Il sole stava tramontando oltre la linea dell’orizzonte, gettando un’ombra rossastra sul Palazzo del Governo. All’interno, la premier, Marcella Rinaldi, fissava lo schermo del suo telefono, le mani serrate in un pugno. La chat privata con i parlamentari della sua coalizione, destinata a rimanere riservata, era di nuovo finita sui giornali. Notizie delicate, discussioni segrete, piani politici… tutto pubblicato con titoli sensazionalistici.

Era la terza volta in un mese che accadeva.

“Non possiamo andare avanti così,” mormorò tra i denti, senza distogliere lo sguardo dalle righe di testo che scorrevano sulla pagina del quotidiano online. Gli occhi di Marcella si erano fatti freddi, taglienti. Dietro a quel viso controllato, c’era una tempesta di rabbia che ribolliva sotto la superficie. Aveva chiuso la chat e si era alzata dal tavolo della sala riunioni.

“Signori,” disse rivolto al gruppo di consiglieri e parlamentari presenti. “Credo che sia chiaro cosa stia succedendo. C’è una talpa tra di noi, o forse più di una. E ora, vi avviso, se non troverò chi sta tradendo la nostra fiducia, mi dimetterò. E vi trascinerò tutti con me.”

Il silenzio calò nella stanza. I parlamentari, finora accomodati con atteggiamento disinvolto, improvvisamente si irrigidirono, come se il peso delle parole del premier fosse sceso su di loro come una cappa. Qualcuno schiarì la gola, qualcun altro distolse lo sguardo. La paura si mischiava all’imbarazzo, ma nessuno osava replicare.

Nel buio di una stanza anonima alla periferia della città, un uomo dall’aria composta digitava velocemente sulla tastiera del suo laptop. Il rumore secco dei tasti si mescolava a un ticchettio metallico proveniente da un orologio da parete. La luce azzurra dello schermo illuminava il volto impassibile di Riccardo Serra, un ex agente dei servizi segreti che lavorava ora come hacker mercenario. Era lui l’autore delle intercettazioni che avevano permesso ai giornalisti di pubblicare le conversazioni riservate. Nonostante fosse ben pagato per il suo lavoro, Riccardo non si sentiva particolarmente a suo agio con l’incarico. Il mondo della politica lo disgustava, eppure, come tutti, aveva un prezzo.

Al centro della stanza, legato a una sedia con nastro adesivo, c’era un uomo sui quarant’anni, in evidente stato di shock. Era il parlamentare Edoardo Bianchi, uno dei fedelissimi della premier Rinaldi. Serra lo aveva rapito qualche ora prima, subito dopo l’ultima fuga di notizie. Il piano era semplice: farlo sembrare il capro espiatorio perfetto, un traditore che aveva venduto informazioni alla stampa.

Riccardo si alzò dalla sedia, si avvicinò al prigioniero, gli gettò un’occhiata fredda e calcolatrice. “Non preoccuparti, Edoardo. Questo finirà presto. Sarai tu l’agnello sacrificale, e io continuerò il mio lavoro senza problemi.”

Bianchi cercò di parlare, ma il nastro che gli copriva la bocca soffocava ogni parola. Serra sorrise sotto i baffi e si girò verso il suo portatile. Il telefono vibrò. Un messaggio crittografato apparve sullo schermo: “I tempi stanno cambiando. Pronto per la prossima mossa? – R

R. Era il suo contatto nell’organizzazione che gli aveva commissionato il lavoro, un gruppo oscuro di potere che si muoveva nell’ombra. Non erano solo interessati a screditare Rinaldi; volevano gettare l’intero governo ed il Paese nel caos. Serra sospettava che non fosse solo una questione di soldi, ma non aveva mai fatto troppe domande. In quel mondo, la curiosità poteva costare caro.

Nel frattempo, al palazzo del governo, Rinaldi aveva convocato un incontro segreto con i suoi consiglieri più fidati. Erano pochi, scelti con attenzione per la loro fedeltà. Tra loro c’era Anna Ricci, la sua più stretta collaboratrice, quasi una sorella. Era una donna dall’intelligenza acuta, con un passato nei servizi segreti militari. Nessuno conosceva i meccanismi del potere e del tradimento meglio di lei.

“Abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti dall’esterno,” disse Anna, sfogliando una cartella con una serie di nomi e contatti. “Non possiamo fidarci di nessuno all’interno del nostro gruppo, nemmeno dei nostri tecnici.”

Rinaldi annuì. “C’è qualcuno che hai in mente?”

“Un uomo. Lo chiamano l’Ombra. È un ex agente, molto bravo. Ma sarà costoso, e… come dire, non proprio pulito.”

La premier si strofinò il mento, riflettendo. “Fallo venire qui. Non abbiamo scelta.”

A notte fonda, un uomo vestito interamente di nero si avvicinò al luogo dell’appuntamento. La sua figura snella e agile si muoveva senza fare rumore, e la sua faccia era nascosta da un cappuccio. Nessuno conosceva il suo vero nome, ma nel mondo sotterraneo delle spie, era noto come l’Ombra. Aveva lavorato in missioni segrete in tutto il mondo, dalla Siberia all’America Latina. Era un maestro della dissimulazione, della fuga e dell’infiltrazione, forse coinvolto anche nell’affondamento del Bayesian.

L’appuntamento, fu dato alla stazione ferroviaria, per non dare sospetti. Si palesò senza fare rumore, accolto da Anna Ricci.

“Ti aspettavamo,” disse lei con un sorriso sottile.

L’Ombra non rispose subito. Osservò il luogo con occhi glaciali, valutando ogni possibile uscita, ogni segno di pericolo. Poi, finalmente, parlò con una voce bassa e roca: “Cosa volete da me?”

“Vogliamo che tu scopra chi sta tradendo la premier. E che lo fermi. In ogni modo.”

L’uomo sorrise appena, un sorriso freddo, quasi meccanico. “In ogni modo? Bene.”

L’ombra usò i suoi metodi; non gli ci volle molto per scoprire chi aveva hakerato lo smartphone della Premier. Il nome di Riccardo Serra spuntò quasi subito: era un dilettante, le protezioni erette attorno alla sua rete erano di paglia e forabili con un nonnulla.

Riccardo Serra non aveva mai immaginato che il suo lavoro avrebbe attirato tanta attenzione, ma quando vide l’Ombra apparire nel suo sistema, capì di aver commesso un grave errore. Le sue protezioni erano state violate in pochi secondi, come se non esistessero. Il segnale di allarme risuonò troppo tardi, e le sue mani sudavano sulla tastiera. Cercò di chiudere tutto, ma era inutile. Un messaggio lampeggiò sullo schermo: “Ti troverò.”

Serra si alzò di scatto, preso dal panico. Si guardò intorno, cercando una via di fuga, ma il suono della porta che si apriva con un cigolio gli fece gelare il sangue nelle vene. L’Ombra era lì, una sagoma nera contro la luce fioca del corridoio.

“Serra, giusto?” disse l’uomo con tono calmo. “Sei finito.”

Quando Rinaldi ricevette la notizia, un senso di sollievo misto a inquietudine lo attraversò. La talpa era stata neutralizzata, ma le forze che si muovevano nell’ombra erano ancora là fuori, pronte a colpire, magari dando la colpa ad un semplice chiodo. E mentre guardava fuori dalla finestra del suo ufficio, con la città che brillava sotto di lei, si rese conto che il vero nemico non era mai stato così lontano o così vicino. Un’altra donna, ormai habituè degli intrighi politici, tramava nei paraggi, pronta ad altre e importanti rivelazioni. Il “Nuovo Ordine Mondiale” si stava avvicinando.

Opera di finzione. Oltre il 90% del testo e delle immagini è stato generato dall’intelligenza artificiale