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Dal 6 agosto si comincia. Se vuoi andare a cinema, al ristorante (al chiuso), in piscina, nei musei, a fare visita ai tuoi cari in ospedale, devi mostrare la tua “certificazione verde COVID-19” o, terra terra, il tuo GreenPass.
Poche volte un provvedimento fu più divisivo. Subito a Torino, ieri in tutta Italia, mercoledì in pompa magna a Roma, manifestazioni contro la dittatura sanitaria, contro Big Pharma, contro il governo, accusato di “nazismo”.
Peccato, stiamo perdendo una occasione.
Un argomento prettamente medico, tecnico, è stato preso a pretesto dalle fazioni politiche, di destra e di sinistra con argomenti, da ambo le parti, pretestuosi e svianti. Insomma la caccia al voto è aperta con buona pace di quello che dovrebbe essere la base della discussione, ossia la scienza.
Visto che le evidenze sulla bontà e sull’efficacia del vaccino sono sotto gli occhi di tutti e sono incontestabili, il dibattito si è spostato non sul vaccino in sè, ma sulla libertà di vaccinarsi e sulle limitazioni a chi vaccinato non è, ossia sul Green Pass.


I miei quattro lettori (ah, scusa, Manzoni) sanno che io sono un provax, che mi sono convintamente vaccinato appena ho potuto, come barriera contro il virus.
Eppure, stavolta, non posso concordare del tutto con l’azione del Governo e non sono del tutto d’accordo con le limitazioni associate al possesso o meno del Green Pass.
Andiamo per ordine.
Lo dico subito. Avrei preferito che il Governo, viste le evidenze scientifiche, le evidenze sul campo, gli effetti sui casi gravi e sui decessi in Gran Bretagna e in Israele, avesse deciso per un obbligo vaccinale.
Non si scaldino gli scettici, i novax e i bohwax che si fermano sempre alla prima parte degli articoli della Costituzione. Sì, lo articolo 32 della Costituzione solennemente afferma che “nessuno può essere sottoposto a un determinato trattamento sanitario”, ma prosegue “se non per disposizione di legge” facendo il paio con un altro articolo sempre citato dai contestatori, l’articolo 16 che vieta di limitare la libertà di movimento, ma “salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza”.
Abbiamo appurato che un obbligo vaccinale non è contrario alla Costituzione. Un obbligo vaccinale che già esiste, per esempio contro la pertosse e altre malattie dell’infanzia. Oppure un obbligo vaccinale temporaneo, come quello che fu istituito nel 1973 in alcune regioni (io c’ero) contro l’epidemia di colera. E ricordo che, anche allora ci furono manifestazioni, ma per avere subito il vaccino, non contro di esso.
Un obbligo vaccinale sarebbe giustificato dalla esigenza di ridurre al massimo gli spazi di contagio, di ridurre il il pericolo di varianti, di proteggere chi per proprie patologie, non può vaccinarsi. Sono situazioni in cui l’interesse individuale cede di fronte all’interesse collettivo.
Una decisione di obbligare tutta la popolazione a vaccinarsi sarebbe stata pesante in termini politici ma più semplice, schietta e trasparente di quella presa dal Governo, non solo italiano, ma di tutta Europa.


Spiego le motivazioni del mio dissenso.
I governi europei lasciano intatta la libertà ai singoli cittadini di vaccinarsi o meno, ma limitano le loro facoltà di socializzazione in base al loro essere vaccinati o meno.
Non è un gioco pulito.
Vediamo nello specifico. Un non vaccinato non è un untore. Anzi se io vaccinato sono vicino ad un non vaccinato, chi è in una situazione più pericolosa è quest’ultimo. Lui non vaccinato ha poche possibilità di essere infetto asintomatico, se si becca il Sars-COV2 lo si vede e…povero lui!
Il vaccinato, secondo le ultime stime, ha solo il 5% di beccarsi il virus e, nella metà dei casi, è asintomatico, potrebbe (poco) infettare chi gli sta vicino. Quindi chi rischia di brutto è il non vaccinato.
Per cui, io vaccinato, devo aver poca paura di un close encouter con un non vaccinato.
Questa storia del Greenpass rischia di creare solo problemi.
Ai gestori, obbligati allo pseudo controllo con l’App “VerificaC19”. Dico pseudo controllo perché se ci vuole un attimo con quell’App a scansionare il QR code, chi ti dice che il QrCode scansionato sia veramente della persona che lo esibisce? Basta andare sui canali di Telegram per trovare annunci a iosa di vendita di QrCode “garantiti” a poco più di 100 euro..
Problemi per chi, lo stiamo vedendo in questi giorni, ha avuto l’infezione e, seguendo le prescrizioni del Ministero della Salute ha fatto solo una dose di vaccino e non riesce ad avere il Greenpass.
Problemi per chi, specialmente i giovani, con tutta la buona volontà, non è riuscito ancora a vaccinarsi.
Insomma, quest’obbligo di Green Pass mi sembra un po’ aggirare il problema. Non essere tacciato di “eccesso di potere” mantenendo la la libertà di vaccinarsi o meno e, nel contempo, limitare l’esercizio di tale libertà.
Mi rendo conto che il problema non è di facile soluzione perché se obblighi a vaccinarsi, devi, nel contempo, assicurare a tutti – subito – la dose di vaccino per assolvere l’obbligo.
D’altra parte, in Italia come in Francia, il solo annuncio delle limitazioni connesse al green pass, ha portato ad un positivo improvviso ed imponente aumento delle prenotazioni che dimostra, ad onta delle manifestazioni di piazza, che lo scetticismo verso la vaccinazione non è poi sorretto da incrollabili motivazioni ideologiche, forse più da pigrizia o attendismo.
Anche il “permesso” di sedersi al ristorante con una sola dose di vaccino non è sorretto da alcuna evidenza scientifica, stante la ormai dominante “Variante delta” che riduce l’efficacia della prima dose al 30-40%. Questa facilitazione è prettamente politica volta ad incentivare l’approccio al vaccino (tanto se ti fai la prima dose, poi la seconda te la fai).
Purtroppo così facendo, adottiamo proprio la condotta sconsigliata dalla scienza, ossia “inseguire” e non “precedere” il virus. Questa politica dei piccoli passi, oggi prescrivo come necessaria solo la prima dose, domani prescriverò anche la seconda; oggi obbligo solo per ristoranti o musei al chiuso, domani anche per quelli all’aperto, se da un lato ha il pregio di non irritare troppi gli scettici al vaccino, dall’altro ha il pericolosissimo difetto di dare al virus tutto il tempo di diffondersi, trovando ancora, per mesi, portoni aperti per replicarsi
Chiudo con un pensiero ottimista. Dalla lettura dei giornali odierni e dall’ascolto dei notiziari, pare che nelle manifestazioni contro il Green Pass mancassero del tutto i giovani; e che il boom di prenotazioni post annuncio di Green pass sia trainato dai giovanissimi (15-18enni). Ascoltati, questi giovani, senza ideologia, alternativi alle masse ululanti della movida, vanno sul pratico: il vaccino mi garantisce libertà, quindi mi vaccino il prima possibile.
Forse non è persa l’ultima speranza.

Anche novembre inizia la sua ultima settimana. Il tempo è Clemente, almeno qui a Roma. Cielo blu e sole. Le temperature sono scese, la mattina siamo sotto i 10 gradi, ma pian piano il tepore del sole vince i primi freddi dell’inverno, invita ad uscire. Stamattina sono andato al mare, ad Ostia. Passeggiata, odore di mare, sole tiepido.
Ancora in po’ di sole nel primissimo pomeriggio al parco della Caffarella, ma già alle 16 il sole comincia a declinare.
Si torna a casa e comincia la noia. Quello che il Coronavirus ha colpito è la socialità che ci siamo costruiti durante una vita.
Una socialità fatta di rituali per lo più pomeridiani e serali. Un giro di telefonate, si esce, si va al ristorante, al cinema, in pizzeria, a casa di qualcuno.
Si sta vicino, la pacca sulla spalla, l’abbraccio, il bacetto di saluto.
Tutto questo non c’è più.
Non vale neppure la pena di uscire la sera, per chi può farlo. Bar e ristoranti chiusi alle 18:00, se non in permanenza secondo il colore della regione. Strade deserte o, al contrario, il sabato e la domenica affollate al limite dell’assembramento quando la massa della gente in regione gialla o arancione si concede, tutta insieme, l’ora d’aria.
Capisco la rabbia dei negozianti: se non vendono non mangiano. E si sta creando un pericoloso livore verso la categoria dei dipendenti pubblici che, secondo molti, in questa pandemia, correndo comunque lo stipendio, non hanno perso alcunché. Peccato che chi pensa ad una dura patrimoniale sui dipendenti pubblici per “riequilibrare” la situazione, dimentica che è proprio con le tasse sempre pagate come prima, senza alcuna diminuzione, dai dipendenti pubblici, lo Stato ha messo in campo le decine di miliardi di euro destinati ai ristori verso le categorie che hanno visto crollare i guadagni, non  sempre trasparenti verso il fisco.
Non è il caso di metter su una guerra fra poveri o di cavalcare la rabbia per meri fini politici come qualcuno sta già facendo perché, purtroppo, nel 2020, come nel 1300 ai tempi di Boccaccio e del Decamerone, l’unico rimedio contro la pandemia è il medesimo “INCONTRARE MENO PERSONE POSSIBILE” per evitare contagi, specialmente oggi, quando, ci dicono, il 50% dei portatori del virus è asintomatico, ma ben può infettare.
Mentre comprendo chi ha perso il lavoro o la possibilità di lavorare, mi fan rabbia le persone che, molto seriamente, si lamentano del “fastidio” delle mascherine, di non poter celebrare il rito dell’aperitivo, di esser deprivata del “diritto” di sciare. A costoro vorrei ricordare cosa ha passato la generazione dei nostri padri: mentre erano a scuola suonava una sirena e dovevano correre nel più vicino rifugio antiaereo dal quale non sapevano se sarebbero usciti vivi e, se uscivano, non sapevano se avrebbero ritrovato vivi i loro cari. Agli spritz-dipendenti vorrei ricordare che negli anni 1943/1944 in alcune parti d’Italia si era fortunati se la sera si trovava una zuppa di bucce di piselli e, in altre parti d’Italia, la fortuna era riuscire ad evitare le retate dei nazisti. Eppure questa generazione, cresciuta nelle privazioni, è stata capace di creare il “miracolo economico” degli anni sessanta, l’unico che la nostra Italia ricordi.
Un altro “dibattito quotidiano” riguarda il pranzo di Natale. A parte che non so cosa ci sia da festeggiare con oltre 50.000 persone morte (e non solo anziani con “patologie pregresse”) che non potranno più festeggiare alcun Natale. Non voglio entrare nel dibattito, troppi ne parlano. Solo due considerazioni brevissime. Ogni tradizione natalizia nostrana è completamente contraria al contenimento del virus. Meno “festeggeremo” questo Natale, più persone festegganno i prossimi natale.
Non siamo più al buio. Le cifre della seconda ondata stanno, sia pur molto lentamente, scendendo. E scenderanno più velocemente quando, da gennaio, cominceranno le vaccinazioni. L’estate, come questo anno, se non ripeteremo gli errori fatti qualche mese fa, contribuirà anch’essa alla discesa degli indici e quando, presumibilmente verso la fine del prossimo settembre saremo tutti vaccinati, potremo cominciare a respirare, ad abbracciarci di nuovo, a riscoprire il gusto di una pizza con gli amici e la parola “assembramento” non ci farà più paura. Ma tutto ciò avverrà se ORA continuiamo ad avere comportamenti corretti, se ci comportiamo in modo da evitare il più possibile contatti potenzialmente pericolosi.
No, non è il premio in un’altra vita promesso da tante religioni ai credenti che seguono i loro precetti. È una realtà ben concreta, il ritorno alla normalità non fra chissà quando, ma fra meno di un anno.
Vale la pena di usare ORA comportamenti corretti?
Sì, lo so, ho fatto un pippone, ma l’imbrunire induce a pensieri non sempre allegri. Ma non la speranza, bensì la certezza che, come la peste del Decameron, anche questa merdaccia di Coronavirus sarà superata.
Forza e coraggio!

Oggi come allora

Finalmente è iniziata la transizione. Trump ha ceduto. La nuova amministrazione di Jo Biden può cominciare a lavorare in vista dell’insediamento ufficiale del 20 gennaio 2021.

Un saluto e un tributo alla città più rappresentativa degli Stati Uniti d’America.

The transition has finally begun. Trump caved. Jo Biden’s new administration can begin work ahead of the official inauguration of January 20, 2021.

A greeting and a tribute to the most representative city in the United States of America

Esser contagiati dal Coronavirus – abbiamo imparato – può portare le conseguenze più disparate: semplicemente nulla, un banale malessere scambiato per “raffreddamento”, una sindrome febbrile paragonabile all’influenza, una polmonite virale, spesso curabile con lunghe e dolorose giornate in ospedale, ma – almeno in Italia – per 30.000 volte letale. Tutto ciò random, senza una ragione plausibile, anche sul perché alcune zone (il nord) siano state contagiate in maniera molto più violenta che altre (il sud).

Unico dato incontrovertibile è che i bambini, pur infettandosi e portando l’infezione in famiglia e in giro, sono praticamente immuni dalle conseguenze più gravi.

A parte questo, a parte le patologie fisiche, sono convinto che il Coronavirus o COVID19, porti anche serie conseguenze alle facoltà intellettive delle persone.

Sì, ci sono giustificazioni, senz’altro. La materia è nuova, Questo tipo di Coronavirus – fino al tragico 21 febbraio 2020 – era solo  una patologia confinata dall’immaginario collettivo occidentale in  quella parte del mondo, ancora semisconosciuta e misteriosa, chiamata Cina, confinata in qualche parte dei TG vista distrattamente nei giorni del dopo capodanno, ma capace comunque di generare i primi segni di decerebramento con pestaggi e violenze a cinesi che vivono da anni in Italia, come se l’insorgenza di questo lontano virus sconosciuto fosse stato scatenato per colpa di una intera etnia.

Poi Codogno e Vo’ Euganeo esplosero e, sull’onda emotiva dell’emergenza (grave, ma piccola e confinata territorialmente), le autorità si mossero benino. Fecero l’impensabile. Imitando quello che successe a Wuhan, chiusero letteralmente i due territori: non si entra e non si esce. Poi la “Cosa” crebbe” e con la stessa proporzionalità crebbero i casini, gli errori e … i segni di pazzia, fortemente incoraggiati da quell’altra forma di pazzia, questa volta fortemente italica che va sotto il nome di “Riforma del titolo V della Costituzione” che dal 1999, avvelena e complica i rapporti fra Stato e Regioni intasando la Corte Costituzionale di impugnazioni e conflitti di attribuzione, generando confusione ed incertezza nella gestione delle cd. “Materie condivise”, come appunto la Salute.

Ma non voglio fare qui la storia, breve, ma piena di dolore del Coronavirus in Italia e nel mondo – quella la conoscete già – ma dare conto della pazzia che esso porta. Ovviamente è una metafora, non voglio essere accusato di diffondere fake news, ma la tensione, la paura, l’angoscia di fronte a tale orrenda novità può essere benissimo causa scatenante.

Cominciamo dai cosiddetti scienziati a cui la politica si è, fino ad un certo punto, affidata.

Dapprima è stata qualificata come una influenza un po’ più “pesante”, poi, visto che il numero di morti cresceva, si sono scatenati nelle congetture più varie e facendo attuare dai politici le strategie più diverse.

Nella Lombardia dalla sanità efficiente, ma privatizzata, dove l’assessore al “welfare” qualche mese prima voleva abolire il medico di famiglia, il virus ha fatto una strage negli ospedali dove gli ammalati sono stati concentrati e dove, almeno nei primi giorni, non c’erano percorsi alternativi fa malati “normali” e “sospetti COVID”. Nel vicino Veneto, per di più governato da una parte politica analoga, i presìdi medici locali sono ancora validi e su quello si è puntato, gli ospedali non sono diventati focolai di contagio e la situazione ha retto molto meglio.

I virologi e gli epidemiologi (attenzione, sono due categorie completamente diversi di medici anche se i media li hanno immancabilmente confusi) sono diventati star televisive. I loro discorsi scendevano su noi atterriti semplici cittadini come sentenze calate dalla scienza. Si son formati i partiti, i partigiani dell’uno o dell’altro “santone”, partigiani dell’uno o dell’altro metodo di cura, spesso condizionati da fake news confezionate e diffuse a bella posta.

Ne voglio raccontare uno solo, ma certo, se fate il punto ne troverete altre.

Una sola premessa. Ad oggi, contro il Coronavirus, siamo ancora all’anno zero. L’unico “rimedio” è quello raccontato da Boccaccio con il Decamerone, ossia il distanziamento sociale. Il resto fino a che non sarà trovato un vaccino, (che non si sa se e quando sarà disponibile) sono solo cure palliative per aiutare il sistema immunologico presente in ognuno di noi a superare “naturalmente” la malattia. Ovviamente sapete che per “cura” si intende la somministrazione di medicamenti che sono stati adeguatamente testati, riconosciuti efficaci dalla comunità scientifica e dagli “enti certificatori”. Tutta roba che certamente impiega un po’ di tempo ad essere approntata, a meno di non volere che il farmaco “miracoloso” per qualcuno, sia inefficace o venefico per alti. Di cure “alla moda” ne abbiamo avute parecchie, spinte solo dall’emotività, dal “siero Bonifacio” alla “cura Di Bella” al “metodo Stamina”, metodi che, passata l’onda emozionale, nessuno oggi prenderebbe più in considerazione.

Basta un video girato in Giappone dove un tizio qualsiasi, poi smentitosi, affermi che lì curano con successo con un medicinale che assicura un successo nel 90% dei casi, che tutti voglio che in Italia “si rimuovano le oscure cause” che impediscono l’uso dell’Avigan, poi ridotto a farmaco di scarsa efficacia.

Su Twitter o WhatsApp, compaiono sedicenti medici che denunciano che altri medici – sempre per oscure ragioni – non applicano rimedi miracolosi come l’eparina per prevenire i trombi che occludono gli alveoli polmonari, senza sapere che fiumi di eparina sono dall’inizio della pandemia iniettati nei pazienti.

Ma voi affidereste la vostra vita ad un farmaco la cui efficacia proviene solo da un video girato da un tizio qualsiasi e postato su YouTube? Eppure succede. Isteria e pazzia collettiva?

Ma il massimo di raggiunge con guerre fra Guelfi e Ghibellini, fra fazioni degne dei peggiori Hooligan del pallone sull’ultime isteria: la cura con il plasma ricavato dai pazienti guariti. La contesa ha assunto toni allucinanti: sempre i poteri forti che hanno “rapito” il prof. De Donno (che sta sperimentando questa cura) con il coinvolgimento di Bill Gates. Bufala, ovviamente. Oppure – e qui c’è lo zampino dei no-vax – dirottare tutti i soldi impegnati per la ricerca del vaccino sulla ricerca della cura del plasma che è lunga e complessa anch’essa. Basti pensare ai macchinari usati per depurare ogni sacca di plasma da eventuali infezioni da epatite virale o AIDS che, se no, andrebbero direttamente nelle vene del ricevente. La cura con il plasma, detta anche sierologica, da pazienti guariti è antichissima e si usa tutt’ora par i morsi di vipera o per la profilassi antirabbica. Solo che, con il tempo, gli anticorpi, da naturali sono diventati sintetici e, quindi, molto più puri e facili da produrre. Comunque nessuno ha mai demonizzato la cura sierologica, che viene usata a Mantova e Pavia con buoni risultati, ma per salvare il mondo dalla pandemia dovrebbe avere un numero infinito di donatori che conservino per un tempo infinito gli anticorpi nel loro sangue, a meno di non trovar e un modo di riprodurli sinteticamente. Ed è proprio quello che si sta sperimentando.

Vorrei sommessamente ricordare ai sostenitori delle due fazioni la differenza fra la prevenzione e la cura. Fra farmi un iniezione di vaccino, anche ogni anno, come per l’influenza, e non pensarci più (e qui mi attirerò le ire dei no-vax; beh, fatti loro) e prendermi il COVID19, andare in ospedale, aspettare le sacche di plasma, mentre il mio respiro si fa sempre più corto, preferisco certo la prima ipotesi.

Le incertezze mediche si riflettono anche sulla politica. Senza entrare nelle follie americane di iniezioni di disinfettanti e di esposizione degli organi interni ai raggi UV (?), o a quelle inglesi di sacrificare vite per raggiungere l’immunità di gregge vediamo ora una spinta sempre più forte delle Regioni, pressate dalla Confindustria, di riaprire subito le attività produttive. L’intento è giusto. Ci sono molte attività produttive, come gli esercenti al dettaglio, spettacoli, ristorazione, turismo, cura alla persona, che hanno sofferto più degli altri, ma, rifletteteci – visto che è ormai accertato che una grande percentuale di persone infette è asintomatico, beate loro, (a Vo’ Euganeo è stato accertato che era asintomatico il 43% di positivi) – vi fareste avvicinare in un quasi “bocca a bocca” da un dentista o da un parrucchiere? O far rifare le unghie con la possibilità di tagli o scambio ematico?

Il Governo (non starò qui a cincischiare sulle questioni di costituzionalità della compressione delle libertà fondamentali) sta procedendo per gradi, “per vedere l’effetto che fa”. Preso atto che dall’inizio della pandemia un 40% dei lavoratori (aziende indispensabili, filiera alimentare, etc) ha continuato a lavorare, dal 4 maggio 2020, con i presidi locali che ormai (si spera) hanno gli occhi aperti e con precisi vincoli, ha esonerato dal lockdown altri 4,5 milioni di lavoratori. Siccome il periodo di incubazione della malattia è di 8/14 gg, si è preso fino al 18 maggio per vedere se e di quanto sale ancora (o non sale) la curva epidemica, Alla luce dei risultati deciderà la progressiva riapertura dei altre attività, partendo da quelle di minor contatto fisico e maggior utilità sociale fino a quelle, sfigate loro, dove l’assembramento pericoloso è essenziale all’attività stessa (discoteche, palazzetti dello sport, teatri cinema.

Nel contempo tenendo a freno gli altri cittadini, negando loro il lavoro (purtroppo per loro), le passeggiate senza meta, gli svaghi esterni, si rallentano di molto i flussi di persone in giro e il virus trova, comunque, meno prede. È ancora da provare come evitare i pericolosi assembramenti negli autobus (ci siete andati? No, vero? Pensate se si fosse aperto tutto).

Ma apriti cielo. Ora tutti – visto che non ci sono più cadaveri per strada – vogliono riaprire, ma cavalcando il desiderio della gente più che la scienza, per distinguersi, per ingraziarsi la gente e prenotare voti. La Calabria, regione dove le strutture sanitarie non sono neppure paragonabili a quelle che pur hanno fatto fiasco in Lombardia, ha riaperto bar e ristoranti all’aperto, favorendo il prolungato incontro, attorno al tavolino, di più persone. Il TAR le ha dato torto. E corre in avanti anche la provincia di Bolzano, e vorrebbe farlo il Veneto. Sembra che 8 giorni in più siano diventati impossibili da sopportare. Ma, lo ipotizziamo tutti, dietro queste prese di posizione ci sono interessi politici ben definiti, o mezzi di pressione o contrasti interni.

Meno male che i dati della pandemia migliorano ma , comunque, oggi, 9 maggio, ci sono stati 194 morti e 1083 positivi in più di ieri, con il serio sospetto che non si fanno tutti i tamponi possibili per non far alzare il numero di e “positivi” ufficiale.

Bata ricordare il caso CEI. Nelle linee generali, il Governo aveva procrastinato al 18 maggio la possibilità di ritornare a celebrare messe. Non si viola la libertà di culto, sempre libera e valida (per stessa ammissione della Chiesa) in qualunque luogo, si evitano solo assembramenti, assembramenti inevitabili durante la messa, ma evitabili dal tabaccaio dove si entra uno per volta o al supermercato dove ho fatto fila di un’ora per entrare. Ecco, la Conferenza Episcopale Italiana, esce, il 26 aprile, con un durissimo e, perdonatemi, spocchioso e superbo comunicato con il quale “la Chiesa esige”….”i Vescovi non possono sopportare”, comunicato così duro che si può benissimo ipotizzare un altro fine, contro il Governo, o  – addirittura – contro il Papa, i cui rapporti con la CEI sono pessimi. Meno male che Papa Francesco ha ricordato a tutti chi è il Capo della Chiesa.

Sintomi di impazzimento sono tutt’ora presenti nel Governo. Non parlo del bieco tentativo delle opposizioni di cavalcare il Coronavirus per raggranellare consenso. Mica tutti sono come il capo dell’opposizione in Portogallo….

Il Governo promette miliardi, ma non li eroga. Promette garanzie al 100%, ma le Banche non erogano prestiti. Calmiera a 0,50 euro il prezzo delle mascherine e le mascherine spariscono dal mercato, annuncia un’App indispensabile al tracciamento dei positivi, anonima e volontaria (sarà utile?) che riceve anche l’OK del Garante Privacy, ma non se ne parla più. Promette una tracciatura di un campione di 160.000 persone, confezionato dall’ISTAT, rappresentativo di tutto la popolazione per tracciare, dal numero degli anticorpi, la diffusione della pandemia, ma non parte ancora.

Insomma, oltre la lotta fra virologi e immunologi anche una inefficienza governativa.

Ma la pazzia, la follia non è ancora raggiunta.

Una volta tanto l’Unione europea si muove alla svelta: dal programma SURE (cassa integrazione europea, primo provvedimento sul sociale EU), dal programma BEI, al Recovery Fund, al rinnovato MES.

Ecco, sul MES si spacca il Governo. Qualche ragione c’era. IL MES, nella vecchia versione, per intenderci quella che spaccò le reni alla Grecia, prevedeva rigorosissime condizionalità per la sua concessione (tipo ristrutturazione del debito, tagli sociali con intervento diretto della Commissione, dello FMI,  e della BCE) . Ma questo MES è totalmente diverso.  Anche io avevo qualche dubbio espresso nel precedente articolo del mio  blog (https://sergioferraiolo.com/2020/04/25/qualche-dubbio-sul-mes-senza-stringenti-condizionalita/), ma gli eventi successivi (lettera del Vice presidente della Commissione europea e del Commissario Gentiloni. Conclusioni dell’Eurogruppo dell’8 maggio 2020) hanno sgombrato il campo dalle preoccupazioni: sul piatto c’è un prestito pari al 2% del PIL (per l’Italia sono 36 Miliardi di Euro) richiedibili dal 1° giugno 2020 con queste uniche condizioni: si restituisce (è un prestito) al tasso dello 0,1% (zerovirgola1percento) in 10 anni ed il suo uso è riservato alle spese mediche dirette o indirette (e in questo “indirette” c’è tutto). Non c’è altro.

Eppure gli Dei accecano coloro che vogliono perdere. Ripeto, non parlo dell’opposizione che biecamente raggranella qualche voto preconizzando ancora, nonostante tutte le smentite, una situazione tipo Grecia. Opposizione da cui si distacca chiaramente Berlusconi che oggi è arrivato a dire “Il MES è stato approvato esattamente come volevamo noi” preparandosi, forse, a scendere in aiuto del PD e di Renzi.

Parlo del Governo o meglio, di una parte del Governo, i Cinquestelle, che speciosamente, per pura ideologia, continuano a dire di no. Non prenderemo il MES, dicono. Non potendo più portare le prove che il MES sia foriero di “situazione Grecia”, si trincera nel dire che è poco e che il Governo conta sul Recovery Fund che dovrebbe valere fra i 1.500 e 2.000 miliardi di euro, in parte prestito e in parte a fondo perduto.

Ma il “nuovo MES” c’è ora e ti danno i soldi subito dal 1° giugno, soldi di cui abbiamo disperatamente bisogno, il Recovery Fund è ancora tutto da definire e finanziare.

È sintomo di pazzia rifiutare ora 36 miliardi certi per sperare in ipotetici 160 miliardi (ipotetica quota italiana) lo anno prossimo (se va bene) del Recovery Fund. Lo sappiamo, i Cinquestelle, sono superideologizzati e non molto pragmatici: Per Conte è più importante la coesione nel suo partito che il default italiano, analogamente a quello che pensa Trump fra salute degli americani e risalita dell’economia, con seguito di persone armate che invadono il palazzo del Governatorato del Michigan.

E dire che solo l’Europa può salvare un Paese come il nostro, già gravato da un debito pubblico di 2.447 miliardi di Euro che si accinge a varare misure di sostegno all’economia vessata dal Coronavirus per 50760 miliardi di Euro.

E dire che le Agenzie di rating Moody’s e Standard e Poor’s hanno “graziato” l’Italia (come sarebbe stato giusto dal loro punto di vista) solo perché sanno che l’Europa ha aperto i cordoni della Borsa.

Dal MIO punto di vista, se l’Italia perde questa occasione, attuale, del MES e quella futuribile, ma ancora nebulosa del Recovery fund per finanziarsi a basso costo, non potrà evitare un nuovo downgrading che non è una cosa astratta. Siamo solo un gradino sopra ai titoli spazzatura. E i titoli spazzatura, BOT o BTP che siano, non sono acquistabili dalle banche estere o dalla BCE. Sapete come finirà: che lo Stato pagherà i suoi debiti o gli stipendi o le pensioni con BOT e CCT che non varranno il valore della carta su cui sono stampati.

Le conseguenze lascio a voi immaginare.

Una ultima considerazione. Nonostante le tabelle sui contagi che la Protezione civile ci fornisce ogni giorno alle 18.00 mostrino un andamento molto rincuorante, non siamo ancora fuori della pandemia. Ci sono ancora morti e nuovi contagi. Ma molta gente si composta come se il Coronavirus non ci fosse mai stato. Gruppi per strada assembramenti, crocchi, niente mascherina. Vi lascio con la tabella diffusa oggi dalla Protezione civile.

Speriamo che i numeri brutti (contagi, morti, ricoverati) non debbano risalire.

tabella COVID19 del 9 maggio 2020

Sì, oggi quanti ne abbiamo? È giovedì? È sabato, non lo so. Sono giorni più o meno uguali che scorrono lisci fra letture, social, video chat, TV, quotidiani appuntamenti con Borrelli con i numeri che vanno giù e su come il nostro umore. Ma ho dormito male. Ho avuto incubi. Forse qualcosa che ho mangiato.

Ho sognato che il mondo era preda di una incredibile pandemia. Ho sognato che tutti i Paesi si affidavano all’OMS (WHO) raddoppiando i fondi messi a disposizione e si adeguavano senza timore alle sue disposizioni emanate nel modo più autorevole e chiaro.

Ho sognato che tutti abbiano capito che stiamo combattendo contro un virus che quattro mesi fa non compariva neppure negli ultimi libri di medicina e che quindi alcuni tentennamenti o indecisioni siano più che comprensibili.

Ho sognato che tutti abbiano capito che non disponiamo altro che armi palliative contro questa pandemia e che non infettarci a vicenda è l’unico modo serio di “contenerlo”. Ed ho sognato che, come fanno da sempre gli orientali, ci abituassimo a portare una mascherina sulla bocca per evitare che in nostro alito, il nostro colpo di tosse, il nostro starnuto, possa infettare chi ci sta vicino. Ho sognato che tutti abbiano capito che le mascherine chirurgiche, le uniche che possiamo avere [è impensabile di avere 180.000.000 di mascherine FFP3 al giorno, visto che vanno cambiate ogni 5 ore] servono altruisticamente a non infettare gli altri, e molto poco per proteggere noi.

Ho sognato che – visto che mediamente tutti stiamo molto meglio di questi abitanti di Mumbai costretti anche loro al lockdown

– tutti, con grande senso di responsabilità, rinunciassimo ognuno alle cose non indispensabili: il runner dilettante alla corsa in prossimità di altri umani, il cinofilo che non stressa il suo cucciolo con tre passeggiate quotidiane. I condomini che – al solo scopo di sfidare l’ordine costituito – fanno gruppo davanti ad una tavola imbandita.

E poi ho sognato che, almeno in questa occasione parecchio grave non si siano alzati i soliti galli che aprono la bocca solo per dividere le orecchie, per pontificare su presunti farmaci miracolosi noti solo a loro e a Facebook, oppure per dar corpo a strampalate teorie sull’origine e la possibile cura del virus, magari solo facendosi una passeggiata per Tokio.

Ho sognato che nessuno avrebbe accusato l’altro per presunte mancanze, ma – insieme – rimandando le polemiche si lavori al bene comune.

Ho sognato che l’accordo fra Google e Apple che ci regalerebbe un’App capace di tracciare in modo anonimo gli incontri ravvicinati con positivi era accolto con tripudio generale [stesso metodo usato dalla Corea del sud] e che nessuno, che tutti i propri dati , ma proprio tutti, anche il codice del conto in banca, fornisce spontaneamente al web, si mettesse a cavillare su speciose violazione sulla privacy.

E non basta – il sogno è lungo – ho sognato che giudici emeriti della Corte Costituzionale, alla dolce età di 84 anni sostenessero il Governo, senza fare cavilli sulla legittimazione alla limitazione della libertà di circolazione [limitazione d’altronde sancita per motivi di sanità pubblica dall’articolo 16 della Costituzione].

E ho sognato pure che tutti noi, italiani, europei e cittadini del mondo, accumunati dal pericolo della sesta estinzione, predetta anche da Yuval Harari, si mettano insieme senza stare a cavillare su un timbro mancante, una certificato assente e, spingendosi alla sostanza, cerchino soluzioni idonee alla fine della pandemia.

E ho sognato ancora che la politica si stringesse intorno al detto anglosassone “Buono o Cattivo, è il mio Presidente!”, si va tutti uniti fino alla fine della battaglia. I conti si fanno dopo. Ho sognato che nessuno, in nome di una pregressa, elettoralistica avversione, rinunciasse a 36 miliardi gratis, erogati praticamente gratis se usati per l’emergenza sanitaria.

Ho sognato anche che giornalisti di fama, dall’alto del loro smisurato ego ed orgoglio, trasmettessero le dichiarazioni del Presidente del Consiglio senza alcun commento che prefigurasse un intento censorio, arrogandosi il diritto di decidere, nel merito, cosa il Presidente del Consiglio possa o non possa dire e poi si dilungasse in una toppa peggiore del buco..

Ho sognato ancora che l’opposizione, sale della democrazia, in questo particolare momento esprimesse le sue opinioni, ma senza falsare i fatti, senza dire bugie, senza avvelenare il terreno con palesi Fake News, senza fare proposte assurde, fatte solo per farsele rifiutare e poi recriminare..

Sì, ho sognato.

Poi mi sono svegliato.

E ho trovato altro.

Oggi la Destra compatta ha chiesto al Governo misure ancora più restrittive di quelle messe in atto con il PCM di ieri che ha equiparato l’intero territorio nazionale alle misure perese per la Lombardia e alcune provincie del nord.

Le misure chieste, sul modello Wuhan, sono draconiane: chiusura per 15 giorni di tutti i negozi tranne alimentari e farmacie, bloccare ogni tipo di trasporto pubblico e privato, obbligare i cittadini a non uscire di casa.

Non sono un virologo, non sono un medico, sono solo un ex burocrate in pensione, vissuto per trenta anni fra i politici, il che mi ha fatto sviluppare un certo sesto senso per comprendere le affermazioni sol “politiche” da quelle false ed “elettorali”.

Avendo tempo libero mi sono informato, non certo alla università Google, ma sui siti della Protezione Civile, del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore della Sanità che, vi assicuro sul mio onore, sono “cose serie”.

A questo punto, con le premesse suesposte, voglio dire la mia.

È chiaro che le proposte della destra sono strumentali visto che vogliono replicare il “modello Wuhan” che, pare, abbia dato buoni risultati. Ma, ad onor del vero, coincidono con quello che dicono virologi e siti istituzionali.

Non abbiamo alcuna cura o vaccino che possa sconfiggere il Coronavirus. In ospedale l’unica cosa che fanno è aiutare il corpo umano a sopportare l’assalto del virus fornendo ossigeno e cocktail di farmaci che, forse , possono aiutare. Lo fanno con encomiabile dedizione assoluta, a loro va il nostro plauso, ma è la classica situazione di voler spegnere un incendio con una catena umana di secchi d’acqua. A volte si ci riesce. Il paziente uno, per esempio, non è più intubato, ma 631 morti ad oggi sono un bel fardello, anche se sono praticamente tutti con patologie pregresse. Ma non sono numeri, non sono vecchi, sono persone.

Gli ospedali sono allo stremo, ad oggi i ricoverati in terapia intensiva sono 827, saturando quasi la disponibilità offerta dal Servizio Sanitario nazionale.

Certo, la soluzione offerta dalla destra è facile e, sicuramente foriera di ottimi risultati.

Se si blocca in casa tutta la popolazione nazionale, senza farla uscire per nessun motivo, neppure per andare al lavoro, o per fare la spesa, come a Wuhan, il Coronavirus non troverà più le praterie nelle quali riprodursi.

Dopo 15/20 gg., visto che gli esperti stimano in 15gg il periodo massimo di incubazione, si saprà chi è contagiato e chi no e si spezzerà la catena del contagio. I contagiati in isolamento ospedaliero, i negativi pronti per ripartire.

Ricetta facile e di sicuro effetto.

Ma ricordiamoci che l’Italia non è ancora uscita dalla crisi del 2008. Può il nostro Paese fermare la produzione industriale per 15/20 giorni?

Siamo sicuri che, mettendo 62 milioni di persone in isolamento, queste 62 milioni di persone abbiano di che mangiare per 15/20 giorni? Siamo sicuri che il sistema, intendo le forniture di acqua, luce, gas, senza manutenzione – perché i manutentori sono a casa – possa reggere?

I supermercati – la gente deve pure mangiare – devono essere riforniti, ponendo una grossa eccezione alla continuità della produzione e alla continuità dei trasporti.

Ricordiamoci che, dopo la crisi del 2008, le industrie hanno ridotto drasticamente le scorte (che sono un peso) e producono solo quello che, al momento chiede il mercato.

 Ecco, se chi comanda (ma chi comanda?) mi garantisce una risposta positiva a tutte queste domande, potrei anche accedere alle richieste della Destra. Ma la Destra non ha le leve del comando: me lo può garantire? Il Governo me lo può garantire?

Una speranza.

Qui sotto il grafico dei contagiati, terapia intensiva, guariti, deceduti forniti ogni giorno dal Dipartimento della Protezione Civile. Mi sembra, ma giudicate voi, che la curva verso l’alto sia meno impennata, o no?

casi Coronavirus al 10 marzo 2020

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