L’estate sta finendo, cantavano i Righeira all’inizio degli anni ’80 e anche qui ad Acerno, l’estate sta proprio finendo. Oggi è il 30 agosto ed è il secondo giorno consecutivo che piove, anzi il terzo.
Gli esercizi commerciali che potevano avere qualcosa a che fare con il turismo continuano a chiudere “per ferie”. Riapriranno, per un breve periodo intorno al 6 settembre in occasione della festa della Montagna.
Oggi ha chiuso un bar ma, soprattutto una pizzeria rosticceria che faceva ottime pizze e ottimi calzoni con formaggio e fiori di zucca.
Spero che l’agnello al forno che Padron Sergio mi ha promesso per stasera non sarà un miraggio.
Via Duomo e Viale San Donato la sera sono sempre più deserti, anche per il repentino abbassamento della temperatura. Ieri sera eravamo a 15 gradi, tre giorni dopo i 25 serotini.
Faccio i bagagli, domani si ritorna nella sempre più putrida Roma capitale, città dove, in agosto, per 15 giorni la Metro non ha proprio circolato, dove non si trovano taxi, dove ogni autunno è sempre più dura.
Cosa mi lascia Acerno? Non è certo la prima volta che ci vengo. Anche lo scorso anno ci ho passato 20 giorni di agosto, ma è la prima volta che ho un alloggio in pieno centro.
La “piazzetta” è a 60 metri, la Chiesa della Madonna delle grazie, con le sue campane che battono ogni quarto, è proprio attaccata alla casa.

È bastato un mese e tutti mi salutano, sono diventato anche io un pastore di questo presepe?
Non so se per ritegno o altro, no ho mai sentito una acernese che si lamenti della sua vita e delle potenzialità inespresse del paese [di cui ho parlato diffusamente qui: https://sergioferraiolo.com/2023/08/29/cronache-paesane-7/]. Mi sembra che accettino la vita semplice, non dico da “Cristo si è fermato a Eboli”, ma degli anni ’60 e che questa vita, almeno nello spazio agostano che ho vissuto, a loro non dispiaccia affatto.

Del resto quante volte ci siamo detti felici di un ritorno ai tranquilli (e felici) anni ’60?
Gli anni ’60 qui ci sono e ci sono proprio nel mese in cui tutto il resto dell’Italia è messo in subbuglio da mandrie di turisti che si spostano dall’Etna al Monte Bianco e viceversa per, poi, trovare le stesse cose [e gli stessi pensieri] di casa loro?
Come ho scritto qui non è l’Eden; magagne ce ne sono, più che altro potenzialità inespresse o che non si vogliono esprimere.
Poi, dipende da che cosa si pretende da una vacanza per sfuggire alla canicola agostana, le Feriae Augusti (riposo di Augusto), indicante una festività istituita dall’imperatore Augusto nel 18 a.C. da celebrarsi il 1º agosto e che si aggiungeva alle altre festività cadenti nello stesso mese, come i Vinalia rustica, i Nemoralia o i Consualia. Era un periodo di riposo e di festeggiamenti che traeva origine dalla tradizione dei Consualia, feste che celebravano la fine dei lavori agricoli, dedicate a Conso, dio della terra e della fertilità. L’antico Ferragosto, oltre agli evidenti fini di auto-promozione politica, aveva lo scopo di collegare le principali festività agostane per fornire un adeguato periodo di riposo, anche detto Augustali, necessario dopo le grandi fatiche profuse durante le settimane precedenti.

Come al solito la religione superveniens, il Cattolicesimo, si appropriò anche di questa festa per dedicarla, il giorno 15, al “miracolo” dell’Assunzione di Maria, madre di Cristo.
Scusate la digressione. Dicevo “cosa si vuole da una vacanza nel periodo tradizionalmente più caldo dell’anno?”. Frescura: e la frescura c’è. Boschi ombrosi e freschi ruscelli ove bagnare non solo le estremità. Possibilità di attività sportive? Bellissimi ed ombrosi sentieri [purtroppo non sempre ben segnati] per tutte le gambe e per tutte le pance, brevi o lunghi che si desiderano. Il buon trek è assicurato.

Buon cibo? Fra Acerno e paesi viciniori ottima carne, agnello arrosto, pasta fatta in casa, funghi porcini, tartufi neri, dolci gustosi. Non è il paradiso dei vegetariani che si possono però consolare, a meno che non siano anche vegani, con gli ottimi formaggi. Dolci? Fra fragolate, pasticelle e caldarroste c’è l’imbarazzo della scelta.

Vacanza che non faccia piangere il portafoglio? I prezzi sono decisamente bassi, sia nei negozi, sia nei ristoranti. Bassi rispetto a quelli di Roma, bassissimi in confronto a quei ristoratori che ti chiedono due euro per un piatto vuoto in più o per tagliarti un toast.
Cordialità degli abitanti: dopo due giorni tutti ti salutano ed è inevitabile scambiare quattro chiacchiere ogni volta che entri in un negozio.
Non c’è altro: non ci sono le dotte conferenze, c’è la recita in piazza di una commedia di Scarpetta dei ragazzi ed il saggio di danza delle bambine.
Non ci sono VIP o Rockstar che allietano le serate, ci sono band locali e Anna Tatangelo che canta alla festa del Santo Patrono.
Non ci sono sfilate dell’Alta moda che verrà ma, vi assicuro, basta assistere ad uno dei numerosi matrimoni che gli acernesi celebrano nel mese di ritorno degli emigrati, per farsi una idea dei vestiti che “realmente” si porteranno.
Sì, attività ripetute, ma anche a Cortina non si finisce sempre nella “Cooperativa” a comprare cose che non si useranno mai?. Fortunatamente tutto questo dura solo un mese con la precipua funzione di farci apprezzare un po’ di più il tran tran degli altri undici mesi.
Alla prossima….
