanno cambiate ogni 5 ore] servono altruisticamente a non infettare gli altri, e molto poco per proteggere noi.

Ho sognato che – visto che mediamente tutti stiamo molto meglio di questi abitanti di Mumbai costretti anche loro al lockdown

– tutti, con grande senso di responsabilità, rinunciassimo ognuno alle cose non indispensabili: il runner dilettante alla corsa in prossimità di altri umani, il cinofilo che non stressa il suo cucciolo con tre passeggiate quotidiane. I condomini che – al solo scopo di sfidare l’ordine costituito – fanno gruppo davanti ad una tavola imbandita.

E poi ho sognato che, almeno in questa occasione parecchio grave non si siano alzati i soliti galli che aprono la bocca solo per dividere le orecchie, per pontificare su presunti farmaci miracolosi noti solo a loro e a Facebook, oppure per dar corpo a strampalate teorie sull’origine e la possibile cura del virus, magari solo facendosi una passeggiata per Tokio.

Ho sognato che nessuno avrebbe accusato l’altro per presunte mancanze, ma – insieme – rimandando le polemiche si lavori al bene comune.

Ho sognato che l’accordo fra Google e Apple che ci regalerebbe un’App capace di tracciare in modo anonimo gli incontri ravvicinati con positivi era accolto con tripudio generale [stesso metodo usato dalla Corea del sud] e che nessuno, che tutti i propri dati , ma proprio tutti, anche il codice del conto in banca, fornisce spontaneamente al web, si mettesse a cavillare su speciose violazione sulla privacy.

E non basta – il sogno è lungo – ho sognato che giudici emeriti della Corte Costituzionale, alla dolce età di 84 anni sostenessero il Governo, senza fare cavilli sulla legittimazione alla limitazione della libertà di circolazione [limitazione d’altronde sancita per motivi di sanità pubblica dall’articolo 16 della Costituzione].

E ho sognato pure che tutti noi, italiani, europei e cittadini del mondo, accumunati dal pericolo della sesta estinzione, predetta anche da Yuval Harari, si mettano insieme senza stare a cavillare su un timbro mancante, una certificato assente e, spingendosi alla sostanza, cerchino soluzioni idonee alla fine della pandemia.

E ho sognato ancora che la politica si stringesse intorno al detto anglosassone “Buono o Cattivo, è il mio Presidente!”, si va tutti uniti fino alla fine della battaglia. I conti si fanno dopo. Ho sognato che nessuno, in nome di una pregressa, elettoralistica avversione, rinunciasse a 36 miliardi gratis, erogati praticamente gratis se usati per l’emergenza sanitaria.

Ho sognato anche che giornalisti di fama, dall’alto del loro smisurato ego ed orgoglio, trasmettessero le dichiarazioni del Presidente del Consiglio senza alcun commento che prefigurasse un intento censorio, arrogandosi il diritto di decidere, nel merito, cosa il Presidente del Consiglio possa o non possa dire e poi si dilungasse in una toppa peggiore del buco..

Ho sognato ancora che l’opposizione, sale della democrazia, in questo particolare momento esprimesse le sue opinioni, ma senza falsare i fatti, senza dire bugie, senza avvelenare il terreno con palesi Fake News, senza fare proposte assurde, fatte solo per farsele rifiutare e poi recriminare..

Sì, ho sognato.

Poi mi sono svegliato.

E ho trovato altro.

Da giorni, da mesi, la politica italiana è ferma sul nulla. Ogni occasione è buona per litigare. Due partiti stanno insieme solo perché non vinca un terzo partito. E così era prima, indipendentemente dalla caratteristica cromatica con cui sono stati chiamati gli ultimi Governi.

Tutto ciò si ripercuote su di noi, poveri cittadini, in balia della tempesta, senza nocchiero che ci guida.

Prendete l’ultima occasione di litigio, il MES, una modifica al vecchio fondo salvastati (per capirci qualcosa cliccate qui). Soo modifiche che, tutto sommato, avvantaggiano i Paesi che potrebbero chiedere aiuto: la ristrutturazione del debito non è più obbligatoria, ma viene concordata. L’Italia è al sicuro perché con la percentuale di voti di cui è in possesso potrà bloccare qualsiasi – molto eventuale – richiesta di ristrutturazione del suo debito. Le banche (tutte, non solo quelle tedesche) potranno avere aiuti direttamente dal fondo salvastati senza far passare il prestito per le casse statali aumentandone il debito.

Ai partiti – essendo riforma neutra – non importa, nel merito, un fico secco eppure stanno lì a litigare come i capponi di Renzo coprendo con questo misterioso MES le loro beghe interne ed esterne, senza curarsi che questa bagarre (indicativa di instabilità politica) ha già fatto dsalire lo spread di trenta punti. E quelli sono miliardi reali da pagare per convincere i creditori a ricomprare i BTP.

Non se ne vede la fine. La coesione sociale, lo stringersi insieme per trovare – senza divisioni – una soluzione comune è stata vista l’ultima volta nel 2011, quando c’era il reale pericolo di default.

Stiamo andando a battere, tutti quanti. E sarà dura.

A meno che…… questa è la bestemmia, non succeda quello che gli psicologi auspicano in questi casi.

Ho quasi paura a dirlo. GLi psicologi, qundo c’è una situazione confusa come questa, senza uscita, che porta un intero popolo, una intera Nazione a sbattere, evocano, sperano, un evento traumatico: un forte terremoto, una guerra, una esplosione nucleare…. brutto , vero?

Ma, sostengono gli psicologi, un evento di tale portata, oltre a morte e distruzione, porta anche la resilienza (per il significato cliccate qui) , una nuova coesione, uno “stringiamoci a coorte” che manda via le finte divisioni di prima. L’altro da me diventerà il mio vicino, quello con cui devo condividere gli effetti del cataclisma. Non me lo auguro, perché sarebbe nefastoper molti. Ma, secondo gli psigologi potrebbe essere una via di salvezza.

Noi spesso ci lamentiamo del basso livello dei nostri politici che, spesso, nelle loro manifestazioni, sfiorano o superano il ridicolo.

I Britannici ci imitano.

Oggi, cioè ieri 19 ottobre, era l’ultimo giorno utile per il Governo inglese per chiedere una proroga della Brexit.

Più chiaramente, un emendamento approvato dal Parlamento britannico imponeva al Governo di evitare la Brexit senza regole, il famoso “No deal” ma, nel caso di mancata approvazione dell’accordo con la Unione Europea di chiedere a questa ultima una ulteriore proroga.

Boris Johnson si è sempre dichiarato contrario a ulteriori proroghe e ha sempre affermato che mai la avrebbe chiesta.

Il Parlamento britannico ieri ha bocciato l’accordo concordato da Johnson ed anche il primo ministro è soggetto alla legge.

E qui appare l’italico Macchiavelli.

Al presidente del Consiglio Europeo è arrivata, da Downing Street una lettera su carta intestata del primo ministro britannico, ma non firmata.

Una seconda lettera, firmata semplicemente “Johnson” ribadiva la contrarietà alla proroga.

Una terza lettera, firmata dall’ambasciatore Britannico presso la UE cercava di spiegare il tutto

Sono state avviate consultazioni fra i partner europei per tentare di comprendere l’accaduto…….

Io ricordo che quando eravamo al liceo mangiavamo pane e politica. Io ricordo che allora – parlo dei primissimi anni ’70 – il personale era politico. Il fuoco era dentro di noi. Che Guevara e Almirante erano i fari delle opposte fazioni. Non passava avvenimento che, nelle scuole, e poi nelle università, non si discutesse in infinite assemblee anche se si trattava di fatti lontanissimi. Ricordo di aver preso una “nota” perché partecipai ad una manifestazione in favore della scarcerazione della attivista nera Angela Davis. Chi ricorda più ora chi era Angela Davis? Eppure anche a lei si deve se i neri americani oggi hanno più diritti.

Io ricordo che sentivamo come nostro dovere comprendere la realtà politica che ci circondava e, parimenti, nostro dovere, dire la nostra, a favore o contro.

Io ricordo che partecipavamo alle battaglie per i diritti civili. Manifestazioni per il divorzio, per l’aborto per i diritti degli omosessuali erano pane quotidiano. C’era chi militava in un campo, chi militava in un altro, ma tutti pervasi dallo stesso fervore di essere presenti, di tenere il punto, di far sentire la nostra opinione.

Io ricordo che gli appuntamenti elettorali erano un momento topico, nel quale convincere anche una sola persona dell’altra parte alle proprie idee era una battaglia, una vittoria, una sconfitta.

Io ricordo che facevamo le pulci ad ogni provvedimento legislativo, stigmatizzando quelle norme che, a nostro parere, erano contro le nostre idee.

Poi…. Poi qualcosa è andato storto.

Io vedo ora una rana bollita a poco a poco, insensibile alle compressioni delle libertà, insensibile alle violazioni dei diritti umani.

Io vedo ora una massa di gente attaccata al telefonino, il cui unico scopo è porre un like ad un argomento che interessa. Al massimo un cuoricino se l’argomento interessa un po’ di più.

Io vedo ora una massa che plaude ad una idea sol perché riportata su tre titoli di giornali o quattro retweet o che porta un centinaio di like. Ovviamente il plauso è completamente avulso da una qualsiasi attività del proprio cervello.

Io vedo ora passare nel silenzio generale avvenimenti che anni fa avrebbero suscitato un putiferio: vedo nel silenzio passare un ministro dell’interno che arroga competenze di altri ministri, vedo ora un “capo politico”, vice presidente del Consiglio, quindi personalità di spicco del Governo, offrire solidarietà e aiuto (su piattaforma telematica gestita da privati) ad un movimento violento straniero che ha l’unica caratteristica di essere anti-governativa.

Io vedo ora lo sport preferito da poltrona; no non è la playstation: protetti dall’anonimato è sparare  cavolate, insulti, dileggi, calunnie da codice penale contro bersagli ritenuti di parte avversa. La cosa, purtroppo,  viene giudicata normale.

Io vedo ora quello che fu il principale partito di governo, dibattersi, da un anno, in una lotta fratricida che ne erode ogni giorno di più il consenso, pensando solo a lotte intestine che al bene della nazione.

Io vedo ora partiti nati dalla scissione di quello che fu il principale partito di Governo, beccarsi al loro interno come i capponi di Renzo e scindersi vieppiù, forse attratti dall’imitare la particella elementare.

Sì, sono incazzato nero per l’apatia generale. Spero di ricevere numerosi insulti; almeno così, significa che qualche coscienza si è risvegliata. Ma ci spero poco.

 

 

Il 10 gennaio scorso ho avuto la fortuna di assistere alla presentazione della riedizione di “Moniti all’Europa” di Thomas Mann, arricchito da una presentazione di Giorgio Napolitano.

Si parlava del grande scrittore tedesco, fuggito all’estero durante il nazismo; si parlava delle sue opere, dei suoi discorsi radiofonici ai tedeschi per metterli in guardia contro gli eccessi del nazismo. Si parlava di Germania, della Repubblica di Weimar, del nazismo, ma si intendeva Italia e prossime elezioni politiche del 4 marzo.

L’età media dei relatori e della platea era di circa ottanta anni, ma che piacere ascoltare un lucidissimo Sergio Zavoli (95 anni) un arcicompetente Paolo Mieli, uno stimolante Massimo Cacciari, un chiarissimo Giorgio Napolitano che spazia, nonostante i 92 anni, da Weimar al concetto di borghesia e di classe operaia; delle differenze di traduzione di dei Romanzi Thomas Mann al suo chiamarsi fuori dal nazismo, ma senza rinnegare le sue precedenti convinzioni.

Ecco, questa è la cultura, due ore di interventi “pesanti”, al di là della cronaca e della storia, ma che affondavano nelle cause e nei perché, volate via come se fossero cinque minuti, pura goduria delle orecchie e del cervello. Ma anche rimpianto perché queste menti, incommensurabilmente superiori a quelle di politici odierni, ben poco potranno fare ancora per il nostro Paese, ormai in balia di semplici mestieranti.

Etica della politica di Mann, o etica della responsabilità, come ricordato da Cacciari: “la politica deve essere realistica e indicare i mezzi per raggiungere gli scopi che ogni partito di prefigge”, se no son chiacchiere.

Meraviglioso e quasi godurioso il duetto fra Napolitano e Cacciari sulla “alleanza fra borghesia classe operaia” unite dal comune scopo di far progredire la nazione, la prima con il cervello la seconda con le braccia. Ambedue scomparse.

 

Ma la cosa che ricordo di più dell’incontro – forse per le similitudini con l’oggi – è il ricordo dello “anno orribile” 1923, quando, in Germania, in piena Repubblica di Weimar, ad agosto, il Governo formato da Gustav Stresemann sembrò risollevare il Paese e porre un argine al nazismo e alle forze populiste che lo sostenevano, ultimo baluardo della legalità democratica. Era un governo di coalizione con il Zentrum e i socialisti.  Ma una scissione della sinistra – e qui ho visto gli occhi dei relatori arrossarsi per lacrime represse – nel novembre dello stesso 1923 portò alla caduta del Governo. Da qui iniziò la caduta libera della Germania verso forze populiste e dittatoriali che fece sprofondare l’Europa nell’olocausto della II Guerra mondiale.

 

Purtroppo i segni, anche oggi, sono evidenti e senza neppure riandare alla Repubblica di Weimar e a Thomas Mann.

Infatti, nell’incontro, è stato evocato anche Max Weber e i suoi discorsi contro l’Uomo forte (allora Bismarck) che esautorava la centralità del Parlamento. Il Parlamento deve essere, invece, un luogo fondamentale della democrazia. Il Parlamento è il luogo deputato a fare emergere le élite: gli uomini migliori si faranno in parlamento. La centralità del parlamento deve essere assoluta: qui si deve svolgere la lotta (pacifica), qui deve venir fuori il leader (il parlamento non è affatto antitetico al carisma). Il parlamento è utile perché, una volta selezionato il leader carismatico, pone comunque i limiti della legalità costituzionale, funzione di controllo del parlamento.

Purtroppo Il popolo è portato affettivamente a sottomettersi al carisma del signore, il quale è dotato di virtù soprannaturali (eroismo, ecc.) che non sono mai esistite se non nella sua autoconvinzione e pubblicità. La sottomissione avviene in maniera emozionale e non razionale. Appena perde le sue qualità, il popolo non obbedisce più all’eroe carismatico che perde di colpo il suo potere; se le masse non percepiscono più come tale il suo potere, questo “duce” cade immediatamente. Viene così meno il concetto razionale della competenza e della democrazia, ossia associarsi attorno ad una idea (vedi articolo 49 della nostra Costituzione) e non attorno al carisma di uomo.

E quanti esempi abbiamo avuto di questa tesi di Max Weber. Da Mussolini a Hitler, fino a Berlusconi e Renzi, senza tralasciare uomini politici che hanno fatto del “carisma personale” il loro biglietto da visita, Grillo prima di tutto, senza altra garanzia che mirabolanti promesse, senza alcuna base giuridica.

 

Questo il quadro politico attuale in cui, per ripicche personali si ci divide e divisi si va alle elezioni con la matematica sicurezza di perdere, contro avversari che, messe da parti le naturali divergenze sulle marginalità, fanno gruppo unico e compatto di fronte all’elettore.

Quale sarà il destino dell’Italia? Weimar o una “democratura”?

Comunque vada, come disse qualcuno più competente di me “prepariamoci alla notte gelida che ci attende”.

Moniti all’Europa

Bella scoperta, lo dice anche il calendario. Ma è il modo di dirlo che è diverso. Ben pochi lo dicono con subitanea nostalgia di qualcosa di bello che è appena passato e che tornerà sì, ma fra una anno.

Tanti, troppi, lo dicono con una espressione di sollievo, come l’essersi sgravati di un peso. Come essere appena usciti da una serie di doveri. I doveri dei regali, sempre più belli, sempre più costosi, sempre più esclusivi e sorprendenti. Doveri dell’abbigliamento, con l’obbligo di seguire i dettami della moda, sempre più costosa, sempre più pazza ed aliena da quello che vorremmo indossare ogni giorno. Doveri del cibo, stretti  fra quello ormai anche quello snaturato dall’uso fattone in TV dagli pseudo chef ultra star che ti impongono microscopici piatti, ma pieni dei più disparati ingredienti che devi girare tre giorni per trovarli tutti, e quello tradizionale, di pochi ingredienti, ma in quantità pantagrueliche. Doveri del divertimento ad ogno costo ache quando si vorrebbe star solo stesi sul divano a leggere un buon libro. Tutti doveri indotti, non piaceri. Quasi quasi il 27 dicembre, giorno lavorativo, è accolto con piacere.

E, intanto, anche se l’anno non è ancora finito, si cominciano non solo a fare i bilanci, ma a cercare di scoprire cosa ci porterà il domani, che si chiami 2018 o futuro prossimo.

E qui tutti concordi. Trovare un ottimista è una impresa. Non mi riferisco ai grandi temi, come i disastri di Trump e del suo compare nordcoreano, alla dissoluzione dell’Unione europea, al cambiamento climatico.

Mi riferisco alle cose più piccole, ma molto vicine a noi. Fra qualche mese la Democrazia andrà in scena con il suo massimo show, le elezioni. Ma si avverte una atmosfera da cupio dissolvi della politica che si sta suicidando in beghe interne in cui non si parla di lavoro o di industrie ma se fare il presepe sia etico o meno e che, se i sondagi ci azzeccano, porterà tutto  fuorché un governo.

E, ancora, al profondo degrado in ui versa la nostra capitale, dai rifiuti in strada alla sciatteria e alla manutenzione non eseguita: Purtroppo, nonostante i suoi monumenti ed il suo passato, la nostra Capitale, per il presente non è consideata un buon testimonial. E’ di oggi la notizia che è andata deserta l’asta per la pubblicità sugli autobus e sui tram di Roma.

Gli ialiani questo lo sentono, eccome. Molti dei figli dei miei cugini vivono già all’estero o si preparano a farlo: fuggire per non morire. E non solo il giovani. Migliaia di pensionati vivono meglio all’esero che in Italia, finanche in Bulgaria o Romania.

Anche io ci sto facendo un pensierino….

palloncino cinese

Il nuovo albero di Natale

Allora, che differenza c’è fra “#interessamento” e “#pressione”? La differenza è enorme. Lo interessamento significa solo portare a conoscenza di chi deve decidere il proprio desiderio senza la coercizione connessa alla pressione.
Ma le cose possono cambiare, e di molto, cambiando le circostanze, ossia quei fatto che non entrano direttamente nella fattispecie, ma ben possono mutarne gli effetti.
Se io esprimo ad un mio collega il mio desiderio che una sua scelta cada da una certa parte, esprimo una opinione e, se mi limito a questo, rimango nel campo del lecito.
Ma se una carica pubblica, peraltro molto vicina al vertice del governo, esprime il desiderio di cui sopra a chi deve prendere decisioni per conto di chi lo ha nominato a tale Ufficio, le cose cambiano alquanto. Il timore reverenziale, il possibile pensiero che compiacere il Governo possa portare vantaggi, il semplice rapporto con una alta autorità pubblica, possono certo far pendere la decisione dalla parte voluta da “chi si sta interessando”.
Quindi, un semplice interessamento, se espresso da chi ha potere, o potrebbe avere potere sul decidente, ben può commutarsi in indebita pressione. Insomma non è l’atto in sé, ma la carica rivestita a fare la differenza

sergioferraiolo

Uno sguardo sul mondo

Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

photohonua

constantly trying to capture reality

Nomfup

Only connect

B as Blonde

Fashion enthusiast,Music addicted,tireless Traveler,Arts lover

Steve McCurry Curated

Steve's body of work spans conflicts, vanishing cultures, ancient traditions and contemporary culture alike - yet always retains the human element.

Briciolanellatte Weblog

Navigare con attenzione, il Blog si sbriciola facilmente

Occhi da orientale

sono occhi d'ambra lucida tra palpebre di viole, sguardo limpido di aprile come quando esce il sole

ARTFreelance

Photo the day

simonaforte.wordpress.com/

Simona Forte photographer

Edoardo Gobattoni photographer

artistic photography

ALESSANDRA BARSOTTI - FOTOGRAFIE

L'essentiel est invisible pour les yeux

TIRIORDINO

Uno sguardo sul mondo

WordPress.com News

The latest news on WordPress.com and the WordPress community.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: