Come certamente ricordate, qualche mese fa scoppiò la polemica circa gli sbrchi operati dalle navi della missione UE Triton in Italia. Una clausola imponeva a tutte le navi, indipendentemente dalla bandiera, di sbarcare i “naufraghi” in Italia.
Ora la missione Triton viene sostituita dalla missione Themis che prevede, oltre l’arretramento a 24 miglia del pattugliamento delle navi, anche l’obbligo di sbarcare i “naufraghi” nel “porto sicuro più vicino”. Dizione questa molto più aderente alle convenzioni Solas e di Montego bay che, appunto, inpongono a chi salva naufraghi di sbarcarli nel porto “sicuro” più vicino. [per “sicuro” si intende “sicuro per la navigazione”. Le due convenzioni citate non si occupano di “Paese sicuro” per i naufraghi che siano richiedenti asilo].
Vittoria per l’Italia? Non penso proprio. Visto che i flussi provengono al 90% dalla Libia, tranne Malta (ne parlo poi), il poro sicuro “più vicino” sempre in Italia si trova. Quindi non cambia nulla.
Malta. Malta è oggettivamente troppo piccola. Quando, in un anno, hai sbarcato lì tremila profughi, è come se ne avessi sbarcato in Italia più di un milione. E’ impensabile che Malta possa sgravare significativamente il numero di sbarchi in Italia.
Che poco cambi è confermato che le nuove norme non valgono per le navi delle ONG che, anche se diminuite di numero, operano al di fuori delle operazioni UE.
[…] con le decisioni del 2105 (la 2015/1601 . e la 2015/1523) ora è solo su base volontaria. I porti rimangono aperti agli sbarchi della missione Sophia (prorogata comunque a tutto il 2018) e le richieste italiane “verranno prese in esame” in […]
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[…] sono le possibilità di fermare i richiedenti asilo (clicca qui e clicca […]
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