Oggi, 2 novembre, è decorso il termine per notificare alla Libia la disdetta del Memorandum Italia – Libia del 2 febbraio 2017 che, in assenza di tale notifica, si intende tacitamente rinnovato per altri tre anni a decorrere dal 3 febbraio 2020. Sui media se ne parla molto. Ha senza dubbio ridotto gli arrivi, ma ha consegnato molti migranti alle milizie libiche che, oltre a farsi reciprocamente la guerra, ignorano totalmente il concetto dei diritti umani.
Non pare che questa disdetta sia stata inviata. Da notizie della stampa sembra solo che l’Italia abbia chiesto alla Libia, ai sensi dell’articolo 3 del memorandum, di riunire la commissione congiunta dei due paesi e, ai sensi dell’articolo 7, di modificare l’intesa sul contrasto all’immigrazione clandestina. Pare che il nostro Presidente del Consiglio abbia sostenuto che ci sono contatti in corso con l’Unione europea per la creazione di hot spot in Libia. L’Unione europea ha seccamente smentito.
Riporto i due articoli in
questione.
Articolo 3
Al fine di conseguire gli
obiettivi di cui al presente Memorandum, le parti si impegnano a istituire un
comitato misto composto da un numero di membri uguale tra le parti, per
individuare le priorità d’azione, identificare strumenti di finanziamento,
attuazione e monitoraggio degli impegni assunti.
Articolo 7
Il presente Memorandum
d’intesa può essere modificato a richiesta di una delle Parti, con uno scambio
di note, durante il periodo della sua validità.
Qualche dubbio di facile
modifica subito appare.
L’articolo 3 si
riferisce ad un comitato misto costituito per individuare le priorità di azione
del Memorandum, non per concordarne le modifiche.
L’articolo 7 è un
obbrobrio giuridico-diplomatico: un accordo diplomatico si modifica di comune
accordo con “lo scambio di note”, ma quando la nota è unilaterale non può
essere che di “denuncia dell’accordo”.
È vero che quando le parti vogliono, tutto si può fare, disdire, rifare…… ma qualche dubbio sorge. Infatti la Libia ha risposto oggi che, quando riceverà le proposte italiane, le valuterà secondo gli interessi libici. (forse dipenderà da quanti soldi metterà l’Italia nel piatto)
Le modifiche, principalmente fondate sul rispetto dei diritti umani, saranno illustrate in Parlamento mercoledì 6 novembre prossimo.
Quando il Memorandum fu firmato da Gentiloni e Al Serraj pareva che la Libia fosse avviata ad una plausibile normalità, quasi uno Stato sovrano con qualche problema interno. Ora, verosimilmente, appare un non-Stato in preda a lotte di bande armate che si contendono i pezzi di territorio. E’ ancora plausibile che uno Stato come l’Italia si impegni ancora con un non-Stato? Con un non-Stato che tortura i migranti ad esso affidati?
Un non-Stato che alle Ong “interessate a collaborare nella ricerca e salvataggio marittimo” impone ora, dal 14 settembre, di presentare una preventiva domanda di autorizzazione alle autorità libiche a cui sono obbligate “a fornire periodicamente tutte le informazioni necessarie, anche tecniche – relative al loro intervento”. Ed ecco le condizioni che vengono imposte alle navi umanitarie: “lavorare sotto il principio di collaborazione e supporto [libico], non bloccare le operazioni di ricerca e salvataggio marittimo esercitato dalle autorità autorizzate [libiche] dentro l’area [SAR libica] e lasciare la precedenza d’intervento [alle autorità libiche]”. “Le Ong si limitano all’esecuzione delle istruzioni del centro e si impegnano a informarlo preventivamente su qualsiasi iniziativa anche se è considerata necessaria e urgente”. E poi gli articoli che più preoccupano le Ong perché preludono ad un intervento di tipo poliziesco e autorizzano la Guardia costiera libica a salire a bordo delle navi. “Il personale del dispositivo è autorizzato a salire a bordo delle unità marittime ad ogni richiesta e per tutto il tempo valutato necessario, per motivi legali e di sicurezza, senza compromettere l’attività umana e professionale di competenza del paese di cui la nave porta la bandiera”.
Sul merito dell’accordo
Gentiloni-Al Serraj è stato già detto tutto, dai soprusi sui migranti, alle
torture, agli spari sulle ONG, al trafficante Bija (clicca qui
e qui
che, pare, sia stato ricevuto in colloqui ufficiali in Sicilia e a Roma in qualità
di capo della Guardia Costiera libica).
Vorrei qui parlare – per una
informazione più completa – della lunga storia degli accordi Italia – Libia che
non riguardano, però, solo l’immigrazione. (i testi sono linkati)
Partiamo da 13 dicembre
2000. A Roma fu stipulato l’accordo Accordo tra il Governo della Repubblica italiana
e la Grande Giamahiriya Araba Libica Popolare Socialista, per la
collaborazione nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al
traffico illegale di stupefacenti e di sostanze psicotrope ed all’immigrazione clandestina.
L’accordo può essere
rinvenuto sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana a questo link:
http://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2003/05/15/111/so/78/sg/pdf (pag.53)
Poche e scarne le
disposizioni sull’immigrazione illegale (punto D):
D- Lotta all’immigrazione
illegale.
1. Scambio di informazioni
sui flussi di immigrazione illegale, nonché sulle organizzazioni criminali che
li favoriscono, sui modus operandi e sugli itinerari seguiti.
2 Scambio di informazioni
sulle organizzazioni specializzate nella falsificazione di documenti e di
passaporti.
Reciproca assistenza e
cooperazione nella lotta contro l’immigrazione illegale.
Più
pregnante
l’accordo sottoscritto alla fine del 2007 fra Giuliano Amato ed il suo omologo
libico
I
punti salienti dell’accordo: L’accordo
prevede, in particolare, l’organizzazione di pattugliamenti marittimi congiunti
davanti alle coste libiche. In questo modo sarà possibile contrastare
efficacemente la partenza dei natanti e bloccare il tragico traffico degli esseri
umani. Il Governo italiano si impegna, altresì, a «sostenere con l’Unione
europea i programmi di cooperazione con la Libia, con particolare riferimento
ai controlli sull’immigrazione clandestina Ecco i principali punti dell’accordo
tra Italia e Libia: PATTUGLIAMENTI MISTI COSTE LIBICHE: Queste unità navali
effettueranno le operazioni di controllo, di ricerca e salvataggio nei luoghi
di partenza e di transito delle imbarcazioni dedite al trasporti di immigrati
clandestini, sia in acque territoriali libiche che internazionali. L’Italia si
impegna a cooperare con l’Unione Europea per la fornitura, con finanziamento a
carico del bilancio comunitario, di un sistema di controllo per le frontiere
terrestri e marittime libiche, al fine di fronteggiare il fenomeno
dell’immigrazione clandestina, da realizzare secondo le esigenze rappresentate
dalla parte libica alla delegazione della missione Frontex.
L’Italia, inoltre, farà
ogni sforzo perché si giunga nel più breve tempo possibile all’adozione
dell’Accordo quadro fra l’Unione Europea e la Grande Giamahiria. Per
l’esecuzione dell’attività di pattugliamento, [protocollo aggiuntivo] il governo italiano si
impegna a cedere temporaneamente alla Libia 6 unità navali della Guardia di
Finanza, di cui 3 guardacoste classe «Bigliani» e 3 vedette classe «V.5000»,
per l’esecuzione di attività di pattugliamento.
Per
garantire una efficace direzione e coordinamento delle attività addestrative ed
operative di pattugliamento marittimo, Italia e Libia «hanno convenuto di
istituire, presso una idonea struttura che sarà individuata a cura della Parte
libica, per l’intera durata del Protocollo di Cooperazione, un Comando
Operativo Interforze», con il compito di: disporre l’attuazione quotidiana
delle crociere addestrative e di pattugliamento; individuare, nell’area di
pattugliamento, zone di specifico approfondimento, sulla base degli elementi
informativi nel frattempo acquisiti; raccogliere le informazioni operative
acquisite dalle unità operative; impartire le direttive di servizio necessarie
in caso di avvistamento e/o fermo di natanti con clandestini a bordo; svolgere
compiti di punto di contatto con le omologhe strutture italiane.
In
tal senso, l’intesa firmata tra Italia e Libia prevede che il Comando avrà la
«facoltà di richiedere l’intervento e/o l’ausilio delle unità navali italiane
ordinariamente rischierate presso l’isola di Lampedusa per le attività
antiimmigrazione». Responsabile del menzionato Comando Operativo Interforze
sarà «un qualificato rappresentante designato dalle autorità libiche, che si
avvale di un Vice Comandante, designato dal Governo italiano, anche con compiti
di consulenza in favore del Comandate del Comando Operativo Interforze, oltre
che di raccordo con le competenti strutture italiane». Al Centro è assegnato
personale italiano con compiti di staff in favore del Vice Comandante. [Da “La Stampa”]
Il testo completo lo trovate
qui:
https://elabora.fondazionenigrizia.it/public/1/pdf_documenti/protocollo_base_italia_libia_2007.pdf
Collaborazione e
pattugliamenti misti, quindi.
Seguendo cronologicamente lo
scorrere del tempo, e degli accordi, nel 2008 fu sottoscritto il Trattato
di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande
Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto
2008 fra l’allora Primo ministro Silvio Berlusconi e Muahammar Al Gheddafi.
L’accordo, a differenza di quello di Amato, fu ratificato con legge 6
febbraio 2009, n.7.
Nella relazione illustrativa
del Disegno di legge di autorizzazione alla ratifica potete trovare il testo:
http://leg16.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00339065.pdf
Interessante leggerne il testo: parla di tutto,
soprattutto di soldi. Dell’impegno dell’Italia di investire il Libia di 5
miliardi di dollari americani in 20 anni (art.8) in infrastrutture, ma i fondi
sono sempre e comunque gestiti dalla parte italiana. Le infrastrutture saranno
realizzate solo da aziende italiane scelte “a trattativa diretta” dalla Libia.
Le imprese prescelte si impegnano “secondo le consuetudini esistenti, contribuiscono,
in maniera volontaria, alle opere sociali e alla bonifica ambientale delle zone
ove verranno realizzati i progetti (art. 9).
Quindi, la Libia sceglie senza vincolo di gara [ovviamente
su consiglio italiano] le imprese appaltatrici; l’Italia le paga, secondo i prezzi
risultanti dagli accordi con le autorità libiche, e le imprese “volontariamente
e secondo le consuetudini locali” [mazzette] oltre le infrastrutture concordate
contribuiscono ad opere sociali.
La lettura del trattato fornisce altre “perle”
che lascio alla volontà del lettore.
Interessante notare che di immigrazione
si parla solo all’art. 19, richiamando l’attuazione degli accordi del
2000 e del 2007 [vedi sopra]. Quindi, in pratica, l’accordo non aggiunge nulla
di nuovo.
Lo riporto:
Articolo 19. Collaborazione nella lotta al terrorismo, alla
criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti, all’immigrazione
clandestina.
- Le due
parti intensificano la collaborazione in atto nella lotta al terrorismo, alla
criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti e all’immigrazione
clandestina, in conformità a quanto previsto dall’accordo firmato a Roma il
13.12.2000 e dalle successive intese tecniche, tra cui, in particolare, per
quanto concernente la lotta all’immigrazione clandestina, i protocolli di
cooperazione firmati a Tripoli il 29 dicembre 2007. [vedi sopra; quelli
sottoscritti da Amato].
- Sempre in tema
di lotta all’immigrazione clandestina, le due parti promuovono la realizzazione
di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, da affidare a
società italiane in possesso delle necessarie competenze tecnologiche. Il
Governo italiano sosterrà il 50% dei costi, mentre per il restante 50% le due
parti chiederanno all’Unione europea di farsene carico, tenuto conto delle
intese a suo tempo intervenute tra la Grande Giamahiria e la Commissione
europea.
- le due
parti collaborano alla definizione di iniziative sia bilaterali, sia in ambito
regionale, per prevenire il fenomeno dell’immigrazione clandestina nei Paesi di
origine dei flussi.
Questo è l’unico articolo dell’accordo che parla di lotta all’immigrazione clandestina, ma parla anche di soldi, soldi che andranno alle imprese italiane per realizzare il sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche. Forse per questo, tale articolo è stato richiamato anche dall’accordo Gentiloni- Al Sarraj.
E arriviamo al 2 febbraio
2017: il
primo ministro italiano Paolo Gentiloni ed il Primo ministro libico Fayez
Mustafa Al Sarraj si incontrano e sottoscrivono
un memorandum di intesa che impegna la Libia a contrastare il traffico
illecito dei migranti e l’Italia ad un opera di assistenza, fornitura ed
istruzione della polizia libica.
L’accordo richiama – al
fine della loro piena attuazione – i precedenti accordi firmati fra i due Paesi,
come il Trattato di Amicizia,
partenariato e cooperazione firmato a Bengasi il 30 agosto 2008 (ratificato con
legge 6 febbraio 2009 n. 7), e prevede il finanziamento italiano per la
predisposizione di campi di accoglienza per migranti in territorio libico sotto
l’esclusivo controllo del ministero dell’interno libico, nonché il
finanziamento, sempre italiano, per la predisposizione di sistemi di controllo
della frontiere fra la Libia ed il Niger al fine di arrestare gli arrivi
irregolari.
I dubbi
sull’efficacia del memorandum sono molti e si appuntano sulla reale autorità di
Al Sarraj che, pare, controlli bene solo l’area portuale dove ha sede il suo
Governo, non certo tutta Tripoli e le sue coste da dove partono i “refugee boat”, figuriamoci il Fezzan ed il confine meridionale
del Paese che si estende anche sotto la Cirenaica, controllata dal Governo di
Tobruk e dal Generale Haftar, benedetti da Putin.
Già con l’attentato
all’ambasciata italiana del 20 gennaio 2017, attribuito a milizie
fedeli ad Haftar si è visto quanto difficile sia la situazione per l’Italia in
Libia.
E, ancora, i tribunali
libici hanno impugnato l’accordo per carenza di potere del firmatario libico e la
stessa posizione di al Sarraj non è più stabile neppure nella nuova forma di
Governo ipotizzata in Libia in quanto il Comitato di pacificazione sta
progettando una riorganizzazione dell’architettura istituzionale: il capo
supremo della difesa non sarà più il presidente del consiglio presidenziale.
In effetti, l’accordo
Gentiloni-Al Sarraj i frutti li ha dati. Se nel maggio 2017 le persone
sbarcate in Italia erano 22.993, nel maggio 2018 (ultimo mese del Governo Gentiloni) le
persone sbarcate sono drasticamente scese a 3.963.
Poi è arrivato il Governo
gialloverde e la storia, fatta di decreti sicurezza, abolizione dello SPRAR,
abolizione del permesso di soggiorno umanitario, lotta alle ONG è cosa nota.
Per completezza riporto tutto
il testo del Memorandum:
Memorandum
Italia – Libia del 2 febbraio 2017
Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello
sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani,
al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo
Stato della Libia e la Repubblica Italiana Il Governo di Riconciliazione
Nazionale dello Stato di Libia e il Governo della Repubblica Italiana qui di seguito denominate ‘Le Parti’,
Sono
determinati a lavorare per affrontare tutte le sfide che si ripercuotono
negativamente sulla pace, la sicurezza e la stabilità nei due paesi, e nella
regione del Mediterraneo in generale.
Nella
consapevolezza della sensibilità dell’attuale fase di transizione in Libia, e
della necessità di continuare a sostenere gli sforzi miranti alla
riconciliazione nazionale, in vista di una stabilizzazione che permetta
l’edificazione di uno Stato civile e democratico.
Nel
riconoscere che il comune patrimonio storico e culturale e il forte legame di
amicizia tra i due popoli costituiscono la base per affrontare i problemi
derivanti dai continui ed elevati flussi di migranti clandestini.
Riaffermando
i principi di sovranità, indipendenza, integrità territoriale e unità nazionale
della Libia, nonché di non ingerenza negli affari interni.
Al
fine di attuare gli accordi sottoscritti tra le Parti in merito, tra cui il
Trattato di Amicizia, Partenariato e Cooperazione firmato a Bengasi il
30/08/2008, ed in particolare l’articolo 19 dello stesso Trattato, la Dichiarazione
di Tripoli del 21 gennaio 2012 e altri accordi e memorandum sottoscritti in
materia.
Le
Parti hanno preso atto dell’impegno che l’Italia ha posto per rilanciare il
dialogo e la cooperazione con i Paesi africani d’importanza prioritaria per le
rotte migratorie, che ha portato all’istituzione del “Fondo per l’Africa”.
Tenendo
conto delle iniziative che sono state messe in atto dalla parte italiana in
attuazione degli accordi e dei memorandum di intesa bilaterali precedenti,
nonché il sostegno assicurato alla rivoluzione del 17 febbraio.
Al
fine di raggiungere soluzioni relative ad alcune questioni che influiscono
negativamente sulle Parti, tra cui il fenomeno dell’immigrazione clandestina e
il suo impatto, la lotta contro il terrorismo, la tratta degli esseri umani e
il contrabbando di carburante.
Riaffermando
la ferma determinazione di cooperare per individuare soluzioni urgenti alla
questione dei migranti clandestini che attraversano la Libia per recarsi in
Europa via mare, attraverso la predisposizione dei campi di accoglienza
temporanei in Libia, sotto l’esclusivo controllo del Ministero dell’Interno
libico, in attesa del rimpatrio o del rientro volontario nei paesi di origine,
lavorando al tempo stesso affinché i paesi di origine accettino i propri
cittadini ovvero sottoscrivendo con questi paesi accordi in merito.
Riconoscendo
che le misure e le iniziative intraprese per risolvere la situazione dei
migranti illegali ai sensi di questo Memorandum, non devono intaccare in alcun
modo il tessuto sociale libico o minacciare l’equilibrio demografico del Paese
o la situazione economica e le condizioni di sicurezza dei cittadini libici.
Sottolineando
l’importanza del controllo e della sicurezza dei confini libici, terrestri e
marittimi, per garantire la riduzione dei flussi migratori illegali, la lotta
contro il traffico di esseri umani e il contrabbando di carburante, e
sottolineando altresì l’importanza di usufruire dell’esperienza delle
istituzioni coinvolte nella lotta contro l’immigrazione clandestina e il
controllo dei confini.
Tenuto
conto degli obblighi derivanti dal diritto internazionale consuetudinario e
dagli accordi che vincolano le Parti, tra cui l’adesione dell’Italia all’Unione
Europea, nell’ambito degli ordinamenti vigenti nei due Paesi, le due parti
confermano il desiderio di cooperare per attuare le disposizioni e gli
obiettivi di questo Memorandum, e concordano quanto segue:
Articolo 1
Le Parti si impegnano a:
- avviare
iniziative di cooperazione in conformità con i programmi e le attività adottati
dal Consiglio Presidenziale e dal Governo di Accordo Nazionale dello Stato
della Libia, con riferimento al sostegno alle istituzioni di sicurezza e
militari al fine di arginare i flussi di migranti illegali e affrontare le
conseguenze da essi derivanti, in sintonia con quanto previsto dal Trattato di
amicizia, partenariato e cooperazione sottoscritto tra i due paesi, e dagli
accordi e memorandum d’intesa sottoscritti dalle Parti.
- la parte
italiana fornisce sostegno e finanziamento a programmi di crescita nelle
regioni colpite dal fenomeno dell’immigrazione illegale, in settori diversi,
quali le energie rinnovabili, le infrastrutture, la sanità, i trasporti, lo
sviluppo delle risorse umane, l’insegnamento, la formazione del personale e la
ricerca scientifica.
- la parte
italiana si impegna a fornire supporto tecnico e tecnologico agli organismi
libici incaricati della lotta contro l’immigrazione clandestina, e che sono
rappresentati dalla guardia di frontiera e dalla guardia costiera del Ministero
della Difesa, e dagli organi e dipartimenti competenti presso il Ministero
dell’Interno.
Articolo 2
Le Parti si impegnano
altresì a intraprendere azioni nei seguenti settori:
- completamento
del sistema di controllo dei confini terrestri del sud della Libia, secondo
quanto previsto dall’articolo 19 del Trattato summenzionato.
- adeguamento
e finanziamento dei centri di accoglienza summenzionati già attivi nel rispetto
delle norme pertinenti, usufruendo di finanziamenti disponibili da parte italiana
e di finanziamenti dell’Unione Europea. La parte italiana contribuisce,
attraverso la fornitura di medicinali e attrezzature mediche per i centri
sanitari di accoglienza, a soddisfare le esigenze di assistenza sanitaria dei
migranti illegali, per il trattamento delle malattie trasmissibili e croniche
gravi.
- la
formazione del personale libico all’interno dei centri di accoglienza
summenzionati per far fronte alle condizioni dei migranti illegali, sostenendo
i centri di ricerca libici che operano in questo settore, in modo che possano
contribuire all’individuazione dei metodi più adeguati per affrontare il
fenomeno dell’immigrazione clandestina e la tratta degli esseri umani.
- Le Parti
collaborano per proporre, entro tre mesi dalla firma di questo memorandum, una
visione di cooperazione euro-africana più completa e ampia, per eliminare le
cause dell’immigrazione clandestina, al fine di sostenere i paesi d’origine
dell’immigrazione nell’attuazione di progetti strategici di sviluppo, innalzare
il livello dei settori di servizi migliorando così il tenore di vita e le
condizioni sanitarie, e contribuire alla riduzione della povertà e della
disoccupazione.
- sostegno
alle organizzazioni internazionali presenti e che operano in Libia nel campo
delle migrazioni a proseguire gli sforzi mirati anche al rientro dei migranti
nei propri paesi d’origine, compreso il rientro volontario. 6) avvio di
programmi di sviluppo, attraverso iniziative di job creation adeguate, nelle
regioni libiche colpite dai fenomeni dell’immigrazione illegale, traffico di
esseri umani e contrabbando, in funzione di “sostituzione del reddito”.
Articolo 3
Al fine di conseguire gli
obiettivi di cui al presente Memorandum, le parti si impegnano a istituire un
comitato misto composto da un numero di membri uguale tra le parti, per
individuare le priorità d’azione, identificare strumenti di finanziamento,
attuazione e monitoraggio degli impegni assunti.
Articolo 4
La parte italiana provvede
al finanziamento delle iniziative menzionate in questo Memorandum o di quelle
proposte dal comitato misto indicato nell’articolo precedente senza oneri
aggiuntivi per il bilancio dello Stato italiano rispetto agli stanziamenti già
previsti, nonché avvalendosi di fondi disponibili dall’Unione Europea, nel
rispetto delle leggi in vigore nei due paesi.
Articolo 5
Le Parti si impegnano ad
interpretare e applicare il presente Memorandum nel rispetto degli obblighi
internazionali e degli accordi sui diritti umani di cui i due Paesi siano
parte.
Articolo 6
Le controversie tra le
Parti relative all’interpretazione o all’applicazione del presente Memorandum
saranno trattate amichevolmente per via diplomatica.
Articolo 7
Il presente Memorandum
d’intesa può essere modificato a richiesta di una delle Parti, con uno scambio
di note, durante il periodo della sua validità.
Articolo 8
Il presente Memorandum
entra in vigore al momento della firma. Ha validità triennale e sarà
tacitamente rinnovato alla scadenza per un periodo equivalente, salvo notifica
per iscritto di una delle due Parti contraenti, almeno tre mesi prima della
scadenza del periodo di validità.
Elaborato e sottoscritto a
Roma il 2 febbraio 2017 in due copie originali, ciascuna in lingua araba e
italiana, tutti i testi facenti egualmente fede.
Per il Governo di
Riconciliazione Nazionale dello Stato di Libia Fayez Mustafa Serraj
Presidente del Consiglio
Presidenziale per il Governo della Repubblica Italiana Paolo Gentiloni
Presidente del Consiglio dei Ministri
Questi i fatti fino ad ora.
Vediamo che accade. Ho parlato solo di immigrazione, ma è indubbio che centri molto altro, a cominciare dal petrolio.
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