Archivio degli articoli con tag: Alessandro Barbero

Repubblica on line mi perdonerà se diffondo un suo articolo che tratteggia cosa fanno gli esponenti del Governo Meloni quando non sono intenti a bloccarsi con il ponte sullo stretto, a votare per libri che non hanno letto, a fantasticare su fantomatici “Piani Mattei” mai pervenuti, ad accordi con la Tunisia o con l’Albania abortito prima di nascere o ad alzare le tasse sui pannolini e assorbenti oppure a incrementare i paletti della legge Fornero.

Sì, nel tempo libero si dedicano con un certo successo a fare gaffes sconcertanti.

Lo articolo di Repubblica.it che riporto integralmente ne fa un elenco, ovviamente non esaustivo, dato l’elevatossimo numero dei casi.

Da leggere e ricordare quando riflettiamo se siamo ancora in una democrazia e se questi esponenti della destra non vadano cacciati dagli scranni ai quali sono avvinghiati.

Mi scuso ancora con Repubblica.it per il “furto” ma lo scopo è solo quello di diffondere maggiormente le idee esposte.

Gaffe e scivoloni dei fratelli di Giorgia Meloni: la destra e la sindrome da cinepanettone

Li ha scelti lei uno per uno perché fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. Adesso, ancora una volta, la premier deve rispondere di una commedia dell’arte che vede protagonisti i suoi parlamentari e ministri

03 GENNAIO 2024 ALLE 20:54 3 MINUTI DI LETTURA

ROMA — Mannaggia, Giorgia Meloni. Ogni volta che c’è l’occasione per annunciare al «globo terracqueo» (citazione della premier) le meraviglie del suo governo qualcuno le chiede di rispondere di un Pozzolo.

Anche oggi, nell’attesissima conferenza stampa sul 2023, tutti penseranno soltanto a lui, al cowboy Manny, il deputato pistolero che va in giro con un’arma nel borsello. Non lo si dimenticherà tanto presto. Il suo sparo di Capodanno campeggia sui siti stranieri. Pazzi questi politici italiani, si fanno beffa all’estero. E nei nostri salotti, alle prese con la tombola, non si sa se ridere o piangere. Di cosa ci stupiamo? L’onorevole Emanuele Pozzolo in fondo è l’ennesima maschera della nostra commedia dell’arte.



Tra sei mesi si vota, per le Europee. Il primo cimento elettorale per Giorgia Meloni statista. L’anno però è iniziato col botto sbagliato. Qualcosa di simile era già successo prima di Natale, quando la proposta di legge del senatore di Fratelli d’Italia Bartolomeo Amidei per abbassare a sedici anni l’età minima per richiedere il porto d’armi aveva oscurato fatalmente i provvedimenti dell’ultimo consiglio dei ministri. I baby cacciatori si erano presi la scena. Poi il ministro Francesco Lollobrigida ci ha messo una pezza, imponendo il dietrofront.

E come dimenticare la faccia della nostra presidente del consiglio quando, a luglio, al vertice Nato di Vilnius, le avevano chiesto di Leonardo Apache La Russa sospettato di stupro? Due mesi dopo il suo ancora compagno Andrea Giambruno aveva invitato le donne a non ubriacarsi «perché poi il lupo lo trovi», proprio alla vigilia dell’incontro con la stampa per parlare del decreto Caivano. Anche lì sfortuna nera. Dopo un’iniziale supercazzola Meloni se la cavò citando una frase della propria madre: «Giambruno voleva dire: occhi aperti e testa sulle spalle».

Lei è brava, si sa. Anche a sinistra i più mormorano: «Ce l’avessimo noi una così!». Un bomber che sa bucare la rete. Peccato che tutti questi gaffeur usciti dal cinepanettone San Silvestro a Rosazza li abbia scelti lei di persona personalmente, uno per uno, nella convinzione che fidarsi è bene non fidarsi è meglio, come ci ricordavano le nonne. Vai a sapere che poi si sarebbero montati la testa o avrebbero agito come chi crede di essere impunito. «Io sono un parlamentare!» ha detto Pozzolo ai carabinieri che gli chiedevano di consegnare i vestiti indossati quella sera.

Magari molti italiani quelli come Lollobrigida li trovano pure simpatici. Chi di noi non ha sognato di fermare un treno e scendere alla stazione desiderata? «L’hanno fatto tutti», ha detto Arianna Meloni, la sorella di Giorgia, per difendere il marito ferroviere. Tutti chi? O magari concordano col ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che si è augurato «l’umiliazione» per gli studenti indisciplinati. Probabilmente non pochi sono d’accordo col ministro Matteo Piantedosi che dopo il naufragio di Cutro confessò: «Anche se fossi disperato non partirei». E magari non si scandalizzano che l’onorevole Federico Mollicone possa dire impunemente che «la maternità surrogata è un reato più grave della pedofilia». Chissà.

Come spiegare altrimenti che a dispetto di questi frequentissimi inciampi Fratelli d’Italia è ancora, in ogni sondaggio, saldamente al primo posto?

In un altro tempo, quando la destra meloniana strepitava contro la corruzione, il malaffare, la mafia, le tasse – sono gli urli quotidiani su tv e social che hanno reso imbattibile la premier – una come Augusta Montaruli, l’ex sottosegretaria all’Università condannata anche per avere usato fondi pubblici per acquistare il manualetto erotico Sexploration: giochi proibiti per coppie. Istruzioni per l’uso sarebbe finita ai margini. Invece ha organizzato la colletta tra i parlamentari amici per comprare il regalo di Natale a “Giorgia”.

E poi, carsicamente, viene fuori il fascismo che è in loro. Claudio Anastasio, l’amico di Rachele Mussolini, il primo ad essere stato nominato nel Parastato, si divertiva a mandare per mail al consiglio d’amministrazione della controllata 3-I spa il discorso con cui Benito Mussolini rivendicava la responsabilità politica del delitto MatteottiGaleazzo Bignami vestito da nazista è ormai un meme.

Invece Andrea Delmastro, il sottosegretario alla Giustizia, e Giovanni Donzelli, il capo dell’organizzazione, hanno movenze che ricordano gli attori comici. Uno, Delmastro, è il protagonista, Donzelli la spalla. Così hanno operato nell’attaccare il Pd utilizzando le informazioni riservate del caso Cospito, l’anarchico detenuto al 41-bis.

E tornando al pistolero Pozzolo, come non notare che il ferito è il genero dell’agente di polizia che abitualmente scorta il sottosegretario, che si aggiunge, senza volerlo, al “cognato” (Lollobrigida) e alla “sorella” (Arianna). Perché il melonismo è una grande famiglia di arcitaliani. Un po’ pasticciona. Un po’ gradassa. Peccato per Giorgia Meloni che è tanto brava, invece quelli che si è scelti…

È di ieri, a Novara, l’ennesima protesta shock dei no-greenpass che, vestiti da deportati ebrei, protestavano contro la presunta dittatura (sanitaria o meno) instaurata in Italia.

La prima considerazione, a proposito di queste manifestazioni, sembra essere quella che i partecipanti non sono tutti no-vax. Ce ne sono, e tanti. Ma il vero obiettivo della protesta non è il vaccino e forse neppure la presunta discriminazione fra chi ha il green pass e può fare cose e chi non lo ha e queste cose non le può fare. Sì, i proclami contro la sottrazione di un diritto fondamentale come il lavoro per chi non si vaccina o reputa troppo oneroso sottoporsi a continui tamponi si sprecano. Ma il vero obiettivo – secondo me – non è neppure questo.

Riflettiamo, nella maggior parte dei casi i no-greenpass non contestano la validità e l’efficacia del vaccino, bensì una presunta compressione delle libertà costituzionali, disposizioni governative peraltro confermate dai vari tribunali aditi, da Consiglio di Stato alla Corte dei diritti dell’uomo.

Ma perché? Cosa sta succedendo?

Una ideuzza io ce l’avrei. Per la prima volta, in Italia stiamo sperimentando la vera forma di democrazia (vi ricordate il discorso di Pericle agli ateniesi?) ossia una collegialità nelle decisioni, ma poi eseguite senza ridiscuterle ogni momento.

Fino all’anno scorso, prima del Governo Draghi, il Governo prendeva una decisione, sempre oltre il limite del compromesso, ma, poi, queste decisioni non venivano attuate, se non annacquate da continui ulteriori compromessi con parti sociali, sindacati, associazioni, terzi o quarti settori etc. etc. fino a diventare acqua fresca per il compiacimento e l’immagine pubblica di chi, dopo l’approvazione nelle sedi competenti, continuava a contestare – anche in modo violento – le disposizioni prese.

Oggi, la vera democrazia è in campo in Italia. Il Governo, spessissimo all’unanimità, prende una decisione e questa decisione viene attuata.

Ovviamente questo esercizio di democrazia va di traverso a tutti quei gruppi e gruppuscoli che, nella contestazione, trovano la loro vita e la loro visibilità e che piagnucolano il loro essere vittima di uno Stato Dittatoriale. Dittatoriale sol perché non condivide la loro contrarietà e la loro protesta, spesso violenta, contro decisioni prese secondo i dettami della Costituzione.

Si è visto in questi giorno che questi gruppi rifiutano ogni compromesso, vogliono che gli organi di informazione trasmettano solo quello che vogliono loro e le loro idee senza alcun contraddittorio. Vedi i partecipanti ai rave party di Viterbo e del Piemonte che assalgono i giornalisti.

Viviamo in una democrazia rappresentativa: noi cittadini eleggiamo i nostri rappresentanti al Parlamento che danno, o meno, la fiducia ad un Governo che può essere sfiduciato in un qualsiasi momento con un semplice voto.

Le decisioni del Governo, se prese con Decreto legge e approvate (e tutte quello sul Green Pass lo sono) passano al vaglio del Parlamento e, quindi, sono pienamente conformi alla Costituzione, ma a questi “nuovi contestatori” non vanno bene solo perché sono contrarie al loro pensiero.

Insomma, io ritengo che la protesta montante contro le misure del Governo Draghi sia dovuta al “restringimento della mangiatoia” dove si alimentavano tutti questi gruppi e gruppuscoli.

Non dimentichiamo che, nella “mangiatoia” ci sono i quasi 200 miliardi del Recovery Fund.

Una reazione al “dirigismo” del Governo Draghi, allora?

Forse sì, ma c’è un altro aspetto da considerare. Da una parte i fatti: Draghi fu chiamato per frenare la pandemia, per stilare il Piano di Ripresa e Resilienza e per risollevare l’economia.

La campagna di vaccinazione è un successo che vede l’Italia ai primissimi posti in Europa, il Piano di Ripresa e Resilienza è stato approvato dall’Unione europea e l’economia italiana, con previsione del PIL al +6%, ha ricevuto il plauso anche di Standard e Poor’s.

E allora? Allora – sempre secondo la mia opinione – il dissenso e le manifestazioni sono troppo variegati per essere spontanei. Chi dà i soldi a Puzzer per il suo Tour da Trieste a Genova da aspirante politico? Chi e cosa hanno promesso alla vicequestora Nunzia Schilirò per affossare la sua promettente carriera? Perché persone, una volta conosciute per la loro intelligenza e competenza, come Carlo Freccero, Massimo Cacciari e Alessandro Barbero si espongono al pubblico ludibrio nei salotti talk show con le loro balzane idee anti vaccino e anti green pass?

Sono eterodiretti? Forse. Ma da chi?

E qui le ipotesi si allargano. L’Italia scelta da Russia e Cina come anello debole del multilateralismo osteggiato da queste due Nazioni? La Destra italiana che cerca di far saltare il banco per andare ad elezioni e gestire i soldi del Recovery Fund?

Spingere Draghi ad accettare la nomina a Presiedente della Repubblica (promoveautur ut amoveatur) per inserire qualcuno più docile alla spendita dei soldi del Recovery Fund nella delicata casella di Presidente del Consiglio dei Ministri?

Destabilizzare l’Italia, nazione in crescita, perché una nazione “alla canna del gas” fa sempre comodo”?

Penso che, nei prossimi mesi ne vedremo delle belle!!!

sergioferraiolo

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