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Io, tu, noi, tutti gli italiani siamo leggenda.

Eh, sì, il Governo Meloni è già leggenda nel mondo.

Ne ho già parlato in “strabismo di Venere”, in “Cronache dal Governo #4”, in “cronache dal Governo #3”, in “Che fa il Governo Meloni”, etc. etc.

Ma la produzione di castronerie, figuracce, marce indietro di questo Governo è talmente forte che mi costringe ad un superlavoro per tenerne traccia. Forse sarà voluto per distrarre l’opinione pubblica e per coprire i fallimenti e i ritardi sul PNRR, ma il Governo Melonsi inventa ogni giorno qualcosa di nuovo e di eclatante: un provvedimento o una proposta che servirà senz’altro ad alleviare il peso della vita dei concittadini e, soprattutto, un provvedimento sui problemi che sono in cima alla lista di quelli che affliggono gli italiani.

Certo, attenuanti ne ha: il Governo si è trovato dinnanzi a sconvolgimenti epocali di complessa e difficile soluzione e, allora, con spavaldo coraggio, ha scelto la via maestra: vietare, vietare, vietare.

Sarebbe stato meglio approfondire le novità, ma avrebbe – forse – comportato uno sforzo cerebrale insostenibile per i ministri.

Cominciamo con qualcosa di facile facile: la cd. “farina di grillo”. L’Europa la ha ammessa e quindi non si può vietare. Gli insetti sono cibo da migliaia di anni per le popolazioni africane e orientali. Cibo economico e ricco di proteine. Ovviamente i fini palati occidentali non mangeranno gli insetti, bensì la farina da essi ricavata. Una pagnotta composta da farina di grillo ha una componente proteica equivalente a quella di una bistecca, solo che – per produrla – basteranno un centinaio di litri di acqua contro i 15.000 occorrenti per una bistecca bovina.

Quindi cibo approvato dalle autorità sanitarie europee e ben sperimentato dalle popolazioni di una parte del mondo.

Che fa il nostro Governo? Non può vietarlo. Ma il ministero della sovranità alimentare punta il dito e detta regole ferree: ci vuole una apposita etichettatura che indichi chiaramente che il prodotto contiene farina di insetti. Se non sbaglio le etichette che indicano il contenuto ci sono già, salvo errori od omissioni volute ed indicate in caratteri microscopici, specialmente i conservanti.

 Vabbè, ma non basta. Ci vuole l’ostracismo: gli alimenti che contengono farina di insetti devono essere esposti in appositi scaffali distanti e distinti da quelli degli altri prodotti alimentari, così i consumatori ne staranno alla larga.

Altro rebus alimentare e altro record del nostro Governo: ha vietato la produzione, il commercio e il consumo di qualcosa che in Europa ancora non c’è.  Avete capito, sto parlando della carne sintetica, che poi tanto sintetica non è.

In Europa non è ancora ammessa, solo a Singapore e Israele è permesso consumarla (in pochi locali e dietro liberatoria).

Dicevo che troppo sintetica non è perché ottenuta da cellule staminali indifferenziate e fatte prolificare, sul modello di quello che avviene già oggi per moltiplicare gli strati di pelle per coprire e curare le gravi ustioni.

Si prendono, quindi, cellule staminali indifferenziate da un bovino sano, le si fanno moltiplicare e assumere la “specializzazione muscolo” e si ottiene la bistecca. Magari, nella coltura che, essendo fatta in laboratorio, non ha bisogno dei famigerati antibiotici di cui sono imbottiti i bovini o i suini in allevamenti intensivi, si potrà fissare il limite massimo di grassi e di colesterolo e altre migliorie del genere.

Parlo al futuro perché, al momento, non c’è nulla di concreto. Siamo a livello di studi. Gli enti certificatori europei non solo non hanno rilasciato alcuna certificazione, ma non hanno ricevuto ancora alcuna richiesta di certificazione da “aziende produttrici” che, al momento, non ci sono.

La carne sintetica è ancora in laboratorio in attesa di chiarire se è innocua, se fa bene o fa male, etc. etc.

Certo che se va bene una spallata alla fame nel mondo la si potrebbe dare, ma occorrono ancora molti studi ed esperimenti che abbisognano di adeguati finanziamenti.

E il nostro Governo dei record che fa? Invece di contribuire, insieme agli altri Paesi, a risolvere i dubbi, imbocca la strada più facile, la strada delle persone ignoranti spaventate dal nuovo: vietare, vietare, vietare! Chissà quale perdita di posti di lavoro estremamente qualificati questo divieto comporterà?  Chissà quanto indietro rimarrà l’Italia?

Ma che ci volete fare, se un Governo preferisce i macellai (con tutto il rispetto dovuto alla categoria) ai ricercatori, che ci volete fare? Li abbiamo votati!

Altro divieto. Stavolta non dal Governo, ma da un’Autorità indipendente.

Si parla molto del “nuovo Dio informatico”, la Chatgpt.

In pratica un motore di ricerca Google spinto al massimo, capace di rispondere in ogni lingua ad ogni domanda che gli viene posta.

E, proprio in questa definizione, c’è il suo limite.

Ho usato e giocato a lungo con Chatgpt, cercando di porre domande trabocchetto o domande che non hanno risposte, tipo quella relativa al “comma 22“. Premettendo che ho usato la Chatgpt 1.0 e 2.0 [è arrivata alla 4.0] le sue risposte mi fanno dormire sonni tranquilli.

Se gli chiedo [o le chiedo; il genere non è noto, è fluido, alla faccia del Governo] di scrivermi un saggio sul pessimismo di Leopardi, in 30 secondi mi produce un saggio complesso e leggibile. Ma, andando a vedere bene, è lo stesso saggio che avrei potuto scrivere io dopo due giorni di ricerche su Google e Wikipedia. Il suo limite è non poter aggiungere nulla a quello che c’è già.

Se gli chiedo di risolvere il dilemma del comma 22 [chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo] entra in tilt: dice che non è specificato a quale legge si riferisce il comma 22; che è un discorso troppo specificamente giuridico; che ha pochi elementi, etc.

Anche la sua versione grafica finché le istruzioni sono semplici e attuali [vedi arresto di Trump o Papa Francesco col piumino] gli basterà fare un pochino di Photoshop virtuale fra le tante immagini in circolazione sul web di Trump, di poliziotti all’inseguimento di qualcuno, di Papa Francesco e di piumini ed il gioco è fatto: immagini che sembrano vere.

Quando, invece, gli descrivi a parole, anche compiutamente, la venere di Botticelli, il risultato sembra uscito da un incubo di Picasso.

Gli [o le] manca la astrazione. Provate a chiedere, come ho fatto io, un giudizio sul comportamento di Winston Churchill a Monaco nel 1938 e quali conseguenze potevano venir fuori dalle varie opzioni sul tavolo, la risposta di Chatgpt sarà solo una cronistoria degli accadimenti avvenuti.

Anche con tutti questi limiti, Chatgpt sarà utilissima in tutti quei campi dove c’è ripetitività e necessità di descrivere compiutamente gli accadimenti.  Pensate ad una sentenza della Cassazione o della Corte costituzionale: l’80% del testo è dedicato ad una puntuale ricostruzione dei fatti, delle ragioni addotte da ricorrente e convenuto, dall’analisi dei giudizi e convinzioni dei giudici dei livelli di giudizio inferiori. Se ben istruita, la intelligenza artificiale può benissimo compiere questa parte, lasciando alla intelligenza umana il compito di trarre le conclusioni.

Ci dovrebbe [e c’è] una corsa a studiare e migliorare questa risorsa: chi fa più a mente le radici quadrate quando c’è la calcolatrice? Chi copia a mano 10 volte un documento quando c’è la fotocopiatrice? Impieghiamo il tempo in cose più utili.

Quanti informatici italiani potrebbero lavorare allo sviluppo della intelligenza artificiale?

E il garante della privacy, invece di occuparsi di contrastare il dilagante uso di telefonate commerciali indesiderate, blocca Chatgpt sul territorio italiano.

Vietare, vietare, vietare, c’est plus facile!

Blocco stupido, poi, e inutile. Basta inserire (c’è l’hanno tutti gli antivirus) una VPN che faccia risultare il mio IP proveniente dalla Francia o dalla Germania e, oplà, accedo nuovamente a Chatgpt.

Le motivazioni, poi, sono ridicole: non è chiaro l’uso che Chatgpt  fa delle informazioni che gli diamo.

Ma perché,  Facebook, Twitter, TikTok et similia sono più trasparenti? Anche aziende (pseudo)serie come i quotidiani on line per l’accesso esigono lo abbonamento o la liberatoria sulle informazioni raccolte dai cookie che ti vengono inoculati.

Miopia. Tanta miopia. Tanta pelosa pigrizia ad esser curiosi, a cercare opportunità.  Vietare è meglio.

Non è finita.

La nostra Presidente del Consiglio ha affermato che gli istituti tecnici agrari sono quelli più adatti agli italiani.

A parte la libertà di scelta, questa affermazione mi ricorda un pochino Pol Pot che deportò milioni di cambogiani nelle risaie con il pretesto che la ancestrale vocazione dei cambogiani era quella di coltivare il riso e non di imbottiti di pericolosa cultura nelle scuole cittadine.

Le riscritture della Storia non si contano. Forse cercando di superare i revisionisti americani, la seconda carica dello Stato, in pubblico, ha affermato che le vittime di via Rasella non erano soldati nazisti ma una banda musicale di semipensionati tedeschi.

Sulla stessa linea un esponente di FdI, per dare la carica ai suoi dipendenti, copia pari pari il discorso con cui Mussolini si attribuì la responsabilità politica dell’omicidio di Matteotti.

Un altro esponente di FdI, invece di spingere affinché gli italiani conoscano un pochino di più l’inglese, propone di vietare tutte le parole inglesi [classico retaggio del fascismo. Ricordate che nel ventennio l’ananas doveva chiamarsi ananasso?]. Peccato che proprio questo Governo abbia ufficialmente denominato un ministero del “made in Italy“!

Sulla stessa linea, Massimo Bitonci (Lega) presenta il disegno di legge per trasmissioni TV in dialetto veneto.

Se il Presidente dell’Autorità contro la corruzione, Giuseppe Busia, fa il suo dovere, ossia rileva che il nuovo codice degli appalti favorisce la corruzione, il Governo,  nella persona di Salvini, ne chiede le dimissioni. Vietare, vietare, vietare anche le critiche.

Bartolomeo Amidei (FdI) propone la istituzione dell’albo dei pizzaioli.

Dalla Lega arriva il disegno di legge per l’”Istituzione della Giornata dedicata alla memoria dei caduti del “Grande Torino” che porta la firma di Alessandro Giglio Vigna.

Quella delle giornate e celebrazioni sembra una passione per la destra al governo. Sono in Commissione le proposte di legge di istituire la “Giornata della vita nascente”, per “promuovere la consapevolezza del valore sociale della maternità”. Portano la firma della senatrice Isabella Rauti, nel frattempo nominata sottosegretaria alla Difesa, Maurizio Gasparri di Forza Italia, Carolina Varchi di Fratelli d’Italia e Massimiliano Romeo, Lega. Data prescelta? Il 25 marzo (giorno nel quale la Chiesa cattolica fa memoria dell’Annunciazione a Maria) perché, spiegano i proponenti, “ha un respiro internazionale”.

Ancora Lega e Fratelli d’Italia puntano ad aggiungere altre due feste nazionali. Eugenio Zoffili della Lega ha depositato una proposta di legge alla Camera per valorizzare e divulgare la produzione artigianale dei lievitati che utilizzano lievito madre fresco. La proposta prevede inoltre l’istituzione della Giornata del lievito madre [si può fare anche senza lievito padre?] fresco.

 È stato incardinato nella Commissione Affari costituzionali del Senato, presieduta da Alberto Balboni (FdI), il disegno di legge per ripristinare la festività nazionale del 4 novembre, Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate. Come ha spiegato il senatore Paolo Tosato (Lega), vicepresidente della Commissione e relatore del provvedimento: «A inizio legislatura il presidente Balboni ha chiesto di indicare alcuni provvedimenti ritenuti prioritari e il gruppo di Forza Italia ha chiesto venisse incardinata la proposta, d’iniziativa del senatore Gasparri, per reintrodurre la festività del 4 novembre. Altri gruppi avevano presentato proposte simili, ma più sintetiche, e dunque la discussione avverrà sulla base di questi testi».

Mentre è il deputato Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia a presentare la proposta di legge che chiede di istituire il 17 marzo come festa nazionale dell’unità d’Italia: «Speriamo di calendarizzarla in tempo per celebrare la data già il prossimo anno» ha aggiunto durante la conferenza stampa di presentazione, circondato dai colleghi Lucio Malan e Tommaso Foti. Sollecitati sul perché non sia sufficiente, come festa nazionale, quella del 25 Aprile, è Foti a rispondere: «Una festa non esclude l’altra, così come il 4 novembre non esclude le feste del 17 marzo e del 25 Aprile».

Tutte feste. O miei signori.

Da Fratelli d’Italia ai “figli d’Italia“. Approda a Palazzo Madama il disegno di legge targato FdI per l’istituzione della “giornata nazionale dei figli d’Italia“. L’idea è del senatore Andrea De Priamo, che figura come primo firmatario del ddl depositato lo scorso 28 dicembre. «L’intenzione è quella di dedicare una giornata ai figli, sulla scia della festa del papà e della mamma». La giornata nazionale viene istituita per il 15 giugno. E chissà se riguarderà anche i figli delle coppie omogenitoriali.

Tutti provvedimenti inutili, tutte occasioni per mostrarsi in qualche TG, tutti provvedimenti in cima alla lista dele priorità degli italiani, tutti provvedimenti che ci fanno orrore. Tutte castronerie che, se non fissate da qualche parte, andranno presto perdute come lacrime nella pioggia. [Scusate la citazione]

Avevamo lasciato il Governo Meloni ai suoi primi passi e vicino al traguardo dei 100 giorni, il limite della cosiddetta “luna di miele” di un nuovo Governo con la popolazione, ma con problemi di rave-party, di conflitto con le ONG e la dubbia interpretazione delle “leggi del mare”.

Alla vigilia di una possibile doppietta in Lombardia e nel Lazio nelle elezioni regionali cosa è successo di nuovo?

I fuochi artificiali più evidenti sono nella nuova brutta figura europea al vertice dei Capi di Stato e di governo dell’Unione europea del 9 febbraio 2023 (qui il documento finale) dove gli argomenti più scottanti erano la situazione dell guerra in Ucraina e i fenomeni migratori verso l’Unione europea.

La Meloni (e con lei l’Italia) è stata esclusa dal vertice a tre fra Macron, Scholz e Zelensky e “ha recuperato” solo con un brevissimo colloquio al tavolo della discussione plenaria. L’Italia ritorna al suo “piccolo” ruolo fra gli Stati membri nella riunione ove mancava l’ascendente personale di Mario Draghi. Paga il prezzo dei ruvidi contatti con Macron e con il Consiglio Europeo che ha confermato la gerarchia fra i partecipanti al congresso. Si consolerà con l’amicizia con i “generosi” Paesi del gruppo di Visegrad? Secondo me siamo ormai condannati dall’isolamento, nonostante la Presidente del Consiglio continui a manifestare, imitando i leader dell’Europa, tanta amicizia e determinazione negli aiuti a Zelensky. Ma quali armi e di che tipo non lo deciderà la Giorgia, bensì Biden, Macron e Scholz.

Devo dire che una gerarchia fra Gli Stati membri e la trazione franco-tedesca ci sono sempre stati. Ci siamo illusi di essere entrati nell’élite solo grazie alla parentesi e al prestigio personale di Mario Draghi.

Poi la Giorgia nazionale ignora una regola fondamentale della diplomazia: se vedi che i giochi sono fatti, è inutile battere i pugni sul tavolo, fai solo danni. E’ inutile dire che il vertice a tre franco-tedesco-ucraino era una iniziativa sbagliata, dopo che si è svolto, specialmente se non hai niente da offrire: siamo in ritardo col PNRR, abbiamo un debito pubblico che ci avrebbe strangolato se non fosse per gli acquisti europei di nostri titoli, e, già in procedura di infrazione, abbiamo ulteriormente rinviato la cessazione ed il rinnovo delle concessioni balneari. Insomma, se non fai “i compiti a casa” non puoi battere i pugni sul tavolo. Provochi solo ilarità e possibili ritorsioni.

Che sono puntualmente arrivate. Sui temi migratori.

Se leggete il “documento finale” troverete le solite frasi fatte, le solite “buone intenzioni”, i soliti tempi al “condizionale o al futuro” (dovrebbero, studieremo, etc); nessun riferimento specifico all’Italia, nessun riferimento agli sbarchi, nessun riferimento ai ricollocamenti dei migranti salvati in mare, obbligatori o volontari che siano.

Se avete la pazienza di andare a leggere i “documenti finali” degli ultimi “Consigli europei” (qui il link) ne troverete molti che, almeno a parole, formulano promesse e interventi ben più pregnanti di aiuto alla situazione italiana. D’altronde l’Italia non è il Paese UE che, in rapporto alla popolazione, accoglie più migranti.

Ma, se possibile, qui siamo andati ancora più a fondo. In cauda venenum si diceva, ed infatti, al punto 27 del “Documento finale” si legge: “Il Consiglio europeo prende atto dell’intenzione della presidenza di discutere, in occasione della prossima sessione del Consiglio “Giustizia e affari interni”, dell’attuazione della tabella di marcia di Dublino” . Questa frase, un po’ criptica, segna ancor di più la fine delle speranze italiane di sradicare dal “Regolamento di Dublino” il principio cardine che impedisce le redistribuzioni, il principio del “chi li ha se li tiene”. In poche parole, ma lo sapete tutti, Il principio che l’Italia ha sempre aborrito secondo il quale il Primo Stato membro ove il migrante richiedente asilo mette piede, se lo tiene sul groppone per tutta la vita senza che gli altri Stati membri e la “solidarietà europea” siano interessati.

Pare che i Governi di Destra abbiano questa caratteristica: al primo vertice europeo al quale partecipano, peggiorano la situazione della dislocazione dei migranti. Il Consiglio del 9 febbraio 2023 fa il paio con il Consiglio europeo  (qui il link alle conclusioni) del 28 giugno 2018, il primo al quale il Governo Conte Salvini partecipò ed approvò conclusioni aberranti per gli interessi italiani quali la volontarietà (punto 6) delle ricollocazioni (dal 2015 erano obbligatorie) e l’approvazione della possibilità di modifica (punto 12) del Regolamento di Dublino “per consenso”, ossia all’unanimità, ossia mai.

Eppure sia Conte (all’epoca) sia la Meloni hanno parlato di un grande successo dell’Italia nella riunione del Consiglio e che “battere i pugni sul tavolo” era pagante per la tutela degli interessi italiani espressa nelle Conclusioni.

Una piccola riflessione: nei primi mesi del Governo meloni, gli sbarchi di migranti sulle nostre coste sono aumentati (qui il link alle statistiche del ministero dell’interno).

E’ poi di questi giorni la polemica sul Festival di Sanremo, per le esibizioni di Rosa Chemical (bacio sulla bocca a Fedez) e dello stesso Fedez che strappa la foto del viceministro Galeazzo Bignami vestito da nazista, nonché per il previsto, poi in dubbio, poi ridotto alla lettura di una lettera di Zelensky durante la serata finale. Salvini non la vuole, la Meloni, prima tace, poi, durante la conferenza stampa post Consiglio europeo, dice che sarebbe stato preferibile uno Zelensky in presenza.

Insomma una forte polemica contro Sanremo, ma più che altro contro i vertici della Rai, colpevoli di non aver preannunciato la presenza di Mattarella [impedendo così la passerella di ministri e sottopancia] e lo scandalo dei baci sulla bocca fra uomini e fra donne. La Destra, ma soprattutto la Lega minaccia di cacciare tutto il consiglio di amministrazione RAI e di “sfiduciare” Amadeus.

Ovviamente il punto della polemica non è né Fedez, né Rosa Chemical: le poltrone del Consiglio di amministrazione RAI fanno gola al nuovo governo che cerca solo un pretesto per poterle avocare alla propria parte politica. Molto più onesto è stato il sottosegretario alla cultura Gianmarco Mazzi che afferma: “Giusto cambiare i vertici Rai, occorre nuova narrazione dopo la nostra vittoria elettorale”.Siamo arrivati alla informazione di regime? Ritorna il Minculpop?

Che bel futuro ci si para davanti: il nostro orizzonte in Europa non saranno più Germania e Francia, bensì Repubblica Ceka, Ungheria, Polonia, Slovacchia, ossia la periferia antieuropeista?

L’informazione sarà controllata affinché sia consona al Governo (o dovremmo dire) al regime?

Ho idea che, come diceva D’Annunzio, “Andiamo, è tempo di migrare”. Anche io “chiedo asilo!”

Il Governo Meloni è in carica da (relativamente) poco tempo: ha giurato il 22 ottobre 2022, ma è di gran lunga il Governo che, fin ora (al peggio non c’è mai limite), ha collezionato più figuracce, pastrocchi, retromarce di tutti gli altri. Divisioni interne, si dice. Altri parlano di impreparazione e/o ignoranza e voglia di apparire sui media.

Ho raccolto in questo post solo una serie di provvedimenti a “dir poco” strani che, magari, ne sottintendono altri o sono  frutto della fretta o della improvvisazione.

L’elenco è lungo, se non ci sbrighiamo, facciamo notte.

Ve ne racconto alcuni

  1. Il Caso del Rave Party e Ordine pubblico.
  2. Navi ONG.
  3. Questione del Porto sicuro di sbarco.
  4. Medici NOVAX
  5. Aumento del tetto di circolazione del Contante e uso del POS.
  6. Caro benzina.
  7. Estensione della Flat Tax.
  8. Poutpourry di svarioni vari.
  1. IL CASO DEL DECRETO ANTI RAVE

IL governo si è appena insediato e deve dare subito una prova di machismo: legge e distintivo, povero chi ci capita.

E ci sono capitati  quei non proprio bravi ragazzi che, in migliaia, occupano, vicino Modena, a fine ottobre uno spazio privato, sparano musica tecno a palla, vendono droga e arrosticini senza alcun controllo e parlano della “loro libertà di fare quello che vogliono”. Ovviamente a nessuno piace questo andazzo dove il proprietario dell’area occupata si trova con centinaia di migliaia di euro di danni e qualche “bravo ragazzo” ci può anche lasciare la pelle come accaduto l’anno scorso a Viterbo a Gianluca Santiago.

Qualche provvedimento ci vuole, anche per dimostrare la forza del nuovo Governo che, tramite il Ministro dell’interno produce un Decreto Legge talmente raffazzonato che avrebbe provocato la bocciatura di qualsiasi studente di giurisprudenza.

La norma Anti rave del Decreto legge 31 ottobre 2022 n. 162 è questa:

 “1.    Dopo l’articolo 434 del codice penale è inserito il seguente:

«Art. 434-bis (Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica). – L’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica.

Chiunque organizza o promuove l’invasione di cui al primo comma è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000.

Per il solo fatto di partecipare all’invasione la pena è diminuita.

E’ sempre ordinata la confisca ai sensi dell’articolo 240, secondo comma, del codice penale, delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato di cui al primo comma nonché di quelle utilizzate nei medesimi casi per realizzare le finalità dell’occupazione.».

2.    All’articolo 4, comma 1, del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, dopo la lettera i-ter), è aggiunta la seguente: «i-quater) ai soggetti indiziati del delitto di cui all’articolo 434-bis del codice penale.».

3.    Le disposizioni del presente articolo si applicano dal giorno successivo a quello della pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.”

Già ad una prima lettura si intende che il Governo accumuni i partecipanti ai rave ai mafiosi, vista l’entità sproporzionata della pena (da tre a sei anni di reclusione, quando chi uccide una persona in auto in stato di ebbrezza rischia “solo” dai 5 ai 10 anni), superiore all’omicidio colposo che permette sempre intercettazioni telefoniche anche a carico di minori e l’inserimento dei partecipanti nel codice antimafia.

A parte il fatto che in un Decreto Legge AntiRave, riferimenti alla musica o al “RAVE Party” non ce ne sono proprio, ingenerando il dubbio che la norma serva anche ad altri scopo come quello di sanzionare raduni studenteschi (vedi le manganellate alla Sapienza del 25 ottobre 2022 oppure le occupazioni di fabbriche) , all’interno del testo c’è un errore marchiano. E scritto: “…allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica…”. Ora, in diritto le parole sono importanti. Con questa dizione “può derivare”, qualsiasi comportamento potrebbe far scattare il reato (una persona che cammina sotto un muro pericolante, una persona che cammina sul cornicione, una persona che si avvicina troppo alla griglia dove arrostiscono gli arrosticini di contrabbando, una persona che – per vedere meglio – si arrampica sul palo.) tutte situazioni che, al limite potrebbero portare ad un pericolo, ma chi giudica queste azioni come possibili di ipotetico pericolo? Un questurino di passaggio?  Chissà…. La dizione giusta era “Quando dallo stesso deriva un concreto pericolo per l’ordine pubblico”. Ci vuole la concretezza nell’ipotesi delittuosa.

La norma viene dal Viminale, ma, d’altronde che volete pretendere da un ministro che, fino a pochi mesi fa, Prefetto di Roma e quindi supremo garante dell’ordine pubblico nella provincia, l’ordine pubblico se lo fece dettare il 14 luglio 2021 da Bonucci e Chiellini che imposero – in piena pandemia – un corteo, non previsto, anzi vietato, con il pullman dei calciatori vittoriosi agli europei circondati da migliaia di “tifosi” ovanti e assembranti. Reazione del Prefetto (riportata da “Giornale di Sicilia”: «Non era previsto, lo hanno “imposto” Bonucci e Chiellini», ridicolo, non vi pare?). E chi era ancora il Prefetto di Roma quando, il 9 ottobre 2021, in una manifestazione autorizzata in maniera statica (sì, c’era ancora il COVID) si scopre che Giuliano Castellino (leader di Forza nuova e agli arresti domiciliari)  arringava il popolo dal palco col megafono e che gli agenti di polizia non impediscono di andare alla sede della CGIL e devastarla? Sempre l’attuale ministro dell’interno che, evidentemente, nei due episodi soprariportati  ha assunto la figura di Quinto Fabio Massimo, ma, ora, forse coperto dal suo antico ministro, gli è venuta voglia di fare presto, anzi prestissimo.

Fortunatamente a correggere i marchiani errori del Decreto Anti-RAVE ci ha pensato il parlamento: trasformando il folle comma in uno più “onesto”. Dal 31 dicembre 2022  (legge di conversione 30/12/2022 n. 199 la norma “con errori” è diventata questa:

L’articolo 5 è stato così modificato: “1.    Dopo l’articolo 633 del codice penale è inserito il seguente:
«Art. 633-bis (Invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l’incolumità pubblica). – Chiunque organizza o promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento, è punito con la reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000, quando dall’invasione deriva un concreto pericolo per la salute pubblica o per l’incolumità pubblica a causa dell’inosservanza delle norme in materia di sostanze stupefacenti ovvero in materia di sicurezza o di igiene degli spettacoli e delle manifestazioni pubbliche di intrattenimento, anche in ragione del numero dei partecipanti ovvero dello stato dei luoghi.
E’ sempre ordinata la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato di cui al primo comma, nonché di quelle utilizzate per realizzare le finalità dell’occupazione o di quelle che ne sono il prodotto o il profitto».
9

1-bis.    All’articolo 634, primo comma, del codice penale, le parole: «nell’articolo precedente» sono sostituite dalle seguenti: «negli articoli 633 e 633-bis».10

Le pene sono rimaste le stesse ma circondate da severi paletti quali “il concreto pericolo per la salute pubblica”, “l’inosservanza di norme in materia di sostanze stupefacenti” o “in materia di sicurezza degli spettacoli pubblici”. E tutto ciò ovviamente quando si organizza un Rave Party, non una manifestazione qualsiasi come poteva sembrare dalla prima stesura.

E, ovviamente, il Parlamento ha soppresso il comma 2 che inseriva i partecipanti “fra i mafiosi”.

  • NAVI ONG

Evidentemente questo è un governo cocciuto e impara poco dagli errori che la sua part politica commetteva poco più di 4 anni fa. Allora il ministro dell’interno Salvini, di cui l’attuale ministro dell’interno era il Capo di Gabinetto, per far vedere che era un uomo forte, se la prese, nel 2018/2019 con le navi delle ONG (Organizzazioni non Governative) che – stazionando nel canale di Sicilia prendevano a bordo i naufraghi/profughi provenienti dalla Libia e li sbarcavano in Italia. Anche allora la percentuale di questi naufraghi/profughi era ridicola sulla massa di profughi che arrivavano (non solo via mare) in Italia, circa il 10%. Eppure quello delle navi ong fu il bersaglio scelto dal Salvini e dal Governo giallo-verde. Come tutti si ricordano il risultato fu che andarono a sbattere! Tutti i profughi/naufraghi furono fatti sbarcare, salvo quelli di una nave che, buon cuore, la Spagna si dichiarò disposta ad accogliere. Querele di Salvini contro la Capitana Rakete, vittoria dela Rakete in tribunale. Salvini ha ancora un paio di processi in corso per non aver fatto scendere i profughi/Naufraghi nei porti italiani.

Dalle esperienze negative si prende esempio; qui pare di no. L’attuale ministro dell’interno, forse – chissà – imbeccato dal suo predecessore, ha di nuovo dichiarato guerra alle Navi ONG.

Subito, il 4 novembre 2022, emette un decreto “che vieta alla nave ONG Humanity 1 di sostare nelle acque territoriali nazionali oltre il termine necessario ad assicurare le operazioni di soccorso [non di sbarco] e di assistenza nei confronti delle persone che versino in condizioni emergenziali e in precarie condizioni di salute segnalate dalle competenti autorità nazionali”. Quindi sbarchi selettivi: assistenza medica solo a chi sta male e (forse) ai minori, divisione di famiglie e completo disinteresse per la sorte di chi deve rimanere a bordo e della nave che deve ripartire subito con il suo “carico residuo” [di esseri umani].

Dispositivo breve ma oserei dire spaventoso. Ma qualche chicca si trova anche nel preambolo che occupa oltre il 90% dell’intero decreto: salta agli occhi la citazione del Regolamento (CE) 14 settembre 2016, n. 2016/1624, relativo ala guardia di frontiera europea, che, come è facilmente riscontrabile nella sezione EUR-LEX di Europa.eu al link https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A32016R1624&qid=1673607586771 non è più in vigore dal 31/12/2020.

Strana poi tutta la polemica con la Germania , Paese di Bandiera della nave Humaniti1, con richiesta di informazioni, doglianze sul fatto che le operazioni di soccorso siano avvenute al di fuori della zona SAR italiana senza alcun coordinamento italiano, che le operazioni siano avvenute “in contrasto con lo spirito (sic!) delle norme internazionali, europee e italiane in materia di sicurezza dele frontiere [135 profughi/naufraghi sono un pericolo per le frontiere?] e, soprattutto, una asserita responsabilità a prendersi i profughi da parte dello Stato di Bandiera o a far ricevere la domanda di asilo dal Comandante della nave di bandiera, mai citato fra i luoghi esclusivi dove di può presentare dall’articolo 3 della Direttiva Procedure 2013/32/UE del 26 giugno 3013? o, quando è noto che la responsabilità dello Stato di bandiera si limita a fatti successi sulla nave in acque internazionali, tipo omicidi, rapine, questioni amministrative, e, puranche, matrimoni. Pensate un attimo alla questione dei fucilieri di Marina che il 15 febbraio 2012 avrebbero ucciso due pescatori  indiani pensando fossero pirati (vedi a questo link: https://it.wikipedia.org/wiki/Caso_dell%27Enrica_Lexie#:~:text=19%20febbraio.,che%20in%20una%20normale%20prigione.) l’India non se l’è mai presa con lo Stato italiano, ha tenuto la nave sequestrata per due mesi perle necessarie indagini e l’ha poi rilasciata, La querelle, poi finita bene, era incentrata sull’accusa personale che l’India faceva ai due Marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girotti pretendendone la messa in stato di giudizio [ma la motivazione non è mai stata esplicitata] e coinvolgendo solo parzialmente l’Italia nell’errata convinzione che, essendo due militari, fossero alle dirette dipendenza dell’Esercito italiano, pensando che fossero due militari in servizio effettivo, ma il coinvolgimento “penale” dell’Italia cessò quando fu spiegato che i due marò erano in missione antipirateria, prestati dalla Marina, un po’ come due guardie giurate. La situazione è confusa, quindi per le norme internazionali la responsabilità dello Stato di bandiera non è certa per l’accertamento dei fatti criminosi avvenuti in acque internazionali e senza coordinamento statuale. La questione fu, in pratica, risolta con un accordo stragiudiziale in denaro che l’Italia – a titolo di risarcimento – versò alle famiglie delle vittime indiane, visto che il risarcimento per gli incidenti dovrebbe essere contemplato nel contratto di ingaggio.

E la polemica Meloni – Macron? Sterile e controproducente. La Meloni estrapolando da un colloquio con Macron la disponibilità di questi a prendersi una nave. Macron negò l’accordo spiegando che avrebbe offerto solo un aiuto.

Ne vale la pena per 300 persone contro le migliaia che sbarcano?

  • QUESTIONE DEL PORTO SICURO DI SBARCO

C’è una sottigliezza da spiegare, un pertugio ove potrebbe, con grandi perdite, infilarsi il Governo italiano; mi sono studiato la questione e l’ho sottoposta a giuristi e uomini specializzati in legge del mare. Non ne voglio ripetere perché è lunga e complicata. Chi volesse approfondirla la trova su questo stesso blog, all’articolo “Le leggi del mare e i migranti” al link https://sergioferraiolo.com/2022/11/16/le-leggi-del-mare-e-i-migranti/

Riassumo: la competenza è quasi tutta di origine “Nazioni Unite”, di Europa c’è poco (UNCLOS, SOLAS, Convenzioni SAR sono strumenti internazionali extraeuropei e alla quale l’EU aderisce, ma l’egida è delle Nazioni Unite.

Premetto che in tutte le convezioni il soccorso, in caso di naufragio o in caso di pericolo di naufragio (Distress), è sempre obbligatorio da parte di chicchessia, che sia Stato Coordinatore (come noi sempre in Mare nostrum) o che non lo sia. L’obbligo di indicare un porto di sbarco sicuro è più controverso: c’è un buco normativo.

Il casus belli (non previsto dalle convezioni (piuttosto vecchiotte)) è un salvataggio compiuto in una zona SAR (Search and Rescue) di un Paese dove non possono essere sbarcati i naufraghi. Penso alla Libia, da dove scappano e che li tortura, ma penso anche alla Tunisia che non ha ratificato alcune convezioni e restituisce alla Libia o agli altri Paesi dell’Area subsahariana i naufraghi. Insomma una nave privata, non coordinata da alcuno Stato rivierasco come quelle dele ONG che agiscono autonomamente chiedendo il porto sicuro dalle acque libiche, dopo aver compiuto il salvataggio, dopo aver assolto all’obbligo di soccorso, non ha uno Stato rivierasco a cui chiedere un porto di sbarco. In queste condizioni Italia, Grecia, Cipro, Malta, Grecia, Spagna, Croazia sono, sul piano del diritto, sulla stessa linea: hanno gli stessi doveri di indicare il port sicuro di sbarco.

Devo dire però, per verità di narrazione, che qualche anno fa circolava sui tavoli di Bruxelles un documento denominato “COMMISSION STAFF WORKING DOCUMENT For the Council Shipping Working party IMO -Union submission to be submitted to the 7th session of the Sub-Committee on Navigation, Communication and Search and Rescue (NSCR 7) of the IMO in London from 15-24 January 2020 setting out a preliminary draft structure and proposal for a revision of the Guidelines on places of refuge for ships in need of assistance, annexed to resolution A.949 (23)” laddove a pagina 26, (appendice 1 alla sezione 4) si dice che:”Deciding which coastal State’s competent authority to be in the lead. If a PoR is requested when no SAR operation has taken place, the deciding factor should be the Maritime Assistance Service (MAS) declared by the state in whose area of jurisdiction the shipis located. If there is no MAS declared, in the first instance the State with jurisdiction over the waters in 27which the ship is located (eg. through a declared EEZ) should co-ordinate the PoRrequest unless and until an agreement has been reached to transfer coordination to another coastal state”.

Quindi, se la mia traduzione è esatta, quando non c’è una zona SAR di riferimento, il PoR (Place of Refuge) viene spostato allo Stato che ha ricevuto la relativa richiesta e nella cui zona SAR si trova la nave. Pertanto il vuoto normativo sarebbe colmato.

Sinceramente non so se e quando questa “proposta” diventerà norma cogente, o se lo sia già diventata.

Ma la questione è un’altra: conviene politicamente all’Italia, per eliminare il 10% dei profughi/naufraghi, portare avanti tutta questa querelle politico/diplomatica, isolandoci dall’Europa che conta e non ricevendo alcun vantaggio dai Paesi dalla linea dura come Ungheria o Polonia? Non era meglio farli sbarcare e poi affidarsi, come sempre alle loro gambe? Si sa bene che l’Italia è al quarto posto in Europa per domande di asilo: in caso di rilocazione forzata dovrebbe prenderne, non darli. L’Europa è la patria del compromesso: tu ti prendi un po’ di profughi, io dopo un po’ ne lascio entrare qualcuno e non ti rompo le scatole sui tuoi conti pubblici disastrosi.

E, invece no, il 2 gennaio 2023, sulla Gazzetta Ufficiale, compare il “Decreto Legge 2 gennaio 2023 n. 1, recante “misure urgenti per la gestione di flussi migratori” che reca alcune modifiche all’articolo 1 del Decreto legge 21 ottobre 2020, n. 130” (uno dei decreti sicurezza).

Nel testo previgente, nel secondo comma dell’articolo 1 erano inserite le norme “cattive” [divieto di attracco, divieto di transito e sosta nelle acque territoriali etc.]. Il Nuovo decreto legge , invece, le “sospende” se la nave ONG  fa la brava e osserva tutta una serie di prescrizioni dettate dal Governo “autorizzazioni al soccorso [ma non era obbligatorio?] , immediata richiesta di porto di sbarco, divieto di soccorrere, durante il tragitto altra imbarcazione in difficoltà [Ma il soccorso non era obbligatorio?],  fornire tutte le informazioni e gli elementi richiesti prima ancora dello sbarco. Nei casi di violazione si applica al comandante la sanzione amministrativa [applicata quindi dal prefetto, organo più malleabile, e non penale adottata da un magistrato] da 10.000 a 50.000 euro con responsabilità solidale estesa all’armatore e al proprietario [generalmente ignari dell’accaduto: responsabilità oggettiva?], la nave è sottoposta a fermo amministrativo e alla confisca in caso di reiterazione.

Norme come si vede, quasi inapplicabili che, in alcuni casi configurerebbero il reato di “omissione di soccorso”: “Poverini state già affogando, ma non vi possiamo prendere a bordo perché abbiamo già un altro carico di naufraghi e dobbiamo chiedere l’autorizzazione suppletiva, se sarete ancora vivi quando e se arriverà, potremo prendervi a bordo!”

Vedremo il Parlamento cose ne farà.

Ma non è finita: assegnazione del porto sicuro sempre più lontano. Si sta infatti verificando che l’assegnazione del porto di sbarco sia concessa in porti ubicati in Regioni sempre più al  nord e, pare, governate da giunte di sinistra: Taranto, Livorno,  Genova, Ancona o, vedi qui, https://www.dire.it/08-01-2023/857817-opposizioni-governo-navi-ong-migranti-porti-lontani-citta-centrosinistra/;  oppure qui, ove, suo “Post” viene spiegato il problema: https://www.ilpost.it/2023/01/08/navi-ong-ancona/.

Lo scopo è perfido: allungare la sofferenza e allungare il tempo in cui la nave starà assente dal canale di Sicilia.

  • MEDICI NOVAX

Il Decreto Draghi, in piena pandemia, aveva sospeso l’eserizio della professione ai medici che non si fossero voluti far vaccinare. Norma a tempo in attesa che la pandemia COVID svanisse. Il Governo attuale che fa? Invece di starsene buono e aspettare la scadenza naturale del decreto al 31 dicembre 2022, anticipa il loro rientro al 1° novembre 2021: 60 giorni d strizzate d’occhio ai novax. Notate che negli  ospedali ci vanno non certo le persone belle sane e forti, ma quelle deboli , bisognose di cure, anche oncologiche e immunodepressi. Si sono presi critiche gratuite molto facilmente evitabili. Ma – si sa – le strizzate d’occhio al mondo antagonista e novax valgono molto di più.

  • AUMENTO DEL CONTANTE E POS

Fra le primissime misure – attesissime e ritenute indispensabili dagli italiani – c’era l’aumento del limite di circolazione del denaro liquido che quest’anno doveva scendere sotto i 1000 euro. Io non sono un indigente, ma nel mio portafoglio per convenienza o paura di rapine, al massimo girano 3 o 4 pezzi da 50 euro. A chi serve girare “legalmente” con 10.000 euro, come diceva Salvini? Solo a chi non vuole farsi tracciare: chi paga a nero la colf, chi si fa ridipingere a nero una stanza, che si fa aggiustare l’auto senza chiedere fattura (e senza garanzia!!!), ai magnati russi che si fanno belli nelle gioiellerie regalando gioielli alle loro donne senza che ne venga lasciata traccia? Negli altri Paesi, ma i nostri politici sono tutti casalinghi, il contante è quasi scomparso anche al bar: vicino alla cassa, c’è una fessura o un attrezzo dove il cliente infila o  appoggia la carte di credito e il caffè è pagato, alla faccia di Salvini che dice “chi vuol pagare il caffè con la carte di credito è un rompiballe!!!, io voglio pagare come mi pare”. Paga pure come ti pare, ma lascia che anche io possa pagare come mi pare. E, infatti, la norma sul contante è stata dimezzata e ritirata quella sul POS.

E dire che alcune prime giustificazioni del Governo erano che “ce lo chiedeva l’Europa!”. Mica vero! Semplicemente l’Europa aveva chiesto non solo all’Italia, ma a tutti gli Stati membri che volevano rendere obbligatorio l’uso del POS, quali tutele avrebbero adottato nei confronti delle fasce deboli che on potevano permettersi i costi dei conti correnti bancari. Qui in Italia era il contrario: fino ad una certa somma era POS che poteva essere vietato!!!!

Oppure che per le piccole transazioni il POS era troppo oneroso per i commercianti. A parte il fatto che quasi tutte le aziende non prendono commissioni fino a 10 euro di transazione, basta andare a questa pagina di Google per conoscere quanto effettivamente poco costi il POS: https://www.google.com/search?q=POS&rlz=1C1PRFI_enIT946IT947&oq=POS&aqs=chrome..69i57j46i199i433i465i512j46i131i199i433i465i512j69i60j69i65j69i61j69i65l2.13485j0j4&sourceid=chrome&ie=UTF-8

  • CARO BENZINA

Il 24 febbraio 2022 scoppia la guerra fra Russia e Ucraina. Voi tutti sapete che il prezzo delle merci comuni non subito deperibili (grano, olio, petrolio, gas) non lo fa il venditore, ma le Borse (famosa, per il Gas, quella di Amsterdam). Lì gli investitori (raccoglitori di risparmi: sì, nei loro fondi ci sono anche le vostre pensioni) che possono muovere giornalmente migliaia di miliardi hanno scommesso (sulla guerra si scommette facile) che Putin avrebbe, per ritorsione, chiuso i rubinetti del gas vero l’Europa. Allora, per mezzo dei cd. contratti futures, hanno a febbraio comprato a marzo a prezzi da capogiro contratti di futura fornitura di gas, scommettendo sul sicuro rialzo; quando i futures galoppano non si può fermarli: se falliscono, falliscono anche i denari dei contribuenti, pensioni, risparmi che ci sono dentro. Una vota realizzato quello che dovevano realizzare i grandi gruppi speculativi si sono ritirati dal mercato e il prezzo dell’energia (GAS, benzina, petrolio,) è cominciato a scendere.

Il Governo Draghi tentò di metterci una pezza [sappiamo che se aumenta il gasolio su cui tutto viaggia in Italia, tutto aumenta di prezzo] diminuendo le accise sul carburante di 18 centesimi e il prezzo alla pompa scese di 18 centesimi. Il provvedimento era provvisorio e si se bene che, in Italia, quando i prezzi salgono, sono molto restii a salire. Il 31 dicembre – scaduto il decreto Draghi – il prezzo alla pompa è tornato su di 16 centesimi (confermando la lenta discesa dei prezzi) Alte grida di aiuto da parte degli auto trasportatori: il Governo intervenga. La Meloni, ingenua come sempre, ha fatto sapere che non aveva il miliardo al mese per pagare un nuovo abbassamento dele accise. [Ma i soldi per i 12 minicondoni e per l’estensione della flatTax, li aveva e la diminuzione delle accise era scritta nero su bianco nel programma elettorale di Fratelli d’Italia]. Ma si sa, le proteste, specialmente quelle degli autotrasportatori, anche se non siamo in Cile, fanno breccia. Con rapidità il Decreto sulle accise è cambiato: se i prezzi aumenteranno, il Governo ci metterà una pezza.

  • ESTENSIONE DELLA FLAT TAX

Un’altra mossa singolare del Governo è stata quello di aumentare alle partite IVA fino a 80.000 Euro il regime forfettario del 15% di tasse. Lo so che in questo 15% non c’è la previdenza, ma anche io lavoratore dipendente, oltre a pagare l’IPEF nazionale, regionale e comunale, ogni mese pagavo ben 1.500 euro di previdenza.

Ora, per esempio un geometra assunto regolarmente con contratto a tempo indeterminato paga gli esosi scaglioni dell’IRPEF. Chi è a partita IVA no e paga soli il 15%! Qualcuno mi sa spiegare il perché?

  • SVARIONI VARI (poutpourry)

L’Italia deve essere digitale: il Governo vuole fermare l’invio delle prescrizioni delle analisi e delle medicine on-line che tanto tempo e assembramenti aveva fatto risparmiare. Poi fa retromarcia.

Salvini se la prende con i biscotti OREO perché contengono carbonato di ammonio, additivo alimentare usato da decenni per l’alcalinizzazione, la lievitazione e la produzione del cacao in polvere sotto il rigido controllo delle agenzie Italiane ed europee. Mai si è levata voce che facesse male.

Paradossi Covid: ogni cinese che entra in Italia viene “tamponato”, ogni italiano, positivo da 5 giorni, se non presenta più sintomi evidenti pi uscire e rientrare nella comunità.

 La ministra del Turismo (che con la tutela del mare e delle spiagge non c’entra nulla) esordisce chiedendo che tutte le spiagge libere che siano sporche o in preda a tossicomani vengano recintare ed assegnate a gestori privati [Ma sono mai andati a vedere le splendide spiagge libere francesi o spagnole, dove i servizi privati si limitano al bar, al ristorante a qualche campo di pallavolo o racchettoni ed il resto, pulitissimo, è lasciato alla ibera fruizione dei bagnanti?].

Sempre Salvini si dice inorridito per la strage stradale di Alessandria “non basta la prevenzione se si va in 7 in auto”; peccato che quell’auto fosse effettivamente omologata per sette persone a bordo!!!

Dante ha inventato il pensiero di Destra: Il Ministro Sangiuliano oggi ha dichiarato che “Dante è il fondatore del pensiero di destra italiano”. Molte polemiche per tanta ignoranza. Evidentemene nel 1200 non c’erano solo i Guelfi e i Ghibellini, ma anche i fasci e i rossi!!

Chissà perché, ma in questo il Governo non c’entra, vista la mala parata e l’incriminazione del Padre, tutti i figli di Bolsonaro, l’ex Presidente del Brasile, hanno chiesto la cittadinanza italiana. Se si fugge, si va dagli amici.

A Roma passeggiano i cinghiali? Il Governo apre alla possibilità di cacciarli “per motivi di sicurezza stradale anche in aree protette e in città”. L’emendamento sarà attuabile anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto. A coordinare le operazioni sono preposti il Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dei Carabinieri, che potrà avvalersi dei cacciatori riconosciuti, delle guardie venatorie e degli agenti delle Polizie locali e provinciali munite di licenza. Con la peste suina in atto è pericoloso uccidere i cinghiali in strada e lasciarne lì la carcassa a disposizione degli altri animali. Il Governo non sembra preoccuparsene.

Ovviamente non è un elenco esaustivo, ma sono provvedimenti di cui il governo va fiero. A me sembra ormai di vivere in una nazione barzelletta. Certo, Monti e Draghi non li aveva eletti nessuno, ma non notate alcuna differenza? Per quanto tempo vogliamo continuare con quest Governo a fare figuracce?

Per una volta voglio scrivere di un argomento non serio o, meglio., prendere da un argomento molto serio quello che si chiamano “note di colore”, leggere, lievi, quasi gossip.

Avvenimenti tanti, molti nascosti, non tanto per la loro pericolosità, ma perché mal si adattano ad un avvenimento che coinvolge i Grandi del mondo.

Sono passati trentacinque anni, quasi tutti i protagonisti sono passati a miglior vita ed il termine di secretazione è abbondantemente trascorso, non corro rischi a raccontare qualche aneddoto che più che far sorridere, mostra come i cd. “grandi del mondo” altri non siano che esseri umani come noi.

Per la mia professione sono stato spesso a contatto con i Leader italiani, Europei e mondiali: un po’ di aneddoti li conosco.

Inquadriamo l’avvenimento: dall’8 al 10 maggio del 1987 il Vertice dei sette grandi (il G7) a Presidenza italiana si svolse a Venezia che fu scelta sia perché con la sua conformazione ad isole è ben difendibile e sia perché aveva accumulato l’esperienza del G7 di sette anni prima.

Per l’Italia era un periodo di turbolenze: il Presidente del Consiglio, Amintore Fanfani era dimissionario (in carica solo dal 18 aprile al 29 luglio 1987) perché già erano state sciolte le Camere e convocati i comizi elettorali per il 14 e 15 giugno del 1987 per la loro rielezione. Il Presidente della Repubblica era Francesco Cossiga.

I partecipanti, comunque, furono:

Brian Mulroney per il Canada, Francois Mitterrand per la Francia, Helmut Kohl per la Germania, Amintore Fanfani per l’Italia,

Yasuhiro Nakasone per il Giappone, Margaret Thatcher per il Regno Unito, Ronald Reagan per gli USA e Wilfried Martens per la Comunità europea.

I lavori si svolsero fra la Fondazione Cini all’isola di San Giorgio e la Prefettura.

E il Gossip dove è? Comincia ora. Almeno ora anche i diversamente giovani conoscono i personaggi e le location.

Gli alloggi della Polizia

Vi chiederete quale fu il primo problema? La sicurezza? Gli alloggi dei sette Grandi? I tragitti? No, no, il primo problema fu trovare l’alloggiamento per le forze dell’ordine (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza) che avrebbero dovuto vegliare sulla sicurezza dei Leader. Dove li mettiamo? L’esperienza non serviva perché nel vertice precedente i poliziotti erano ancora militari (la riforma che smilitarizzò la polizia è del 1981) e, come militari, i turni erano allungabili come gomma da masticare. Bisogna tener presente che tutti gli alberghi sulla costa e in prossimità della laguna erano già requisiti dai Leader, dai loro sherpa, dai loro seguiti, dai giornalisti etc. etc. Erano rimasti solo alberghi nell’entroterra veneto abbastanza distanti dai luoghi prescelti per la sorveglianza. Alla distanza si aggiungeva il fatto che il tempo necessario per il percorso “albergo-luogo di servizio”, per i poliziotti ormai civili era computato come tempo di lavoro: si arrivava all’assurdo che, partiti dall’albergo e giunti sul luogo di servizio, il tempo di lavoro era quasi del tutto trascorso. La questione fu risolta da un giovane funzionario che propose di noleggiare navi da crociera da ancorare nei porti limitrofi ai luoghi di servizio in modo da risparmiare tempo e distanza.

Ma il diavolo ci mise la coda: la mattina presto della vigilia del vertice, una delegazione furibonda di sindacalisti della Polizia irrompe in Prefettura per fare forti rimostranze al Prefetto per come erano trattati. Secondo loro la nave era invasa da un puzzo nauseabondo che impediva qualsiasi attività. Strano, la nave era nuova e ben ripulita. Niente, la spiegazione era molto più semplice: i tubi che aspiravano l’aria per il condizionamento della nave attraccata alla banchina erano vicini ad un cumulo di soia fermentata abbandonata lì per caso.  Tolta la soia, pulita la banchina, il problema n.1 era risolto.

L’Università americana

Di fronte la Prefettura di Venezia c’era, e c’è, la “fondazione Peggy Guggenheim” la Casa museo dell’artista omonima, morta nel 1979, ora adibita a museo. A fianco della Fondazione sorge l’edificio di una Università privata americana i cui studenti, spesso, per pagarsi la retta, fungono da guide e sorveglianti del museo. Dalle finestre della Prefettura, separata solo dal Canal Grande, si gode una ottima vista degli edifici del Museo e dell’Università. Da qualche giorno prima del Vertice, stranamente, le imposte delle finestre dell’Università erano sempre serrate, come se non ci fosse alcuno, ma, quando si aprivano per far cambiare l’aria, l’interno era pieno di computer schermi e materiale elettronico. CIA? NSA? DIA? Chi lo sa? Unica cosa visibile erano le antennine puntate direttamente verso la nave militare USA [senza oblò: guerra batteriologica e informatica] ancorata alla fonda proprio davanti San Marco.

Un ulteriore aneddoto: vedevo le classiche barche coperte veneziane che entravano nel canale prospiciente l’Università. “Sa cosa portano?” mi chiese l’ufficiale italiano di collegamento. “No, non armi o strumenti difensivi: ma patatine, popcorn, coca-cola, le fanno venire dalla loro base di Vicenza, non si fidano di quelle acquistate in loco”. Mi venne da ridere.

La sera era in programma la cena in Prefettura. Una semplice cena? No, Una cena piena di problemi.

Già la mattina si rivelò foriera di angustie: mentre i camerieri stavano approntando i tavoli tondi con finissime tovaglie di pizzo bianco, Andreotti e Fanfani chiesero un caffè. Il solerte cameriere arrivò con il grande vassoio di argento, ma i due Leader presero le tazzine e, senza piattino, le posarono sulla candida tovaglia. La faccia del cameriere (e la mia) sbiancò, ma i danni furono – per fortuna – quasi irrilevanti.

Dal caffè mi distrassero problematiche informatiche e telefoniche.  Dovete sapere (eravamo nel 1987, non c’erano i telefonini) che il Presidente USA, ovunque si trovasse, doveva avere a portata di mano un vero e proprio centralino che gli permettesse, tramite ponte radio con la nave militare alla fonda davanti San Marco, di comunicare con l’intero mondo. Il Palazzo della Prefettura, Cà Corner, costruito a metà del ‘500 su un fabbricato preesistente, era attrezzato più per concerti da camera e balli in maschera che per ospitare sofisticati centralini telefonici. Il bello è che i marines non riuscivano a far funzionare l’antidiluviano modem allora in uso con grande divertimento dell’ufficiale di collegamento italiano che conosceva la soluzione, ma li lasciava friggere per un bel po’. Eppure, per i meno giovani la cosa era banale: bastava aggiungere un ATX3. (Se volete sapere cosa sia cliccate qui). Anche qui gli americani si dimostrarono superbi e ignoranti su qualsiasi tecnologia non fosse la loro.

Vergogna

Il tempo della cena stava arrivando e due episodi mi toccarono: la Sicurezza americana perquisì tutti i presenti, compreso il Prefetto, i funzionari, i poliziotti. Poi chiese chi dei poliziotti fosse armato e ad essi distribuì una strana spilla ottagonale dorata: “Se vedo un’arma in mano a chi non ha la spilletta, spariamo a vista! Se c’è una sparatoria tutti i poliziotti si mettano il berretto in modo da indentificarli!”. Per avere Reagan in Prefettura dovemmo sopportare questa scena vergognosa che mi risparmiai perché – unico ad avere il badge per circolare fuori dalla Prefettura – ero andato, con un motoscafo guidato da un poliziotto a prendere l’allora Presidente della Camera Nilde Iotti.

Il “nuclear football”

Ero il più giovane, masticavo un po’ di inglese e mi fu affidato un compito che si rivelò alquanto complesso. Come sapete il Presidente USA è sempre seguito da un Ufficiale dei Marines che porta la “nuclear football”, ossia la famosa valigetta per attivare i codici delle armi nucleari. Il mio compito era convincere l’alto (in tutti i sensi) Ufficiale a deviare dal suo percorso in scia a Reagan, entrare in una stanza dove, comodamente seduto su un divano del ‘600, rimaneva a contatto con il Presidente, separato solo da un muro di cartongesso e da un’altra porta facilmente apribile. Più facile a dirsi che a farsi. Innanzitutto la distanza verticale: il Marine era alto almeno due metri, io sono alquanto bassino: far arrivare il mio scarno inglese all’orecchio del Marine che comprendeva solo lo slang americano non fu impresa facile. Beh, mi attaccai alla valigetta (che era alla mia altezza) e cominciai a tirare verso la stanza assegnata: ci capimmo con lo sguardo. Ebbi modo di osservare bene la valigetta: bruttarella, una 48 ore di finta pelle avvolta in una copertura di tela grigia come se ne vedono tante ai check-in degli aeroporti. Chiesi se potevo ammirarne l’interno, ma – ovviamente – mi fu negato. Almeno feci amicizia con il gigantesco Marine.

All’inizio tutto filò liscio, tranne un “incidente voluto” dalla Thatcher. Il protocollo le imponeva di arrivare in posizione intermedia ma, si sa, le persone più importanti arrivano per ultime. Chissà perché la Thatcher si sporse un po’ troppo dal bordo del motoscafo che la portava in Prefettura e…. si bagnò il vestito con conseguente cambio di abito e conseguente provvidenziale ritardo che le consentì di arrivare ultima.

La cena iniziò in una atmosfera surriscaldata dai vetri blindati serrati e dall’assenza dell’impianto di condizionamento, vietato in un palazzo del ‘500.

La toilette

E qui inizia l’odissea del bagno, sì della toilette. Un palazzo del ‘500 non ha un numero di bagni sufficiente per tutti: al piano ove si svolgeva la cena c’erano tre bagni. Il primo, inagibile per gli ospiti, era occupato da Fanfani e dalla sua terribile moglie; il secondo era proprio dietro al nugolo di marines che accudivano il centralino di cui ho parlato; rimaneva il terzo, un po’ nascosto, proprio a fianco della stanza dove mi trovavo io.

Gli ospiti avevano una certa età e quando si ha una certa età il ricorso al bagno è piuttosto frequente e visto che l’unico bagno disponile non era proprio in vista, immagino che gli augusti ospiti si scambiassero le necessarie indicazioni per arrivarci. Dalla mia postazione sentivo infatti un discreto viavai fino a che “il telegrafo sena fili” commise un errore. Vedo aprire la porta della stanza nella quale mi trovavo e comparire nienteopodimenoche Ronald Reagan con la mano già sulla patta dei pantaloni a significare l’urgenza della bisogna. Aveva sbagliato porta pensando che quella ove mi trovavo era proprio il bagno. Ci fu un attimo di sorpresa: ci guardammo, ricordo la maschera di cerone del Presidente USA che quella di Berlusconi era da dilettante, ma subito la scena cambiò. I due giganteschi agenti del Secret Service si accorsero che la stanza non era vuota, scostarono Reagan bruscamente, mi si pararono davanti con le armi puntate. Altro momento di sorpresa. Lo sguardo, meglio delle parole, chiarì l’equivoco “Oh, Mr. President, you’re looking for the lavatory, aren’t you? You follow me please, I’ll show you!”. Nell’attesa che Reagan espletasse Ie sue necessità feci amicizia con i due giganteschi marine che mi fecero i complimenti per la location.

I NOCS

La cena volgeva al termine, ma dalla sicurezza giunse l’ordine di ritardare perché c’erano movimenti sospetti sui tetti prospicienti.  Ma c’era anche il personale della Prefettura che doveva rientrare a casa, passando la laguna e non avevano di certo il motoscafo a disposizione. Si era fatta anche una certa ora e per dar loro conforto cerco un orario di traghetti ed autobus che, mi dicono, si trovava in una stanza al piano inferiore. Scendo una scalinata, entro nella stanza e, siccome ara buio, accendo la luce. Un urlo belluino precedette la visione di un NOCS (Nucleo operativo centrale di sicurezza) che, in piedi, tuta nera e mephisto di ordinanza puntava il fucile a cannocchiale attraverso la finestra aperta verso l’esterno: gli avevamo rovinato l’appostamento e la mimetizzazione. Fortunatamente i “movimenti sospetti” si rivelarono innocenti veneziani che, incuriositi dall’evento, cercavano di sbirciare l’interno della Prefettura con i suoi augusti ospiti.

E Nakasone?

Come Dio volle la stressante cena finì. Noi superstiti, stanchi, affamati (non avevamo mangiato nulla) cercavamo gli avanzi; qualcuno, stravaccato su di una poltrona, fumava la sua agognata sigaretta, prima vietata. Anche io ero seduto su un puff addentando un tramezzino quando una gentile mano guantata di bianco mi fece toc toc sulla spalla. Mi giro e un compunto giapponese, in perfetto italiano mi disse “Mr. Nakasone vorrebbe sapere se può andar via e se il suo motoscafo è pronto”. Ce lo eravamo dimenticato! Certe volte mi sorprendo: faccio un rapido calcolo: Sì, Nakasone è l’ultimo dei sette Grandi ad andare via, così come l’onnipotente Protocollo aveva deciso; i motoscafi si accostavano alla banchina nello stesso ordine; quindi – se il diavolo non ci aveva messo ancora una volta lo zampino – il motoscafo di Nakasone era giù a dondolarsi in laguna attraccato al molo. “Certo che Mr. Nakasone può andare via. Il suo motoscafo lo sta aspettando nel medesimo luogo in cui l’ha lasciato. Ora l’accompagno”. Superando gli innumerevoli ringraziamenti a mani giunte tipici dei nipponici mi dirigo verso Nakasone, lo invito a scendere, con la sua scorta e i suoi sherpa per lo scalone e mi precipito, per una scaletta di servizio a controllare che tutto fosse a posto. Mi ritrovo con Nakasone come se nulla fosse al bordo del motoscafo, lo aiuto a salire e lo saluto affettuosamente. Era veramente finita.

I fogli dei posti a tavola

Dovete sapere che una cosa complicata è stabilire i posti a tavola: Di solito si parte dal Padrone di casa e poi, alternativamente a destra e a sinistra, vengono posti i commensali secondo l’ordine alfabetico internazionale dei Paesi che rappresentano. Ma stavolta il pranzo del giorno dopo era un po’ più complicato e l’ordine a tavola subiva qualche eccezione secondo gli affari bilaterali da discutere.

La posizione al tavolo per la colazione di lavoro che si sarebbe dovuta svolgere all’isola di San Giorgio alla Fondazione Cini fu stabilita dagli sherpa durante la cena in Prefettura della sera prima.

Noi eravamo tranquilli: la colazione di lavoro all’isola di San Giorgio era sotto l’egida del Cerimoniale Diplomatico degli Esteri e a noi sarebbe toccata una giornata di riposo, salvo imbarcare Fanfani che alloggiava in Prefettura e accontentare la terribile moglie che ne aveva sempre una.

Ma……qualcosa andò storto. Telefonata concitata: all’isola di San Giorgio non riuscivano a trovare il foglio dei posti a tavola. Era rimasta una copia in Prefettura? Da portare velocemente all’isola che la colazione stava per iniziare. La copia c’era. La prendo, faccio un cenno ad un motoscafista e mi ritrovo, in barba a tutti i limiti di velocità lagunari, in una corsa sfrenata nel bacino di San Marco sollevando nuvole d’acqua con il mezzo nautico. Arrivo al pontile di San Giorgio, salto giù, corro dentro la Fondazione Cini verso la sala da pranzo quando una montagna mi si abbatte sulle spalle. Prima che tutto diventi nero faccio a tempo a consegnare il prezioso foglietto ad un funzionario degli Esteri e vedere la faccia rubiconda di una delle guardie del corpo di Reagan che mi aveva salutato con una pacca sulle spalle usando quell’arma impropria della sua mano.

Mi riprendo insegnando alla squadra del secret service come si fa un vero spritz alla veneziana.

Il ritorno in motoscafo in prefettura fu dedicato a sincronizzare le onde della laguna con l’ondeggiamento dovuto alla leggera sbronza.

Cossiga, il rovinapiani.

Finalmente arriva l’ultimo giorno. E, nell’ultimo giorno è tradizione che il Capo dello Stato offra un pranzo agli ospiti stranieri che si sarebbe svolto in un Grande albergo sul Canal Grande. Alle dieci, il Presidente Francesco Cossiga si presentò in Prefettura dove lo attendevano il Presidente del Consiglio dei Ministri Fanfani ed il ministro degli esteri Andreotti. I tre motoscafi per le tre personalità erano già pronti attraccati alla banchina della Prefettura. Ma Cossiga, al solito, aveva altri piani. Entrò nella sala dove lo attendevano Andreotti e Fanfani sventolando i quotidiani del giorno che titolavano sulle proteste dei veneziani stufi di vivere in una città blindata dalle forze dell’ordine italiane e straniere. Con il suo simpatico accento sardo, arringò i presenti: “Basta, non si può continuare così, i veneziani hanno ragione, non ci sono pericoli imminenti, diamo un esempio ché fra poco ci sono le elezioni. Sono solo 200 metri, è una bella giornata di sole, ANDIAMO A PIEDI!!!”; prese sottobraccio Fanfani ed Andreotti e si diresse, spedito, verso le scale.

Altro che “Houston, abbiamo un problema!”: Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Ministro degli esteri soli per le affollate calli di Venezia senza protezione, visto che quell’itinerario non era contemplato!!! Allarme Rosso!!!!

La solita ripida scaletta di servizio mi fece guadagnare metri preziosi rispetto l’augusta discesa per lo scalone d’onore preso dal trio.

Arrivati trafelato alla prima pattuglia, mi qualificai e li pregai di diffondere via radio la notizia del passaggio dalla prefettura al grande albergo del trio di Stato e di “proteggerli”. Fortunatamente il tragitto era molto breve e la sorpresa dei veneziani fece il resto. Il Trio VIP arrivò sano e salvo al Grande Albergo.

Epilogo

Tutto sommato il Vertice andò molto bene, lontanissimo dai fattacci di Genova e dalle contestazioni in altri Stati, non ci furono incidenti, salvo una barca di Mario Capanna che voleva tenere un comizio elettorale nell’isola di San Giorgio e alcune lamentele dei poliziotti e carabinieri che si lamentavano per il ritardo del cambio turno.

Anche se giovane, imparai molto e feci molto e soprattutto….. mi divertii parecchio.

Un Insegnamento? Mai fidarsi a lasciare un incombenza ad altri: chi fa da se fa per tre.

Nella sua continua metamorfosi, Giorgia Meloni ora si proclama europeista, assertrice dell’Unione europea che, però, vorrebbe più incisiva, autorevole ed attenta agli interessi delle “nazioni” che la compongono, citando ad esempio Polonia e Repubblica Ceka.

Se assumiamo a barometro gli interventi di Giorgia Meloni ai raduni del partito postfranchista spagnolo VOX, non possiamo negare che gli accenti del discorso dell’estate scorsa  (link qui e qui) si siano piuttosto sfumati nel discorso di ieri (link qui).

Oltre le parole, però, Giorgia Meloni non si rende conto (oppure, finge di non rendersi conto) che il senso di quanto ha detto (Europa più incisiva, autorevole ed efficiente ma attenta agli interessi delle nazioni che la compongono) contiene una contraddizione insanabile che stravolge, se non chiarita, tutti i suoi discorsi sul tema.

Un qualsiasi consesso, che sia il consiglio di amministrazione di una multinazionale o una assemblea di condominio, può agire con efficienza e rapidità solo quando, rappresentando gli interessi non dei singoli azionisti o condòmini, ma della multinazionale o del condominio, parla con una voce sola senza lunghe e difficili intermediazioni con chi rappresenta gli interessi dei singoli componenti. Questi interessi, come ben comprende chi ha mai partecipato ad una semplice riunione di condominio, all’interno del consesso (multinazionale, condominio o Unione europea), tranne nel caso di una minaccia contingente esterna (vedi l’acquisto in comune dei vaccini anti COVID), non coincidono mai.

Vedi il caso del Price-cap sul gas il cui prezzo non è “fatto” da Putin, bensì dalla borsa di Amsterdam. Gli interessi degli Stati membri su questo tema divergono. Da una parte i Paesi che abbisognano di gas e che sono in crisi economica (vedi l’Italia) e che vogliono un tetto comune al prezzo del gas, dall’altra i Paesi che ci guadagnano (vedi Governo olandese che ricava vantaggi dalla Borsa del gas nel proprio Paese) o che si possono permettere di pagare, senza far “arrabbiare” Putin (vedi Germania che ha stanziato 200 miliardi, cosa impossibile per Paesi come l’Italia) e che, quindi, sono restii a fissare un prezzo massimo comune. Allora, quale sarà la voce unica ed autorevole dell’Unione europea? Non ci sarà. Sarà una vocina flebile frutto di contorcimenti e contrattazioni fra i singoli Stati.

Quello che frena l’azione dell’Europa è quella maledetta clausola dell’unanimità che vige all’interno del Consiglio europeo, massimo organo politico e decisionale dell’Unione. Basta il veto di uno Stato membro per bloccare qualsiasi iniziativa.

Uno Stato membro pone il veto – e spesso lo abbiamo visto proprio con Polonia e Repubblica Ceka – quando la decisione che si sta per assumere a vantaggio dell’intera Unione, confligge con il singolo interesse nazionale.

Giorgia Meloni dovrà decidersi: o europeista o nazionalista. Non può esistere una Unione europea nazionalista, se non nel senso di una Unione europea che faccia gli interessi dell’Unione e non dei singoli Stati membri.

E pur la nostra Costituzione, sulla quale Giorgia Meloni giurerà se Mattarella le affiderà il compito di formare il nuovo Governo, lo dice esplicitamente all’articolo 11: “[L’Italia] consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

Vedremo cosa farà la probabile Presidente del Consiglio dei ministri per sciogliere e risolvere questa contraddizione.

Sì, va tutto bene.

Sono solo quei quattro pennivendoli di Repubblica, Corriere, Sole24ore, La Stampa, Open, La Nazione, Avvenire e Osservatore Romano che lanciano allarmi a vanvera.

Questa mania della sinistra (sì, è solo la sinistra che vede sempre nero per mettere più tasse) di essere pessimista per rovinarci le vacanze è veramente di pessimo gusto.

Ma di che si dovrebbe preoccupare la gente? È tutto già scritto e preordinato: il banchiere cattivo che non voleva sentirne di scostamenti di bilancio è stato cacciato. Finalmente il popolo sovrano potrà esprimersi liberamente nelle urne (beh, proprio liberamente no, troppa libertà fa male, meglio non lasciargli scegliere i candidati, troppo stress, meglio dargli il pacchetto già chiuso con le liste bloccate. Vuoi mettere? Gli togliamo l’ansia del dover scegliere, di doversi informare su chi sono i candidati etc. etc).

La campagna elettorale sarà sotto l’ombrellone, gente allegramente in spiaggia o in montagna. Che non leggerà i giornali, che non vedrà neppure i talk show politici. Tanto ci sono sempre le stesse facce. Gli togliamo anche questo stress.

Poi la TV e la radio e i giornali, da sempre in mano a quei contafrottole della sinistra, è meglio leggerli il meno possibile: si ci rovina l’umore e l’appetito.

Sempre le solite notizie spaventevoli: le agenzie di rating relegano i nostri btp a spazzatura, il debito pubblico è in veloce risalita, le bollette del gas e dell’elettricità triplicano, l’inflazione e quasi al 10% e si mangerà i nostri risparmi, ma li abbiamo già spesi, quindi di che ci preoccupiamo? È cosa di niente

La siccità ha prosciugato il Po e mandato in malora coltivazioni e allevamenti? Ma ora piove, di che preoccuparsi? Forse piove un pochino troppo e con violenza, provocando frane e allagamenti, ma, via, non sottiliziamo: volevamo la pioggia e la pioggia è arrivata. Troppa? È cosa di niente.

Sì, è meglio che gli italiani non leggano queste brutte notizie

La verità è le belle notizie gliele diamo noi. Li avete visti i programmi dei partiti che vinceranno le elezioni, cioè noi?

Niente più mascherine, niente più vaccini (i giovani se la cavano con tre giorni di febbre, i vecchi hanno già fatto la loro vita, morire è cosa di niente), mai più green pass. E, poi, vogliamo affrontare i grandi temi economici? Via il reddito di cittadinanza che ha prodotto solo sfaccendati; perché lavorare fino a 67 anni? Tutti in pensione a 60 anni, o anche a 59 per chi si fa raccomandare.

La sinistra cattivona vuole finanziare il lavoro dei giovani con una tassa sulle grandi successioni. Che porcata! Basta abbassare tutte le tasse, anzi lasciarne una sola al 15% oppure al 22% secondo l’umore di chi la propone. Così i ricchi pagheranno meno tasse e potranno reinvestire quanto non pagato in nuovi posti di lavoro. I poveracci pagheranno un pochino di più, ma non c’è da preoccuparsi: tanto neppure prima avevano soldi. È cosa di niente.

Sì, vabbè, l’unione europea farà la voce grossa, minaccerà sfracelli, ma ci sarà un nuovo whatever it takes che ci salva. Ah, no? Le regole sono cambiate? L’ombrello protettivo si apre solo per chi ha i conti in ordine?

Di che preoccuparci? Minacceremo di andarcene dalla UE e cambieranno registro. Ah, no? Non c’è da preoccuparci. Ce ne andremo davvero da euro e Unione. Come, prima di andar via dovremo restituire tutti i prestiti avuti, da ultimo i 200 miliardi del Recovery Fund? E che vuoi che sia, non li restituiamo e ce ne andremo sbattendo la porta.

Cosa? La sinistra cattivona dice che così facendo ci isoletebbero peggio di Putin? E che vuoi che sia? A parte che Putin, il grande stratega, anzi Putin il grande (sia lode a lui) sta benissimo e in ottima forma, la autarchia l’abbiamo già sperimentata. È cosa di niente!

Non abbiamo gas per riscaldarci e cucinare? Ma metteremo un maglione in più e mangeremo dietetiche insalate; le docce fredde, poi, tonificano il corpo. Freddo? È cosa di niente.

Non abbiamo petrolio per le auto? Saremo tutti atleti correndo a piedi.

Utilizzeremo piacevolmente il tempo libero coltivando un piccolo orticello sul balcone. Vedete che va tutto bene?

Vi mandiamoun caro ed affettuoso saluto dal nostro scranno del Parlamento dove voi ci avete eletti e da dove possiamo guardare, con tutti i privilegi connessi, con sereno distacco alla vita quotidiana di voi poveri servi che vi bevete ogni frottola come se fosse un bicchiere d’acqua.

Ciao, va tutto bene!

Domenica sera, nella trasmissione de LA7 “in Onda” alla pressante domanda “Ma perché diamo tante armi a Zelenky?”, Pier Luigi Bersani ha dato la risposta della “sinistra”.
“Non pensiamo che l’Ucraina possa vincere, ma dandole le armi giuste per combattere, potremo portarla ad un livello tale da raggiungere un compromesso onorevole con la Russia.”.
Ho sempre avuto stima di Bersani, ma stavolta mi ha fatto cadere le braccia.
Praticamente ha sposato la tesi del logoramento russo propugnata da Biden.
Ti dò armi non per farti vincere, non perché sei stato invaso, ma perché mi fa comodo indebolire Putin. Questa è la conclusione perché è scontato che, per quante armi tu possa dare all’Ucraina, senza un intervento diretto con le armi più sofisticate (politicamente impossibile) dei Paesi NATO, mai e poi mai la terra di Zelensky potrà pareggiare l’arsenale bellico russo.
Bersani parla, poi, di “compromesso”. La parola stessa significa “reciproche concessioni”. E quali sarebbero? Allo stato la Russia ha già occupato tutto i Donbass, non solo le autoproclamate repubbliche separatiste, ma anche, oltre la Crimea, il corridoio terrestre che congiunge la penisola al territorio russo. Di qui a qualche giorno probabilmente occuperà anche Odessa tagliando ogni accesso al mare all’Ucraina.
Questo per la Russia è un fatto acquisito.
Quali saranno le concessioni che la Russia potrà fare? Di non andare oltre? E quali concessioni potrà fare il povero Zelensky? La promessa di non rivendicare più i territori occupati dai russi?
Un po’ come le alture del Golan da decenni rivendicare inutilmente dalla Siria ma che Israele si guarda bene dal restituire?
La questione ormai è fuori dalle mani di Zelensky e degli europei.
Potrà essere risolta solo, come al solito, fra Biden e Putin.
Biden rinuncia al piano di 33 miliardi di dollari di armamenti (tanto non si sa se il Congresso glielo passa) e Putin si ferma allo stato di fatto attuale, magari concedendo all’Ucraina uno stretto corridoio al mare fra Odessa e la Transnistria.
Quello che rimane dell’Ucraina entrerà nell’Unione Europea, non nella NATO e verrà ricostruito con i nostri soldi.
Forse questo è un “compromesso” possibile.

Voglio raccontarvi una storia, sperando che non si ripeta. Una storia fatta di egoismo ed ideologia. Una storia del tutto o niente. Una storia del non accontentarsi del bicchiere mezzo pieno. Una storia di volere tutto per poi prendere nulla. Una storia che dimostra che la nostra memoria è corta e che non si apprende nulla dal passato.

Dove si comincia per raccontare una storia? Dall’antefatto o dalla situazione attuale?

Le scuole di giornalismo indicano sempre che bisogna cominciare dall’attualità. E così farò.

Alla Camera è in discussion, alla I Commissione, un nuovo DDL che vuol mettere mano alla vecchia questione della cittadinanza da dare ai bambini, figli di immigrati, che nulla conoscono del Paese di origine dei genitori, che in Italia sono nati o che sono venuti nella primissima infanzia e che qui hanno aperto gli occhi, che qui hanno cominciato a frequentare la scuola, che parlano italiano come prima lingua, che tifano Roma o Lazio o Juventus, che nel Paese dei loro genitori, o nonni, non ci sono mai andati.

Dunque, passando a quello che si discute alla Camera, mi riferisco all’A.C. 920 recante “Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, e altre disposizioni in materia di cittadinanza”. Il Disegno di legge, perigliosamente, è arrivato ad un testo unificato (clicca qui per il testo unificato) predisposto dal relatore Giuseppe Brescia (Movimento Cinquestelle), molto minimalista che cerca di sventare la forte opposizione della Lega e di Fratelli d’Italia (qui un articolo di La Repubblica).

Il testo unificato, come dicevo è molto minimalista. Afferma solo che:

“1. Alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, sono apportate le seguenti modificazioni:

   a) all’articolo 4, dopo il comma 2 sono aggiunti i seguenti:

   «2-bis. Il minore straniero nato in Italia o che vi ha fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età che abbia risieduto legalmente e senza interruzioni in Italia e che, ai sensi della normativa vigente, abbia frequentato regolarmente, nel territorio nazionale, per almeno cinque anni, uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale idonei al conseguimento di una qualifica professionale, acquista la cittadinanza italiana. La cittadinanza si acquista a seguito di una dichiarazione di volontà in tal senso espressa, entro il compimento della maggiore età dell’interessato, da entrambi i genitori legalmente residenti in Italia o da chi esercita la responsabilità genitoriale, all’ufficiale dello stato civile del comune di residenza del minore, da annotare nel registro dello stato civile. Entro due anni dal raggiungimento della maggiore età, l’interessato può rinunciare alla cittadinanza italiana se in possesso di altra cittadinanza.

   2-ter. Qualora non sia stata espressa la dichiarazione di volontà di cui al comma 2-bis, l’interessato acquista la cittadinanza se ne fa richiesta all’ufficiale dello stato civile entro due anni dal raggiungimento della maggiore età»;

Penso che nessuno, dotato del seme dell’intelletto, possa avere qualcosa da ridire. Anche le centinaia di emendamenti proposti da Lega e Fratelli d’Italia appaiono più come emendamenti di bandiera che emendamenti essenziali, basta leggerne alcuni “il Candidato deve avere cognizione delle feste locali nelle Marche!”

Secondo me questo testo minimalista potrebbe avere qualche chance di approvazione anche perché coinvolgerebbe anche i bambini ucraini, molto amati dalle destre.

Se la sinistra avesse menti serie, potrebbe spingere per “accontentarsi” facendo di questa modifica una testa di ponte per futuri, necessari ampliamenti.

E, invece, no.

Sento che alla sinistra o, almeno, ad una parte della sinistra, questo testo non va bene.

Prima di commentare vi voglio raccontare l’antefatto di questa storia che ben conosco perché ne fui protagonista come Vice Direttore dell’Ufficio Legislativo del Ministero dell’Interno.

Si era nel 2015, Governo Renzi. Ricordo qui le forze in campo perché abbiamo la memoria corta:

Si raggiunse un patto fra maggioranza e minoranza per una legge che risolvesse il problema dei minori, figli di stranieri, che vivevano dalla nascita, o poco più, in Italia, che – praticamente – non avevano nessuna cognizione del Paese di origine dei loro genitori e che considerano – a ragione – l’Italia come la loro Prima Patria.

La linea rossa da non toccare era quella che il provvedimento si rivolgesse solo ai minori.

Il Provvedimento approdò alla camera con il n. A.C. 9 e arrivò anche al Senato con il n. A.S. 2092 (qui il link all’A.C. 9) (qui il link all’A.S.2092).

Che cosa proponeva questo Disegno di legge? (qui il link al testo dell’A.S. 2092 così come morì per quello che scriverò fra poco) era un testo concordato fra maggioranza e opposizione (anche con l’opposizione insita nel Governo con il Ministro dell’interno Angelino Alfano). Un testo che riguardava solo i minori. In pratica attribuiva la cittadinanza italiana ai bambini nati nel territorio italiano che fossero figli di genitori stranieri i possesso del Permesso UE di Soggiornanti di lungo periodo [quindi premio alla famiglia che si è voluta integrare], Non solo: la cittadinanza Italia era attribuita (non concessa) ai minori stranieri che “vi ha fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età che, ai sensi della normativa vigente, ha frequentato regolarmente, nel territorio nazionale, per almeno cinque anni, uno o più cicli presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale idonei al conseguimento di una qualifica professionale, acquista la cittadinanza italiana. Nel caso in cui la frequenza riguardi il corso di istruzione primaria, è altresì necessaria la conclusione positiva del corso medesimo. La cittadinanza si acquista a seguito di una dichiarazione di volontà in tal senso espressa, entro il compimento della maggiore età dell’interessato, da un genitore legalmente residente in Italia o da chi esercita la responsabilità genitoriale, all’ufficiale dello stato civile del comune di residenza, da annotare nel registro dello stato civile.”

Quindi una norma, rivolta ai minori, che apriva le porte alla cittadinanza italiana a chi in Italia era vissuto per la maggior parte della giovane vita.

Ricordo che l’opposizione di destra non fece una grande opposizione, perché si trattava di bambini e, i bambini, si sa, ammorbidiscono il cuore.

L’unica opposizione della destra fu di voler conoscere la platea dei minori stranieri alla quale il provvedimento legislativo si rivolgesse.

IL Ministero dell’interno si rivolse all’ISTAT per una quantificazione e io stesso inviai in Commissione il risultato che rappresentava una platea abbastanza ristretta di beneficiari e che l’On. La Russa definì “compatibili con le loro richieste”.

Tutto bene? Manco per niente. Si era ad un passo dalla realizzazione di un sogno. Anche la Destra si era resa conto che non si potevano lasciare bambini nel limbo. Arrivò la sinistra becera e ideologica, facendo approvare una “folle” norma transitoria, l’articolo 4 che prevedeva che

1. Le disposizioni di cui all’articolo 4, comma 2-bis, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, introdotto dall’articolo 1, comma 1, lettera d), della presente legge, si applicano anche allo straniero che, in possesso alla data di entrata in vigore della presente legge dei requisiti previsti dalle citate disposizioni, ha superato il limite d’età previsto dall’articolo 4, comma 2-ter, della citata legge n. 91 del 1992, introdotto dal medesimo articolo 1, comma 1, lettera d), purché abbia risieduto legalmente e ininterrottamente negli ultimi cinque anni nel territorio nazionale.”

Una norma dirompente che, pur nella sua logicità, rompeva il patto maggioranza/minoranza su una norma solo sui minori e ampliava la platea dei beneficiari ad un maximum indistinto che fece insorgere la Destra, arrabbiata per la violazione del patto sui minori, e che fece affossare il Disegno di legge.

Ancora una volta, come nel DDL ZAN, la sinistra, per non voler accettare il bicchiere mezzo pieno, ha perso tutto. E il progetto di legge è morto.

Ora si ricomincia sul tema. Riconosco che il Testo Unificato di Giuseppe Brescia è un testo minimale, molto distante dal testo A.C.9 e dal testo A.S. 2092, ma il panorama politico è cambiato: il Governo Draghi non vuole entrare nella questione, la Destra, Lega e Fratelli d’Italia sono molto più  forti. Secondo me, spazi per ampliare la platea dei beneficiari della cittadinanza non ce ne sono, meglio accettare quello “che passa il convento”.

E, invece no, sento, ascolto voci dalla Sinistra radicale che vuole reintrodurre quella noma transitoria che fece cadere il vecchi Disegno di legge, ossia emendamenti che, come per i sostenitori dell’A.C. 105 (Boldrini) vogliono battagliare per rintrodure un articolo 10 che dia a chi, maggiorenne, abia i requisiti chiesti ai minorenni, la cittadinanza:

ART. 10. (Disposizioni transitorie). 1. Coloro che, alla data di entrata in vigore della presente legge, hanno già maturato i requisiti di cui all’articolo 1, comma 1, lettere b-bis) e b-ter), e all’articolo 4, commi 2 e 2-bis, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, introdotti rispettivamente dagli articoli 1 e 2 della presente legge, acquistano la cittadinanza italiana se rilasciano una dichiarazione in tal senso entro tre anni dalla data di entrata in vigore del regolamento di cui all’articolo 9 della presente legge.

Auguri, amici miei, ma, secondo me, andate a sbattere. Ancora una volta l’ideologia vi oscura la vista. Per cercare il 100% perderete il 90%. Cercate di far approvare questo Disegno di legge nel suo Testo Unificato. Sarà una testa di ponte per prossime ampliature. Non perdete di vista la strategia per concentrarvi sulla tattica.

Così si perdono le battaglie e, anche, le elezioni.

Alla mia non più verde età, dopo una vita passata a votare per la sinistra, mi convinco sempre di più che quello che manca nel panorama politico italiano è una seria forza di destra. L’esistenza di quest’ultima, pur non riuscendo spostare la mia intenzione di voto, farebbe un gran bene non solo all’assetto politico della Nazione, ma anche alla sinistra che, almeno, avrebbe una entità con cui confrontarsi ed, eventualmente, alternarsi, nel buon governo della Nazione.

Mentre in Germania hanno fatto un serio percorso di confronto con quello che lì è successo quasi un secolo fa con il nazismo è, ormai, qualcosa di digerito e superato, in Italia, ancora oggi – nell’immaginario politico – destra è ancora sinonimo di fascismo.

Questa associazione ha impedito il formarsi, nel nostro Paese, di una destra seria che si contrapponga alla sinistra, in un gioco politico democratico che non neghi l’Unione europea e garantisca i diritti fondamentali.

In Italia, una volta c’era il Movimento Sociale Italiano (MSI) troppo legato al passato regime fascista (con Giorgio Almirante) troppo tardi portato su posizioni più democratiche da Gianfranco Fini, ormai già ampiamente fagocitato nell’orbita Berlusconi, prima di essere espulso dalla vita politica dalle vicende giudiziarie.

E poi venne Berlusconi, con il partito personale, Forza Italia, il partito degli imprenditori e di Confindustria, ma troppo legato agli interessi del fondatore con un profluvio di leggi ad personam per poter essere credibile.

Oggi c’è Fratelli d’Italia che, nell’ultimo anno, stando ai sondaggi, ha quadruplicato i propri consensi per la forza della sua Leader, Giorgia Meloni, coerentissima a parole, ma troppo coinvolta in alleanze con frange neofasciste e populiste (nella peggiore accezione del termine) per poter essere considerata democratica. Eppoi, Bertinotti insegna, è facile prendere consensi stando all’opposizione, non sporcandosi le mani, contestando le scelte necessitate, ma impopolari dell’esecutivo.

Non ho citato ancora la Lega, oggi il più “antico” partito politico italiano perché su di esso voglio spendere due parole.

Non mi dilungo sulle origini della Lega tradizionale volta alla secessione e quella, molto diversa, di oggi, orto personale di un uomo solo, Matteo Salvini, e partito nazionale (potete trovarle qui e qui).

Oggi la Lega è un partito fortemente radicato sul territorio (specialmente al Nord) con numerosi Presidenti di Regione e Sindaci. Gli amministratori locali della Lega, specialmente durante la pandemia, forse con l’eccezione di quello lombardo, Fontana, hanno dimostrato un ottimo collegamento col Governo nazionale e, in genere, a sentire i cittadini da essi amministrati, dimostrato una buona capacità di amministrare il territorio. Insomma, a sentire uno di Modena o di Rovigo, nessuno dei due si lamenta.

Nel panorama politico di una Nazione la presenza di una destra seria che faccia da contraltare alla sinistra è necessaria nel pendolo della democrazia. L’ho già detto e lo ripeto. E una destra seria ed europeista oggi in Italia avrebbe verdi praterie davanti a sé. Purtroppo, se poco di male si può dire degli amministratori regionali della Lega, altrettanto non si può per i vertici politici nazionali e per i parlamentari, probabilmente scelti con la logica della “prevalenza del cretino” per non far ombra al Capo. Gente come Alberto Bagnai, Claudio Borghi o Paolo Savona hanno idee poco compatibili con la realtà di fatto. Forse per attirare il fascio dei riflettori postulano idee irreali e assurde come l’uscita dall’Europa e dall’Euro. Idee che – se attuate – porterebbero l’Italia alla rovina come stanno danneggiando Paesi ben più solidi di noi come il Regno Unito.

Ma è soprattutto nel suo vertice che la Lega trova il suo punto debole, nel Segretario Matteo Salvini. Non si può negare che Salvini sia una incredibile “macchina di voti” che ha portato la Lega dal 3% quasi al 30%, anche se con mezzi – l’infernale “Bestia” di Luca Morisi, l’uso disinvolto dei social, il cavalcare (senza proporre alternative) il malessere sociale – eticamente discutibili.

Ma è nelle scelte più propriamente politiche che Salvini è caduto. Possiamo ricordare l’estemporaneo uso del “cuore di Maria” e del rosario? Oppure i video con ballerine (residuo Berlusconi?) con lui in costume da bagno al Papeete? La richiesta dei “Pieni Poteri”? Tutte cose che fecero cadere il Governo giallo/verde con i Cinquestelle.

Ma non solo. Salvini, responsabile del maggior partito di Centrodestra, nelle elezioni regionali ed amministrative degli ultimi due anni non è riuscito a trovare candidati, non dico autorevoli, ma neppure credibili, quasi sbeffeggiati dagli elettori. Vogliamo ricordare le gaffes di Lucia Borgonzoni (desaparecida?) in Emilia? O più recentemente, chi ricorda ancora, tal Luca Bernardo a Milano e tal  Enrico Michetti a Roma?

Il massimo, il climax della sconclusionatezza (per usare per usare un eufemismo) Salvini lo ha raggiunto nella scorsa settimana nella “tenzone” per l’elezione del nuovo Capo dello Stato. Intestandosi una (opinabile) maggioranza in Parlamento [nessuno ce l’ha visto che il “gruppo misto” è maggior partito italiano] e quindi di Kingmaker, invece di sedersi ad un tavolo con il centrosinistra, pur alleati di Governo, ha bruciato almeno un nome al giorno, dopo esser stato “bloccato” per giorni da una improbabile candidatura di Silvio Berlusconi.

Da Marcello Pera a Letizia Moratti a Carlo Nordio, fino a bruciare, con disinvolto discredito delle istituzioni, la seconda carica dello Stato, la Presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, con conferenza stampa, a scrutinio ancora in corso, in cui parlava già dei candidati dell’indomani, fino all’improvvida uscita nella serata di venerdì 28 gennaio in cui annunciando, senza averlo concordato il nome di una eccezionale servitrice dello Stato, la responsabile del DIS, Elisabetta Belloni, senza contare i “candidati” non ufficializzati, ma fatti solo trapelare “per vedere l’effetto che fa”.

Quello che rimane, una volta depositatasi la polvere della stretta attualità, è l’immagine di un uomo senza idee, senza una linea politica, innamorato solo della sua immagine, teso a promuovere solo sé stesso a discapito del Paese e delle responsabilità che lui stesso si era assunto, autoproclamandosi leader del Centro-destra e Kingmaker del nuovo Capo dello Stato, ripetendo i giorni del Papeete che avevano fatto dubitare della sua sanità mentali.

Gli americani, con riuscita similitudine, dicono “Comprereste da quest’uomo un’auto usata?” Più seriamente, vi piacerebbe essere governati da quest’uomo?

Ma scendendo a livello di partito, dopo l’incredibile ascesa di consensi e il suo successivo ridimensionamento, quanto male fa Salvini alla Lega, impedendole di essere un normale partito di destra, in grado di competere ad armi eticamente pari con gli altri? Quanto Salvini impedisce alla Lega di essere intesa come un’alternativa credibile, come i neo-gollisti in Francia?

Ritengo molto difficile che Salvini possa, con questo andazzo, aspirare a vincere alle prossime elezioni politiche, anche perché, dal 2018, le ha perse tutte. Anche chi, nel suo diritto, ha idee ascrivibile a quelle che, una volta, erano principi della “destra”, penso che abbia delle serie remore a votare – a livello nazionale, alle elezioni politiche – un partito governato da un uomo simile. Quanto ci metteranno “colonnelli” della Lega a capirlo e a metterlo in condizioni di non nuocere? Hanno già dimostrato di poterlo fare quando le idee separatiste di Umberto Bossi condizionavano l’espandersi dei consensi di quel Partito. O, forse, la Lega si accontenta dei successi già avuti nelle Regioni, che risalgono ormai a qualche tempo fa, non certo nell’immediato passato.

Già i “cespugli” come “Coraggio Italia” di Brugnaro e Toti cominciano a rumoreggiare e porre pesanti distinguo.

La Lega sta perdendo una occasione storica di occupare uno spazio politico libero in Italia fin dalla Costituzione. Potrebbero amaramente pentirsene: scegliere la formidabile capacità di raccogliere voti di Salvini rispetto ad una credibilità istituzionale può costare caro.

Ma, a proposito di Costituzione, c’è un’ ultima considerazione che vorrei proporre. L’articolo 49 della nostra Costituzione (mai attuato) afferma che “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Ma da nessuna parte troviamo una regolamentazione dei partiti politici. Ognuno come gli pare – si dice – saranno gli elettori a scegliere.

Abbiamo un variegato mondo di forme di partito, da quelli i cui vertici sono scelti da periodici democratici congressi ai quali la base invia i propri rappresentanti, a quelli in cui il padre padrone domina e sceglie chi finanzia il partito, a quelli in cui l’eletto domina e comanda a vita convocando ad libitum una pseudo assemblea.

I partiti politici sono importanti e necessari [vedi la metamorfosi dei Cinquestelle che da movimento antipartito si sono trasformati in un partito quasi tradizionale].

Una regolamentazione dei partiti politici è una esigenza sentita, tanto che l’Unione europea ha emanato un Regolamento, il  n. 1141/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2014, relativo allo statuto e al finanziamento dei partiti politici europei e delle fondazioni politiche europee. I partiti che vogliono presentarsi alle elezioni del Parlamento europeo devono conformarsi a tale regolamento che prevede una base democratica che controlli il vertice e precise norme sul finanziamento.

Perché non lo adottiamo anche in Italia per le competizioni elettorali nazionali?

È di ieri, a Novara, l’ennesima protesta shock dei no-greenpass che, vestiti da deportati ebrei, protestavano contro la presunta dittatura (sanitaria o meno) instaurata in Italia.

La prima considerazione, a proposito di queste manifestazioni, sembra essere quella che i partecipanti non sono tutti no-vax. Ce ne sono, e tanti. Ma il vero obiettivo della protesta non è il vaccino e forse neppure la presunta discriminazione fra chi ha il green pass e può fare cose e chi non lo ha e queste cose non le può fare. Sì, i proclami contro la sottrazione di un diritto fondamentale come il lavoro per chi non si vaccina o reputa troppo oneroso sottoporsi a continui tamponi si sprecano. Ma il vero obiettivo – secondo me – non è neppure questo.

Riflettiamo, nella maggior parte dei casi i no-greenpass non contestano la validità e l’efficacia del vaccino, bensì una presunta compressione delle libertà costituzionali, disposizioni governative peraltro confermate dai vari tribunali aditi, da Consiglio di Stato alla Corte dei diritti dell’uomo.

Ma perché? Cosa sta succedendo?

Una ideuzza io ce l’avrei. Per la prima volta, in Italia stiamo sperimentando la vera forma di democrazia (vi ricordate il discorso di Pericle agli ateniesi?) ossia una collegialità nelle decisioni, ma poi eseguite senza ridiscuterle ogni momento.

Fino all’anno scorso, prima del Governo Draghi, il Governo prendeva una decisione, sempre oltre il limite del compromesso, ma, poi, queste decisioni non venivano attuate, se non annacquate da continui ulteriori compromessi con parti sociali, sindacati, associazioni, terzi o quarti settori etc. etc. fino a diventare acqua fresca per il compiacimento e l’immagine pubblica di chi, dopo l’approvazione nelle sedi competenti, continuava a contestare – anche in modo violento – le disposizioni prese.

Oggi, la vera democrazia è in campo in Italia. Il Governo, spessissimo all’unanimità, prende una decisione e questa decisione viene attuata.

Ovviamente questo esercizio di democrazia va di traverso a tutti quei gruppi e gruppuscoli che, nella contestazione, trovano la loro vita e la loro visibilità e che piagnucolano il loro essere vittima di uno Stato Dittatoriale. Dittatoriale sol perché non condivide la loro contrarietà e la loro protesta, spesso violenta, contro decisioni prese secondo i dettami della Costituzione.

Si è visto in questi giorno che questi gruppi rifiutano ogni compromesso, vogliono che gli organi di informazione trasmettano solo quello che vogliono loro e le loro idee senza alcun contraddittorio. Vedi i partecipanti ai rave party di Viterbo e del Piemonte che assalgono i giornalisti.

Viviamo in una democrazia rappresentativa: noi cittadini eleggiamo i nostri rappresentanti al Parlamento che danno, o meno, la fiducia ad un Governo che può essere sfiduciato in un qualsiasi momento con un semplice voto.

Le decisioni del Governo, se prese con Decreto legge e approvate (e tutte quello sul Green Pass lo sono) passano al vaglio del Parlamento e, quindi, sono pienamente conformi alla Costituzione, ma a questi “nuovi contestatori” non vanno bene solo perché sono contrarie al loro pensiero.

Insomma, io ritengo che la protesta montante contro le misure del Governo Draghi sia dovuta al “restringimento della mangiatoia” dove si alimentavano tutti questi gruppi e gruppuscoli.

Non dimentichiamo che, nella “mangiatoia” ci sono i quasi 200 miliardi del Recovery Fund.

Una reazione al “dirigismo” del Governo Draghi, allora?

Forse sì, ma c’è un altro aspetto da considerare. Da una parte i fatti: Draghi fu chiamato per frenare la pandemia, per stilare il Piano di Ripresa e Resilienza e per risollevare l’economia.

La campagna di vaccinazione è un successo che vede l’Italia ai primissimi posti in Europa, il Piano di Ripresa e Resilienza è stato approvato dall’Unione europea e l’economia italiana, con previsione del PIL al +6%, ha ricevuto il plauso anche di Standard e Poor’s.

E allora? Allora – sempre secondo la mia opinione – il dissenso e le manifestazioni sono troppo variegati per essere spontanei. Chi dà i soldi a Puzzer per il suo Tour da Trieste a Genova da aspirante politico? Chi e cosa hanno promesso alla vicequestora Nunzia Schilirò per affossare la sua promettente carriera? Perché persone, una volta conosciute per la loro intelligenza e competenza, come Carlo Freccero, Massimo Cacciari e Alessandro Barbero si espongono al pubblico ludibrio nei salotti talk show con le loro balzane idee anti vaccino e anti green pass?

Sono eterodiretti? Forse. Ma da chi?

E qui le ipotesi si allargano. L’Italia scelta da Russia e Cina come anello debole del multilateralismo osteggiato da queste due Nazioni? La Destra italiana che cerca di far saltare il banco per andare ad elezioni e gestire i soldi del Recovery Fund?

Spingere Draghi ad accettare la nomina a Presiedente della Repubblica (promoveautur ut amoveatur) per inserire qualcuno più docile alla spendita dei soldi del Recovery Fund nella delicata casella di Presidente del Consiglio dei Ministri?

Destabilizzare l’Italia, nazione in crescita, perché una nazione “alla canna del gas” fa sempre comodo”?

Penso che, nei prossimi mesi ne vedremo delle belle!!!

sergioferraiolo

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