Il termine Heimat non sempre ha traduzioni soddisfacenti in altre lingue. Possiamo tradurlo con “piccola patria” o “piccola comunità in cui gli appartenenti sono legati da vincoli di vicinato o di affetti”. Il termine è proprio della Austria e Germania e insito ha un certo valore, per me negativo, di chiusura ed esclusione di chi non appartiene alla piccola comunità. Ed è esattamente il contrario degliideali dell’Unione europea.
Sempre caro alle popolazioni del nord Italia, fin ora forse l’unico esempio era l’impossibilità di votare per le elezioni amministrative per chi non fosse residente da almeno cinque anni in Alto Adige.
Ma i casi di chiusura nell’Italia del nord si stanno moltiplicando. Non solo nei confronti degli stranieri. Vedi il caso della mensa scolastica del Comune di Lodi per accadere alla quale – pagando la tariffa minima – il Sindaco ha chiesto agli stranieri il pressoché impossibile da reperire certificato di nullatenenza nei Paesi di origine.
Ora la discriminazione di Heimat si applica anche agli Italiani.
In Alto Adige in numerosi comuni un cittadino italiano non può acquistare un alloggio se non prova di risiedere in quel luogo da almento quattro anni.
In Friuli Venezia Giulia ha approvato una riforma della normativa sull’edilizia popolare (l.r.1/2016). Per poter fare domanda, o per richiedere il contributo sull’acquisto della prima casa, anche se si è italiani, si dovrà risiedere nella Regione da almeno 5 anni.
Lo scopo è ovvio, preservare la ormai ricca comunità dall’inquinamento del “diverso” escludendolo anche da quelle provvidenze pensate per i più bisognosi.
Stiamo attenti, la secessione, abiurata dalla Lega, sta diventando realtà. L’Europa di Shuman, De Gasperi, Spinelli e Adenauer è sempre più lontana.
0 commenti