Se non fosse tragico, verrebbe da ridere.

Clima elettorale (il 10 febbraio si vota in Abruzzo) e i due dioscuri del Governo alzano i toni della polemica.

Sulla TAV Salvini dice che bisogna farla ad ogni costo, al limite si cercherà di ridurre i costi. Di Maio risponde che la riduzione dei costi è una supercazzola e che finché i Cinquestelle saranno al Governo la TAV non si farà.

Toni roboanti. Accuse reciproche. Crisi di Governo in vista?

State tranquilli. Il Governo è più solido che mai. E’ un gioco studiato a tavolino.

Salvini fa il duro e compatta i suoi attirando i consensi della Confindustria, di chi cerca appalti e di chi, perché no, apprezza il macho di destra. Risultato: un aumento di consensi.

Di Maio fa il duro e compatta i suoi attirando i consensi dei presunti ecologisti, di chi osteggia le Grandi Opere e di chi, perché no, apprezza il macho nuovo. Risultato: un aumento di consensi.

Salvini aumenta i consensi, Di Maio aumenta i consensi. Ma i consensi dei due confluiscono nel Governo Conte che, nel suo complesso, ne esce rafforzato.

Perché dovrebbero rinunciare al potere ora che ce l’hanno? Perché dovrebbero rinunciare ad esercitare quello spoils system che, da opposizione, hanno ferocemente criticato?

Il Governo durerà fino a che la politica e noi italiani non daremo all’elettore un’alternativa credibile.

Poi, a Salvini o a Di Maio della TAV ritengo non importi alcunché. Ritengo che della tecnicità dell’opera sappiano ben poco: è solo un pretesto per far sentire la voce.

Ci prova anche Toninelli, poverino fa tenerezza, non gliene va bene una. La A22 rimane bloccata e lui, pronto, urla che l’autostrada tornerà pubblica per toglierla a chi ci ha mangiato. Peccato che – come ha detto subito il presidente dell’Autobrennero – essa è già pubblica all’85%, in seguito ad un accordo del 2016, e che lo diventerà al 100% fra poco.