Il fenomeno non è nuovo, ma ultimamente sta assumendo proporzioni gigantesche, coinvolgendo anche i due maggiori quotidiani italiani.
È tutto un profluvio di articoli su omicidi, femminicidi che scavano nel profondo dei particolari più cruenti e ributtanti.
I titoli, poi… cadavere nel sangue, orrendamente torturata, o sei mia o sei di nessuno. Ormai siamo tutti anatomopatologi, conosciamo ogni nodo dell’impronta sulla porta. La morbosità coinvolge anche il privato degli avvocati.
Interviste alla mamma, al papà, al compagno di giochi, al salumiere, al barbiere, al passante per caso, sia della vittima, sia del presunto omicidio.
E iniziano le pubblicazioni anche periodici ad hoc, promettendo nelle pubblicità in TV, particolari scabrosi e piccanti, trascrizioni di chat intime.
Forse Gaza e Ucraina hanno stufato? Forse Putin e Netanyahu non tirano più?
Stamattina ho scritto un post intitolato “Due parole sui leoni da tastiera, Paola Cortellesi e altro” lamentando il fango tirato addosso dagli hater da tastiera su Paola Cortellesi per aver “stravolto” e “spoetizzato” la favole di quando eravamo ragazzi durante un discorso all’inaugurazione dell’università LUISS. Non potevo commentare perché non avevo visto o ascoltato il discorso e perché il video dell’intervento fino a questa mattina non era on line. Mi chiedevo da dove, i soliti hater avevano preso il materiale per la consueta doccia di fango.
(19 minuti in tutto, solo l’intervento di Paola Cortellesi) o il video integrale di tutta la cerimonia di inaugurazione all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=4uvy9AAJaQA (un’ora e venti minuti; la Cortellesi inizia a parlare dal minuto 52).
L’ascolto dell’intervento della Cortellesi mi lascia anora più stupito, non certo sul contenuto, ma sulle polemiche scatente sui social sul “tradimento” delle favole.
Per le critiche, tutte fondate sul supposto “patriarcato” vedi qui:
A prte che potete controllare voi stessi dal video “vero” (sulle fiabe la Cortellesi su 19 minuti di intervento parla dal minuto 5’39” al minuto 9’04”; per il resto parla delle note tematiche del suo film “C’è ancora domani“.
Come potete ascoltare e vedere nei 3 minuti e mezzo in cui parla delle favole, la Cortellesi parla sempre della nota condizione di subalternità della donna che si riflette anche nelle favole: la caratteristica principale di una donna deve essere la bellezza, se no il cacciatore la uccide e il principe non la bacia; se una donna passa un periodo accudendo 7 uomini fa le funzioni di una colf, il che è ineccepibile. Se una donna viene riconosciuta non è per le sue fattezze del volto, come sarebbe nomale, ma nella forma piccola e affusolata del piede; nelle favole le donne sono tutte un po’ sprovvedute e molto ingenue: ma questo era il comune cliché delle donne fino a un po’ di tempo fa.
Per il resto del tempo la Cortellesi parla delle note e condivisibilissime tematiche trattate nel suo film: il ruolo delle donna, gli schemi; il maschio deve dominare, la donna deve subire ed essere remissiva, come nel “manifesto dei doveri delle spose” che è tanto orrendo da sembrare un fake.
E, si badi bene, La Cortellesi non punta il dito solo sui comportamenti violenti, sulle percosse, sui femminicidi, ma – principalmente – sui ruoli assegnati ai generi. Se sei maschio devi fare così, se sei femmina (non) devi fare così.
Infatti la perla finale del discorso della Cortellesi (che richiama un po’ Steve Jobs) è l’invito ad essere sognatori, a non far mai quello che gli altri si aspettano da voi, ma fare quello che volete voi, di non appiattirsi nel ruolo, nel solco segnato, ma di aprire sempre nuovi solchi e nuove strade.
Condivido al mille per mille. Non c’è bisogno d’altro.
Mi farebbe piacere solo conoscere il perché tanti hater hanno estrapolato solo quei tre minuti riguardanti le fiabe per scatenarsi, visto che il video integrale fino ad oggi non c’era.
Ho paura di avere una risposta, la solita: giornalisti vil razza dannata. In sè il discorso della Cortellesi ripeteva le tematiche ampiamente dibattute dopo il suo film “C’è ancora domani“. Non che non siano, specialmente in questo periodo di straordinaria importanza, ma l’unica cosa nuova, che poteva esser “sbatutta in prima pagina” erano i cenni della condizione femminile sulle fiabe e, infatti, per qualche giorno, è apparso che tutto l’intento dell’attrice fosse centrato sulle fiabe.
È settembre, fa ancora caldo e ci stiamo lasciando alle spalle una estate che non esito a definire da incubo.
Proclami sovranisti come “gli omosessuali sono anormali” spacciati per espressione del comune sentire; la famiglia ridotta all’ancestrale mamma, papà e figli [non è chiaro se quelli adulterini siano compresi]; vite spezzate sulla strada da auto lanciate a tutta velocità con conducenti impegnati in “dirette Facebook” per conquistare “qualche like in più”; vite spezzate sul lavoro per carenza di adozione delle misure di protezione necessaria: vite femminili spezzate sol perché la donna [e qui siamo a livelli di considerare la donna come la considerano i genitori della povera Saman Abbas] ha deciso di concludere una relazione affettiva: non le è concesso, è un’onta che si lava con la soppressione di una vita.
Accanto a tutto queste nefandezze ci sono atti minori che tutti abbiamo sperimentato: siete in auto, rallentate per cercare parcheggio o vi fermate per far scendere o salire un passeggero: dopo quanti secondi le auto dietro di voi cominciano a strombazzare? Siete in auto: quante auto in strada di montagna, siete sulla destra e andate a 50 all’ora, massima velocità consentita: quante auto “vi fanno i fari” o vi strombazzano che vogliono sorpassarvi? O, al contrario, vi vengono incontro in senso contrario invadendo tranquillamente la vostra corsia?
Ho sentito sociologi che danno la colpa a questo imbarbarimento al nuovo governo che, in pratica, ha sdoganato il sovranismo, anche personale, e i comportamenti poco corretti: io sono io e il mio microcosmo vale quanto il cosmo totale. Una degenerazione del famigerato “uno vale uno” dei primi Cinquestelle.
Secondo me, la nostra società sta pagando ancora le conseguenze del COVID, ormai dimenticato dal media e dalla nostra memoria.
Ma fate uno sforzo e cercate di ricordare la situazione del 2020 e 2021: ospedali al collasso, morti a raffica mascherine, attesa spasmodica di un vaccino. Ma, soprattutto una cosa importante e un pochino sottovalutata. Vi ricordate? Prima del 2020 si ci incontrava, si ci salutava se non con baci e abbracci, almeno con una stratta di mano. Dal COVID no. Ogni contatto bandito. E non solo. L’altro non era più un fratello, un amico, un conoscente: era il nemico che poteva infettarti e anche farti morire. Era qualcuno da evitare e da combattere se si avvicinava troppo. Ricordate la querelle che divideva i vaccinati dai non vaccinati?
Ecco, secondo me, qualcosa è rimasto nella considerazione dell’altro da te. Non più persona amica che ti toglie dalla solitudine, bensì possibile nemico da evitare in ogni modo…… e da combattere.
Fino a che non ritorneremo a considerare l’altro da te come “il prossimo tuo” questa situazione di guerra anarchica non potrà avere fine.