Archivio degli articoli con tag: Astra Zeneca

Mi ricordo montagne verdi e le corse di una bambina

Con gli amici miei più sinceri, dei caini dal cuore vero.

Poi un giorno Mi ricordo che in TV dissero che in un lontano Paese un nuovo virus stava facendo strage.

Mi ricordo che ero a New York, sorseggiando un whisky a casa di mia cugina parlando delle primarie americane quando “Breaking News”, il Presidente Trump irruppe nello schermo per dire che il “virus cinese” sarebbe arrivato anche negli USA e che stava pensando di chiudere presto i voli con i Paesi più colpiti, fra i quali l’Italia.

Mi ricordo che riuscii a rientrare tre giorni prima che chiudessero i voli con la paura di infettarmi a bordo dell’aereo.

Mi ricordo che trovai un mondo completamente diverso da quello che avevo lasciato; non faccio a tempo a disfare i bagagli che parole nuove come lockdown, mascherina, tampone, goccioline, aerosol cominciano a circolare velocemente come il virus e diventano familiari.

Mi ricordo che la mia prima mascherina mi fu data da una amica che cucì a macchina strisce di un vecchio lenzuolo a tre strati in modo da poterci infilare dentro la carta assorbente ed elastici da ufficio per appoggiarla sulle orecchie.

Mi ricordo che gli svaghi abituali divennero un tabù, palestre, cinema, teatri, finanche il caffè al bar fu proibito.

Mi ricordo che c‘erano file di auto i cui occupanti aspettavano fino ad otto ore per un tampone.

Mi ricordo che il ricordo dei miei tanti viaggi era, ormai solo un ricordo.

Mi ricordo le furtive uscite nell’immediato circondario per approvvigionarsi di frutta e verdura; i guanti in nitrile che, come le mascherine, non si trovavano, le mani screpolate dall’Amuchina, anch’essa introvabile.

Mi ricordo che trovai su Google la “ricetta” dell’Amuchina e la preparai in casa come un “piccolo chimico”.

Mi ricordo le disinfezioni totali appena tornato a casa.

Mi ricordo che il modulo dell’autocertificazione che cambiava ogni due settimane.

Mi ricordo che si faceva incetta di farina e di lievito (introvabile): tutti cuochi, oltre che tutti virologi

Mi ricordo che il pomeriggio si usciva sui balconi a cantare ed applaudire chi, come medici ed infermieri combatteva negli ospedali a mani nude, si infettava e moriva.

Mi ricordo che alle 17:00 il buon Borrelli alla TV, ogni giorno snocciolava numeri e cifre che salivano e scendevano aumentando la confusione: ancora non eravamo esperti dei saliscendi dovuti ai giorni della settimana.

Mi ricordo che chiunque avesse una qualche competenza su virus e affini passava le giornate ad essere intervistato in TV.

Mi ricordo che si formavano i partiti pro o contro Galli, Crisanti, Burioni, Capua, Viola, Bassetti, Pregliasco.

Mi ricordo che – per parlare con qualcuno – tutti imparammo ad usare nuovi mezzi di comunicazione: Zoom, Meet divennero familiari con le tante teste nello stesso schermo.

Mi ricordo che, a maggio, fu una emozione riprendere lo scooter e andare in centro, bardati di tutto punto, con guanti e mascherina ma felici di quella “piccola libertà” che ci era stata concessa.

Mi ricordo che in estate avemmo l’illusione che la “Grande Paura” fosse passata: “non ce n’è di coviddi”, una estate quasi normale.

Mi ricordo che già a ferragosto, i “reduci dalle discoteche” furono indicati come i nuovi untori e dal ritrovato paradiso si tornò nell’inferno e, stavolta, non solo in Lombardia e Bergamo. La gente moriva anche qui a Roma e nel Sud.

Mi ricordo che “Tizio ha il Covid” non era una condanna a morte, ma ci andava vicino.

Mi ricordo che tornò nelle edicole e nelle librerie aperte “Spillover” di David Quammen.

Mi ricordo che le feste più sentite, Natale, Capodanno, le passammo da soli in casa, al massimo uniti da Zoom.

Mi ricordo che il nuovo anno portò nelle case la speranza del vaccino.

Mi ricordo che ogni Regione fece di testa sua aumentando la confusione: in alcune si veniva chiamati con appuntamento non modificabile anche in città diversa da quella di residenza, in altre si sceglieva data, vaccino, e luogo a la carte.

Mi ricordo che ci fu la corsa a Pfizer e la ripulsa di Astra Zeneca, vittima di una battaglia commerciale e di “effetti collaterali” mai dimostrati.

Mi ricordo che la confusione sui vaccini aumentò molto per le catalogazioni assurde usate dai medici per gli “effetti avversi” dei vaccini: nel numero totale erano compresi anche il mal di testa, la dolenzia al braccio, qualche linea di febbre.

Mi ricordo che sorse il partito dei no-vax che in nome di una presunta libertà di cura contribuirono a diffondere il virus e, soprattutto, ad intasare gli ospedali sottraendo posti a chi aveva bisogno di cure urgenti oncologiche, per incidenti o altre malattie gravi. Movimento presente in tutto il mondo.

Mi ricordo che, ad Aprile 2020, quando si moriva tanto, avevamo 5.000 casi al giorno e 700 morti, a novembre 2020 ne avevamo 34.000 al giorno e lo stesso numero di morti. Nell’aprile scorso, a fronte di 70.000 casi giornalieri, “solo” 170 morti giornalieri. La differenza l’ha fatta il vaccino.

Mi ricordo che gli stessi no-vax, quelli che proprio non potevano sostenere la nocività del vaccino, in nome di una presunta discriminazione, diedero vita al movimento dei no-greenpass, con rivolte, manifestazioni a cui si unirono intellettuali o pseudo tali, personaggi in cerca di notorietà, persone che pensavano di avere solo loro la verità, che, dal loro ricco salotto, disquisivano, in punta di diritto se le misure restrittive violavano la costituzione o no.

Mi ricordo che le dispute da pollaio facevano audience e in TV c’erano solo i duelli fra pro e conto il vaccino, pro o contro il green pass.

Mi ricordo che a dicembre ci fu una nuova mutazione del virus, proveniente dal Sudafrica, chiamata Omicron. Pensavamo fosse una nuova batosta, fu un regalo di Natale; molto più contagiosa, ma non riusciva ad arrivare ai polmoni, si fermava ai bronchi, niente più polmoniti interstiziali.

Mi ricordo che da Gennaio in poi, la variante Omicron reinfettava i guariti ed anche chi aveva fatto tre dosi di vaccino ma, per le persone senza gravi patologie, si risolveva come o poco più di un banale raffreddore.

Mi ricordo che, fortunatamente, arrivò il tempo di eleggere il Presidente della Repubblica.

Mi ricordo che l’elezione fu alquanto travagliata e, nei talk show, i presunti virologi e i presunti costituzionalisti si trasformarono in cultori della politica e dei rapporti fra partiti. Il Covid passò in secondo piano.

Mi ricordo che, a febbraio, la Russia invase l’Ucraina. Tutti i virologi, poi trasformatisi in costituzionalisti, si trasformarono in massa in geopolitici. Del Covid i TV non parlò più nessuno.

Mi ricordo che ….. ho ricominciato a sognare Montagne verdi.

Mi ricordo la prima nuova vera escursione con i vecchi amici caini dal cuore vero.

Caro Governo, Cari Ministri, Caro Commissario straordinario, Cari Presidenti di Regione,

oggi è il primo giorno del nuovo anno. Nella speranza di tutti, se il 2020 è stato l’anno della pandemia del Coronavirus, questo nuovo anno dovrà essere l’anno del vaccino, l’anno della riscossa.

A parte le castronerie dei no-vax, già qualcosa di non proprio positivo si vede nella più grande campagna vaccinale mai organizzata al mondo: un vaccino dato sulla linea del traguardo deve, invece, fare un altro giro perché l’EMA e la FDA non lo “certifica”, eppure uno Stato, fino a ieri appartenete all’Unione europea, lo usa già. Si era detto che gli acquisti dei vaccini sarebbero stati centralizzati dall’Unione europea, eppure almeno uno Stato Membro ha fatto un acquisto ulteriore di dosi.

A quanto ho capito ogni Stato decide in piena autonomia la lista di priorità per vaccinarsi e, in Italia, ogni Regione farà lo stesso.

Ho avuto modo di leggere, sul sito del Ministero della Salute, il “Piano per la vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19”. Il “Piano” inizia bene, ma poi si perde abbondando in “tempi futuri” e in “tempi condizionali” non rispondendo ai legittimi quesiti che i tutti i cittadini in questi giorni si pongono.

Le linee guida, per la prima fase sono condivisibili e oggettivamente giuste: prima chi, per lavoro, è a contatto con il virus, ossia operatori sanitari e medici, poi i soggetti più fragili che tanti morti hanno finora sofferto, anziani ospiti nelle RSA e ultraottantenni (che, come indicato dal piano sono già 4 milioni e mezzo, una bella cifra). Tutte categorie ben determinate, scelte per la pericolosità dell’impegno e per l’età avanzata.

Il lavoro da compiere è immane: raggiungere, secondo alcuni criteri (quali?), TUTTI i quasi sessanta milioni di italiani, raggiungerli due volte, dir loro dove andare a vaccinarsi e quando.

Infatti, subito dopo le categorie più protette, il piano si fa più fumoso: chi viene dopo? Gli ultrasessantenni (un bel numero, 13 milioni e mezzo)? Le persone con comorbilità cronica (7 milioni e mezzo)?  Le forze dell’ordine? I professori? Gli studenti che nel tragitto scuola casa si infettano e contagiano a casa, genitori e nonni?

Questo per categorie che, come afferma il Piano, non sono “mutualmente esclusive”, ossia ci può essere un ultrasessantenne con patologia diabetica.

Non mi permetto di chiedere una tempistica precisa: so che dipenderà dall’arrivo e dalla quantità dei vaccini, ma – ritengo – che i cittadini debbano conoscere da chi li governa se e come sono state precisate le modalità di composizione delle liste di priorità nelle vaccinazioni.

Saranno i “medici di base” a compilarle premettendo quelli con patologie? Sarà il Servizio Sanitario nazionale che, solo in base all’anzianità anagrafica, chiamerà (e come?) i cittadini alla vaccinazione indicandone le due date ed il luogo? Bisognerà prenotarsi?

 Ognuno di questi metodi comporta una delicata ed attenta pianificazione.

Ma non tutti hanno familiarità e confidenza con i medici di base. Ma non tutti sono registrati con telefono o Email al Servizio Sanitario Nazionale, pochissimi sono iscritti al Registro sanitario elettronico.

Anche se – per le ragioni di cui sopra – penso sia ora impossibile conoscere con precisione il “quando”, è indispensabile che la classe politica e/o amministrativa descriva nei particolari fin d’ora il “come” vaccinerà il circa 60 milioni di cittadini che non sono sudditi che possono essere lasciati in ignorante attesa.

Insomma la domanda è questa: come saranno compilate le liste di vaccinandi? Come avverrà il contatto fra la Sanità pubblica e il cittadino? Chi e come dirà al cittadino quando e dove andare per assumere il vaccino?

Qui il Piano per la vaccinazione è molto, troppo fumoso. Manca di notizie certe e di trasparenza.

 Sul sito di Palazzo Chigi è stato attivato un contatore dei vaccini inoculati, censisce il passato, quanti sono stati vaccinati (e, al 31 dicembre, 17.000 vaccinati su 450.000 dosi di vaccino consegnate non mi sembra un risultato brillante) ma non risponde alla domanda posta.; fornisce solo il totale delle persone già vaccinate distinte per età, sesso e regione. Nulla sul futuro. Nulla su quante e come saranno vaccinate le prossime persone.

Un silenzio, la mancata rapida risposta a queste domande che ormai tutti i cittadini si pongono, potrebbe ingenerare la convinzione che chi deve provvedere non ha la minima idea di come fare e l’unico suo progetto è spendere soldi per le “primule” o, nella confusione, precostituire corsie preferenziali per i “soliti noti”, come è già successo in Campania.

Non vogliamo frasi generiche, tipo “ci saranno XXX punti di vaccinazione”, vogliamo sapere dove sono, quali sono le priorità decise nelle liste e come tali liste verranno confezionate.

Fateci un primo regalo. Una chiara, esaustiva, pubblica risposta.

Stupiteci con una chiara ed efficace comunicazione!!

Con i migliori auguri per il nuovo anno e di buon lavoro.

Grazie per l’attenzione

sergioferraiolo

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