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Il Governo Meloni è in carica da (relativamente) poco tempo: ha giurato il 22 ottobre 2022, ma è di gran lunga il Governo che, fin ora (al peggio non c’è mai limite), ha collezionato più figuracce, pastrocchi, retromarce di tutti gli altri. Divisioni interne, si dice. Altri parlano di impreparazione e/o ignoranza e voglia di apparire sui media.

Ho raccolto in questo post solo una serie di provvedimenti a “dir poco” strani che, magari, ne sottintendono altri o sono  frutto della fretta o della improvvisazione.

L’elenco è lungo, se non ci sbrighiamo, facciamo notte.

Ve ne racconto alcuni

  1. Il Caso del Rave Party e Ordine pubblico.
  2. Navi ONG.
  3. Questione del Porto sicuro di sbarco.
  4. Medici NOVAX
  5. Aumento del tetto di circolazione del Contante e uso del POS.
  6. Caro benzina.
  7. Estensione della Flat Tax.
  8. Poutpourry di svarioni vari.
  1. IL CASO DEL DECRETO ANTI RAVE

IL governo si è appena insediato e deve dare subito una prova di machismo: legge e distintivo, povero chi ci capita.

E ci sono capitati  quei non proprio bravi ragazzi che, in migliaia, occupano, vicino Modena, a fine ottobre uno spazio privato, sparano musica tecno a palla, vendono droga e arrosticini senza alcun controllo e parlano della “loro libertà di fare quello che vogliono”. Ovviamente a nessuno piace questo andazzo dove il proprietario dell’area occupata si trova con centinaia di migliaia di euro di danni e qualche “bravo ragazzo” ci può anche lasciare la pelle come accaduto l’anno scorso a Viterbo a Gianluca Santiago.

Qualche provvedimento ci vuole, anche per dimostrare la forza del nuovo Governo che, tramite il Ministro dell’interno produce un Decreto Legge talmente raffazzonato che avrebbe provocato la bocciatura di qualsiasi studente di giurisprudenza.

La norma Anti rave del Decreto legge 31 ottobre 2022 n. 162 è questa:

 “1.    Dopo l’articolo 434 del codice penale è inserito il seguente:

«Art. 434-bis (Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica). – L’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica.

Chiunque organizza o promuove l’invasione di cui al primo comma è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000.

Per il solo fatto di partecipare all’invasione la pena è diminuita.

E’ sempre ordinata la confisca ai sensi dell’articolo 240, secondo comma, del codice penale, delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato di cui al primo comma nonché di quelle utilizzate nei medesimi casi per realizzare le finalità dell’occupazione.».

2.    All’articolo 4, comma 1, del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, dopo la lettera i-ter), è aggiunta la seguente: «i-quater) ai soggetti indiziati del delitto di cui all’articolo 434-bis del codice penale.».

3.    Le disposizioni del presente articolo si applicano dal giorno successivo a quello della pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.”

Già ad una prima lettura si intende che il Governo accumuni i partecipanti ai rave ai mafiosi, vista l’entità sproporzionata della pena (da tre a sei anni di reclusione, quando chi uccide una persona in auto in stato di ebbrezza rischia “solo” dai 5 ai 10 anni), superiore all’omicidio colposo che permette sempre intercettazioni telefoniche anche a carico di minori e l’inserimento dei partecipanti nel codice antimafia.

A parte il fatto che in un Decreto Legge AntiRave, riferimenti alla musica o al “RAVE Party” non ce ne sono proprio, ingenerando il dubbio che la norma serva anche ad altri scopo come quello di sanzionare raduni studenteschi (vedi le manganellate alla Sapienza del 25 ottobre 2022 oppure le occupazioni di fabbriche) , all’interno del testo c’è un errore marchiano. E scritto: “…allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica…”. Ora, in diritto le parole sono importanti. Con questa dizione “può derivare”, qualsiasi comportamento potrebbe far scattare il reato (una persona che cammina sotto un muro pericolante, una persona che cammina sul cornicione, una persona che si avvicina troppo alla griglia dove arrostiscono gli arrosticini di contrabbando, una persona che – per vedere meglio – si arrampica sul palo.) tutte situazioni che, al limite potrebbero portare ad un pericolo, ma chi giudica queste azioni come possibili di ipotetico pericolo? Un questurino di passaggio?  Chissà…. La dizione giusta era “Quando dallo stesso deriva un concreto pericolo per l’ordine pubblico”. Ci vuole la concretezza nell’ipotesi delittuosa.

La norma viene dal Viminale, ma, d’altronde che volete pretendere da un ministro che, fino a pochi mesi fa, Prefetto di Roma e quindi supremo garante dell’ordine pubblico nella provincia, l’ordine pubblico se lo fece dettare il 14 luglio 2021 da Bonucci e Chiellini che imposero – in piena pandemia – un corteo, non previsto, anzi vietato, con il pullman dei calciatori vittoriosi agli europei circondati da migliaia di “tifosi” ovanti e assembranti. Reazione del Prefetto (riportata da “Giornale di Sicilia”: «Non era previsto, lo hanno “imposto” Bonucci e Chiellini», ridicolo, non vi pare?). E chi era ancora il Prefetto di Roma quando, il 9 ottobre 2021, in una manifestazione autorizzata in maniera statica (sì, c’era ancora il COVID) si scopre che Giuliano Castellino (leader di Forza nuova e agli arresti domiciliari)  arringava il popolo dal palco col megafono e che gli agenti di polizia non impediscono di andare alla sede della CGIL e devastarla? Sempre l’attuale ministro dell’interno che, evidentemente, nei due episodi soprariportati  ha assunto la figura di Quinto Fabio Massimo, ma, ora, forse coperto dal suo antico ministro, gli è venuta voglia di fare presto, anzi prestissimo.

Fortunatamente a correggere i marchiani errori del Decreto Anti-RAVE ci ha pensato il parlamento: trasformando il folle comma in uno più “onesto”. Dal 31 dicembre 2022  (legge di conversione 30/12/2022 n. 199 la norma “con errori” è diventata questa:

L’articolo 5 è stato così modificato: “1.    Dopo l’articolo 633 del codice penale è inserito il seguente:
«Art. 633-bis (Invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l’incolumità pubblica). – Chiunque organizza o promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento, è punito con la reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000, quando dall’invasione deriva un concreto pericolo per la salute pubblica o per l’incolumità pubblica a causa dell’inosservanza delle norme in materia di sostanze stupefacenti ovvero in materia di sicurezza o di igiene degli spettacoli e delle manifestazioni pubbliche di intrattenimento, anche in ragione del numero dei partecipanti ovvero dello stato dei luoghi.
E’ sempre ordinata la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato di cui al primo comma, nonché di quelle utilizzate per realizzare le finalità dell’occupazione o di quelle che ne sono il prodotto o il profitto».
9

1-bis.    All’articolo 634, primo comma, del codice penale, le parole: «nell’articolo precedente» sono sostituite dalle seguenti: «negli articoli 633 e 633-bis».10

Le pene sono rimaste le stesse ma circondate da severi paletti quali “il concreto pericolo per la salute pubblica”, “l’inosservanza di norme in materia di sostanze stupefacenti” o “in materia di sicurezza degli spettacoli pubblici”. E tutto ciò ovviamente quando si organizza un Rave Party, non una manifestazione qualsiasi come poteva sembrare dalla prima stesura.

E, ovviamente, il Parlamento ha soppresso il comma 2 che inseriva i partecipanti “fra i mafiosi”.

  • NAVI ONG

Evidentemente questo è un governo cocciuto e impara poco dagli errori che la sua part politica commetteva poco più di 4 anni fa. Allora il ministro dell’interno Salvini, di cui l’attuale ministro dell’interno era il Capo di Gabinetto, per far vedere che era un uomo forte, se la prese, nel 2018/2019 con le navi delle ONG (Organizzazioni non Governative) che – stazionando nel canale di Sicilia prendevano a bordo i naufraghi/profughi provenienti dalla Libia e li sbarcavano in Italia. Anche allora la percentuale di questi naufraghi/profughi era ridicola sulla massa di profughi che arrivavano (non solo via mare) in Italia, circa il 10%. Eppure quello delle navi ong fu il bersaglio scelto dal Salvini e dal Governo giallo-verde. Come tutti si ricordano il risultato fu che andarono a sbattere! Tutti i profughi/naufraghi furono fatti sbarcare, salvo quelli di una nave che, buon cuore, la Spagna si dichiarò disposta ad accogliere. Querele di Salvini contro la Capitana Rakete, vittoria dela Rakete in tribunale. Salvini ha ancora un paio di processi in corso per non aver fatto scendere i profughi/Naufraghi nei porti italiani.

Dalle esperienze negative si prende esempio; qui pare di no. L’attuale ministro dell’interno, forse – chissà – imbeccato dal suo predecessore, ha di nuovo dichiarato guerra alle Navi ONG.

Subito, il 4 novembre 2022, emette un decreto “che vieta alla nave ONG Humanity 1 di sostare nelle acque territoriali nazionali oltre il termine necessario ad assicurare le operazioni di soccorso [non di sbarco] e di assistenza nei confronti delle persone che versino in condizioni emergenziali e in precarie condizioni di salute segnalate dalle competenti autorità nazionali”. Quindi sbarchi selettivi: assistenza medica solo a chi sta male e (forse) ai minori, divisione di famiglie e completo disinteresse per la sorte di chi deve rimanere a bordo e della nave che deve ripartire subito con il suo “carico residuo” [di esseri umani].

Dispositivo breve ma oserei dire spaventoso. Ma qualche chicca si trova anche nel preambolo che occupa oltre il 90% dell’intero decreto: salta agli occhi la citazione del Regolamento (CE) 14 settembre 2016, n. 2016/1624, relativo ala guardia di frontiera europea, che, come è facilmente riscontrabile nella sezione EUR-LEX di Europa.eu al link https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A32016R1624&qid=1673607586771 non è più in vigore dal 31/12/2020.

Strana poi tutta la polemica con la Germania , Paese di Bandiera della nave Humaniti1, con richiesta di informazioni, doglianze sul fatto che le operazioni di soccorso siano avvenute al di fuori della zona SAR italiana senza alcun coordinamento italiano, che le operazioni siano avvenute “in contrasto con lo spirito (sic!) delle norme internazionali, europee e italiane in materia di sicurezza dele frontiere [135 profughi/naufraghi sono un pericolo per le frontiere?] e, soprattutto, una asserita responsabilità a prendersi i profughi da parte dello Stato di Bandiera o a far ricevere la domanda di asilo dal Comandante della nave di bandiera, mai citato fra i luoghi esclusivi dove di può presentare dall’articolo 3 della Direttiva Procedure 2013/32/UE del 26 giugno 3013? o, quando è noto che la responsabilità dello Stato di bandiera si limita a fatti successi sulla nave in acque internazionali, tipo omicidi, rapine, questioni amministrative, e, puranche, matrimoni. Pensate un attimo alla questione dei fucilieri di Marina che il 15 febbraio 2012 avrebbero ucciso due pescatori  indiani pensando fossero pirati (vedi a questo link: https://it.wikipedia.org/wiki/Caso_dell%27Enrica_Lexie#:~:text=19%20febbraio.,che%20in%20una%20normale%20prigione.) l’India non se l’è mai presa con lo Stato italiano, ha tenuto la nave sequestrata per due mesi perle necessarie indagini e l’ha poi rilasciata, La querelle, poi finita bene, era incentrata sull’accusa personale che l’India faceva ai due Marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girotti pretendendone la messa in stato di giudizio [ma la motivazione non è mai stata esplicitata] e coinvolgendo solo parzialmente l’Italia nell’errata convinzione che, essendo due militari, fossero alle dirette dipendenza dell’Esercito italiano, pensando che fossero due militari in servizio effettivo, ma il coinvolgimento “penale” dell’Italia cessò quando fu spiegato che i due marò erano in missione antipirateria, prestati dalla Marina, un po’ come due guardie giurate. La situazione è confusa, quindi per le norme internazionali la responsabilità dello Stato di bandiera non è certa per l’accertamento dei fatti criminosi avvenuti in acque internazionali e senza coordinamento statuale. La questione fu, in pratica, risolta con un accordo stragiudiziale in denaro che l’Italia – a titolo di risarcimento – versò alle famiglie delle vittime indiane, visto che il risarcimento per gli incidenti dovrebbe essere contemplato nel contratto di ingaggio.

E la polemica Meloni – Macron? Sterile e controproducente. La Meloni estrapolando da un colloquio con Macron la disponibilità di questi a prendersi una nave. Macron negò l’accordo spiegando che avrebbe offerto solo un aiuto.

Ne vale la pena per 300 persone contro le migliaia che sbarcano?

  • QUESTIONE DEL PORTO SICURO DI SBARCO

C’è una sottigliezza da spiegare, un pertugio ove potrebbe, con grandi perdite, infilarsi il Governo italiano; mi sono studiato la questione e l’ho sottoposta a giuristi e uomini specializzati in legge del mare. Non ne voglio ripetere perché è lunga e complicata. Chi volesse approfondirla la trova su questo stesso blog, all’articolo “Le leggi del mare e i migranti” al link https://sergioferraiolo.com/2022/11/16/le-leggi-del-mare-e-i-migranti/

Riassumo: la competenza è quasi tutta di origine “Nazioni Unite”, di Europa c’è poco (UNCLOS, SOLAS, Convenzioni SAR sono strumenti internazionali extraeuropei e alla quale l’EU aderisce, ma l’egida è delle Nazioni Unite.

Premetto che in tutte le convezioni il soccorso, in caso di naufragio o in caso di pericolo di naufragio (Distress), è sempre obbligatorio da parte di chicchessia, che sia Stato Coordinatore (come noi sempre in Mare nostrum) o che non lo sia. L’obbligo di indicare un porto di sbarco sicuro è più controverso: c’è un buco normativo.

Il casus belli (non previsto dalle convezioni (piuttosto vecchiotte)) è un salvataggio compiuto in una zona SAR (Search and Rescue) di un Paese dove non possono essere sbarcati i naufraghi. Penso alla Libia, da dove scappano e che li tortura, ma penso anche alla Tunisia che non ha ratificato alcune convezioni e restituisce alla Libia o agli altri Paesi dell’Area subsahariana i naufraghi. Insomma una nave privata, non coordinata da alcuno Stato rivierasco come quelle dele ONG che agiscono autonomamente chiedendo il porto sicuro dalle acque libiche, dopo aver compiuto il salvataggio, dopo aver assolto all’obbligo di soccorso, non ha uno Stato rivierasco a cui chiedere un porto di sbarco. In queste condizioni Italia, Grecia, Cipro, Malta, Grecia, Spagna, Croazia sono, sul piano del diritto, sulla stessa linea: hanno gli stessi doveri di indicare il port sicuro di sbarco.

Devo dire però, per verità di narrazione, che qualche anno fa circolava sui tavoli di Bruxelles un documento denominato “COMMISSION STAFF WORKING DOCUMENT For the Council Shipping Working party IMO -Union submission to be submitted to the 7th session of the Sub-Committee on Navigation, Communication and Search and Rescue (NSCR 7) of the IMO in London from 15-24 January 2020 setting out a preliminary draft structure and proposal for a revision of the Guidelines on places of refuge for ships in need of assistance, annexed to resolution A.949 (23)” laddove a pagina 26, (appendice 1 alla sezione 4) si dice che:”Deciding which coastal State’s competent authority to be in the lead. If a PoR is requested when no SAR operation has taken place, the deciding factor should be the Maritime Assistance Service (MAS) declared by the state in whose area of jurisdiction the shipis located. If there is no MAS declared, in the first instance the State with jurisdiction over the waters in 27which the ship is located (eg. through a declared EEZ) should co-ordinate the PoRrequest unless and until an agreement has been reached to transfer coordination to another coastal state”.

Quindi, se la mia traduzione è esatta, quando non c’è una zona SAR di riferimento, il PoR (Place of Refuge) viene spostato allo Stato che ha ricevuto la relativa richiesta e nella cui zona SAR si trova la nave. Pertanto il vuoto normativo sarebbe colmato.

Sinceramente non so se e quando questa “proposta” diventerà norma cogente, o se lo sia già diventata.

Ma la questione è un’altra: conviene politicamente all’Italia, per eliminare il 10% dei profughi/naufraghi, portare avanti tutta questa querelle politico/diplomatica, isolandoci dall’Europa che conta e non ricevendo alcun vantaggio dai Paesi dalla linea dura come Ungheria o Polonia? Non era meglio farli sbarcare e poi affidarsi, come sempre alle loro gambe? Si sa bene che l’Italia è al quarto posto in Europa per domande di asilo: in caso di rilocazione forzata dovrebbe prenderne, non darli. L’Europa è la patria del compromesso: tu ti prendi un po’ di profughi, io dopo un po’ ne lascio entrare qualcuno e non ti rompo le scatole sui tuoi conti pubblici disastrosi.

E, invece no, il 2 gennaio 2023, sulla Gazzetta Ufficiale, compare il “Decreto Legge 2 gennaio 2023 n. 1, recante “misure urgenti per la gestione di flussi migratori” che reca alcune modifiche all’articolo 1 del Decreto legge 21 ottobre 2020, n. 130” (uno dei decreti sicurezza).

Nel testo previgente, nel secondo comma dell’articolo 1 erano inserite le norme “cattive” [divieto di attracco, divieto di transito e sosta nelle acque territoriali etc.]. Il Nuovo decreto legge , invece, le “sospende” se la nave ONG  fa la brava e osserva tutta una serie di prescrizioni dettate dal Governo “autorizzazioni al soccorso [ma non era obbligatorio?] , immediata richiesta di porto di sbarco, divieto di soccorrere, durante il tragitto altra imbarcazione in difficoltà [Ma il soccorso non era obbligatorio?],  fornire tutte le informazioni e gli elementi richiesti prima ancora dello sbarco. Nei casi di violazione si applica al comandante la sanzione amministrativa [applicata quindi dal prefetto, organo più malleabile, e non penale adottata da un magistrato] da 10.000 a 50.000 euro con responsabilità solidale estesa all’armatore e al proprietario [generalmente ignari dell’accaduto: responsabilità oggettiva?], la nave è sottoposta a fermo amministrativo e alla confisca in caso di reiterazione.

Norme come si vede, quasi inapplicabili che, in alcuni casi configurerebbero il reato di “omissione di soccorso”: “Poverini state già affogando, ma non vi possiamo prendere a bordo perché abbiamo già un altro carico di naufraghi e dobbiamo chiedere l’autorizzazione suppletiva, se sarete ancora vivi quando e se arriverà, potremo prendervi a bordo!”

Vedremo il Parlamento cose ne farà.

Ma non è finita: assegnazione del porto sicuro sempre più lontano. Si sta infatti verificando che l’assegnazione del porto di sbarco sia concessa in porti ubicati in Regioni sempre più al  nord e, pare, governate da giunte di sinistra: Taranto, Livorno,  Genova, Ancona o, vedi qui, https://www.dire.it/08-01-2023/857817-opposizioni-governo-navi-ong-migranti-porti-lontani-citta-centrosinistra/;  oppure qui, ove, suo “Post” viene spiegato il problema: https://www.ilpost.it/2023/01/08/navi-ong-ancona/.

Lo scopo è perfido: allungare la sofferenza e allungare il tempo in cui la nave starà assente dal canale di Sicilia.

  • MEDICI NOVAX

Il Decreto Draghi, in piena pandemia, aveva sospeso l’eserizio della professione ai medici che non si fossero voluti far vaccinare. Norma a tempo in attesa che la pandemia COVID svanisse. Il Governo attuale che fa? Invece di starsene buono e aspettare la scadenza naturale del decreto al 31 dicembre 2022, anticipa il loro rientro al 1° novembre 2021: 60 giorni d strizzate d’occhio ai novax. Notate che negli  ospedali ci vanno non certo le persone belle sane e forti, ma quelle deboli , bisognose di cure, anche oncologiche e immunodepressi. Si sono presi critiche gratuite molto facilmente evitabili. Ma – si sa – le strizzate d’occhio al mondo antagonista e novax valgono molto di più.

  • AUMENTO DEL CONTANTE E POS

Fra le primissime misure – attesissime e ritenute indispensabili dagli italiani – c’era l’aumento del limite di circolazione del denaro liquido che quest’anno doveva scendere sotto i 1000 euro. Io non sono un indigente, ma nel mio portafoglio per convenienza o paura di rapine, al massimo girano 3 o 4 pezzi da 50 euro. A chi serve girare “legalmente” con 10.000 euro, come diceva Salvini? Solo a chi non vuole farsi tracciare: chi paga a nero la colf, chi si fa ridipingere a nero una stanza, che si fa aggiustare l’auto senza chiedere fattura (e senza garanzia!!!), ai magnati russi che si fanno belli nelle gioiellerie regalando gioielli alle loro donne senza che ne venga lasciata traccia? Negli altri Paesi, ma i nostri politici sono tutti casalinghi, il contante è quasi scomparso anche al bar: vicino alla cassa, c’è una fessura o un attrezzo dove il cliente infila o  appoggia la carte di credito e il caffè è pagato, alla faccia di Salvini che dice “chi vuol pagare il caffè con la carte di credito è un rompiballe!!!, io voglio pagare come mi pare”. Paga pure come ti pare, ma lascia che anche io possa pagare come mi pare. E, infatti, la norma sul contante è stata dimezzata e ritirata quella sul POS.

E dire che alcune prime giustificazioni del Governo erano che “ce lo chiedeva l’Europa!”. Mica vero! Semplicemente l’Europa aveva chiesto non solo all’Italia, ma a tutti gli Stati membri che volevano rendere obbligatorio l’uso del POS, quali tutele avrebbero adottato nei confronti delle fasce deboli che on potevano permettersi i costi dei conti correnti bancari. Qui in Italia era il contrario: fino ad una certa somma era POS che poteva essere vietato!!!!

Oppure che per le piccole transazioni il POS era troppo oneroso per i commercianti. A parte il fatto che quasi tutte le aziende non prendono commissioni fino a 10 euro di transazione, basta andare a questa pagina di Google per conoscere quanto effettivamente poco costi il POS: https://www.google.com/search?q=POS&rlz=1C1PRFI_enIT946IT947&oq=POS&aqs=chrome..69i57j46i199i433i465i512j46i131i199i433i465i512j69i60j69i65j69i61j69i65l2.13485j0j4&sourceid=chrome&ie=UTF-8

  • CARO BENZINA

Il 24 febbraio 2022 scoppia la guerra fra Russia e Ucraina. Voi tutti sapete che il prezzo delle merci comuni non subito deperibili (grano, olio, petrolio, gas) non lo fa il venditore, ma le Borse (famosa, per il Gas, quella di Amsterdam). Lì gli investitori (raccoglitori di risparmi: sì, nei loro fondi ci sono anche le vostre pensioni) che possono muovere giornalmente migliaia di miliardi hanno scommesso (sulla guerra si scommette facile) che Putin avrebbe, per ritorsione, chiuso i rubinetti del gas vero l’Europa. Allora, per mezzo dei cd. contratti futures, hanno a febbraio comprato a marzo a prezzi da capogiro contratti di futura fornitura di gas, scommettendo sul sicuro rialzo; quando i futures galoppano non si può fermarli: se falliscono, falliscono anche i denari dei contribuenti, pensioni, risparmi che ci sono dentro. Una vota realizzato quello che dovevano realizzare i grandi gruppi speculativi si sono ritirati dal mercato e il prezzo dell’energia (GAS, benzina, petrolio,) è cominciato a scendere.

Il Governo Draghi tentò di metterci una pezza [sappiamo che se aumenta il gasolio su cui tutto viaggia in Italia, tutto aumenta di prezzo] diminuendo le accise sul carburante di 18 centesimi e il prezzo alla pompa scese di 18 centesimi. Il provvedimento era provvisorio e si se bene che, in Italia, quando i prezzi salgono, sono molto restii a salire. Il 31 dicembre – scaduto il decreto Draghi – il prezzo alla pompa è tornato su di 16 centesimi (confermando la lenta discesa dei prezzi) Alte grida di aiuto da parte degli auto trasportatori: il Governo intervenga. La Meloni, ingenua come sempre, ha fatto sapere che non aveva il miliardo al mese per pagare un nuovo abbassamento dele accise. [Ma i soldi per i 12 minicondoni e per l’estensione della flatTax, li aveva e la diminuzione delle accise era scritta nero su bianco nel programma elettorale di Fratelli d’Italia]. Ma si sa, le proteste, specialmente quelle degli autotrasportatori, anche se non siamo in Cile, fanno breccia. Con rapidità il Decreto sulle accise è cambiato: se i prezzi aumenteranno, il Governo ci metterà una pezza.

  • ESTENSIONE DELLA FLAT TAX

Un’altra mossa singolare del Governo è stata quello di aumentare alle partite IVA fino a 80.000 Euro il regime forfettario del 15% di tasse. Lo so che in questo 15% non c’è la previdenza, ma anche io lavoratore dipendente, oltre a pagare l’IPEF nazionale, regionale e comunale, ogni mese pagavo ben 1.500 euro di previdenza.

Ora, per esempio un geometra assunto regolarmente con contratto a tempo indeterminato paga gli esosi scaglioni dell’IRPEF. Chi è a partita IVA no e paga soli il 15%! Qualcuno mi sa spiegare il perché?

  • SVARIONI VARI (poutpourry)

L’Italia deve essere digitale: il Governo vuole fermare l’invio delle prescrizioni delle analisi e delle medicine on-line che tanto tempo e assembramenti aveva fatto risparmiare. Poi fa retromarcia.

Salvini se la prende con i biscotti OREO perché contengono carbonato di ammonio, additivo alimentare usato da decenni per l’alcalinizzazione, la lievitazione e la produzione del cacao in polvere sotto il rigido controllo delle agenzie Italiane ed europee. Mai si è levata voce che facesse male.

Paradossi Covid: ogni cinese che entra in Italia viene “tamponato”, ogni italiano, positivo da 5 giorni, se non presenta più sintomi evidenti pi uscire e rientrare nella comunità.

 La ministra del Turismo (che con la tutela del mare e delle spiagge non c’entra nulla) esordisce chiedendo che tutte le spiagge libere che siano sporche o in preda a tossicomani vengano recintare ed assegnate a gestori privati [Ma sono mai andati a vedere le splendide spiagge libere francesi o spagnole, dove i servizi privati si limitano al bar, al ristorante a qualche campo di pallavolo o racchettoni ed il resto, pulitissimo, è lasciato alla ibera fruizione dei bagnanti?].

Sempre Salvini si dice inorridito per la strage stradale di Alessandria “non basta la prevenzione se si va in 7 in auto”; peccato che quell’auto fosse effettivamente omologata per sette persone a bordo!!!

Dante ha inventato il pensiero di Destra: Il Ministro Sangiuliano oggi ha dichiarato che “Dante è il fondatore del pensiero di destra italiano”. Molte polemiche per tanta ignoranza. Evidentemene nel 1200 non c’erano solo i Guelfi e i Ghibellini, ma anche i fasci e i rossi!!

Chissà perché, ma in questo il Governo non c’entra, vista la mala parata e l’incriminazione del Padre, tutti i figli di Bolsonaro, l’ex Presidente del Brasile, hanno chiesto la cittadinanza italiana. Se si fugge, si va dagli amici.

A Roma passeggiano i cinghiali? Il Governo apre alla possibilità di cacciarli “per motivi di sicurezza stradale anche in aree protette e in città”. L’emendamento sarà attuabile anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto. A coordinare le operazioni sono preposti il Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dei Carabinieri, che potrà avvalersi dei cacciatori riconosciuti, delle guardie venatorie e degli agenti delle Polizie locali e provinciali munite di licenza. Con la peste suina in atto è pericoloso uccidere i cinghiali in strada e lasciarne lì la carcassa a disposizione degli altri animali. Il Governo non sembra preoccuparsene.

Ovviamente non è un elenco esaustivo, ma sono provvedimenti di cui il governo va fiero. A me sembra ormai di vivere in una nazione barzelletta. Certo, Monti e Draghi non li aveva eletti nessuno, ma non notate alcuna differenza? Per quanto tempo vogliamo continuare con quest Governo a fare figuracce?

Pericle – Discorso agli Ateniesi, 431 a.C.

Pericle
Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.

Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.

Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Pericle – Discorso agli Ateniesi, 431 a.C. (*)

Tratto da Tucidide, Storie, II, 34-36

(*) Errata corrige: inizialmente era stata indicata la data del 461 a.C., riportata da diverse fonti, ma in realtà il discorso, secondo Tucidide, è stato pronunciato all’inizio della Guerra del Peloponneso (431 a.C. – 404 a.C.)

E va bene, la Meloni de la Garbatella  ce l’ha fatta
https://youtu.be/EZ4mEq3x6wY
Ha il suo Governo.
Ho qui davanti la lista dei ministri e cerco di capirci qualcosa.

Il Governo Meloni


Non so, spero tanto che si compia ancora il miracolo della funzione che plasma chi la esercita.


Vedremo fra un mese.


Due cose mi hanno colpito
La prima è il “ministero della sovranità alimentare”. Il nome è copiato dalla Francia dove  c’è il Ministère de l’Agriculture et de la Souveraineté alimentaire.
Ma con che contenuti? Si limiterà a difendere il nostro parmigiano dal “parmesan” spacciato per italiano?
Mah, la cosa si complica perché c’è anche un ministero per il made in Italy.
Vedremo.


L’altra cosa che mi lascia perplesso è la nomina di un prefetto in servizio come ministro dell’interno.
Non è la prima volta: ricordo Porpora nel Governo Dini e Luciana Lamorgese nei governi Conte II e Draghi.
Ma erano situazioni particolari: due governi erano tecnici e un prefetto ci stava benissimo. Nel Conte II si trattava di ridare un pochino di dignità ad un Dicastero sfregiato dalle mattane, politiche e di mohjto, di Salvini.
Qui si tratta di un governo politico che per sua stessa natura è di parte. I prefetti sono stimati per il loro ruolo di garanzia e di imparzialità,  poco consono ad un ministero che fa capo ad una parte politica.  Nulla contro la persona, funzionario bravo, capace ed efficiente. Ma è proprio la funzione del prefetto che mal si concilia con la funzione di un ministro politico.
Ne ho scritto su questo blog anche il 29 settembre scorso:
https://sergioferraiolo.wordpress.com/2022/09/29/un-prefetto-al-viminale/
Se poi mi si dice che è stato messo lì, visti i rapporti col leghista, per accontentare Salvini a cui questo ministero al quale tiene tanto e che gli è stato precluso, peggio mi sento.
Spero tanto, no, sono sicuro che il nuovo ministro dell’interno non si dimenticherà di essere (stato) un prefetto.
Vediamo che accade.

Nella sua continua metamorfosi, Giorgia Meloni ora si proclama europeista, assertrice dell’Unione europea che, però, vorrebbe più incisiva, autorevole ed attenta agli interessi delle “nazioni” che la compongono, citando ad esempio Polonia e Repubblica Ceka.

Se assumiamo a barometro gli interventi di Giorgia Meloni ai raduni del partito postfranchista spagnolo VOX, non possiamo negare che gli accenti del discorso dell’estate scorsa  (link qui e qui) si siano piuttosto sfumati nel discorso di ieri (link qui).

Oltre le parole, però, Giorgia Meloni non si rende conto (oppure, finge di non rendersi conto) che il senso di quanto ha detto (Europa più incisiva, autorevole ed efficiente ma attenta agli interessi delle nazioni che la compongono) contiene una contraddizione insanabile che stravolge, se non chiarita, tutti i suoi discorsi sul tema.

Un qualsiasi consesso, che sia il consiglio di amministrazione di una multinazionale o una assemblea di condominio, può agire con efficienza e rapidità solo quando, rappresentando gli interessi non dei singoli azionisti o condòmini, ma della multinazionale o del condominio, parla con una voce sola senza lunghe e difficili intermediazioni con chi rappresenta gli interessi dei singoli componenti. Questi interessi, come ben comprende chi ha mai partecipato ad una semplice riunione di condominio, all’interno del consesso (multinazionale, condominio o Unione europea), tranne nel caso di una minaccia contingente esterna (vedi l’acquisto in comune dei vaccini anti COVID), non coincidono mai.

Vedi il caso del Price-cap sul gas il cui prezzo non è “fatto” da Putin, bensì dalla borsa di Amsterdam. Gli interessi degli Stati membri su questo tema divergono. Da una parte i Paesi che abbisognano di gas e che sono in crisi economica (vedi l’Italia) e che vogliono un tetto comune al prezzo del gas, dall’altra i Paesi che ci guadagnano (vedi Governo olandese che ricava vantaggi dalla Borsa del gas nel proprio Paese) o che si possono permettere di pagare, senza far “arrabbiare” Putin (vedi Germania che ha stanziato 200 miliardi, cosa impossibile per Paesi come l’Italia) e che, quindi, sono restii a fissare un prezzo massimo comune. Allora, quale sarà la voce unica ed autorevole dell’Unione europea? Non ci sarà. Sarà una vocina flebile frutto di contorcimenti e contrattazioni fra i singoli Stati.

Quello che frena l’azione dell’Europa è quella maledetta clausola dell’unanimità che vige all’interno del Consiglio europeo, massimo organo politico e decisionale dell’Unione. Basta il veto di uno Stato membro per bloccare qualsiasi iniziativa.

Uno Stato membro pone il veto – e spesso lo abbiamo visto proprio con Polonia e Repubblica Ceka – quando la decisione che si sta per assumere a vantaggio dell’intera Unione, confligge con il singolo interesse nazionale.

Giorgia Meloni dovrà decidersi: o europeista o nazionalista. Non può esistere una Unione europea nazionalista, se non nel senso di una Unione europea che faccia gli interessi dell’Unione e non dei singoli Stati membri.

E pur la nostra Costituzione, sulla quale Giorgia Meloni giurerà se Mattarella le affiderà il compito di formare il nuovo Governo, lo dice esplicitamente all’articolo 11: “[L’Italia] consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

Vedremo cosa farà la probabile Presidente del Consiglio dei ministri per sciogliere e risolvere questa contraddizione.

 E va bene, Giorgia, la donna e la mamma ha vinto. E ha vinto alla grande, spesso doppiando e triplicando i voti del suo maggio competitor, quel Salvini che, dopo il punto di svolta del Papetee, non si è più ripreso.

 Verosimilmente avremo un governo presieduto per la prima volta da una donna e, per la prima volta, da oltre 70 anni da una fascista.

Colpa nostra: la Germania ha, da tempo, chiuso i conti con il suo passato nazista. Noi no. La nostra mania autoassolutoria si è aggrappata alla “Resistenza”, ampiamente foraggiata dagli angloamericani e alla seduta del 25 luglio 1943 che “celebrò” la caduta del fascismo. Ci siamo lavati la coscienza, dimenticando le leggi razziali e la cessazione dei diritti democratici.

Ma chi è Giorgia Meloni? La sua vita è ben descritta da Wikipedia (clicca qui). Non è proprio una sprovveduta: deputata dal 2006, vicepresidente della Camera dal 2006 al 2008, ministro per la gioventù dal 2008 al 2011. Politicamente proviene da Alleanza Nazionale per poi co-fondare Fratelli d’Italia nel 2012, Presidente del Gruppo Conservatori e riformisti europei dal 2020. Quindi, quando si dice che non ha alcuna esperienza politica si commette già un grosso errore.

Per non essere tacciato di nazionalismo riporto due articoli della Stampa estera. Il primo è di “Politico”, influente magazine on-line che parla molto della Meloni. (vedi qui).

Traduco (con Google translator) un interessante articolo di Politico sulla Meloni e su cosa la Meloni possa significare per l’America.

MELONI IN DECODIFICA —Buongiorno da Roma, dove in ferie abbiamo riportato le elezioni italiane. Giovedì, abbiamo verificato un evento elettorale in una piccola città della Campania per un candidato che è stato spazzato via dall’ondata di destra. Venerdì, eravamo nella capitale a guardare una sonnolenta manifestazione dell’impotente Partito Democratico di centrosinistra italiano in Piazza del Popolo. In mancanza di un messaggio chiaro, la sinistra divisa ha fatto ricorso principalmente all’avvertimento sui pericoli di conferire potere alla nuova destra.

Domenica, dall’altra parte della città, presso l’esclusivo Parco dei Principi Grand Hotel, che fungeva da quartier generale della campagna di GIORGIA MELONI, abbiamo visto i giovani attivisti Meloni scioccati abbracciarsi increduli per ciò che avevano ottenuto nell’elezione del governo più di destra d’Italia dai tempi di BENITO MUSSOLINI.

È un sogno“, ha detto a Reuters un fondatore del partito Fratelli d’Italia di Meloni nella sala conferenze dell’hotel mentre Meloni, 45 anni, è salito sul palco lunedì mattina presto.

I confronti con Trump ci sono se li cerchi. Lo slogan della sua campagna era “pronti a risollevare l’Italia”, che si traduce come “pronto a far rivivere l’Italia” e fa eco al “rendere di nuovo grande l’America” ​​di Trump. Proprio come agli eventi Trump, i giornalisti sono stati costretti a indossare le credenziali per la stampa con lo slogan del candidato in evidenza e a digitare una password Wi-Fi che era un grido al candidato. E, come Trump, Meloni ha creato un personaggio turbolento sui social media: il giorno delle elezioni, mentre era pronta a diventare la prima donna primo ministro d’Italia, ha pubblicato un video suggestivo in cui teneva due meloni davanti al petto e dichiarava: ” Ho detto tutto”. Ha ricevuto milioni di visualizzazioni.

Il movimento conservatore internazionale adiacente a Trump ha celebrato la sua vittoria. L’uomo forte ungherese VIKTOR ORBAN ha pubblicato una foto dei due insieme. STEVE BANNON, che la pubblicizza da anni, si è rallegrato del suo spettacolo con MATT SCHLAPP, che ha ospitato Meloni al CPAC all’inizio di quest’anno.

Ma i confronti con Trump vanno solo così lontano. La Meloni, a differenza dei suoi compagni di destra, MATTEO SALVINI, sicofante di Putin, e SILVIO BERLUSCONI, che ha recentemente affermato che Putin “voleva solo sostituire Zelensky con un governo fatto di persone perbene”, è stato un convinto difensore dell’Ucraina e oppositore di Aggressione russa. È pro-NATO e ha abbandonato gran parte del suo euroscetticismo mentre cercava di calmare le paure dell’establishment europeo.

Nonostante lo shock per la Meloni che si è seduta al tavolo del G-7, della NATO e dell’UE, sarebbe difficile trovare qualcosa che ha detto sul globalismo, sull’immigrazione o quasi su qualsiasi altra questione che anima la destra populista globale questo è più controverso di quello che è stato detto dall’ultimo presidente americano. Ciò non significa che non debba essere profondamente preoccupante che il suo partito abbia radici neofasciste e abbracci il simbolo della fiamma tricolore associato a Mussolini.

Ma in termini di questioni che gli Stati Uniti si preoccupa — mantenere intatta la coalizione anti-Putin e mantenere Roma come forza costruttiva all’interno dell’UE — Meloni o è già a bordo o difficilmente farà scalpore. L’Italia fa affidamento su miliardi di dollari in aiuti dell’UE e la maggior parte degli analisti qui ritiene che da solo ridurrà qualsiasi retrocessione anti-Europa.

Altri sostengono che se l’aumento dei prezzi dell’energia quest’inverno produrrà un contraccolpo contro le sanzioni russe, l’abile politicamente Meloni riadatterà rapidamente le sue opinioni. Ma gli osservatori qui affermano che ciò significa che potrebbe essere più propenso a concentrarsi su questioni domestiche: è contraria ai diritti dell’aborto ed è ostile alle comunità LGBT e di immigrati.

Essendo l’Italia, un probabile risultato è un governo di breve durata in cui le già evidenti fessure tra Meloni, Salvini e Berlusconi si approfondiscono, il governo ottiene poco e gli elettori rimangono disillusi e vanno a caccia del prossimo salvatore [con conseguente nuovo governo istituzionale n.d.r.].

Come sta andando tutto questo alla Casa Bianca? Jonathan Lemire stamattina ha un eccellente rapporto su come la vittoria di Meloni “è stata accolta con profonda, anche se privata, preoccupazione all’interno dell’amministrazione del presidente JOE BIDEN”.

“Biden aiuta preoccupato che Meloni possa iniziare a mettere in discussione l’impegno dell’Italia [verso l’Ucraina], sostenendo che le risorse della nazione dovrebbero essere utilizzate in patria, in particolare se l’Europa sprofonda in una recessione questo inverno”, scrive Jon. “Se un importante attore del G-7 inizia ad appoggiarsi a Kiev per trovare una soluzione negoziata alla guerra, invece di finanziare la sua resistenza, c’è la possibilità che altre nazioni possano seguire l’esempio e la determinazione del continente potrebbe indebolirsi”.

E qui c’è l’articolo del New York Times sulla Meloni. (sempre tradotto con Google traslator: chi conosce bene la lingua di Shakespeare, clicchi sul link)

ROMA — È successo qui, di nuovo. A quasi 100 anni dalla marcia su Roma, domenica l’Italia ha votato in una coalizione di destra guidata da un partito discendente direttamente dal regime fascista di Benito Mussolini.

Questo è, per usare un eufemismo, preoccupante. Eppure la preoccupazione più pervasiva non è che il partito Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni ripristinerà il fascismo in Italia, qualunque cosa significhi. È che un governo da lei guidato trasformerà l’Italia in una “autocrazia elettorale”, sulla falsariga dell’Ungheria di Viktor Orban. Durante la campagna elettorale, il Partito Democratico di centrosinistra – principale oppositore di Fratelli d’Italia – ha invocato ossessivamente l’Ungheria come destino dell’Italia sotto la sig. La regola di Meloni. La gara, hanno ripetuto, era tra democrazia e autoritarismo.

Alla fine, l’angosciato “allarme per la democrazia” dei Democratici non è riuscito a convincere gli elettori: in una prima resa dei conti, il partito ha preso il 19 per cento contro il 26 per cento dei Fratelli d’Italia. Ci sono molte ragioni per questo. Uno è sicuramente che l’immagine che hanno disegnato della sig. Meloni, da aspirante tiranno che prendeva con l’ascia la democrazia italiana e inaugurava un’era di illiberalismo, non era convincente. Nonostante tutto il radicalismo retorico e l’estremismo storico del suo partito, resta il fatto che non opererà in circostanze di sua scelta. Legata all’Unione Europea e vincolata dal sistema politico italiano, la Sig. Meloni non avrà molto spazio di manovra. Non potrebbe trasformare Roma in Budapest nemmeno volendo.

Il maggior baluardo contro l’autocrazia in Italia si può riassumere in una parola: Europa. La nostra fragile economia – destinata a crescere, nel migliore dei casi delineato dal Fondo monetario internazionale, solo dello 0,7 per cento nel 2023 – dipende fortemente dalle istituzioni europee. Al di là della solita rete di legami economici, il Paese è il più grande beneficiario di un fondo di risanamento guidato dalla Commissione europea destinato a disperdere nei prossimi quattro anni oltre 200 miliardi di euro, o 195 miliardi di dollari, in sovvenzioni e prestiti. Fondamentalmente, questo aiuto per salvare l’economia, senza il quale il paese potrebbe finire in recessione, è condizionato al rispetto delle norme democratiche. Qualsiasi passo lungo un percorso simile a quello di Orban metterebbe in pericolo l’intera economia italiana, sicuramente un divieto per il nuovo governo.

Giocare secondo le regole europee non sarebbe una grande concessione come potrebbe sembrare. Del resto Brothers of Italy negli anni ha progressivamente temperato i suoi istinti euroscettici. Nel 2014 la sig. Meloni ha annunciato che “è giunto il momento di dire all’Europa che l’Italia deve lasciare l’eurozona”. Il partito, ha promesso, avrebbe perseguito “un ritiro unilaterale” dall’unione monetaria e nel 2018 ha sponsorizzato un disegno di legge per rimuovere i riferimenti al blocco dalla Costituzione italiana. Tuttavia, man mano che la prospettiva del potere si avvicinava, quegli obiettivi caddero dall’agenda del partito. “Non credo che l’Italia abbia bisogno di lasciare l’eurozona e credo che l’euro rimarrà”, ha detto la sig. Meloni ha concesso l’anno scorso.

Giorgia Meloni potrebbe essere il prossimo primo ministro italiano.

Anche sulla politica estera, la sig.a Meloni è allineato con la vista dominante sul continente. Precedentemente amica del presidente russo Vladimir Putin – ha chiesto al governo italiano di ritirare il suo sostegno alle sanzioni sulla scia dell’annessione russa della Crimea nel 2014 e si è congratulata con il sig. Putin sulla sua indubbia rielezione fraudolenta nel 2018: dall’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia, si è reinventata come tedoforo dell’atlantismo e convinta sostenitrice della NATO. Ora è una delle principali sostenitrici di un tetto massimo di prezzo del gas a livello europeo, l’arma economica più potente del continente contro Mr. Putin (e un provvedimento, per inciso, finora osteggiato dall’Ungheria). Che siano opportunistiche o sincere, queste mosse segnalano quanto sia pronta la signora. Meloni deve occupare una posizione convenzionale, favorevole all’Europa, placando allo stesso modo partner internazionali e investitori.

Poi c’è il paese stesso. Tanto per cominciare, la coalizione di destra – che comprende anche Lega e Forza Italia – non ha raggiunto la maggioranza di due terzi in Parlamento che le avrebbe consentito di modificare la Costituzione senza ricorrere al voto popolare. Sig.ra. Il sogno di Meloni di trasformare la democrazia parlamentare italiana in un sistema presidenziale, che i critici hanno visto come il primo passo verso una pericolosa estensione del potere esecutivo, è già escluso.

Anche per noi italiani Giorgia Meloni non è un personaggio chiaro.

Basta confrontare l’ormai celebre discorso della Meloni del 13 giugno 2022 al raduno per supportare il partito spagnolo di destra VOX dove la nostra Meloni ha parlato contro la cd. teoria gender, contro i matrimoni omosessuali, contro le famiglie arcobaleno (Qui il link,  e anche qui) con la Meloni istituzionale, moderata e propositiva dell’intervista a Mentana di venerdì 23 settembre 2022 (qui il link) In quest’ultima intervista, e non solo io, se non conoscessi il passato della Meloni, l’avrei votata subito, tanto le sue parole mi son sembrate misurate ed adatte all’attuale quadro politico. Senza alcun dubbio è stata la migliore fra i leader politici che ho ascoltato nella stessa “maratonamentana” come Letta (fatuo e inconcludente), Calenda (focalizzato solo sul ritorno di Draghi), Conte (pieno di bugie)

Insomma è un bel rebus. Forse la cosa più importante sono le persone di cui si circonderà, tecnici come Crosetto o balordi nostalgici di un partito fascista che gli stessi non hanno mai conosciuto.

Chi vivrà vedrà

(continua)

Le urne non sono ancora chiuse, mancano ancora quasi sei ore. Poi sapremo che fine faremo.

Non mi va di scrivere e oggi lascio la penna a Concetto Vecchio di “Repubblica” che in un articolo racconta le follie di questa campagna elettorale.

A leggere vien da ridere, ma c’è da piangere per l’infimo punto a cui è arrivata la politica italiana e noi che gli andiamo appresso.

“Era cominciata con Silvio Berlusconi che prometteva “un milione di alberi” ed è finita con la diretta di Matteo Salvini su TikTok invasa di falli proprio mentre dialogava imperturbabile con il governatore Attilio Fontana.

Se ne è andata così una campagna elettorale cabaret. Sessantasei giorni che probabilmente dimenticheremo presto: del resto era estate, eravamo spensierati al mare, o in montagna, e poi al ritorno preoccupati per l’enormità del caro bollette, mentre Luigi Di Maio sanciva l’accordo con il Psdi (esiste ancora!) e volava sulle note di Dirty Dancing in pizzeria; Giorgia Meloni annunciava di voler combattere “le devianze” dei giovani; il Pd lanciava il sondaggio “con pancetta o con guanciale?”; Carlo Calenda, prima baciava e poi abbandonava il povero Enrico Letta accorrendo – dopo essere scappato nottetempo dalla chat di +Europa – da Matteo Renzi, dimentico di aver giurato di “Renzi non me ne frega nulla, non faccio politica in questo modo, Renzi dice a e fa b, faccia quello che gli pare, vada in Arabia Saudita, alle elezioni politiche io andrò da da solo”.

Però forse non finirà esattamente come in tanti avevano previsto a Camere appena sciolte, quando Meloni si presentò omaggiatissima e rassicurante alla festa di compleanno di Gianfranco Rotondi a Roma Nord: il suo ingresso in società. Quella sera tutto il generone era accorso per salutare “Giorgia”: in Italia la fila più lunga è sempre quella per salire sul carro del vincitore.

Nessuno aveva però fatto i conti con Giuseppe Conte in versione descamisado. Da capo della Lega del Sud ha battuto il Meridione palmo a palmo come il santo patrono del reddito di cittadinanza; “la fermo prima che tiri fuori le pentole”, gli ha detto Enrico Mentana. Forse Conte renderà la vittoria di Giorgia Meloni meno dolce, oppure no. E allora magari ci ritroveremo il leghista Simone Pillon ministro: “Da una parte chi vuole cancellare la famiglie, togliere di mezzo mamma e papà, e offrire droga, suicidi di Stato e deportazione economica; dall’altra chi ancora crede nel valore della vita, della famiglia, delle radici e dell’identità popolare”.

Fatto sta che Giorgia Meloni, che aveva cominciato tutta sorrisi e silenzi, nell’ultimo miglio ha alzato i decibel dei suoi comizi: “Europa, è finita la pacchiaaaa”. L’altra sera, in piazza del Popolo, ha ripetuto non so quante volte la parola nazione. Il suo linguaggio si è fatto più duro. Conte e le divisioni interne al centrodestra, tutto si è fatto meno certo. E poi Renzi gliel’ha giurata: “Ogni due anni ho fatto cadere un governo”.

Il Pd ha candidato Casini e Di Maio e nessuno ha ben capito perché. Letta è stato tradito dal bus elettrico. Mastella ha offerto il suo numero di telefono su Twitter. Salvini ha proposto di reintrodurre il servizio militare. Berlusconi si è vantato di averlo abolito. Il Cavaliere ha chiesto le dimissioni di Mattarella, e poi ha detto che Putin voleva un governo di persone perbene in Ucraina, in entrambi i casi si è poi dissociato da sé stesso. Meloni ha fatto un video in tre lingue, subito imitato da Letta. Il capo di gabinetto del sindaco di Roma, Albino Ruberti, ha minacciato il fratello di un candidato: “Vi sparo, vi ammazzo”. Il leghista Mastrangelo ha proposto di tagliare i fondi alla sanità per finanziare lo sport. Star assoluta è stato Claudio Lotito, aspirante senatore di Forza Italia. Si è piazzato in Molise e ha detto che Amatrice è in Abruzzo, ha fatto arrabbiare i tifosi della Lazio facendo il ruffiano con quelli del Campobasso, ha ballato con le signore, giocato a carte, macinato 400 chilometri al giorno. Nessuno però ha ancora compreso perché si candida. Per vanità dicono, per essere il Dino Viola di questo tempo.

Ci sono stati anche episodi odiosi. Tipo il leghista Di Giulio, capogruppo della Lega a Firenze, che ha filmato una donna rom a Firenze e con slancio squadristico ha annunciato: “Votaci per non vederla mai più”. Fratelli d’Italia ha mosso guerra a Peppa Pig, perché gli autori avevano inserito le famiglie arcobaleno, e proposto il cimitero dei feti. Federico Mollicone, uno degli scopritori di Giorgia Meloni, ha detto che “in Italia le coppie omosessuali non sono legali, non sono ammesse”.

Berlusconi, va ammesso, è stato grandioso nell’uccidere la mosca planata sulla sua fronte mentre era collegato con Sky: “Vedete sono ancora in gamba”.

Marta Fascina, la sua compagna, è stata paracadutata a Marsala, in un collegio ritenuto più blindato di una cassaforte. Vittorio Sgarbi merita il premio per la proposta più strampalata: “A scuola mai prima delle dieci”. Renzi è finito nel mirino per il jet privato da Ercolano a Lugano. “Sosteniamo l’abolizione dell’uso dei jet privati” hanno subito rilanciato Bonelli e Fratoianni. Poi ci sono figure che gareggiano da anni per puro amore della comparsata. Come l’ex pm Antonio Ingroia, candidato dal comunista Marco Rizzo: propone di revocare immediatamente le sanzioni a Mosca. La grande ubriacatura per tutti, vecchi e nuovi, è stata TikTok.

Su Instagram Matteo Orfini ha messo in fila i chilometri macinati: 2.032. Filippo Sensi ha fatto un video in cui ha elencato le sue interruzioni in aula. Ma la palma d’oro spetta a un candidato del Pd in America, l’economista pugliese Gianluca Galletto, amico di Obama e Di Blasio, che ha fatto appelli elettorali in barese, napoletano, siciliano e spagnolo. Pezzi di teatro. Se domani andrà male Galletto avrà un futuro assicurato anche come attore.

Salvini promette: aboliremo il canone RAI (Qui il link),

Vi siete accorti che lo slogan di questa campagna elettorale è GRATIS?
Sì, tutto è gratis. La diminuzione delle tasse è gratis perché si autofinanzia da sola. Se vi volete rifare la casa è gratis perché noi non vi diamo il 100%, bensì il 110%. Vi facciamo andare in pensione prima ed è gratis perché i costi saranno sostenuti dalla maggiore (?) occupazione. Le pensioni minime saranno aumentate a 1000 euro ed è gratis perché i maggiori costi saranno compensati dalle maggiori spese che i pensionati faranno con questo maggiore introito.

E, poi, c’è la madre di tutte le coperture: il maggiore introito derivante dalla strenua lotta all’evasione fiscale!
Tutto gratis. I soldi basta sotterrarli che cresceranno sugli alberi, come in Pinocchio.
Il reddito di cittadinanza non costa nulla perché i percettori di tale reddito lo spendono e così il PIL aumenta.
Ci crediamo tutti, vero?
Direi di sì. Ormai è dalla discesa in campo dell’uomo di Arcore che, come babbei, abbocchiamo all’amo.

https://www.amazon.it/dp/B0B9CHBCQ6/

Caro amico, ti scrivo, così mi distraggo un po’
E siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò
Da quando sei partito c’è una grande novità
L’anno vecchio è finito, ormai
Ma qualcosa ancora qui non va
C’era o, meglio, in qualche modo c’è ancora, il Presidente del consiglio più serio, competente e stimato che avessimo mai avuto. E non poteva dare fastidio a lungo, visto che a marzo od aprile 2023 si sarebbe votato comunque.
Tutti i partiti (salvo uno) insieme. L’unione fa la forza e, quando la forza è guidata dall’,intelligenza, i risultati si vedono: centri vaccinali efficienti manco fossimo in Svizzera, fondi europei a profusione, l’,imbarazzo della scelta di come spenderli. L’economia tirava, eh! Una crescita del PIL mai vista. Una guerra a poche centinaia di chilometri da noi e il Governo prende una decisione univoca!
Tutto bene amico mio? Eh no.
I vecchi capetti sentivano montare l’invidia e diminuire i voti prossimi venturi e, allora, che si fa?
Il solito giochetto. Una scusa e il governo cade. Cade ma non troppo, lo costringono a dimettersi senza togliergli la fiducia (i media stranieri hanno unninfarto) in modo che fino ad novembre, quando il nuovo governo si sarà formato, il vecchio/attuale avrà tolto un po’ di castagne dal fuoco per permettere ai “nuovi” di sedersi al banchetto senza noiose incombenze.
E, caro amico, mi piange la penna, ma quello che sto per raccontarti è ancora peggio.
Comincia la campagna elettorale.
Le coalizioni si formano e si sfasciato. C’è chi bacia come Giuda il compagno per poi subito andarsene a fare comunella con chi, solo qualche mese prima, non sarebbe mai andato.
Due partiti che parevano fondersi a “sinistra” ora si guardano in cagnesco.
Non è che a destra vada meglio. Quello che era il maggior partito ha una emorragia di ministri ed esponenti di primo piano, nei sondaggi dimezza i consensi e si tiene a galla solo con o soldi del capo.
Quello che era il frontman, l’acchiappavoti col mohjto in mano è in caduta libera e “si diverte” a portar sfiga.
Ora, caro amico, veleggia in alto una biondina della Garbatella che, per farsi conoscere, dice di sè di essere una donna (sì vedeva già, ma con questa storia del sesso liquido non si può mai sapere), una mamma (vabbè, fatti suoi) e di chiamarsi come si chiama (temeva giochetti dell’anagrafe?).
Ma, caro amico, la penna piange ancora di più ora che devo raccontarti i programmi di questa gente.
C’era una canzone che diceva parole, parole, parole. Ecco, aggiungiamoci promesse, promesse, promesse ed avrai il quadro completo.
Promesse nuove?
Macché, le ho confrontate con quelle del 2018, mai realizzate (se le avessero realizzate ora dovrebbero scervellarsi per trovarne di nuove).
La flat tax (promessa già dal Caimano 30 anni fa), il ponte sullo stretto (promessa di 50 anni fa e che, senza nemmeno iniziare l’opera ci è già costata 280 milioni di progetti e penali).
Via la legge Fornero che,ad onta della stessa promessa di 4 anni fa, è ancora viva. In pensione a 60 anni con 20 anni di contributi. Via il green pass (che già non c’è più).
Si vince facendo gli occhi di tigre! (Qui la stampa estera è stata ricoverata per un secondo infarto) .

Basta, non voglio affliggere, smetto.
No, una ultima cosa, te la voglio raccontare: uno dei partiti politici se l’è presa con un fumetto per bambini (e qui la stampa estera è defunta definitivamente). Peccato, non ha potuto leggere il profluvio di tweet di un candidato (che nel precedente tentativo di corsa a sindaco di un’isola non ha ricevuto nemmeno un voto) che, lui divorziato, indefessamente professa la indissolubilità del matrimonio.
Eh, sì caro amico, finisco di scriverti perché volevo seguire il discorso di un ex giornalista che ha raccolto attorno a sè, formando un partito tutti i novax, nopass, notass, gilet arancioni e, forse, ma non sono sicuro, ex generali.
Ma tu sta tranquillo che qui vatuttobene.
https://sergioferraiolo.com/2022/08/09/va-tutto-bene/


Stavolta non faccio un bollettino. Bastano la prima e la seconda puntata. Le panzane propinate dai partiti sono sotto gli occhi di tutti: tante promesse, tanti soldi promessi, nessuna copertura. Al massimo uno scostamento di bilancio che significa aumentare il debito e perdere i soldi del PNRR perché essi vanno solo ai Paesi che non aumentano il deficit.

Quindi lo scostamento di bilancio significa comunque aumentare il debito pubblico, ma anche perdere i miliardi dell’Europa che sentivamo già in saccoccia.

Per il fact checking delle balle di questa campagna elettorale vi rimando a chi lo fa meglio di me come “Pagella Politica”: https://pagellapolitica.it/

Qui potrete trovare articoli su:

  1. La “flat tax” proposta dal centrodestra da ormai trenta, dico trenta anni
  2. Le “promesse per i giovani” dei vari partiti.
  3. La “falsa teoria dell’efficacia negativa dei vaccini”.
  4. Una analisi sul “voto utile” proposto da Enrico Letta.
  5. Il casino delle “Regionali siciliane” che si terranno lo stesso 25 settembre

Ma qualcosa voglio dirla anche io. Una riflessione maturata sentendo  i politici alla TV ed aiutato da un articolo di Concita de Gregorio.

Come può un popolo maturo e smaliziato come quello italiano abboccare, come uno stupido pesce, alle promesse che, ad ogni campagna elettorale, improvvisati tribuni dettano come tavole divine, magari facendo giravolte di 180 gradi su quello che dicevano fino a qualche mese fa?

“Come possano insomma diffidenza e credulità convivere nello stesso corpo, elettorale e fisico. Chiedo, non so la risposta. È sempre uno spettacolo sensazionale, però, osservare come le stesse persone che hanno le prove che il vaccino sia un inganno delle multinazionali, il Covid un’influenza, lo sbarco sulla luna una messa in scena, la scienza un covo di affaristi, Zelensky un servo di Biden, i morti per strada manichini, in procinto di dare finalmente il governo “a chi lo merita” non farsi nemmeno una domanda, neanche una, sulle metamorfosi posticce dei leader che si accingono a votare. Non hanno la cronologia di Google? Non gli funziona più l’accesso a YouTube? Perché va bene, si può non avere memoria recente, ricordare è un’attività che pretende allenamento: ma c’è l’Internet, è lì per questo no? Per rispondere alla domanda: fammi vedere questo tizio chi è. Quindi mi chiedo. Come mai, in questo caso, lo storico dei documenti ripescati dal (sovente recentissimo) passato non serve a dire: ah ah, non ce la contate giusta, vi abbiamo smascherati?

L’articolo continua (non posso copiarlo tutto per ragioni di Copyright) con una disamina delle dichiarazioni attuali dei leader e quelle che facevano appena qualche mese fa. Vi consiglio di leggerlo.

Non amo Calenda, ma ieri a “in onda” (qui il podcast della puntata) ha detto una cosa vera: gli innamoramenti dovuti all’incanalamento del malcontento popolare verso un partito o puna persona durano molto poco, e ha fatto gli esempi di Renzi, dal 40%  delle Europee alla sconfitta sul referendum costituzionale, della Lega che improvvisamente passa dal 4% al 30% per poi crollare, dei Cinquestelle che , nel 2018 raggiunsero il 33%, ridotti ora a poco più del 10%.

Si ripeterà lo stesso con Fratelli d’Italia?.

Il problema è che lo sapremo a nostre salate spese.

Per rendere chiaro quante giravolte fanno i politici nelle loro promesse, ho scritto un libretto “Più tutto per tutti” che ricorda le promesse fatte nella campagna elettorale del 2018. Quante sono state mantenute è sotto gli occhi di tutti.

Il libretto (0,39 euro nella versione Ebook e 3,38 Euro nella versione cartacea, il minimo consentitomi da Amazon) è disponibile su Amazon all’indirizzo https://www.amazon.it/dp/B0B9CHBCQ6/

Mi raccomando: #votareinformati perché non #vatuttobene !

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