Archivio degli articoli con tag: Paola Cortellesi

Stamattina ho scritto un post intitolato “Due parole sui leoni da tastiera, Paola Cortellesi e altro” lamentando il fango tirato addosso dagli hater da tastiera su Paola Cortellesi per aver “stravolto” e “spoetizzato” la favole di quando eravamo ragazzi durante un discorso all’inaugurazione dell’università LUISS. Non potevo commentare perché non avevo visto o ascoltato il discorso e perché il video dell’intervento fino a questa mattina non era on line. Mi chiedevo da dove, i soliti hater avevano preso il materiale per la consueta doccia di fango.

Nel pomeriggio il video e stato pubblicato dalla LUISS all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=afzQPDijl7Q

(19 minuti in tutto, solo l’intervento di Paola Cortellesi) o il video integrale di tutta la cerimonia di inaugurazione all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=4uvy9AAJaQA (un’ora e venti minuti; la Cortellesi inizia a parlare dal minuto 52).

L’ascolto dell’intervento della Cortellesi mi lascia anora più stupito, non certo sul contenuto, ma sulle polemiche scatente sui social sul “tradimento” delle favole.

Per le critiche, tutte fondate sul supposto “patriarcato” vedi qui:

Oppure qui:

https://www.ilgiornale.it/news/attualit/cruciani-distrugge-cortellesi-biancaneve-sessista-avete-2267163.html

Oppure qui:

https://movieplayer.it/news/paola-cortellesi-sessismo-fiabe-biancaneve-cozza-colf-nani-polemiche_136659/

oppure i “tweet” de “la zanzara”

Girndo per il WEB ne trovate molte altre.

Ma che ha detto “di tanto grave” la Cortellesi?

ASSOLUTAMENTE NULLA!!!!

A prte che potete controllare voi stessi dal video “vero” (sulle fiabe la Cortellesi su 19 minuti di intervento parla dal minuto 5’39” al minuto 9’04”; per il resto parla delle note tematiche del suo film “C’è ancora domani“.

Come potete ascoltare e vedere nei 3 minuti e mezzo in cui parla delle favole, la Cortellesi parla sempre della nota condizione di subalternità della donna che si riflette anche nelle favole: la caratteristica principale di una donna deve essere la bellezza, se no il cacciatore la uccide e il principe non la bacia; se una donna passa un periodo accudendo 7 uomini fa le funzioni di una colf, il che è ineccepibile. Se una donna viene riconosciuta non è per le sue fattezze del volto, come sarebbe nomale, ma nella forma piccola e affusolata del piede; nelle favole le donne sono tutte un po’ sprovvedute e molto ingenue: ma questo era il comune cliché delle donne fino a un po’ di tempo fa.

Per il resto del tempo la Cortellesi parla delle note e condivisibilissime tematiche trattate nel suo film: il ruolo delle donna, gli schemi; il maschio deve dominare, la donna deve subire ed essere remissiva, come nel “manifesto dei doveri delle spose” che è tanto orrendo da sembrare un fake.

E, si badi bene, La Cortellesi non punta il dito solo sui comportamenti violenti, sulle percosse, sui femminicidi, ma – principalmente – sui ruoli assegnati ai generi. Se sei maschio devi fare così, se sei femmina (non) devi fare così.

Infatti la perla finale del discorso della Cortellesi (che richiama un po’ Steve Jobs) è l’invito ad essere sognatori, a non far mai quello che gli altri si aspettano da voi, ma fare quello che volete voi, di non appiattirsi nel ruolo, nel solco segnato, ma di aprire sempre nuovi solchi e nuove strade.

Condivido al mille per mille. Non c’è bisogno d’altro.

Mi farebbe piacere solo conoscere il perché tanti hater hanno estrapolato solo quei tre minuti riguardanti le fiabe per scatenarsi, visto che il video integrale fino ad oggi non c’era.

Ho paura di avere una risposta, la solita: giornalisti vil razza dannata. In sè il discorso della Cortellesi ripeteva le tematiche ampiamente dibattute dopo il suo film “C’è ancora domani“. Non che non siano, specialmente in questo periodo di straordinaria importanza, ma l’unica cosa nuova, che poteva esser “sbatutta in prima pagina” erano i cenni della condizione femminile sulle fiabe e, infatti, per qualche giorno, è apparso che tutto l’intento dell’attrice fosse centrato sulle fiabe.

Cari giornalisti, per favore, siate più seri.

Il 10 gennaio scorso l’attrice Paola Cortellesi ha tenuto un monologo alla cerimonia dell’inaugurazione dell’anno accademico della Luiss.

Non l’ho visto, né ascoltato: mi è sfuggito.

Il tema era la condizione femminile nella classiche favole che sarebbero impregnate di cultura maschilista.

Sui social impazzano i commenti: dai più delicati “bisogna contestualizzare“, “le favole sono state scritte più di cento anni fa“, ai più aggressivi “quali capacità ha una comica a parlare di queste cose in una università?” fino ad insulti irripetibili.

Ho cercato in tutto il veb il video o il testo del discorso di Paola Cortellesi alla Luiss. Non l’ho trovato; probabilmente non c’è: sarebbe saltato subito fuori visto il clamore e i pochi giorni trascorsi.

Ho scritto alla LUISS dove gentilmente mi hanno confermato che il discorso integrale non è stato pubblicato in attesa dell’autorizzzione (dell’artista?) che è appena arrivata: il video sarà pubblicato nei prossimi giorni sul sito della LUISS.

Tutto ciò mi spinge ad una riflessione: non essendo on line (o di difficilissima reperibilità) il discorso di Paola Cortellesi, su cosa si basa la caterva dei commenti dei frequentatori dei social? Erano tutti nel salone della Luiss? O sul sentito dire? O sul “telegrafo senza fili”, o su preconcetti verso l’argomento o verso l’artista?

Per parte mia, attenderò di vedere il video integrale per dire, eventualmente, la mia. Non mi accoderò agli Hater del sentito dire che si sono laureati non alla LUISS, ma alle Università di Facebook, o di TikTok.

E gli hater sono pericolosi. Ne uccide più la penna (ora, la tastiera) della spada. Vedete cosa è successo alla ristoratrice di Sant’Angelo Lodigiano che aveva risposto per le rime ad una recensione i un cliente che lamentava di esser stato seduto fra “gay e disabili”. . Prima si è messa in dubbio la veridicità del post del cliente, poi la macchina del fango si è scatenata. Risultato: la ristoratrice si è suicidata.

Il problema degli hater, degli odiatori seriali, del revenge porno è molto serio. Purtroppo la soluzione non può essere quella di bloccare i social, nè di un controllo preventivo umano di ognuno dei miliardi di post che arrivano ogni giorno. Il controllo automatico ha i suoi limiti. Ho citato su un pos il libro di Federico Rampini “Su#c#dio occidentale” e quella parola ha comportato la mia “bannatura”. Ho sostituito la parola incriminata con “Declino” e tutto è andato liscio.

Secondo me una soluzione – parziale, ma meglio che niente – da applicare nel nostro Paese (non abbiamo giurisdizione sui Paesi esteri) potrebbe essere l’obbligo per gli utenti dei social di postare con il loro vero nome e cognome e far conoscere al gestore del social la loro vera identità e indirizzo Email. Gli strumenti ci sono: quante volte, per proseguire, devi inserire un codice che ti hanno mandato sulla casella postale che hai indicato?

Il fenomeno non si estinguerebbe, ma si ridurrebbe di molto.

Ma c’è un ultimo argomento, ancora – forse – più pericoloso.

Da qualche mese tutti gli utenti di Facebook hanno ricevuto un messaggio, che in poche parole diceva così: “o paghi e vedi senza pubblicità, oppure ne vedrai tanta tanta.” Ovvimente io non ho pagato e, ormai ci sono tre/quattro annunci pubblicitari “sponsorizzati” ogni post di “amici” o di “pagine che ti interessano”.

Solo un mezzo per avere un social gratis? Avete mai sentito parlare delle pubblicità orientative? Sì, ogni pubblicità orienta il gusto del’utente: “bevi l’aranciata X , invece dell’aranciata Y”, ma spesso non si limita a quello: non so se avete notato quante pubblicità sono spuntate sul tema “armamenti”. Decollo del caccia X, bombardamento del bombardiere Y, insomma post basati sulla situazione geopolitica. E questi non influenzano l’acquisto di un prodotto, bensì l’orientamento delle idee.….

sergioferraiolo

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