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Il Governo Meloni è in carica da (relativamente) poco tempo: ha giurato il 22 ottobre 2022, ma è di gran lunga il Governo che, fin ora (al peggio non c’è mai limite), ha collezionato più figuracce, pastrocchi, retromarce di tutti gli altri. Divisioni interne, si dice. Altri parlano di impreparazione e/o ignoranza e voglia di apparire sui media.

Ho raccolto in questo post solo una serie di provvedimenti a “dir poco” strani che, magari, ne sottintendono altri o sono  frutto della fretta o della improvvisazione.

L’elenco è lungo, se non ci sbrighiamo, facciamo notte.

Ve ne racconto alcuni

  1. Il Caso del Rave Party e Ordine pubblico.
  2. Navi ONG.
  3. Questione del Porto sicuro di sbarco.
  4. Medici NOVAX
  5. Aumento del tetto di circolazione del Contante e uso del POS.
  6. Caro benzina.
  7. Estensione della Flat Tax.
  8. Poutpourry di svarioni vari.
  1. IL CASO DEL DECRETO ANTI RAVE

IL governo si è appena insediato e deve dare subito una prova di machismo: legge e distintivo, povero chi ci capita.

E ci sono capitati  quei non proprio bravi ragazzi che, in migliaia, occupano, vicino Modena, a fine ottobre uno spazio privato, sparano musica tecno a palla, vendono droga e arrosticini senza alcun controllo e parlano della “loro libertà di fare quello che vogliono”. Ovviamente a nessuno piace questo andazzo dove il proprietario dell’area occupata si trova con centinaia di migliaia di euro di danni e qualche “bravo ragazzo” ci può anche lasciare la pelle come accaduto l’anno scorso a Viterbo a Gianluca Santiago.

Qualche provvedimento ci vuole, anche per dimostrare la forza del nuovo Governo che, tramite il Ministro dell’interno produce un Decreto Legge talmente raffazzonato che avrebbe provocato la bocciatura di qualsiasi studente di giurisprudenza.

La norma Anti rave del Decreto legge 31 ottobre 2022 n. 162 è questa:

 “1.    Dopo l’articolo 434 del codice penale è inserito il seguente:

«Art. 434-bis (Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica). – L’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica.

Chiunque organizza o promuove l’invasione di cui al primo comma è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000.

Per il solo fatto di partecipare all’invasione la pena è diminuita.

E’ sempre ordinata la confisca ai sensi dell’articolo 240, secondo comma, del codice penale, delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato di cui al primo comma nonché di quelle utilizzate nei medesimi casi per realizzare le finalità dell’occupazione.».

2.    All’articolo 4, comma 1, del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, dopo la lettera i-ter), è aggiunta la seguente: «i-quater) ai soggetti indiziati del delitto di cui all’articolo 434-bis del codice penale.».

3.    Le disposizioni del presente articolo si applicano dal giorno successivo a quello della pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.”

Già ad una prima lettura si intende che il Governo accumuni i partecipanti ai rave ai mafiosi, vista l’entità sproporzionata della pena (da tre a sei anni di reclusione, quando chi uccide una persona in auto in stato di ebbrezza rischia “solo” dai 5 ai 10 anni), superiore all’omicidio colposo che permette sempre intercettazioni telefoniche anche a carico di minori e l’inserimento dei partecipanti nel codice antimafia.

A parte il fatto che in un Decreto Legge AntiRave, riferimenti alla musica o al “RAVE Party” non ce ne sono proprio, ingenerando il dubbio che la norma serva anche ad altri scopo come quello di sanzionare raduni studenteschi (vedi le manganellate alla Sapienza del 25 ottobre 2022 oppure le occupazioni di fabbriche) , all’interno del testo c’è un errore marchiano. E scritto: “…allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica…”. Ora, in diritto le parole sono importanti. Con questa dizione “può derivare”, qualsiasi comportamento potrebbe far scattare il reato (una persona che cammina sotto un muro pericolante, una persona che cammina sul cornicione, una persona che si avvicina troppo alla griglia dove arrostiscono gli arrosticini di contrabbando, una persona che – per vedere meglio – si arrampica sul palo.) tutte situazioni che, al limite potrebbero portare ad un pericolo, ma chi giudica queste azioni come possibili di ipotetico pericolo? Un questurino di passaggio?  Chissà…. La dizione giusta era “Quando dallo stesso deriva un concreto pericolo per l’ordine pubblico”. Ci vuole la concretezza nell’ipotesi delittuosa.

La norma viene dal Viminale, ma, d’altronde che volete pretendere da un ministro che, fino a pochi mesi fa, Prefetto di Roma e quindi supremo garante dell’ordine pubblico nella provincia, l’ordine pubblico se lo fece dettare il 14 luglio 2021 da Bonucci e Chiellini che imposero – in piena pandemia – un corteo, non previsto, anzi vietato, con il pullman dei calciatori vittoriosi agli europei circondati da migliaia di “tifosi” ovanti e assembranti. Reazione del Prefetto (riportata da “Giornale di Sicilia”: «Non era previsto, lo hanno “imposto” Bonucci e Chiellini», ridicolo, non vi pare?). E chi era ancora il Prefetto di Roma quando, il 9 ottobre 2021, in una manifestazione autorizzata in maniera statica (sì, c’era ancora il COVID) si scopre che Giuliano Castellino (leader di Forza nuova e agli arresti domiciliari)  arringava il popolo dal palco col megafono e che gli agenti di polizia non impediscono di andare alla sede della CGIL e devastarla? Sempre l’attuale ministro dell’interno che, evidentemente, nei due episodi soprariportati  ha assunto la figura di Quinto Fabio Massimo, ma, ora, forse coperto dal suo antico ministro, gli è venuta voglia di fare presto, anzi prestissimo.

Fortunatamente a correggere i marchiani errori del Decreto Anti-RAVE ci ha pensato il parlamento: trasformando il folle comma in uno più “onesto”. Dal 31 dicembre 2022  (legge di conversione 30/12/2022 n. 199 la norma “con errori” è diventata questa:

L’articolo 5 è stato così modificato: “1.    Dopo l’articolo 633 del codice penale è inserito il seguente:
«Art. 633-bis (Invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l’incolumità pubblica). – Chiunque organizza o promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento, è punito con la reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000, quando dall’invasione deriva un concreto pericolo per la salute pubblica o per l’incolumità pubblica a causa dell’inosservanza delle norme in materia di sostanze stupefacenti ovvero in materia di sicurezza o di igiene degli spettacoli e delle manifestazioni pubbliche di intrattenimento, anche in ragione del numero dei partecipanti ovvero dello stato dei luoghi.
E’ sempre ordinata la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato di cui al primo comma, nonché di quelle utilizzate per realizzare le finalità dell’occupazione o di quelle che ne sono il prodotto o il profitto».
9

1-bis.    All’articolo 634, primo comma, del codice penale, le parole: «nell’articolo precedente» sono sostituite dalle seguenti: «negli articoli 633 e 633-bis».10

Le pene sono rimaste le stesse ma circondate da severi paletti quali “il concreto pericolo per la salute pubblica”, “l’inosservanza di norme in materia di sostanze stupefacenti” o “in materia di sicurezza degli spettacoli pubblici”. E tutto ciò ovviamente quando si organizza un Rave Party, non una manifestazione qualsiasi come poteva sembrare dalla prima stesura.

E, ovviamente, il Parlamento ha soppresso il comma 2 che inseriva i partecipanti “fra i mafiosi”.

  • NAVI ONG

Evidentemente questo è un governo cocciuto e impara poco dagli errori che la sua part politica commetteva poco più di 4 anni fa. Allora il ministro dell’interno Salvini, di cui l’attuale ministro dell’interno era il Capo di Gabinetto, per far vedere che era un uomo forte, se la prese, nel 2018/2019 con le navi delle ONG (Organizzazioni non Governative) che – stazionando nel canale di Sicilia prendevano a bordo i naufraghi/profughi provenienti dalla Libia e li sbarcavano in Italia. Anche allora la percentuale di questi naufraghi/profughi era ridicola sulla massa di profughi che arrivavano (non solo via mare) in Italia, circa il 10%. Eppure quello delle navi ong fu il bersaglio scelto dal Salvini e dal Governo giallo-verde. Come tutti si ricordano il risultato fu che andarono a sbattere! Tutti i profughi/naufraghi furono fatti sbarcare, salvo quelli di una nave che, buon cuore, la Spagna si dichiarò disposta ad accogliere. Querele di Salvini contro la Capitana Rakete, vittoria dela Rakete in tribunale. Salvini ha ancora un paio di processi in corso per non aver fatto scendere i profughi/Naufraghi nei porti italiani.

Dalle esperienze negative si prende esempio; qui pare di no. L’attuale ministro dell’interno, forse – chissà – imbeccato dal suo predecessore, ha di nuovo dichiarato guerra alle Navi ONG.

Subito, il 4 novembre 2022, emette un decreto “che vieta alla nave ONG Humanity 1 di sostare nelle acque territoriali nazionali oltre il termine necessario ad assicurare le operazioni di soccorso [non di sbarco] e di assistenza nei confronti delle persone che versino in condizioni emergenziali e in precarie condizioni di salute segnalate dalle competenti autorità nazionali”. Quindi sbarchi selettivi: assistenza medica solo a chi sta male e (forse) ai minori, divisione di famiglie e completo disinteresse per la sorte di chi deve rimanere a bordo e della nave che deve ripartire subito con il suo “carico residuo” [di esseri umani].

Dispositivo breve ma oserei dire spaventoso. Ma qualche chicca si trova anche nel preambolo che occupa oltre il 90% dell’intero decreto: salta agli occhi la citazione del Regolamento (CE) 14 settembre 2016, n. 2016/1624, relativo ala guardia di frontiera europea, che, come è facilmente riscontrabile nella sezione EUR-LEX di Europa.eu al link https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A32016R1624&qid=1673607586771 non è più in vigore dal 31/12/2020.

Strana poi tutta la polemica con la Germania , Paese di Bandiera della nave Humaniti1, con richiesta di informazioni, doglianze sul fatto che le operazioni di soccorso siano avvenute al di fuori della zona SAR italiana senza alcun coordinamento italiano, che le operazioni siano avvenute “in contrasto con lo spirito (sic!) delle norme internazionali, europee e italiane in materia di sicurezza dele frontiere [135 profughi/naufraghi sono un pericolo per le frontiere?] e, soprattutto, una asserita responsabilità a prendersi i profughi da parte dello Stato di Bandiera o a far ricevere la domanda di asilo dal Comandante della nave di bandiera, mai citato fra i luoghi esclusivi dove di può presentare dall’articolo 3 della Direttiva Procedure 2013/32/UE del 26 giugno 3013? o, quando è noto che la responsabilità dello Stato di bandiera si limita a fatti successi sulla nave in acque internazionali, tipo omicidi, rapine, questioni amministrative, e, puranche, matrimoni. Pensate un attimo alla questione dei fucilieri di Marina che il 15 febbraio 2012 avrebbero ucciso due pescatori  indiani pensando fossero pirati (vedi a questo link: https://it.wikipedia.org/wiki/Caso_dell%27Enrica_Lexie#:~:text=19%20febbraio.,che%20in%20una%20normale%20prigione.) l’India non se l’è mai presa con lo Stato italiano, ha tenuto la nave sequestrata per due mesi perle necessarie indagini e l’ha poi rilasciata, La querelle, poi finita bene, era incentrata sull’accusa personale che l’India faceva ai due Marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girotti pretendendone la messa in stato di giudizio [ma la motivazione non è mai stata esplicitata] e coinvolgendo solo parzialmente l’Italia nell’errata convinzione che, essendo due militari, fossero alle dirette dipendenza dell’Esercito italiano, pensando che fossero due militari in servizio effettivo, ma il coinvolgimento “penale” dell’Italia cessò quando fu spiegato che i due marò erano in missione antipirateria, prestati dalla Marina, un po’ come due guardie giurate. La situazione è confusa, quindi per le norme internazionali la responsabilità dello Stato di bandiera non è certa per l’accertamento dei fatti criminosi avvenuti in acque internazionali e senza coordinamento statuale. La questione fu, in pratica, risolta con un accordo stragiudiziale in denaro che l’Italia – a titolo di risarcimento – versò alle famiglie delle vittime indiane, visto che il risarcimento per gli incidenti dovrebbe essere contemplato nel contratto di ingaggio.

E la polemica Meloni – Macron? Sterile e controproducente. La Meloni estrapolando da un colloquio con Macron la disponibilità di questi a prendersi una nave. Macron negò l’accordo spiegando che avrebbe offerto solo un aiuto.

Ne vale la pena per 300 persone contro le migliaia che sbarcano?

  • QUESTIONE DEL PORTO SICURO DI SBARCO

C’è una sottigliezza da spiegare, un pertugio ove potrebbe, con grandi perdite, infilarsi il Governo italiano; mi sono studiato la questione e l’ho sottoposta a giuristi e uomini specializzati in legge del mare. Non ne voglio ripetere perché è lunga e complicata. Chi volesse approfondirla la trova su questo stesso blog, all’articolo “Le leggi del mare e i migranti” al link https://sergioferraiolo.com/2022/11/16/le-leggi-del-mare-e-i-migranti/

Riassumo: la competenza è quasi tutta di origine “Nazioni Unite”, di Europa c’è poco (UNCLOS, SOLAS, Convenzioni SAR sono strumenti internazionali extraeuropei e alla quale l’EU aderisce, ma l’egida è delle Nazioni Unite.

Premetto che in tutte le convezioni il soccorso, in caso di naufragio o in caso di pericolo di naufragio (Distress), è sempre obbligatorio da parte di chicchessia, che sia Stato Coordinatore (come noi sempre in Mare nostrum) o che non lo sia. L’obbligo di indicare un porto di sbarco sicuro è più controverso: c’è un buco normativo.

Il casus belli (non previsto dalle convezioni (piuttosto vecchiotte)) è un salvataggio compiuto in una zona SAR (Search and Rescue) di un Paese dove non possono essere sbarcati i naufraghi. Penso alla Libia, da dove scappano e che li tortura, ma penso anche alla Tunisia che non ha ratificato alcune convezioni e restituisce alla Libia o agli altri Paesi dell’Area subsahariana i naufraghi. Insomma una nave privata, non coordinata da alcuno Stato rivierasco come quelle dele ONG che agiscono autonomamente chiedendo il porto sicuro dalle acque libiche, dopo aver compiuto il salvataggio, dopo aver assolto all’obbligo di soccorso, non ha uno Stato rivierasco a cui chiedere un porto di sbarco. In queste condizioni Italia, Grecia, Cipro, Malta, Grecia, Spagna, Croazia sono, sul piano del diritto, sulla stessa linea: hanno gli stessi doveri di indicare il port sicuro di sbarco.

Devo dire però, per verità di narrazione, che qualche anno fa circolava sui tavoli di Bruxelles un documento denominato “COMMISSION STAFF WORKING DOCUMENT For the Council Shipping Working party IMO -Union submission to be submitted to the 7th session of the Sub-Committee on Navigation, Communication and Search and Rescue (NSCR 7) of the IMO in London from 15-24 January 2020 setting out a preliminary draft structure and proposal for a revision of the Guidelines on places of refuge for ships in need of assistance, annexed to resolution A.949 (23)” laddove a pagina 26, (appendice 1 alla sezione 4) si dice che:”Deciding which coastal State’s competent authority to be in the lead. If a PoR is requested when no SAR operation has taken place, the deciding factor should be the Maritime Assistance Service (MAS) declared by the state in whose area of jurisdiction the shipis located. If there is no MAS declared, in the first instance the State with jurisdiction over the waters in 27which the ship is located (eg. through a declared EEZ) should co-ordinate the PoRrequest unless and until an agreement has been reached to transfer coordination to another coastal state”.

Quindi, se la mia traduzione è esatta, quando non c’è una zona SAR di riferimento, il PoR (Place of Refuge) viene spostato allo Stato che ha ricevuto la relativa richiesta e nella cui zona SAR si trova la nave. Pertanto il vuoto normativo sarebbe colmato.

Sinceramente non so se e quando questa “proposta” diventerà norma cogente, o se lo sia già diventata.

Ma la questione è un’altra: conviene politicamente all’Italia, per eliminare il 10% dei profughi/naufraghi, portare avanti tutta questa querelle politico/diplomatica, isolandoci dall’Europa che conta e non ricevendo alcun vantaggio dai Paesi dalla linea dura come Ungheria o Polonia? Non era meglio farli sbarcare e poi affidarsi, come sempre alle loro gambe? Si sa bene che l’Italia è al quarto posto in Europa per domande di asilo: in caso di rilocazione forzata dovrebbe prenderne, non darli. L’Europa è la patria del compromesso: tu ti prendi un po’ di profughi, io dopo un po’ ne lascio entrare qualcuno e non ti rompo le scatole sui tuoi conti pubblici disastrosi.

E, invece no, il 2 gennaio 2023, sulla Gazzetta Ufficiale, compare il “Decreto Legge 2 gennaio 2023 n. 1, recante “misure urgenti per la gestione di flussi migratori” che reca alcune modifiche all’articolo 1 del Decreto legge 21 ottobre 2020, n. 130” (uno dei decreti sicurezza).

Nel testo previgente, nel secondo comma dell’articolo 1 erano inserite le norme “cattive” [divieto di attracco, divieto di transito e sosta nelle acque territoriali etc.]. Il Nuovo decreto legge , invece, le “sospende” se la nave ONG  fa la brava e osserva tutta una serie di prescrizioni dettate dal Governo “autorizzazioni al soccorso [ma non era obbligatorio?] , immediata richiesta di porto di sbarco, divieto di soccorrere, durante il tragitto altra imbarcazione in difficoltà [Ma il soccorso non era obbligatorio?],  fornire tutte le informazioni e gli elementi richiesti prima ancora dello sbarco. Nei casi di violazione si applica al comandante la sanzione amministrativa [applicata quindi dal prefetto, organo più malleabile, e non penale adottata da un magistrato] da 10.000 a 50.000 euro con responsabilità solidale estesa all’armatore e al proprietario [generalmente ignari dell’accaduto: responsabilità oggettiva?], la nave è sottoposta a fermo amministrativo e alla confisca in caso di reiterazione.

Norme come si vede, quasi inapplicabili che, in alcuni casi configurerebbero il reato di “omissione di soccorso”: “Poverini state già affogando, ma non vi possiamo prendere a bordo perché abbiamo già un altro carico di naufraghi e dobbiamo chiedere l’autorizzazione suppletiva, se sarete ancora vivi quando e se arriverà, potremo prendervi a bordo!”

Vedremo il Parlamento cose ne farà.

Ma non è finita: assegnazione del porto sicuro sempre più lontano. Si sta infatti verificando che l’assegnazione del porto di sbarco sia concessa in porti ubicati in Regioni sempre più al  nord e, pare, governate da giunte di sinistra: Taranto, Livorno,  Genova, Ancona o, vedi qui, https://www.dire.it/08-01-2023/857817-opposizioni-governo-navi-ong-migranti-porti-lontani-citta-centrosinistra/;  oppure qui, ove, suo “Post” viene spiegato il problema: https://www.ilpost.it/2023/01/08/navi-ong-ancona/.

Lo scopo è perfido: allungare la sofferenza e allungare il tempo in cui la nave starà assente dal canale di Sicilia.

  • MEDICI NOVAX

Il Decreto Draghi, in piena pandemia, aveva sospeso l’eserizio della professione ai medici che non si fossero voluti far vaccinare. Norma a tempo in attesa che la pandemia COVID svanisse. Il Governo attuale che fa? Invece di starsene buono e aspettare la scadenza naturale del decreto al 31 dicembre 2022, anticipa il loro rientro al 1° novembre 2021: 60 giorni d strizzate d’occhio ai novax. Notate che negli  ospedali ci vanno non certo le persone belle sane e forti, ma quelle deboli , bisognose di cure, anche oncologiche e immunodepressi. Si sono presi critiche gratuite molto facilmente evitabili. Ma – si sa – le strizzate d’occhio al mondo antagonista e novax valgono molto di più.

  • AUMENTO DEL CONTANTE E POS

Fra le primissime misure – attesissime e ritenute indispensabili dagli italiani – c’era l’aumento del limite di circolazione del denaro liquido che quest’anno doveva scendere sotto i 1000 euro. Io non sono un indigente, ma nel mio portafoglio per convenienza o paura di rapine, al massimo girano 3 o 4 pezzi da 50 euro. A chi serve girare “legalmente” con 10.000 euro, come diceva Salvini? Solo a chi non vuole farsi tracciare: chi paga a nero la colf, chi si fa ridipingere a nero una stanza, che si fa aggiustare l’auto senza chiedere fattura (e senza garanzia!!!), ai magnati russi che si fanno belli nelle gioiellerie regalando gioielli alle loro donne senza che ne venga lasciata traccia? Negli altri Paesi, ma i nostri politici sono tutti casalinghi, il contante è quasi scomparso anche al bar: vicino alla cassa, c’è una fessura o un attrezzo dove il cliente infila o  appoggia la carte di credito e il caffè è pagato, alla faccia di Salvini che dice “chi vuol pagare il caffè con la carte di credito è un rompiballe!!!, io voglio pagare come mi pare”. Paga pure come ti pare, ma lascia che anche io possa pagare come mi pare. E, infatti, la norma sul contante è stata dimezzata e ritirata quella sul POS.

E dire che alcune prime giustificazioni del Governo erano che “ce lo chiedeva l’Europa!”. Mica vero! Semplicemente l’Europa aveva chiesto non solo all’Italia, ma a tutti gli Stati membri che volevano rendere obbligatorio l’uso del POS, quali tutele avrebbero adottato nei confronti delle fasce deboli che on potevano permettersi i costi dei conti correnti bancari. Qui in Italia era il contrario: fino ad una certa somma era POS che poteva essere vietato!!!!

Oppure che per le piccole transazioni il POS era troppo oneroso per i commercianti. A parte il fatto che quasi tutte le aziende non prendono commissioni fino a 10 euro di transazione, basta andare a questa pagina di Google per conoscere quanto effettivamente poco costi il POS: https://www.google.com/search?q=POS&rlz=1C1PRFI_enIT946IT947&oq=POS&aqs=chrome..69i57j46i199i433i465i512j46i131i199i433i465i512j69i60j69i65j69i61j69i65l2.13485j0j4&sourceid=chrome&ie=UTF-8

  • CARO BENZINA

Il 24 febbraio 2022 scoppia la guerra fra Russia e Ucraina. Voi tutti sapete che il prezzo delle merci comuni non subito deperibili (grano, olio, petrolio, gas) non lo fa il venditore, ma le Borse (famosa, per il Gas, quella di Amsterdam). Lì gli investitori (raccoglitori di risparmi: sì, nei loro fondi ci sono anche le vostre pensioni) che possono muovere giornalmente migliaia di miliardi hanno scommesso (sulla guerra si scommette facile) che Putin avrebbe, per ritorsione, chiuso i rubinetti del gas vero l’Europa. Allora, per mezzo dei cd. contratti futures, hanno a febbraio comprato a marzo a prezzi da capogiro contratti di futura fornitura di gas, scommettendo sul sicuro rialzo; quando i futures galoppano non si può fermarli: se falliscono, falliscono anche i denari dei contribuenti, pensioni, risparmi che ci sono dentro. Una vota realizzato quello che dovevano realizzare i grandi gruppi speculativi si sono ritirati dal mercato e il prezzo dell’energia (GAS, benzina, petrolio,) è cominciato a scendere.

Il Governo Draghi tentò di metterci una pezza [sappiamo che se aumenta il gasolio su cui tutto viaggia in Italia, tutto aumenta di prezzo] diminuendo le accise sul carburante di 18 centesimi e il prezzo alla pompa scese di 18 centesimi. Il provvedimento era provvisorio e si se bene che, in Italia, quando i prezzi salgono, sono molto restii a salire. Il 31 dicembre – scaduto il decreto Draghi – il prezzo alla pompa è tornato su di 16 centesimi (confermando la lenta discesa dei prezzi) Alte grida di aiuto da parte degli auto trasportatori: il Governo intervenga. La Meloni, ingenua come sempre, ha fatto sapere che non aveva il miliardo al mese per pagare un nuovo abbassamento dele accise. [Ma i soldi per i 12 minicondoni e per l’estensione della flatTax, li aveva e la diminuzione delle accise era scritta nero su bianco nel programma elettorale di Fratelli d’Italia]. Ma si sa, le proteste, specialmente quelle degli autotrasportatori, anche se non siamo in Cile, fanno breccia. Con rapidità il Decreto sulle accise è cambiato: se i prezzi aumenteranno, il Governo ci metterà una pezza.

  • ESTENSIONE DELLA FLAT TAX

Un’altra mossa singolare del Governo è stata quello di aumentare alle partite IVA fino a 80.000 Euro il regime forfettario del 15% di tasse. Lo so che in questo 15% non c’è la previdenza, ma anche io lavoratore dipendente, oltre a pagare l’IPEF nazionale, regionale e comunale, ogni mese pagavo ben 1.500 euro di previdenza.

Ora, per esempio un geometra assunto regolarmente con contratto a tempo indeterminato paga gli esosi scaglioni dell’IRPEF. Chi è a partita IVA no e paga soli il 15%! Qualcuno mi sa spiegare il perché?

  • SVARIONI VARI (poutpourry)

L’Italia deve essere digitale: il Governo vuole fermare l’invio delle prescrizioni delle analisi e delle medicine on-line che tanto tempo e assembramenti aveva fatto risparmiare. Poi fa retromarcia.

Salvini se la prende con i biscotti OREO perché contengono carbonato di ammonio, additivo alimentare usato da decenni per l’alcalinizzazione, la lievitazione e la produzione del cacao in polvere sotto il rigido controllo delle agenzie Italiane ed europee. Mai si è levata voce che facesse male.

Paradossi Covid: ogni cinese che entra in Italia viene “tamponato”, ogni italiano, positivo da 5 giorni, se non presenta più sintomi evidenti pi uscire e rientrare nella comunità.

 La ministra del Turismo (che con la tutela del mare e delle spiagge non c’entra nulla) esordisce chiedendo che tutte le spiagge libere che siano sporche o in preda a tossicomani vengano recintare ed assegnate a gestori privati [Ma sono mai andati a vedere le splendide spiagge libere francesi o spagnole, dove i servizi privati si limitano al bar, al ristorante a qualche campo di pallavolo o racchettoni ed il resto, pulitissimo, è lasciato alla ibera fruizione dei bagnanti?].

Sempre Salvini si dice inorridito per la strage stradale di Alessandria “non basta la prevenzione se si va in 7 in auto”; peccato che quell’auto fosse effettivamente omologata per sette persone a bordo!!!

Dante ha inventato il pensiero di Destra: Il Ministro Sangiuliano oggi ha dichiarato che “Dante è il fondatore del pensiero di destra italiano”. Molte polemiche per tanta ignoranza. Evidentemene nel 1200 non c’erano solo i Guelfi e i Ghibellini, ma anche i fasci e i rossi!!

Chissà perché, ma in questo il Governo non c’entra, vista la mala parata e l’incriminazione del Padre, tutti i figli di Bolsonaro, l’ex Presidente del Brasile, hanno chiesto la cittadinanza italiana. Se si fugge, si va dagli amici.

A Roma passeggiano i cinghiali? Il Governo apre alla possibilità di cacciarli “per motivi di sicurezza stradale anche in aree protette e in città”. L’emendamento sarà attuabile anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto. A coordinare le operazioni sono preposti il Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dei Carabinieri, che potrà avvalersi dei cacciatori riconosciuti, delle guardie venatorie e degli agenti delle Polizie locali e provinciali munite di licenza. Con la peste suina in atto è pericoloso uccidere i cinghiali in strada e lasciarne lì la carcassa a disposizione degli altri animali. Il Governo non sembra preoccuparsene.

Ovviamente non è un elenco esaustivo, ma sono provvedimenti di cui il governo va fiero. A me sembra ormai di vivere in una nazione barzelletta. Certo, Monti e Draghi non li aveva eletti nessuno, ma non notate alcuna differenza? Per quanto tempo vogliamo continuare con quest Governo a fare figuracce?

Pericle – Discorso agli Ateniesi, 431 a.C.

Pericle
Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.

Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.

Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Pericle – Discorso agli Ateniesi, 431 a.C. (*)

Tratto da Tucidide, Storie, II, 34-36

(*) Errata corrige: inizialmente era stata indicata la data del 461 a.C., riportata da diverse fonti, ma in realtà il discorso, secondo Tucidide, è stato pronunciato all’inizio della Guerra del Peloponneso (431 a.C. – 404 a.C.)

Vi siete accorti che lo slogan di questa campagna elettorale è GRATIS?
Sì, tutto è gratis. La diminuzione delle tasse è gratis perché si autofinanzia da sola. Se vi volete rifare la casa è gratis perché noi non vi diamo il 100%, bensì il 110%. Vi facciamo andare in pensione prima ed è gratis perché i costi saranno sostenuti dalla maggiore (?) occupazione. Le pensioni minime saranno aumentate a 1000 euro ed è gratis perché i maggiori costi saranno compensati dalle maggiori spese che i pensionati faranno con questo maggiore introito.

E, poi, c’è la madre di tutte le coperture: il maggiore introito derivante dalla strenua lotta all’evasione fiscale!
Tutto gratis. I soldi basta sotterrarli che cresceranno sugli alberi, come in Pinocchio.
Il reddito di cittadinanza non costa nulla perché i percettori di tale reddito lo spendono e così il PIL aumenta.
Ci crediamo tutti, vero?
Direi di sì. Ormai è dalla discesa in campo dell’uomo di Arcore che, come babbei, abbocchiamo all’amo.

https://www.amazon.it/dp/B0B9CHBCQ6/

Allora…vediamo un po’:

La pandemia l’abbiamo avuta due anni fa e c’è ancora; i contagi aumentano esponenzialmente, ma portare la mascherina è ormai fuori moda.

la guerra alle porte di casa l’abbiamo avuta 145 giorni fa e c’è ancora, e va sempre peggio;

Il caro bollette l’abbiamo avuto e c’è ancora. Addio docce lunghissime e 24 gradi nelle case d’inverno.

Il gas non ce lo avevamo e non ce lo abbiamo tuttora, Anzi oltre a quel cattivaccio di Putin, ora anche la Libia ci taglia le forniture del 25%;

Draghi e Mattarella ce li avevamo e (per fortuna) ce li abbiamo ancora: fa un po’ pena però vederli andare in giro per il mondo, finanche in Mozambico con il cappello in mano ad elemosinare un po’ di gas;

Il sole l’abbiamo sempre avuto e continuiamo ad averlo (forse troppo) , quello che manca da parecchio è la pioggia. Quindi alla lista aggiungiamo pure una forte siccità: rubinetti sempre aperti, mi raccomando. E non dimenticate di lavare l’auto.

le fibrillazioni politiche le abbiamo sempre avute e continuiamo ad averle con partiti che litigano non solo fra loro, ma piuttosto al loro interno, dividendosi a tal punto da sfidare la scissione dell’atomo. Ogni provvedimento deve tenere conto delle esigenze di 1235 persone che dovranno approvarlo;

dal 2018, da tre mesi dopo le scorse elezioni politiche, qualcuno minaccia la crisi di governo ed elezioni anticipate. Ma anche questo è normale nel Belpaese.

I treni e gli aerei continuano a partire ed arrivare in ritardo e basta il blocco di un solo binario per dividere per giorni in due l’Italia;

Su strada le code intorno a Firenze sono ormai connaturate al panorama;

C’è tutto?

No, mancava una cosa fondamentale; le cavallette!!!!! Tranquilli, ci sono pure quelle: la Sardegna ne è piena.

Lista completa? Sicuramente no: abbiamo tavolino selvaggio, la movida violenta, le spiagge proibite, lo sciopero preventivo (dei tassisti), gli incendi degli impianti di compostaggio perché la Capitale pulita non ci piace;

Bene, con questa lista in tasca, con 20 spade di Damocle sulla testa, ce ne possiamo andare in vacanza perché, si sa, nel Belpaese luglio e agosto sono sacri.

No, non è andato tutto bene.

Post Scriptum: da quando ho pubblicato questo post sto ricevendo numerose segnalazioni di altre e tremende piaghe che sono fra noi. Da ciò si denota una spiccata tendenza al pessimismo insita fra di noi.

Ne cito una: pare che il riscaldamento globale favorisca la diffusione della Candida Auris, un fungo resistente agli antibiotici, facilmente trasmissibile e con mortalità vicina al 30%.

No, nulla è andato bene

3 dicembre 2021,

Nel Consiglio dei ministri di oggi, con grande scalpore, è stata respinta la proposta del Presidente Draghi di “congelare” per un biennio la “riduzione delle aliquote”, con un prelievo di circa 20 euro mensili, per i redditi (lordi) superiori a 75.000 euro annui.
In sé lo spirito della proposta è giusto: chi più ha, qualcosa a chi ha di meno deve dare.
Quello che è sbagliato è sempre il metodo surrettizio della proposta: tassare ma senza dirlo, spacciandolo per un “contributo temporaneo”. La proposta, in questi termini, fa il paio con il “contributo di solidarietà” sulle pensioni alte, stabilito dal Governo Lega-Cinquestelle e poi giustamente cassato dalla Corte Costituzionale in quanto era una tassa mascherata che, in più, gravava solo su una parte dei contribuenti.

Se servono soldi si abbia il coraggio di tassare a viso aperto senza ricorrere a trucchetti, sotterfugi e cambi di nome.
Eppure esiste una strada maestra per risolvere questo problema. Nel nostro sistema IRPEF c’è una grossa anomalia: chi guadagna 75.001 euro lordi annui e chi ne guadagna 250.000 o 1.000.000 o 5.000.000 di euro paga la medesima aliquota marginale del 43%

Insomma i “benestanti” e i Paperoni pagano la stessa percentuale su uno scaglione che potrebbe essere infinito, con buona pace della Costituzione che stabilisce che il nostro sistema fiscale deve essere improntato a criteri di progressività.


Visto che stanno rivedendo le aliquote, il Governo abbia il coraggio di inserire una nuova aliquota marginale più alta per i redditi, ad esempio, superiori ai 100.000 o ai 200.000 euro.

Se si ritiene che sia scandaloso guadagnare più di 75.000 euro (lordi) annui, anche se guadagnati onestamente, il Governo (e il Parlamento) abbiano il coraggio di dirlo apertamente e inseriscano un’aliquota marginale maggiore.

Ma non ne hanno il coraggio. Nessun Governo, nessun Parlamento, ad un anno (o meno) dalle elezioni, vuol passare per quello che ha aumentato le tasse.

Vedrete che si inventeranno un altro sotterfugio, un’alchimia finanziaria, un altro contributo di solidarietà (ah, che senso di bontà viene dalla parola solidarietà) provvisorio, eh; magari una sequela di “provvisori”, così nessuno potrà dire che hanno elevato le tasse andando ad incidere solo sui lavoratori dipendenti, gli unici che – per forza di cose – denunciano redditi superiori ai 75.000 euro (sempre lordi).

Qualche giorno fa il tema del Crocifisso, dopo le fiammate del 2006, 2009, 2011 e 2018 è tornato – devo dire molto stancamente – agli onori della cronaca giornalistica.

Ricapitoliamo brevemente la storia che, fino al 2018, è già stata oggetto di un lungo articolo di questo blog che trovate qui https://sergioferraiolo.com/2018/07/25/ieri-il-crocifisso-ha-fatto-impazzire-twitter/ e quindi non mi dilungo più di tanto, rimandandovi all’articolo per la questione..

Nel 2006, una cittadina italiana, la Signora Soile Lautsi adisce la CEDU per chiedere la rimozione del crocifisso dalle aule scolastiche considerandolo un ostacolo all’educazione laica che impartisce ai figli. La CEDU, nel 2009, dà ragione alla signora Lautsi (qui la sentenza), ma la Grande Chambre (organo di appello), nel 2011, ribalta la decisione di primo grado (qui la sentenza).

Grandi festeggiamenti negli ambienti cattolici che vedono nella sentenza della Grande Chambre la resurrezione (sì, siamo proprio in tema) della “religione di Stato” vigente prima della nostra attuale Costituzione (vedi articolo 1 dello Statuto Albertino) e la soluzione alla controversa interpretazione dell’articolo 7 dell’attuale Costituzione [Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale]. Controverso è se l’articolo 1 del Concordato del 1929 che riconosce la religione Cattolica come unica religione dello Stato, pur se “considerato non più in vigore il principio, originariamente richiamato dai Patti Lateranensi, della religione cattolica come sola religione dello Stato italiano” (modifica dei patti lateranensi del 1984. Ricordate Craxi?) avesse ancora un qualche valore, visto che anche la modifica di Patti lateranensi del 1984 riconosce un indubbio rilevo, superiore a quello delle altre religioni alla Religione Cattolica Apostolica romana.

Quindi rimane tutto così come era, con il Crocifisso esposto nelle aule scolastiche ma – ed è questa la sorpresa – non come emblema delle Religione “prevalente nello Stato”.

Ricordo che l’esposizione del Crocifisso nelle aule scolastiche NON  è sancita da una legge, né esso è esposto come simbolo delle “regole” sotto le quali deve svolgersi l’attività scolastica.

Il Crocifisso, dalla nostra legge è considerato alla stregua di un armadio, di una lavagna, di una carta geografica: è un arredo scolastico, insomma. Le norme vigenti sono il R.D. 30 aprile 1924, n. 965 “Ordinamento interno delle Giunte e dei Regi istituti di istruzione media” (un semplice Regolamento, insomma) che all’articolo 118 dispone “Ogni istituto ha la bandiera nazionale; ogni aula, l’immagine del Crocifisso e il ritratto del Re” e il R.D.26 aprile 1928 n. 1297 . che, all’articolo 119 rinvia ad una tabella (allegato C) l’elenco degli “arredi scolastici” per ogni tipo di classe. Nell’allegato C, insieme al ritratto del re, alle carte geografiche, al cestino per la carta, alla lavagna, è indicato anche il crocifisso. Il crocifisso come arredo scolastico, quindi.

Forse consapevoli della debolezza della forma giuridica sull’esposizione del Crocifisso, nel 2018, a firma dei Deputati SALTAMARTINI, FEDRIGA, CASTIELLO, GRIMOLDI, GUIDESI fu presentato la proposta di legge A.C. 387 (qui il testo) intesa a imporre l’obbligo di esporre in luogo elevato e ben visibile l’immagine del Crocifisso.

Per la cronaca. Si tratta della riproposizione di una proposta di legge n. 4005 del 2016 della precedente legislatura. Proposta mai discussa come quest’ultima del 2018.

Il fatto è che “esporre in alto, in luogo ben visibile, il crocifisso” significa dire che ogni attività svolta in quell’aula scolastica, di tribunale, di ufficio pubblico. Viene resa secondo i dettami della religione cattolica.

Orbene, lo Stato italiano è uno Stato laico che lascia ai suoi cittadini ogni libertà di associarsi in religioni, partiti politici o sindacati.

Io mi ritengo un agnostico, non mi ritengo offeso dall’esposizione di un simbolo religioso, ma mi ritengo MOLTO OFFESO dall’obbligo di esporre un simbolo religioso, anche in assenza di norme che dispongano la possibile esposizione di simboli di ALTRE religioni.

Mica tutti i cittadini italiani sono cattolici. Ma, come la mettiamo con i milioni di cittadini italiani (non parlo di stranieri) che non abbracciano la religione cattolica e sono ugualmente titolari degli stessi diritti di non discriminazione degli italiani di religione cattolica? Per fare un esempio, lo studio del Pew Center, riportato dal demografo Massimo Livi Bacci, stima che in Italia gli islamici siano quasi un milione in più dello stock dei migranti, quindi quel milione saranno cittadini italiani.

Alle stesse conclusioni perviene Fabrizio Ciocca nel saggio “La comunità islamica più numerosa in Italia? Quella Italiana.” in cui stima che oltre un milione di cittadini italiani siano di religione musulmana.

Questo lo stato dell’arte fino alla sentenza della Cassazione 24414 del 9 settembre 2021 (qui il testo completo).

Cosa afferma la sentenza?

La Cassazione (vedi il testo) prende le mosse da una azione disciplinare comminata ad un docente che, sistematicamente,  prima di ogni lezione, rimuoveva il crocifisso  per riappenderlo , poi, a fine lezione, in difformità di una circolare del Dirigente scolastico.

La Cassazione (vedi qui il comunicato stampa) decide che “L’aula può accogliere la presenza del crocifisso quando la comunità scolastica interessata valuti e decida in autonomia di esporlo, eventualmente accompagnandolo con i simboli di altre confessioni presenti nella classe e in ogni caso ricercando un ragionevole accomodamento tra eventuali posizioni difformi. Il docente dissenziente non ha un potere di veto o di interdizione assoluta rispetto all’affissione del crocifisso, ma deve essere ricercata, da parte della scuola, una soluzione che tenga conto del suo punto di vista e che rispetti la sua libertà negativa di religione. Nel caso concreto le Sezioni Unite hanno rilevato che la circolare del dirigente scolastico, consistente nel puro e semplice ordine di affissione del simbolo religioso, non è conforme al modello e al metodo di una comunità scolastica dialogante che ricerca una soluzione condivisa nel rispetto delle diverse sensibilità. Ciò comporta la caducazione della sanzione disciplinare inflitta al professore. L’affissione del crocifisso – al quale si legano, in un Paese come l’Italia, l’esperienza vissuta di una comunità e la tradizione culturale di un popolo – non costituisce un atto di discriminazione del docente dissenziente per causa di religione. Non è stata quindi accolta la richiesta di risarcimento danni formulata dal docente, in quanto non si è ritenuto che sia stata condizionata o compressa la sua libertà di espressione e di insegnamento.”

E, quindi, enuncia i conseguenti punti di diritto: (qui il documento originale)

“- In base alla Costituzione repubblicana, ispirata al principio di laicità dello Stato e alla salvaguardia della libertà religiosa positiva e negativa, non è consentita, nelle aule delle scuole pubbliche, l’affissione obbligatoria, per determinazione dei pubblici poteri, del simbolo religioso del crocefisso. – L’art. 118 del r.d. n. 965 del 1924, che comprende il crocefisso tra gli arredi scolastici, deve essere interpretato in conformità alla Costituzione e alla legislazione che dei principi costituzionali costituisce svolgimento e attuazione, nel senso che la comunità scolastica può decidere di esporre il crocefisso in aula con valutazione che sia frutto del rispetto delle convinzioni di tutti i componenti della medesima comunità, ricercando un “ragionevole accomodamento” tra eventuali posizioni difformi. – E’ illegittima la circolare del dirigente scolastico che, nel richiamare tutti i docenti della classe al dovere di rispettare e tutelare la volontà degli studenti, espressa a maggioranza in assemblea, di vedere esposto il crocefisso nella loro aula, non cerchi un ragionevole accomodamento con la posizione manifestata dal docente dissenziente. – L’illegittimità della circolare determina l’invalidità della sanzione disciplinare inflitta al docente dissenziente per aver egli, contravvenendo all’ordine di servizio contenuto nella circolare, rimosso il crocefisso dalla parte dell’aula all’inizio delle sue lezioni, per poi ricollocarlo al suo posto alla fine delle medesime. – Tale circolare, peraltro, non integra una forma di discriminazione a causa della religione nei confronti del docente, e non determina pertanto le conseguenze di natura risarcitoria previste dalla legislazione antidiscriminatoria, perché, recependo la volontà degli studenti in ordine alla presenza del crocefisso, il dirigente scolastico non ha connotato in senso religioso l’esercizio della funzione pubblica di insegnamento, né ha condizionato la libertà di espressione culturale del docente dissenziente

Apriti cielo! I primi commenti sono stati che la Cassazione ha fatto come Ponzio Pilato: se ne è lavato le mani. “per me va tutto bene purché vi mettiate d’accordo. Se siete d’accordo, mettete il crocifisso, solo il crocifisso o anche la manina di Fatima, o il Dharmacakra o quello che volete voi”

Non è pilateggiare questo, anzi. E’ correttamente ricondurre il problema l suo ambito naturale: in uno Stato laico l’esposizione in una aula di scuola di un simbolo religioso equivale all’esposizione di un quadro che raffiguri le Dolomiti, ovvero ad un cestino per la carta straccia rosso oppure verde. Nulla che valga la pena di battibeccare fino a scomodare la Cassazione.

Ovviamente la Sentenza è stata “tirata per giacchetta” da ambo le parti. La Conferenza Episcopale Italiana ha twittato un comunicato trionfante. Eccolo qui sotto.

L’UAAR (unione degli Atei e agnostici razionalisti) parimenti ha gridato alla vittoria con una pagine WEB. Eccola qui:

Vabbè, ognuno vede il bicchiere pieno della metà del vino che gli piace.

Una ultima considerazione. Da piccoli al catechismo ci hanno rotto le scatole sulla più grande festa religiosa cattolica, la Pasqua, che celebra, con la Resurrezione, la gloria del figlio del Dio della religione cattolica (figlio? Come la mettiamo con la Trinità? Uno e trino?) Quindi la celebrazione è la Resurrezione.

Gli Evangelici e i “protestanti in generale” accolgono questa indicazione e, nelle loro chiese è esposta una croce nuda senza il Cristo morto, simbolo delle Resurrezione.

Perché, mi chiedo, nelle chiese di religione cattolica apostolica romana, invece, è sempre esposto un Crocifisso? Una croce con un uomo morente simbolo della sofferenza?

In questi giorni abbiamo assistito ad una svolta di pensiero molto rilevante. I novax si sono quasi estinti riciclandosi, come l’araba fenice, in “no-greenpass”.
I motivi della drastica diminuzione del numero dei novax può essere spiegato con l’evidenza dei fatti. Siamo, in tutta Europa, in una fase di nuovo, repentino rialzo dei contagi, come ad ottobre dello scorso anno, ma con una sostanziale differenza: le terapie intensive e i ricoveri non sono in sofferenza, i contagi sono in massima parte fra i non vaccinati; solo il 4% dei vaccinati si infetta. I vaccinati, secondo le ultime evidenze, possono infettare, ma difficilmente si infettano e, se lo fanno, sono asintomatici o con sintomi molto lievi. Questi dati, sotto gli occhi di tutti, forse hanno convinto molti novax a rivedere le proprie idee, ma – per non perdere la loro identità di persone contro – si sono trasferiti subito fra le falangi pronte a contestare il Certificato verde COVID-19 o, più semplicemente, Greenpass.
Evidentemente le loro convinzioni non erano poi così granitiche e avevano, alla base, qualcos’altro.
L’evidenza della lotta al green pass non è la contestazione, nel merito, alla sua efficacia, bensì qualcosa di molto ideologico: la intromissione dello Stato nella libera determinazione del singolo. Chi contesta il green pass, in massima parte sponsorizzato dalla Lega, da Fratelli d’Italia, da CasaPound, da Forza Nuova, contesta lo “attentato” alla libertà personale, alla autodeterminazione del singolo. A parte il forte egoismo, questa tendenza è contraddittoria rispetto ad altre battaglie della Destra sulla “autodeterminazione”. La destra, infatti, è contro tante forme di autodeterminazione, come l’aborto, il divorzio, l’eutanasia, la contraccezione.
Argomenti speciosi presi a prestito, quindi? Forse sì.
È una opinione personale, lungi da presumere di essere nel giusto e nel vero, che i novax prima e i no-greenpass ora, soffrano di una patologia che li porta a presumere di appartenere ad una élite che sa e che conosce la verità, rispetto alla massa di pecoroni che segue “l’autorità”, forse per sfuggire ad una vita noiosa, grigia e grama.
Se la vita che conduco non è all’altezza delle mie aspettative, il conoscere “LA VERITÀ”, nel caso dei novax, oppure ammantarmi della romantica figura del “rivoluzionario” che combatte le vessazioni dello Stato, nel caso dei no-greenpass, mi eleva al di sopra del grigiore e mi consente di essere orgoglioso di me stesso.

Insomma salgo di un gradino, nella mia particolarissima visione dello Stato-comunità, nella scala dei valori: mi si nota di più, divento famoso, affrancandomi dalla massa.
È un fenomeno che io, comune cittadino non psicologo o psichiatria, riscontro anche in personaggi noti al grande pubblico.
Prendiamo il caso di Sgarbi e di Cacciari.
Sgarbi è un ottimo critico e conoscitore di arte, ma la nicchia gli va stretta, vuole la notorietà del politico, ma – a parer mio – non ne ha la stoffa e, allora, per farsi notare, per avere 30 secondi di TG, DEVE alzare sempre più i toni: parolacce, interventi verbalmente violenti, scenate in Parlamento dove è stato portato via a braccio. Purtroppo questa strategia non può durare all’infinito, a meno di uccidere qualcuno e, ormai, “a Sgarbi non se lo fila più nessuno”.
La stessa strada è stata intrapresa da Massimo Cacciari. Ormai è anziano, il suo mondo del PCI non esiste più, la sua filosofia, già criptica anche per i suoi studenti, non tira più. Se non fosse per le sue comparsate dalla Gruber, chi se lo ricorderebbe più? Allora, anche lui, ha intrapreso la strada della “persona contro”.
Il suo intervento, con Giorgio Agamben, contro il Green pass è emblematico del contestatore arrabbiato e senza grandi basi. Gramellini, Paolo Flores d’Arcais e il virologo Garattini non hanno faticato molto a smontare le sue tesi nelle quali si improvvisa virologo e giurista. Per la parte “giuridica” lascio a voi – le sue “domane” sono in fondo a questo post – i giudizio sul loro “peso”.
Se questi sono i leader, insieme agli esponenti della Lega di basso peso, ma di forte esternazione, come Siri e Bagnai, povera gente comune, come deve sentirsi confusa! Mica tutti hanno la possibilità o la voglia di informarsi selezionando i milioni di input che li sommergono. Trovano più facile indottrinarsi all’università del dr. Google.
Una cosa contesto al Governo Draghi, mancanza comune alle persone di spessore culturale: la carenza di comunicazione istituzionale. Il popolo ha bisogno di continue rassicurazioni, di qualcuno che risponda ai suoi dubbi. Una “contestazione istituzionale* alle fandonie dei novax e no-greenpass sarebbe più che opportuna.

“Domande ai giuristi” di Cacciari. Secondo me abbastanza ridicole:

Dal 6 agosto si comincia. Se vuoi andare a cinema, al ristorante (al chiuso), in piscina, nei musei, a fare visita ai tuoi cari in ospedale, devi mostrare la tua “certificazione verde COVID-19” o, terra terra, il tuo GreenPass.
Poche volte un provvedimento fu più divisivo. Subito a Torino, ieri in tutta Italia, mercoledì in pompa magna a Roma, manifestazioni contro la dittatura sanitaria, contro Big Pharma, contro il governo, accusato di “nazismo”.
Peccato, stiamo perdendo una occasione.
Un argomento prettamente medico, tecnico, è stato preso a pretesto dalle fazioni politiche, di destra e di sinistra con argomenti, da ambo le parti, pretestuosi e svianti. Insomma la caccia al voto è aperta con buona pace di quello che dovrebbe essere la base della discussione, ossia la scienza.
Visto che le evidenze sulla bontà e sull’efficacia del vaccino sono sotto gli occhi di tutti e sono incontestabili, il dibattito si è spostato non sul vaccino in sè, ma sulla libertà di vaccinarsi e sulle limitazioni a chi vaccinato non è, ossia sul Green Pass.


I miei quattro lettori (ah, scusa, Manzoni) sanno che io sono un provax, che mi sono convintamente vaccinato appena ho potuto, come barriera contro il virus.
Eppure, stavolta, non posso concordare del tutto con l’azione del Governo e non sono del tutto d’accordo con le limitazioni associate al possesso o meno del Green Pass.
Andiamo per ordine.
Lo dico subito. Avrei preferito che il Governo, viste le evidenze scientifiche, le evidenze sul campo, gli effetti sui casi gravi e sui decessi in Gran Bretagna e in Israele, avesse deciso per un obbligo vaccinale.
Non si scaldino gli scettici, i novax e i bohwax che si fermano sempre alla prima parte degli articoli della Costituzione. Sì, lo articolo 32 della Costituzione solennemente afferma che “nessuno può essere sottoposto a un determinato trattamento sanitario”, ma prosegue “se non per disposizione di legge” facendo il paio con un altro articolo sempre citato dai contestatori, l’articolo 16 che vieta di limitare la libertà di movimento, ma “salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza”.
Abbiamo appurato che un obbligo vaccinale non è contrario alla Costituzione. Un obbligo vaccinale che già esiste, per esempio contro la pertosse e altre malattie dell’infanzia. Oppure un obbligo vaccinale temporaneo, come quello che fu istituito nel 1973 in alcune regioni (io c’ero) contro l’epidemia di colera. E ricordo che, anche allora ci furono manifestazioni, ma per avere subito il vaccino, non contro di esso.
Un obbligo vaccinale sarebbe giustificato dalla esigenza di ridurre al massimo gli spazi di contagio, di ridurre il il pericolo di varianti, di proteggere chi per proprie patologie, non può vaccinarsi. Sono situazioni in cui l’interesse individuale cede di fronte all’interesse collettivo.
Una decisione di obbligare tutta la popolazione a vaccinarsi sarebbe stata pesante in termini politici ma più semplice, schietta e trasparente di quella presa dal Governo, non solo italiano, ma di tutta Europa.


Spiego le motivazioni del mio dissenso.
I governi europei lasciano intatta la libertà ai singoli cittadini di vaccinarsi o meno, ma limitano le loro facoltà di socializzazione in base al loro essere vaccinati o meno.
Non è un gioco pulito.
Vediamo nello specifico. Un non vaccinato non è un untore. Anzi se io vaccinato sono vicino ad un non vaccinato, chi è in una situazione più pericolosa è quest’ultimo. Lui non vaccinato ha poche possibilità di essere infetto asintomatico, se si becca il Sars-COV2 lo si vede e…povero lui!
Il vaccinato, secondo le ultime stime, ha solo il 5% di beccarsi il virus e, nella metà dei casi, è asintomatico, potrebbe (poco) infettare chi gli sta vicino. Quindi chi rischia di brutto è il non vaccinato.
Per cui, io vaccinato, devo aver poca paura di un close encouter con un non vaccinato.
Questa storia del Greenpass rischia di creare solo problemi.
Ai gestori, obbligati allo pseudo controllo con l’App “VerificaC19”. Dico pseudo controllo perché se ci vuole un attimo con quell’App a scansionare il QR code, chi ti dice che il QrCode scansionato sia veramente della persona che lo esibisce? Basta andare sui canali di Telegram per trovare annunci a iosa di vendita di QrCode “garantiti” a poco più di 100 euro..
Problemi per chi, lo stiamo vedendo in questi giorni, ha avuto l’infezione e, seguendo le prescrizioni del Ministero della Salute ha fatto solo una dose di vaccino e non riesce ad avere il Greenpass.
Problemi per chi, specialmente i giovani, con tutta la buona volontà, non è riuscito ancora a vaccinarsi.
Insomma, quest’obbligo di Green Pass mi sembra un po’ aggirare il problema. Non essere tacciato di “eccesso di potere” mantenendo la la libertà di vaccinarsi o meno e, nel contempo, limitare l’esercizio di tale libertà.
Mi rendo conto che il problema non è di facile soluzione perché se obblighi a vaccinarsi, devi, nel contempo, assicurare a tutti – subito – la dose di vaccino per assolvere l’obbligo.
D’altra parte, in Italia come in Francia, il solo annuncio delle limitazioni connesse al green pass, ha portato ad un positivo improvviso ed imponente aumento delle prenotazioni che dimostra, ad onta delle manifestazioni di piazza, che lo scetticismo verso la vaccinazione non è poi sorretto da incrollabili motivazioni ideologiche, forse più da pigrizia o attendismo.
Anche il “permesso” di sedersi al ristorante con una sola dose di vaccino non è sorretto da alcuna evidenza scientifica, stante la ormai dominante “Variante delta” che riduce l’efficacia della prima dose al 30-40%. Questa facilitazione è prettamente politica volta ad incentivare l’approccio al vaccino (tanto se ti fai la prima dose, poi la seconda te la fai).
Purtroppo così facendo, adottiamo proprio la condotta sconsigliata dalla scienza, ossia “inseguire” e non “precedere” il virus. Questa politica dei piccoli passi, oggi prescrivo come necessaria solo la prima dose, domani prescriverò anche la seconda; oggi obbligo solo per ristoranti o musei al chiuso, domani anche per quelli all’aperto, se da un lato ha il pregio di non irritare troppi gli scettici al vaccino, dall’altro ha il pericolosissimo difetto di dare al virus tutto il tempo di diffondersi, trovando ancora, per mesi, portoni aperti per replicarsi
Chiudo con un pensiero ottimista. Dalla lettura dei giornali odierni e dall’ascolto dei notiziari, pare che nelle manifestazioni contro il Green Pass mancassero del tutto i giovani; e che il boom di prenotazioni post annuncio di Green pass sia trainato dai giovanissimi (15-18enni). Ascoltati, questi giovani, senza ideologia, alternativi alle masse ululanti della movida, vanno sul pratico: il vaccino mi garantisce libertà, quindi mi vaccino il prima possibile.
Forse non è persa l’ultima speranza.

Sì, mi va di giocare al gioco del momento.

Il gioco che vuole che chiunque, senza avere il minimo sapere in materia, sproloquia su cose di cui nulla conosce.

D’altronde è Carnevale e chiunque può parlare scherzando. Anche se dalle mie parti si dice che Pulecenella, pazziando pazziando dicette la verità.

E, allora, giochiamo a sproloquiare sul governo Draghi, ma mettendo le mani avanti: è un gioco e non mi stupirò se domani stesso fossi smentito dai fatti.

Insomma è un mio wishful thinking, non una analisi.

E, siccome non è una analisi, procedo in ordine sparso.

Primo pensiero, partiamo da Mattarella. Cosa ha detto? Ha detto che, al punto in cui stiamo, l’unica possibilità è andare alle urne. Ma non si può. Perché? Perché ci sono due ostacoli che sarebbero ingigantiti dai tre/quattro mesi indispensabili a ricostituire la macchina amministrativa fra lo scioglimento delle camere e la loro piena ricostruzione.

C’è la pandemia e la costruzione di un decente piano di vaccinazione che dovrà portare in sicurezza gli italiani il prima possibile.

E c’è il Recovery Fund per il quale c’è bisogno di un decente piano di spesa che soddisfi le richieste dell’Unione Europea.

Quindi non si vota e la carica di presidente del consiglio dei ministri viene dato ad uno dei soliti angeli della provvidenza. Dopo Ciampi, Dini, Monti, ecco Draghi.

Dopo il miracolo del “whatever It takes….and believe me, it is enaugh!”, già super Mario ha già compiuto un altro mezzo miracolo, mettere tutti i partiti intorno allo stesso tavolo, con la eccezione di due donne, la Meloni (che scommette sulla raccolta del malcontento) e la Barbara Lezzi (che scommette sulla raccolta dei cocci dell’ex-Jugoslavia che sono diventati i 5stelle).

E la lettura della lista dei ministri è stata illuminante.

Abbiamo non uno, ma due governi. Uno di serie A, con Draghi e i suoi tecnici, rivolto alla soluzione dei due compiti assegnati da Mattarella. Uno di serie B, composto dalle seconde/terze linee dei partiti, il cui compito di ridurrà ad assicurare i necessari voti in Parlamento.

Non vci credete? Vediamo.

PD, tre ministri che non rappresentano il partito ma solo le loro tre correnti, incapaci, quindi, di fare fronte comune.

Lega. Tre ministri, due senza portafoglio, il terzo quanto mai lontano dalle posizioni di Salvini, ma nessuno dei tre vicinissimo al felpa.

Forza Italia: tre ministri ripescati da Jurassic Park, così tanto felici di esser stati resuscitati da non aver altro da chiedere.

Cinquestelle. Stendiamo un velo pietoso su esponenti di un movimento nato per aprire il Parlamento come una scatola di tonno, ma diventato una fabbrica di vinavil per non lasciare le poltrone, dilaniato da faide interne, figlie dell’uno vale uno che impedisce le aggregazioni.

Qualche paillette qui e là di tecnici belli ma assolutamente inesperti di Amministrazione pubblica per “far vedere”.

Un competentissimo mastino nella cruciale casella di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con il compito di non fare accedere i ministri di serie B all’inner circle di Draghi.

Draghi e i suoi tecnici si concentreranno sui due punti di competenza già ricordati: piano vaccini efficace e plausibile piano di spesa per i soldini del Recovery Fund.

Gli altri ministri avranno il solo compito di riempire le colonne dei giornali di roboanti dichiarazioni e di non far mancare i voti in Parlamento per i “VERI” provvedimenti.

D’altronde questo Governo, oltre al limite delle cose da fare, ha anche un altro limite. Il febbraio 2022.

Allora, infatti, le Camere in seduta congiunta, più i delegati regionali, saranno chiamati ad eleggere il successore di Sergio Mattarella.

Indipendentemente dal fatto se il successore di Mattarella sia Draghi o altra degna persona, reputo poco probabile che questo accrocco di Governo sopravviva al nuovo Presidente della Repubblica. Insomma, in primavera. 2022, con la campagna vaccinale (si spera) avviata a conclusione e il piano per il Recovery Fund steso bene, si andrà al voto.

La mia unica speranza, ma penso vana, è che dalle urne esca una maggioranza seria, certa e competente. Anche questo wishful thinking. Fino a che i 400 deputati e i 200 senatori saranno scelti dalle segreterie dei partiti e non eletti, questa confusione politica continuerà.

E, allora? Allora, addio Italia

Oggi sui giornali c’è un argomento che divide molto. Sabato e, soprattutto, domenica scorsa, approfittando dell’Italia ormai quasi tutta “zona gialla” con i negozi aperti, nelle vie dello shopping di molte città si sono riversati praticamente tutti, per passeggiare, per il rito dell’aperitivo (ormai anticipato alle 16-17), per comprare i regali ed, ovviamente, si sono creati quegli assembramenti pericolosi per la trasmissibilità del virus.

I commenti sono stati di due tipi: assolutori e di condanna.

Fra gli assolutori (vedi Enrico Mentana) che su Facebook scrive: “I cittadini fanno quello che non è vietato. La gran parte di loro lavora o studia dal lunedì al venerdì. E nel fine settimana, da che esiste la civiltà dei consumi, si riversa nelle strade dei centri cittadini. Quando le norme anti-virus lo hanno imposto, tutti sono rimasti a casa disciplinatamente. Sabato e ieri non c’era alcuna misura restrittiva, e a meno di due settimane da Natale le persone hanno fatto quel che si fa da sempre nel penultimo week end prima delle feste. Era la cosa meno imprevedibile del mondo, e non è stata proibita o disincentivata in alcun modo. E allora chi parla – tra i decisori politici – di insopportabili assembramenti, può individuarne agevolmente i responsabili, guardando lo specchio”

Fra chi condanna ci sono molti medici, virologi e chi, per esempio, ha dirette responsabilità nella gestione della Pandemia, come Domenico Arcuri che definisce tali assembramenti “insopportabili”, o il ministro Boccia che li definisce ingiustificabili, o il Presidente del Veneto Zaia, che si è detto indignato.

Come al solito, la verità sta nel mezzo. Certo, non c’erano divieti, ma c’erano forti raccomandazioni a limitare il più possibile le uscite di casa.  Cosa doveva imporre il Governo? Uscite scaglionate secondo la lettera iniziale del cognome? Vedo che non esiste il buon senso, né la capacità di ragionare ed accogliere l’invito della scienza a limitare gli spostamenti al minimo indispensabile.

Con oltre 60.000 morti, con più del’1% della popolazione contagiata, con gli ospedali e le terapie intensive piene, con più del 60% degli interventi e chirurgici e screening per altre gravi patologie rinviati per carenza delle strutture, ormai i cittadini di questo disgraziato Paese hanno in testa solo l’aperitivo, lo struscio, il cenone di Natale e il Veglione di Capodanno, come se negli anni scorsi tutti non avessero pensato “che noia, ancora il Natale e i suoi riti”. Come se la mascherina, non sempre portata correttamente, possa da sola, come il vaccino, essere lo scudo definitivo contro un possibile contagio.

Pare di assistere a quella sindrome di “negazione della malattia” che prende spesso i malati con poche speranze.

Il responsabile della sanguinosa e buia dittatura del secolo scorso, Mussolini, ebbe a dire “Governare il popolo italiano non è difficile, è inutile”. Forse perché la maggior pare non ragiona autonomamente: “E’ permesso? Usciamo tutti. Non è permesso? Tutti in casa. Se non dobbiamo uscire che facciano un provvedimento di lockdown!!”.

Vi pare un ragionamento maturo questo? Non mi pare, come non mi pare maturo l’atteggiamento del Governo che è stretto fra medici e virologi che vogliono il massimo rigore, la Confindustria che vuole la riapertura totale, la Destra che non ha idee e reclama solo il contrario di quello che propone il Governo, i Presidenti delle Regioni che, a parole, vogliono riaprire tutto, ma ben volentieri lasciano al Governo il lavoro sporco di chiudere e l’onere dei “ristori”. In questa situazione il Governo, a differenza di marzo, ha un atteggiamento ondivago non certo adatto a conquistare la fiducia del popolo: Italia a macchia di leopardo con tre colori. Si apre e si chiude. Per Natale si chiude e nei 4 giorni canonici si chiude in modo stretto. Poi retromarcia, forse si ammetteranno spostamenti fra piccoli comuni.

Oggi i giornali sono pieni di nuove proposte del Governo che vorrebbe chiudere di nuovo tutto, spinto dagli assembramenti di sabato e domenica. Ma il coraggio (che, come dice il Manzoni/Don Abbondio, se uno non ce l’ha non se lo può dare) stavolta gli viene dall’esterno. Nella vicina Germania, con casi e – soprattutto – decessi con numeri molto inferiori a quelli italiani, la Cancelliera Merkel, con un discorso rigoroso, accorato, ma senza tentennamenti ha annunciato ai Land un duro e completo lock down dal 16 dicembre fino al 10 gennaio per abbassare la curva dei contagi: via i mercatini di natale, via i festeggiamenti, via il Capodanno

Insomma, visto che gli italiani non lo capiscono, il rigore verrà imposto.

Mi viene in mete una citazione di Pasolini, da “lettere luterane”, del 1975 che fotografa, con 45 anni di anticipo l’Italia che verrà, Governo e cittadini: “L’Italia – e non solo l’Italia del Palazzo e del potere – è un Paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue: «contaminazioni» tra Molière e il Grand Guignol. Ma i cittadini italiani non sono da meno. Li ho visti, li ho visti in folla a Ferragosto. Erano l’immagine della frenesia più insolente. Ponevano un tale impegno nel divertirsi a tutti i costi, che parevano in uno stato di «raptus»: era difficile non considerarli spregevoli o comunque colpevolmente incoscienti.”.

In questa situazione, la paventata crisi di Governo non so se considerarla l’ennesima disgrazia o una benedizione.

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