Allora, che differenza c’è fra “#interessamento” e “#pressione”? La differenza è enorme. Lo interessamento significa solo portare a conoscenza di chi deve decidere il proprio desiderio senza la coercizione connessa alla pressione.
Ma le cose possono cambiare, e di molto, cambiando le circostanze, ossia quei fatto che non entrano direttamente nella fattispecie, ma ben possono mutarne gli effetti.
Se io esprimo ad un mio collega il mio desiderio che una sua scelta cada da una certa parte, esprimo una opinione e, se mi limito a questo, rimango nel campo del lecito.
Ma se una carica pubblica, peraltro molto vicina al vertice del governo, esprime il desiderio di cui sopra a chi deve prendere decisioni per conto di chi lo ha nominato a tale Ufficio, le cose cambiano alquanto. Il timore reverenziale, il possibile pensiero che compiacere il Governo possa portare vantaggi, il semplice rapporto con una alta autorità pubblica, possono certo far pendere la decisione dalla parte voluta da “chi si sta interessando”.
Quindi, un semplice interessamento, se espresso da chi ha potere, o potrebbe avere potere sul decidente, ben può commutarsi in indebita pressione. Insomma non è l’atto in sé, ma la carica rivestita a fare la differenza