Oggi è il secondo giorno dell’anno, il secondo giorno di gennaio. Le “feste” son passate ma non del tutto. Lo strascico si sente e, poi, deve ancora venire la befana. Questi primissimi giorni di gennaio li ho sempre chiamati “giorni bianchi“.
Bianchi perché non hanno una loro precisa definizione.
Bianchi perché sono come una intera pagina ancora da scrivere.
Bianchi perché, in genere non si hanno programmi, vanno come vengono.
Bianchi perché arrivano dopo una settimana di feste e precedono l’ultima che tutte porta via.
Bianchi perché, dai tempi della scuola, sono giorni liberi, forse vuoti.
Bianchi perché, se lavori, tendi a prenderli come ferie, non per fare qualcosa, come a ferragosto, ma per stare. Per stare a casa, per stare con i parenti, per stare senza far niente.
Quest’anno sono bianchi bianchi. Si è aggiunto il Covid, zona rossa, hanno detto. Niente cenoni, niente veglioni. Una fugace visita, Un ospite forse illegale, una rapida presenza.
Solo, “ho rimasto solo” come il titolo di una canzone degli anni sessanta. Prendi un libro, ma poi pensi. Pensi a te stesso, pensi a quello che avresti potuto fare e non hai fatto, non perché piove, ma perché…..
Allora ripieghi sulle piccole cose, vai a rivedere quella ricetta che non ti è chiara, ma che non farai mai; prepari un piatto diverso dai soliti croccantini per il tuo gatto.
Rivedi persino le istruzioni della lavatrice che hai comprato sei anni fa e non hai mai letto; o il ponderoso libretto esplicativo dei due flash che hai comprato per la macro fotografia alla quale sai che mai ti applicherai.
C’è la TV, c’è internet, pallidi palliativi per riempire la noia di questi giorni bianchi. Anche il tran tran dei giorni gialli, arancioni e rossi sembra più eccitante.
Il 7 gennaio arriverà presto. Il tuo calendario interno ricomincerà ad essere in sincrono con quello appeso al muro e la vita ricomincerà a correre, lasciando ai giorni bianchi solo la nostalgia per un tempo di cui potevi appropriarti e non l’hai fatto.

0 commenti