È sulle prime pagine dei giornali la “grande truffa” ai danni di noti e facoltosi imprenditori fingendo un appello al patriottismo del ministro alla difesa Crosetto.
I fatti sono noti: una telefonata ad un ricco imprenditore da parte di un truffatore che si spaccia per un membro della segreteria di Crosetto e, subito, dice” glielo passo”; e qui interviene Crosetto o, meglio, la sua voce ben imitata, che informa il ricco imprenditore che giornalisti italiani sono stati rapiti da terroristi e che, per liberarli, bisogna versare un grosso riscatto. Al momento lo Stato non ha liquidi e, quindi, il ministro invita il ricco imprenditore a fare un gesto patriottico e a versare lui stesso su un certo conto corrente una cospicua somma con l’assicurazione che verrà, poi, restituita. Tanti ci cascano ed è inutile dire che i soldi versati prendono tutt’altra strada

I nomi coinvolti che hanno versato i soldi appartengono tutti all’aristocrazia della finanza e dell’economia italiana: stando ai giornali, Del Vecchio, Menarini, Beretta, Massimo Moratti, Armani, Tronchetti Provera.
Le truffe ci sono sempre state. Pensate che il diritto romano non le puniva perché, se ci cascavi, era colpa tua.
Anche i giornalisti, purtroppo, talvolta sono rapiti.

Ma mai lo Stato ha chiesto ai privati i soldi per il riscatto quasi facendo una colletta.
Non faccio il complottista, ma la storia puzza sin dall’inizio.
I gentlmen truffati non sono i vecchietti presi di mira con la nota storia del figlio che ha avuto un incidente. Sono il fiore fiore della economia e della finanza italiana, hanno a disposizione mezzi per appurare la verità, studi legali e contatti certi con il governo. Possibile che si siano fidati di una telefonata di un similCrosetto per sborsare centinaia di migliaia di euro, senza il minimo controllo?
“Sembrava tutto vero” ha riferito a Repubblica Massimo Moratti, uno dei truffati, come un pensionato qualsiasi che ha ceduto l’argenteria per salvare il figlio inquisito.
Ma la manifestazione ingenuità è vera o è finta?
Ossia questo governo è talmente potente e talmente inserito nella economia e nella finanza italiana, da far tremare di paura ogni imprenditore anche con una telefonata truffa e finta?
Insomma, un capitalista italiano ha talmente paura di questo governo da tralasciare le più elementari cautele pur di ingraziarselo esaudendo le richieste più strane?
Se è così c’è da aver paura della classe imprenditoriale italiana così prona al governo.
E, se invece dei soldi per liberare giornalisti, la finta telefonata avesse chiesto soldi per sovvertire quello che rimane dell’ordine democratico? Avrebbero cacciato i soldi comunque?
Un amico, che pensa male, quindi fa peccato, ma forse ci azzecca, mi ha suggerito una altra versione della faccenda, molto utile ai “truffati”.
La storia sarebbe stata orchestrata proprio dai truffati per mandare “in modo legale” i loro soldi all’estero “senza dichiararli”.
Pensateci un po’. Gli imprenditori hanno denunciato la truffa, quindi la perdita dei soldi versati sul conto corrente truffaldino.
E, se quel conto corrente non fosse affatto “truffaldino”, bensì gestito da complici dei “truffati” che, dietro compenso, hanno trasferito i soldi su conti alle Cayman in disponibilità dei “truffati”?
A questo punto i “truffati” italiani avrebbero un doppio vantaggio: in Italia dichiarerebbero una perdita di denaro (con conseguente diminuzione del reddito e delle tasse) ma, all’estero, potrebbero disporre della medesima somma, ripulita, non ascrivibile a loro, perché a loro rubata, a disposizione per affari estero su estero.
L’ipotesi potrebbe essere frutto di fantasia, ma vi sareste mai sognati che il Presidente della prima potenza mondiale proponesse seriamente di deportate due milioni di palestinesi da Gaza per farne la “Costa Azzurra del Medio Oriente” a disposizione dei ricconi? E dove i vecchi abitanti e proprietari al massimo, visti i prezzi, avrebbero avuto accesso solo come camerieri
La realtà supera la fantasia.
Ormai… sempre più spesso.
