Archivio degli articoli con tag: nuovo ordine mondiale

Nel cuore pulsante di Roma, mentre le luci soffuse del Palazzo Chigi illuminavano un crepuscolo carico di tensione, il Consiglio dei Ministri si riuniva in segreto. Il fallimento della missione di deportazione verso l’Albania era sulla bocca di tutti. Nonostante il programma ambizioso di trasferire 3000 migranti l’anno, solo una dozzina erano stati inviati oltre Adriatico, e, come una beffa, quattro erano stati ritenuti inidonei.

Ma il colpo peggiore era arrivato dai magistrati di Roma, che avevano rigettato il fermo, invalidando l’intera operazione. Una doccia fredda. L’Europa, una volta ancora, aveva imposto il proprio giogo sulle leggi nazionali.

La premier, una donna dalla postura rigida e dagli occhi sbarrati, scorse la sala con un’espressione dura. Il ministro dell’Interno, un uomo robusto dai capelli brizzolati, batteva nervosamente le dita sul tavolo di legno massiccio, trattenendo a stento la frustrazione.

“Abbiamo promesso una soluzione,” disse il premier con voce grave. “Siamo stati già scottati da uno scandalo e non possiamo permetterci di fallire di nuovo.”

Capitolo 1: La tempesta tra le mura

Il governo era spaccato. Da un lato, l’ala conservatrice, pronta a fare qualsiasi cosa pur di riaffermare la propria sovranità. Dall’altro, l’ala più moderata, che cercava disperatamente di mantenere il fragile equilibrio con Bruxelles. I leader dell’Unione Europea avevano già ammonito il governo per i suoi tentativi di eludere le regole comunitarie sui migranti, e un’altra mossa avventata avrebbe potuto isolare ancora di più l’Italia.

Fu il ministro della Giustizia a rompere il silenzio. Un uomo anziano e massiccio, ex magistrato. “Non possiamo ignorare le sentenze dei magistrati. L’Europa è chiara. Non possiamo deportare migranti verso paesi non ritenuti sicuri.”

“Allora cambiamo la legge!” Il ministro dell’Interno sbatté un pugno sul tavolo, facendo sobbalzare alcuni colleghi. “Decretiamo che il Burkina Faso è un paese sicuro. Così nessuno potrà fermarci.”

Un mormorio si diffuse tra i presenti. Il premier guardò attentamente il suo ministro dell’Interno. Era un uomo di azione, ma questa volta la sua proposta era rischiosa. L’Europa avrebbe reagito con sanzioni, e c’era il pericolo di una crisi diplomatica con l’Albania, che fino ad allora aveva accettato i migranti con una certa riluttanza e solo in cambio di soldi.

Capitolo 2: Il piano B

“Non possiamo permetterci un conflitto con Bruxelles ora,” interruppe il ministro degli Esteri, un uomo di mezza età, ex parlamentare europeo, dalla voce calma ma decisa. “Abbiamo già troppi fronti aperti. Dobbiamo trovare una via d’uscita più astuta. Qualcosa che sfugga al radar delle istituzioni europee.”

La premier annuì lentamente. Era la donna delle soluzioni pragmatiche, ma il tempo stringeva. La stampa era implacabile, e i sondaggi iniziavano a risentire del caos migratorio. “Qual è la tua proposta?” chiese al ministro degli Esteri.

“Creiamo un accordo con un altro paese, fuori dall’Unione. Una nazione abbastanza disperata da accettare i nostri termini. Offriamo fondi, aiuti economici e investimenti. In cambio, deportiamo lì i migranti. Non saranno detenuti in Albania, ma in un luogo che nessuno si aspetta.”

Gli occhi di tutti si voltarono verso di lui, sorpresi. La proposta era audace, ma non priva di rischi. Quale paese sarebbe disposto a prendere il posto dell’Albania?

“Ho già un nome,” continuò il ministro. “Un paese che ha bisogno di fondi per risollevare la sua economia: il Sud-Sudan.”

Il silenzio riempì la stanza.

“Ma non è sicuro,” disse il ministro della Giustizia, aggrottando la fronte.

“No, non lo è. Ma possiamo insistere che lo diventi. E se non c’è un luogo sicuro, ne creeremo uno, di fantasia. Non andiamo verso Il Nuovo Ordine Mondiale?””

Capitolo 3: Le Ombre

Nel frattempo, all’interno del governo si stava formando una corrente sotterranea di opposizione. Alcuni deputati, frustrati dall’inazione e dalla debolezza percepita della premier, cominciarono a tramare alle sue spalle. Le voci correvano nei corridoi del potere: c’era chi stava cercando di sostituirla. Si parlava di una figura carismatica, un giovane emergente, con legami forti, anche di parentela, con una potente famiglia che aveva dato all’Italia anche un Presidente del Consiglio, con alcune lobby imprenditoriali e una visione molto più radicale su come gestire la questione migratoria.

“La premier sta perdendo il controllo,” si sussurrava. “Serve qualcuno che prenda decisioni più drastiche.”

La premier stesso cominciò a sentire il peso del tradimento. Iniziò a sospettare di tutto e di tutti, vedendo complotti ovunque, mentre cercava di mantenere il controllo su una situazione che sfuggiva sempre di più dalle sue mani. Sapeva che ogni mossa sbagliata avrebbe potuto significare la sua caduta.

Capitolo 4: Il Decreto

Fu alla fine di quella lunga notte che il governo uscì con una proposta shock: un decreto legge che ridefiniva i criteri per considerare un paese “sicuro”. Non era più l’Europa a decidere, ma il governo stesso, che si arrogava il diritto di giudicare a chi fosse possibile deportare i migranti.

La reazione internazionale fu immediata. Le prime pagine dei giornali europei parlavano di “strappo” e “provocazione”. A Bruxelles, i diplomatici italiani furono convocati per chiarimenti, mentre nelle strade di Roma esplodevano proteste da parte di organizzazioni umanitarie.

Nel frattempo, il premier convocò una riunione d’emergenza con i servizi segreti e il ministero dell’Interno. “Preparatevi al peggio,” disse con voce ferma. “La battaglia è appena iniziata.

Storia di fantasia, generata con l’ausilio dell’intelligenza artificiale (ChatGPT)

Quando in gioventù,  ma tuttora, mangiavo pane e geopolitica, il mondo era diverso e più stabile. C’erano due blocchi: USA e URSS. Chi stava sotto la protezione sovietica, chi sotto quella americana. Interi Stati si divisero: metà sotto USA metà  sotto URSS.: Vietnam, Corea Yemen etc.

Allora, dagli anni ’60 in poi, per noi della parte USA, tutto ciò che proveniva dall’URSS era cattivo e malvagio.

Ma noi, magari per la protezione dell’ombrello atomico USA, eravamo relativamente tranquilli [qualcuno nel 1963 è stato seriamente preoccupato della crisi de missili URSS a Cuba?]. Nel mondo esterno la situazione non era diversa. Interi Paesi con conflitti interni si dividevano, senza fare un chiasso che arrivava da noi, in Stato del Nord e Stato del Sud, uno che faceva riferimento agli Usa e uno all’URSS: capitò con la Corea, con il Vietnam, con lo Yemen e non so a quanti altri..

Allora l’ONU o, più precisamente, l’UN, era una certezza, una camera di compensazione dove i conflitti venivano risolti senza minimamente mettere in dubbio l’autorità delle Nazioni Unite, del suo Consiglio di Sicurezza, organizzazione super partes alla quale tutti dovevano rispetto.

In quegli anni, poi, si stava concretizzando il sogno di Altiero Spinelli: l’Europa! Che in pochi anni passò da unioni settoriali (CECA, EURATOM) pian piano ad una vera unione politica fino ad arrivare all’odierna Unione europea, con il corollario della moneta unica [peccato che non si sia riusciti ad eliminare l’unanimità dalle decisioni de Consilio europeo.]

Un mondo ideale, insomma, corrispondente alle aspettative di una persona nata nel secondo dopoguerra e affamato di geopolitica.

Ma non si può sperare che la situazione ottimale rimanga tale per molto. Oggi le cose sono di molto mutate e, quando dico di molto, parlo eufemisticamente.

Partiamo dall’Unione europea. Ormai questa organizzazione è tutt’altro che una Unione. Nessuno Stato vuole più uscirne, ma tutti vogliono cambiarla per farla diventare solo un tavolo in cui si scambiano le esigenze nazionalistiche: ossia si va avanti solo se sono tutti d’accordo. E l’accordo è molto diverso da quello di 15 anni fa, Niente migranti, omicidio del vento di Tampere, dazi, volontà dei singoli Stati che prevale sul senso comune. Le ultime elezioni europee hanno premiato i partiti sovranisti, quelli che, più o meno, riecheggiano il trumpiano MAGA.

Quando mangiavo pane e politica [o, meglio Geopolitica] le cose erano molto più semplici: c’erano due blocchi: uno costituito dagli USA che – in cambio dell’acquisto dei suoi prodotti – ci proteggeva con il suo ombrello atomico; l’altro costituito dai “cattivi” [secondo la propaganda dell’epoca] costituito dall’URSS e dai suoi satelliti che ci minacciavano ad ogni ora del giorno.

La nuova Commissione non si è ancora insediata, anche perché il Parlamento europeo, unico Orgnano eletto a suffragio universale ha già trovato problemi nella maggior parte dei candidati Commissari proposti dagli Stati membri.

Non vanno meglio le Nazioni Unite: una volta una risoluzione del Consiglio di Sicurezza era Vangelo e una telefonata del “padrone” dell’ONU, il Presidente USA, era un ordine.

Oggi Israele sbeffeggia Biden e, addirittura, fa sparare i suoi carrarmati contro le missioni ONU [UNIFIL].

Un mondo alla rovescia? No, non voglio imitare Vannacci, ma è indubbio che le cose siano cambiate.

A meno che….

A meno che le cose siano state predeterminate dai soliti noti.

Ci sono alcuni elementi da prendere in considerazione;

  1. Gli Stati del Golfo, una volta meri produttori di petrolio, ora devono investire i petrodollari;
  2. l’instabilità del Medioriente è un serio ostacolo all’espandersi dei commerci e degli affari degli Stati del Golfo,
  3. i “poveri” palestinesi sono [sfiga del destino] invisi da tutti e tutti i Paesi dell’area circostante sarebbero felici di una loro scomparsa,
  4. La maggioranza dei paesi del Golfo è sunnita, la parte più progressista dell’Islam. Hezbollah, Hamas e Iran sono sciiti, la minoranza.
  5. I progetti faraonici dell’Arabia Saudita: apertura al turismo , costruzioni di megalopoli in scatola, hanno bisogno di investimenti occidentali e cinesi, ché i fondi sovrani sono ormai alla frutta;
  6. La Russia, checché ne dica Zelensky sta vincendo e gli Stati donatori sono sempre più riluttanti a fornire armi sofisticate all’Ucraina;
  7. la Cina pensa solo al commercio, a far soldi e ad annettersi economicamente l’Africa.

In questo disegno rimarrebbero fuori i palestinesi, orrendamente decimati dagli israeliani, ma in ogni Nuovo Ordine Mondiale qualcuno dovrà pur perdere……

 Possiamo pensare che in questa situazione di vuoto politico [USA sotto elezioni, Europa alle prese con la difficile formazione della nuova Commissione] a Netanyahu sia stato assegnato il compito ”sporco” di ripulire il Medioriente dai criminali di Hamas e di Hezbollah e di dare un sonoro ceffone all’Iran?

In cambio Netanyahu riceverebbe un salvacondotto che lo metterebbe al riparo dalle pendenze giudiziarie e Israele coronerebbe il suo sogno “dal fiume al mare”.

Mica noi reclamiamo la Libia, La Somalia, Pola e l’Istria….

Io sono vecchio

O mi sento vecchio.

Ma cosa significa sentirsi vecchio (o, secondo il politically corrrect) diversamente giovane? Avere acciacchi? Malattie? Non riuscire più a compiere una escursione di venti chilometri? No, non è un fatto fisico; è una situazione mentale in cui tutti i capisaldi, i fermi capisaldi in cui sei cresciuto, ad uno ad ud uno crollano e vengono sostituiti da altri, per lo più opposti.

Cerco di dare a qualcuno dei miei cinque lettori (citazione manzoniana) un quadro della situazione per capire meglio il mio disagio.

Sono un boomer”, ossia della generazione nata fra il 1955 (secondo dopoguerra e il 1960, inizio del boom economico.)

Infanzia molto diversa da quella attuale: si ci incontrava – anche fra sconosciuti – per strada e si giocava a nascondino, uno, due tre,,,STELLA!, Guardie e ladri, Si stava insieme per ore, si giocava, c’era tutto, tranne i soldi: le tasche erano vuote. Ma il nostro percorso verso l’età adulta cominciava di lì: giardino pubblico, compagni sconosciuti, giochi, vittoria o sconfitta. I genitori non c’erano [come non ci sono oggi] ma ce la gestivamo noi. Era impensabile ricorrere al genitore se un compagno occasionale compiva una entrata un po’ dura sulla nostra caviglia.  Avevamo i pantaloncini corti [all’inglese] e le ginocchia perennemente sbucciate. Ma non era un problema. Anzi era quasi un piacere sado/masochista levarsi le croste quando indurite,

Come riportato nei post “come eravamo” su Facebook, si beveva dalla pompa, si mangiavano le noccioline, le abrasioni da caduta erano un nonnulla.

Poi crescemmo, la scuola e, soprattutto il Liceo. Sono cresciuto in una medio-grande città di provincia. Botte da orbi fra fasci e gente di sinistra, Forse troppa ideologia e troppa divisione di ruoli, come lo sciopero per Angela Davis che, a malapena, sapevamo chi fosse, con la Fiat 850 del “polizia politica” a sorvegliarci..  La polarizzazione, nel ridotto ambito in cui vivevamo, aveva anche risvolti strani. Un omicidio, etichettato fra elemento di destra e di sinistra che, poi, scandagliando le cause, fu provocato da una gelosia per una ragazza. Eppure i genitori furono, recentemente convocati al Quirinale nella “giornata di riconciliazione politica” quando, nell’omicidio, di politico c’era poco o nulla.

Vedo che, per spiegare ho fatto una introduzione da paura.

Vado al sodo.

Sentirsi vecchio prescinde dal fisico; prende i capisaldi del proprio pensiero; prende le certezze che uno aveva acquisito in una vita. Le certezze vanno via una ad una e non vengono sostituite da nuove: per un vecchio l’ordine mondiale viene sostituito da qualcosa di nuovo e non perfettamente comprensibile.

Quando mangiavo pane e politica [o, meglio Geopolitica] le cose erano molto più semplici: c’erano due blocchi: uno costituito dagli USA che – in cambio dell’acquisto dei suoi prodotti – ci proteggeva con il suo ombrello atomico; l’altro costituito dai “cattivi” [secondo la propaganda dell’epoca] costituito dall’URSS e dai suoi satelliti che ci minacciavano ad ogni ora del giorno.

Allora, dagli anni ’60 in poi, tutto ciò che proveniva dall’URSS era cattivo e malvagio.

Ma noi, magari per la protezione dell’ombrello atomico USA, eravamo relativamente tranquilli [qualcuno nel 1963 è stato seriamente preoccupato della crisi de missili URSS a Cuba?]. Nel mondo esterno la situazione non era diversa. Interi Paesi con conflitti interni si dividevano, senza fare un chiasso che arrivava da noi, in Stato del Nord e Stato del Sud, uno che faceva riferimento agli Usa e uno all’URSS: capitò con la Corea, con il Vietnam, con lo Yemen e non so a quanti altri..

Allora l’ONU o, più precisamente, l’UN, era una certezza, una camera di compensazione dove i conflitti venivano risolti senza minimamente mettere in dubbio l’autorità delle Nazioni Unite, del suo Consiglio di Sicurezza, organizzazione super partes alla quale tutti dovevano rispetto.

In quegli anni, poi, si stava concretizzando il sogno di Altiero Spinelli: l’Europa! Che in pochi anni passò da unioni settoriali (CECA, EURATOM) pian piano ad una vera unione politica fino ad arrivare all’odierna Unione europea, con il corollario della moneta unica [peccato che non si sia riusciti ad eliminare l’unanimità dalle decisioni de Consilio europeo.]

Un mondo ideale, insomma, corrispondente alle aspettative di una persona nata nel secondo dopoguerra e affamato di geopolitica.

Ma non si può sperare che la situazione ottimale rimanga tale per molto. Oggi le cose sono di molto mutate e, quando dico di molto, parlo eufemisticamente.

Partiamo dall’Unione europea. Ormai questa organizzazione è tutt’altro che una Unione. Nessuno Stato vuole più uscirne, ma tutti vogliono cambiarla per farla diventare solo un tavolo in cui si scambiano le esigenze nazionalistiche: ossia si va avanti solo se sono tutti d’accordo. E l’accordo è molto diverso da quello di 15 anni fa, Niente migranti, omicidio del vento di Tampere, dazi, volontà dei singoli Stati che prevale sul senso comune. Le ultime elezioni europee hanno premiato i partiti sovranisti, quelli che, più o meno, riecheggiano il trumpiano MAGA.

La nuova Commissione non si è ancora insediata, anche perché il Parlamento europeo, unico Orgnano eletto a suffragio universale ha già trovato problemi nella maggior parte dei candidati Commissari proposti dagli Stati membri.

Non vanno meglio le Nazioni Unite: una volta una risoluzione del Consiglio di Sicurezza era Vangelo e una telefonata del “padrone” dell’ONU, il Presidente USA, era un ordine.

Oggi Israele sbeffeggia Biden e, addirittura, fa sparare i suoi carrarmati contro le missioni ONU [UNIFIL].

Un mondo alla rovescia? No, non voglio imitare Vannacci, ma è indubbio che le cose siano cambiate.

A meno che….

A meno che le cose siano state predeterminate dai soliti noti.

Ci sono alcuni elementi da prendere in considerazione;

  1. Gli Stati del Golfo, una volta meri produttori di petrolio, ora devono investire i petrodollari;
  2. l’instabilità del Medioriente è un serio ostacolo all’espandersi dei commerci e degli affari degli Stati del Golfo,
  3. i “poveri” palestinesi sono [sfiga del destino] invisi da tutti e tutti i Paesi dell’area circostante sarebbero felici di una loro scomparsa,
  4. La maggioranza dei paesi del Golfo è sunnita, la parte più progressista dell’Islam. Hezbollah, Hamas e Iran sono sciiti, la minoranza.
  5. I progetti faraonici dell’Arabia Saudita: apertura al turismo , costruzioni di megalopoli in scatola, hanno bisogno di investimenti occidentali e cinesi, ché i fondi sovrani sono ormai alla frutta;
  6. La Russia, checché ne dica Zelensky sta vincendo e gli Stati donatori sono sempre più riluttanti a fornire armi sofisticate all’Ucraina;
  7. la Cina pensa solo al commercio, a far soldi e ad annettersi economicamente l’Africa.

 Possiamo pensare che in questa situazione di vuoto politico [USA sotto elezioni, Europa alle prese con la difficile formazione della nuova Commissione] a Netanyahu sia stato assegnato il compito ”sporco” di ripulire il Medioriente dai criminali di Hamas e di Hezbollah e di dare un sonoro ceffone all’Iran?

In cambio Netanyahu riceverebbe un salvacondotto che lo metterebbe al riparo dalle pendenze giudiziarie e Israele coronerebbe il suo sogno “dal fiume al mare”.

In questo disegno rimarrebbero fuori i palestinesi, orrendamente decimati dagli israeliani, ma in ogni Nuovo Ordine Mondiale qualcuno dovrà pur perdere……

Mica noi reclamiamo la Libia, La Somalia, Pola e l’Istria….

Era una fredda sera d’autunno e Francesco Ruggeri, seduto nel suo ufficio, fissava lo schermo del computer. L’orologio segnava le 22:37, il silenzio intorno era palpabile, spezzato solo dal ronzio degli apparecchi elettronici. Il sistema di sicurezza della banca era stato superato con una facilità inquietante. Cliccò su un nome: Marcella Rinaldi, la Presidente del Consiglio dei Ministri. Sullo schermo apparvero cifre enormi, trasferimenti che lasciavano intuire operazioni molto più delicate della semplice gestione del denaro privato. Francesco provò un brivido lungo la schiena, ma il sudore sulle sue mani rivelava eccitazione, non paura.

Quello che non sapeva era che un uomo dall’altro lato del mondo, in una stanza tappezzata di schermi, osservava ogni sua mossa. Dante, l’enigmatico capo di un’organizzazione criminale che operava nell’ombra, aveva scelto Francesco per la sua capacità di restare invisibile. Un uomo comune, senza traccia di insubordinazione, il cui volto insignificante sarebbe stato dimenticato da chiunque. La mente di Dante, invece, era tutto fuorché insignificante. Conosceva i segreti dei potenti e sapeva come usarli.

Il complotto si intensifica

Francesco continuava a entrare nei conti di figure politiche di alto profilo: ministri, parlamentari, alti gradi dell’Esercito, addirittura capi di multinazionali, di ogni orientamento politico, scoprendo movimenti strani o inspiegabili. Quello che era iniziato come un semplice atto di curiosità divenne presto un’ossessione. Ogni nuova scoperta lo faceva sentire più potente e più vicino alla causa di tali strani movimenti di danaro. Ma non si rendeva conto che stava scivolando in una trappola letale: i dati scovati fluivano veloci come un fiume dal suo computer a quello degli uomini dell’organizzazione di Dante che ben ne conoscevano le cause.

Fu quella notte che ricevette il messaggio da Alicia, una donna mai vista prima, né sentita che in poche frasi gli fece capire che sapeva tutto della sua “attività” di spia e lo invitava ad un incontro ove, gli disse, gli avrebbe spiegato come mettere a frutto la sua attività. Si incontrarono in un hotel di lusso fuori città. Alicia Caruso era alta, di una bellezza meridionale, elegante, con lunghi capelli biondi e labbra rosso scarlatto che lasciavano un segno indelebile nella sua mente.

Non appena la vide, Francesco si sentì prigioniero del suo sguardo. Indossava un abito attillato che esaltava la sua figura, e il profumo che emanava sembrava ipnotico. Lei gli fece capire che non solo approvava le sue azioni, ma che lo avrebbe guidato verso qualcosa di più grande.

“Ti sei mai chiesto quanto vale davvero questo tuo potere e i dati che hai raccolto sui movimenti di denaro di questi uomini potenti?” sussurrò Alicia mentre avvicinava il suo corpo al suo, lasciando che le sue dita sfiorassero leggermente il petto di Francesco.

Francesco, affascinato, la abbracciò con foga, ma mentre le sue mani percorrevano la sua schiena, Alicia gli infilò un piccolo dispositivo nella tasca della giacca. Un localizzatore. Ogni sua mossa sarebbe stata monitorata da lì in poi. Francesco non poteva sapere che Alicia era più pericolosa di quanto immaginasse, un’arma letale nella rete di Dante. Seduzione e morte erano le sue specialità.

Intrighi e tradimenti

Mentre Francesco cadeva sempre più sotto l’influenza di Alicia, Valeria, una giornalista investigativa, era sulle tracce del complotto. Le sue ricerche la portarono a scoprire una serie di omicidi mascherati da suicidi, legati a personaggi che avevano avuto accesso, come Francesco, a informazioni sensibili sul governo ed ai relativi movimenti di denaro. Valeria sapeva che Francesco era solo un tassello del puzzle, ma c’erano forze oscure in gioco, e il suo fiuto per il pericolo non la deludeva mai.

In un incontro con Lorenzo, un hacker che aveva disertato l’organizzazione di Dante, Valeria scoprì quanto fossero profonde le radici del complotto. In un bar malfamato e fumoso, Lorenzo le rivelò che Dante aveva un piano per destabilizzare il governo. “Non sono solo movimenti di denaro, Valeria. Stiamo parlando di un colpo di stato invisibile. Vogliono fare a pezzi il sistema dall’interno, le disse con uno sguardo spaventato.

Ma il prezzo di quella verità era alto. Prima che potesse rivelare tutto, Lorenzo fu colpito da un sicario. Il suo corpo crollò ai piedi di Valeria, con una macchia di sangue che si allargava sul pavimento. Lei fuggì, il cuore che batteva come un tamburo, sapendo che da quel momento in poi la sua vita sarebbe stata in pericolo.

Passioni pericolose

Nel frattempo, Francesco ed Alicia trascorrevano giorni appassionati insieme. Ogni incontro diventava più intenso e più pericoloso. Il confine tra passione e violenza si faceva sottile, e Francesco era ormai prigioniero di quel gioco letale. Alicia lo controllava con la promessa di un amore che lo avrebbe salvato dai pericoli del gioco in cui si era infilato, ma in realtà lo stava spingendo sempre più vicino all’abisso.

Una notte, dopo una feroce lite, Francesco la afferrò per le spalle, cercando di capire chi fosse veramente. “Chi sei, davvero?” le urlò. Ma Alicia si limitò a sorridere, accarezzandogli il viso con una delicatezza quasi perversa. “Sono la tua unica via d’uscita, Francesco.”

Quella sera, i loro corpi si unirono come se fosse l’ultima volta, ma nella mente di Francesco si accese una nuova consapevolezza: “stava per essere sacrificato”.

La resa dei conti

Il giorno del confronto arrivò velocemente. Valeria, decisa a fermare il complotto, scoprì il rifugio di Francesco e lo raggiunse in un piccolo appartamento alla periferia della città. Francesco la accolse con un volto segnato dal rimorso. “Non c’è via di scampo, Valeria,” mormorò con gli occhi colmi di terrore “ora ti racconto tutto!”.

Ma mentre i due parlavano, Alicia fece irruzione nella stanza, accompagnata da una squadra di uomini armati. Il tradimento era evidente. Alicia non avrebbe mai permesso che tutto sfuggisse al suo controllo. Il sangue scorreva veloce nelle vene di Valeria quando capì che la sua unica possibilità di sopravvivenza era fuggire.

Francesco, con un ultimo gesto disperato, cercò di difendere Valeria, ma fu colpito da uno dei sicari. Il proiettile lo trapassò, lasciando una scia di sangue che schizzò sul volto di Alicia. Il suo sorriso glaciale non vacillò nemmeno per un secondo. La passione, l’inganno e il potere si intrecciavano in un unico, fatale momento.

Valeria riuscì a fuggire dalla scena, ma sapeva che la sua vita era ormai compromessa. Eva era svanita nel nulla, e Dante restava un’ombra inafferrabile.

Conclusione

Il giorno successivo, la stampa riferì della morte di Francesco Ruggeri, l’uomo che aveva tentato di spiare il governo. La verità riportata era quella di un semplice impiegato di banca che per curiosità si sentiva “potente” se spiava i conti correnti degli uomini politici o dei grandi manager, senza poi far nulla dei dati acquisiti. Ma solo pochi sapevano la verità: dietro quella morte c’era un complotto che aveva radici molto più profonde. Valeria lasciò il Paese, portando con sé segreti che non avrebbe mai potuto rivelare.

Alicia? Era libera, il suo piano ancora intatto, ma non avrebbe mai dimenticato quella notte. Perché anche il potere più grande ha un prezzo, lei sapeva che, presto, avrebbe fatto i conti con Dante. Ma sorrise al pensiero di avere ancora molti assi nella manica, con i suoi contatti più che amicali con molti politici.

Il Nuovo Ordine Mondiale si stava avvicinando sempre di più, accompagnato caduta delle certezze che avevamo, come l’intangibilità delle Nazioni Unite e delle sue missioni di Pace.

Contenuto di fantasia. il 99% del testo e le immagini sono generate dall’intelligenza artificiale.

Alicia Caruso era un nome noto in tutto il Sud Italia. Bellissima, con lunghi capelli biondi che le scendevano in morbide onde sulle spalle, incarnava il fascino meridionale unito a una determinazione feroce, degna di Eva Kant. Aveva costruito il suo impero della moda nuziale con abiti da sposa esclusivi, fatti su misura per le donne più ricche e potenti. Ma quello che si nascondeva dietro il suo impeccabile sorriso era fame di potere e successo che andava ben oltre il mondo delle passerelle. Aveva ben chiaro il concetto del Nuovo Ordine Mondiale..

Alicia non si accontentava di essere solo un’imprenditrice di successo. Voleva entrare nei circoli politici, quelli dove si prendevano le decisioni che contavano davvero. La sua non prima occasione, ma quella più importante, arrivò quando incontrò Giacomo Savelli, Ministro dell’informazione, un uomo tanto potente quanto vulnerabile al fascino femminile.

L’incontro fatale

Fu durante un lussuoso gala di beneficenza che Alicia lo agganciò per la prima volta. Il suo abito nero aderente lasciava intravedere solo quanto bastava per catturare lo sguardo del ministro, che non riuscì a staccare gli occhi da lei per tutta la sera. Alicia lo sapeva, e quando finalmente Giacomo si avvicinò, il gioco era già iniziato. La conversazione fu fluida, leggera, ma carica di tensione. Lo sguardo di Alicia penetrava quello di Giacomo, e prima che la serata finisse, lui l’aveva già invitata a cena.

Da quella prima cena, la loro relazione si fece rapidamente bollente. Alicia, dietro il suo volto angelico, era esperta nell’arte della seduzione. Sapeva esattamente come conquistare il ministro, alternando momenti di dolcezza e passione travolgente. Gli faceva perdere la testa. I loro incontri segreti si svolgevano in hotel di lusso, ville isolate e persino in uffici del governo quando la tentazione si faceva insopportabile. Lei era audace, capace di trasformare qualsiasi stanza in una zona di desiderio, e Giacomo, pur sapendo che stava camminando su un filo sottile, non riusciva a resisterle.

Ma Alicia non era lì solo per il piacere. Ogni loro incontro non era solo carico di passione, ma anche di strategia. Lei sfruttava quei momenti di intimità per estorcere informazioni al ministro, sempre con un sorriso malizioso e un bacio ardente.

L’intrigo della telecamera

Giacomo, pur perso tra le braccia di Alicia, non si accorse mai che gli occhiali che lei portava erano ben più che un accessorio di moda. Quegli occhiali, apparentemente eleganti, erano in realtà dotati di una sofisticata microtelecamera. Ogni incontro, ogni documento che Giacomo le mostrava per vantarsi del suo potere, veniva registrato.

Dietro quegli occhiali c’era una mente lucida e fredda. Alicia non era solo una donna ambiziosa, ma un’abile manipolatrice che raccoglieva informazioni con calma e precisione. Filmava incontri segreti, annotava discussioni tra potenti, e catturava immagini di documenti riservati che potevano valere oro sul mercato internazionale delle informazioni.

Era difficile dire se Alicia fosse motivata solo dal desiderio di potere o se avesse un secondo fine più oscuro. Le sue connessioni con misteriose figure dell’Europa dell’Est sollevavano dubbi, ma nessuno poteva provare niente. Fino a quando non iniziò a fare pressioni su Giacomo.

La scalata al potere

Alicia non si accontentava di essere solo la “donna segreta” del ministro. Chiese insistentemente un incarico ufficiale. Aveva assaporato il potere e voleva di più. Giacomo, ormai completamente avvinto da lei, le concesse un incarico come consulente per le relazioni pubbliche, dandole accesso a eventi ancora più esclusivi e informazioni ancora più sensibili.

Da quel momento, Alicia si muoveva con grazia felina nei salotti del potere. Sembrava solo la compagna affascinante di Giacomo, ma in realtà stava spiando ogni cosa, raccogliendo frammenti di conversazioni e dettagli che le avrebbero permesso di ricattare o, peggio ancora, vendere informazioni a potenze straniere.

Il suo atteggiamento sicuro di sé non sfuggì però ai servizi segreti italiani. Un ministro così in vista, così influente, non poteva avere una relazione così esposta senza attirare attenzione. Quando alcune informazioni top-secret cominciarono a trapelare alla stampa, i sospetti si concentrarono rapidamente su Alicia.

L’incarico ufficiale fu prontamente revocato, forse anche su pressione della moglie del ministro.

Lo scandalo e la caduta

Il colpo di grazia arrivò quando un noto sito di gossip pubblicò dettagli intimi della relazione tra Alicia e Giacomo. Le immagini rubate di loro due insieme, spesso in pose compromettenti, lasciarono poco spazio all’immaginazione. I giornali insinuavano che Alicia avesse una presa psicologica sul ministro, manovrandolo come una marionetta. Le fotografie non erano solo indiscrete; c’erano anche dettagli sui contatti di Alicia con alcuni uomini d’affari stranieri sospettati di legami con i servizi segreti russi, nel loro noto intento di destabilizzare ogni Stato occidentale.

La pressione mediatica divenne insostenibile, e Giacomo fu costretto a dimettersi, la sua carriera politica in rovina. Ma il vero scandalo scoppiò quando i servizi segreti fecero irruzione nell’ufficio di Alicia e trovarono una mole incredibile di prove. Le registrazioni dei suoi occhiali rivelarono che Alicia aveva raccolto informazioni classificate, conversazioni segrete e immagini di documenti governativi. Peggio ancora, emerse che aveva già iniziato a negoziare la vendita di queste informazioni con un misterioso intermediario, probabilmente al servizio di una potenza straniera.

Il verdetto

Alicia Caruso fu arrestata con l’accusa di spionaggio internazionale. La sua caduta fu tanto rapida quanto la sua ascesa. L’impero della moda nuziale che aveva costruito crollò, e il suo nome divenne sinonimo di tradimento e inganno. Ma, chissà perché Alicia fu prontamente e sorprendentemente scarcerata. Libera, non aveva commesso alcun reato. Strano.

Ma anche dopo la sua caduta, resta un alone di mistero su di lei. Era davvero solo una donna ambiziosa che cercava il potere a ogni costo, o faceva parte di un piano più ampio, orchestrato da forze ben più potenti? Alicia non ha mai parlato. Nemmeno sotto interrogatorio. Il suo sorriso enigmatico resta impresso nella memoria di tutti quelli che la conoscevano, come l’ultimo velo di una sposa prima di una cerimonia che non avrebbe mai avuto luogo.

Ne risentiremo parlare, ne sono sicuro. Come dell’affondamento del Bayesian o del chiodo che avrebbe bloccato i Frecciarossa oppure del naufragio del Love Lake con i 007 del Mossad e italiani, anche perché le ultime dichiarazioni di Alicia ad un quotidiano lasciano intravvedere nuovi sviluppi.

P.S. il 90% di questa storia (compresi i disegni) è stato generato dall’intelligenza artificiale. (ChatGPT)

sergioferraiolo

Uno sguardo sul mondo

Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

photohonua

constantly trying to capture reality

Nomfup

Only connect

B as Blonde

Fashion enthusiast,Music addicted,tireless Traveler,Arts lover

Briciolanellatte Weblog

Navigare con attenzione, il Blog si sbriciola facilmente

Occhi da orientale

sono occhi d'ambra lucida tra palpebre di viole, sguardo limpido di aprile come quando esce il sole

ARTFreelance

Photo the day

simonaforte.wordpress.com/

Simona Forte photographer

Edoardo Gobattoni photographer

artistic photography

ALESSANDRA BARSOTTI - FOTOGRAFIE

L'essentiel est invisible pour les yeux

TIRIORDINO

Uno sguardo sul mondo

WordPress.com News

The latest news on WordPress.com and the WordPress community.