Ormai ci siamo. La sua creatura, annunciata da Enrico Mentana nel luglio scorso, sta per vedere la luce. Il 18 dicembre prossimo sarà in linea su tutti gli smatphone. Un giornale leggero, veloce e giovane, così lo ha definito il suo papà. Affidato ad una redazione di “under 33” coordinata dalla “vecchia volpe” Massimo Corcione, amico di “chicco mitraglia” e passato attraverso diverse esperienze giornalistiche da Sky al Tg5.

Ieri, Mentana ha diffuso su Instagram la prima locandina del giornale che in poco più di sei ore ha raccolto oltre 8.000 follower. (http://www.instagram.com/open_giornaleonline)

scusandosi anche per la grafica non proprio eccelsa fornita col precedente post.

L’attesa è grande e la pioggia di follower dimostra che in Italia c’è tanto bisogno di informazione. E’ sotto gli occhi di tutti il panorama informativo del nostro Paese: tutti asserviti al potente (Governo) di turno ovvero a chi paga. Il “tengo famiglia” è il retropensiero che fa del “maanchismo” il leit-motiv della nostra informazione: non si dà la notizia secondo la testa del giornalista, ma si riporta la notizia secondo le diverse versioni di chi “può ciò che si vuole”, così non si scontenta nessuno e si continua a campare.

E il “chi può ciò che si vuole” può anche non essere il Governo, ma l’editore: quanti giornali, cartacei o “on line”, DEVONO seguire pedissequamente la linea dell’editore o del Direttore senza un minimo di libertà? Il risultato è che è inutile leggerli, perché già si conosce quello che c’è scritto. Oppure, proprio per questo, li si legge; come diceva Umberto Eco, la gente legge più facilmente quello che vuole leggere e conosce già; fa meno fatica.

E, sempre Umberto Eco docet, ricordo il grosso guaio informativo in cui ci troviamo: i social. Oltre a tenere in contatto le persone uccidendo visite, compagnie, lettere, cartoline e telefonate, hanno dato voce e rilevanza a quelle che, una volta erano relegate a chiacchiere da bar, buttate fuori da qualche testa il cui unico scopo è quello di dividere le orecchie. E più la notizia è stramba (scie chimiche, gruppo bildemberg, vaccini che causano l’autismo) più la gente, frustrata ed omologata da una vita insulsa, ci crede perché il credere fermamente ad un qualcosa che la massa ripudia, li fa sentire parte di un club esclusivo e superiore, tale da riscattare la loro pochezza.

E i social amplificano le voci false, perché un “like” ad una notizia che va fuori dal coro si mette sempre placando così la spasmodica ricerca di approvazione e di rivalsa sociale che possiede chi posta queste fesserie.

Ma torniamo a Open di Mentana e Corcione. Conosciamo i volti della redazione, 22 giovani scremati da una selezione di 15.000, conosciamo che ognuno avrà lo “zainetto del cronista” con tanto di smartphone, PC, videocamera per essere sempre “man on the spot”, possiamo immaginare, conoscendo (di fama) Mentana e Corcione, quale potrà essere la linea editoriale, ma nulla sappiamo (ancora) di come faranno giornalismo questi ragazzi. Sono sicuro che non verranno mandati allo sbaraglio a chiedere “cosa si prova” a chi sta scavando a mani nude dopo un terremoto o un’alluvione per cercare i propri cari, come – purtroppo – è avvenuto in passato. Sono certo che non faranno una cronaca sotto Palazzo Chigi durante una fumosa riunione di Governo per balbettare contenuti che non possono sapere, magari perché ignoti agli stessi ministri. Come son sicuro che non faranno la cronaca del “salvataggio del gattino”. Spazi già occupati e senza sbocco.

Quale sarà il prodotto che arriverà (gratis) sul nostro telefonino? Basta aspettare qualche giorno e lo sapremo. Ma posso permettermi un suggerimento? C’è un particolare bisogno informativo che deve esser soddisfatto.  Viviamo in un mondo sommerso di notizie. Mai come oggi è vero il detto “Non c’è migliore controinformazione dell’eccesso di informazione”.

Si manifesta sempre più il bisogno di poter distinguere fra una informazione vera e una falsa, bisogno, oserei dire primordiale.  E ciò ha fatto la fortuna dei cosiddetti “debunker” come Paolo Attivissimo e David Puente (quest’ultimo fortunatamente già nella redazione di Open)  che  smascherano le bufale postate volontariamente o involontariamente in rete.

Oltre si avverte prepotente il bisogno della continuità logica del flusso informativo. L’eccesso di informazioni fa presto perdere la memoria della conseguenzialità dei fatti. Nella routine quotidiana chi, di fronte ad una condanna avvenuta cinque anni dopo il fatto, ricorda come il fatto si è generato? Chi ricorda come la marcia delle centinaia di migliaia di profughi del 2015 abbia determinato, oggi, le dimissioni della Merkel? C’è qualcuno che possa ricordare come una Direttiva europea del 2004, partorita nel chiuso della burocrazia di Bruxelles sia stata la causa scatenante, dal 2015 in poi, della escalation del numero dei cittadini non appartenenti all’Unione europea “protetti” e accolti in essa, provocando gli sconvolgimenti sociali che, ora, sono sotto i nostri occhi?

Forse, più che informazione dei fatti, c’è bisogno di informazione sui fatti, di concatenarli, di dar loro causa ed effetto anche in un periodo più lungo, mantenere la memoria storica. Insomma un continuo fact cheking, un po’ quello che fa “Valigia blu”, ma fatto di continuo. Il fatto non finisce, il fatto è solo un segmento di un fatto più vasto, conseguenza del segmento precedente, causa di quello successivo.

Personalmente seguirò Open, ho fiducia nel suo papà. Attorno ad Open – se, come spero, risponderà alle richieste di chiarezza di informazione – si potrà coagulare un consenso informato che riporterà gli italiani a pensare con la testa e non con la pancia.

In bocca al lupo, Open!

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Aggiornamento delle 12.27 dell’11 dicembre: i follower su Instagram sono 18.500….