In questa ultima parte, dopo la storia del numero dei parlamentari nella Costituzione, delle ragioni addotte (e smentite) dai promotori sull’asserito risparmio, e del presunto troppo elevato numero di parlamentari italiani rispetto agli altri Paesi descritti nei post precedenti, cercherò di spiegare i “guasti nascosti” che la riduzione dei parlamentari porterebbe al sistema costituzionale italiano.
Il primo problema che la riforma proposta porta al sistema è l’aumento del deficit di rappresentatività. Se in Italia gli elettori alla data del referendum sono 51.559.898 (fonte Viminale) significa che ora c’è un deputato per ogni 81.000 elettori e un senatore per ogni 163.000 elettori. Se dovesse vincere il Sì ci sarà un deputato per ogni 128.000 elettore e un senatore per ogni 257.000 elettori. Questo è un dato di fatto. La nostra è una democrazia rappresentativa che si rispecchia nel Parlamento e, con la possibile vittoria del SI’, il Parlamento sarebbe molto meno rappresentativo del corpo elettorale. Tenete a mente questi numeri perché ci torneremo.
Molti studi hanno dimostrato che non cambiando il sistema elettorale (infatti il referendum cambia solo il numero dei parlamentari) ci sarebbero molte distorsioni all’interno delle circoscrizioni e dei collegi con regioni che eleggeranno un numero di parlamentari, in rapporto all’elettorato, inferiore a quello eletto in altre regioni. Per farla facile, ci sarebbero regioni che conteranno più di altre regioni. Bisognerebbe correggere subito questa distorsione: non è possibile che lo stesso numero di elettori di una regione elegga un minor numero di rappresentanti. Non entro nel merito di questi tecnicismi, pur importanti, ma voglio evidenziare un altro aspetto, secondo me, molto più grave.
In Italia, in pratica, non c’è un sistema elettorale o, meglio, cambia ad ogni consultazione: Mattarellum, porcellum, rosatellum ed, ora, un innominato sistema proporzionale con sbarramento che, comunque, stenta a vedere la luce e giace, come proposta indefinita presso le Commissioni parlamentari.
Tutti questi sistemi elettorali hanno un punto in comune e neppure quello in gestazione se ne differenzia: le liste sono bloccate, ossia l’elettore deve supinamente votare la scheda che gli sottopone il partito, non può scegliere il candidato che verrà eletto a seconda dei voti ricevuti dal partito in ragione del posto in lista ricevuto sempre dal partito. In pratica noi votiamo il partito e, in seconda battuta, i candidati scelti dai Segretari dei partiti. Per questo si dice che, da noi, i parlamentari sono nominati e non scelti dall’elettorato. Quindi, non solo i candidati vengono scelti dai partiti, ma anche le chances di elezione sono determinate dal posto in lista e non dalle preferenze ricevute. Quindi la diminuzione dei parlamentari non è affatto una garanzia di avere un Parlamento formato da Deputati e Senatori più competenti e seri.
Non ti riconosci nella lista: fattene una tu, vien detto. Pare facile, ma già ora, per diventare deputato, bisogna farsi conoscere da 81.000 elettori. Se dovesse vincere il SI’, per essere eletti bisognerebbe farsi conoscere da 128.000 elettori. Sempre più difficile, quasi impossibile, senza il contributo della macchina organizzativa del partito.
Ma non è finita. C’è un altro aspetto, forse ancora più grave. Una volta eletti – ora – i parlamentari sono “ostaggi” dei partiti, non avendo – come abbiamo visto – alcuna possibilità di farsi eleggere senza l’aiuto di questi ultimi. Il ricatto l’abbiamo visto più volte: il Segretario di partito dice al deputato: “o voti come ti dico o non ti ricandido”. Su 630 deputati e 315 senatori abbiamo assistito talvolta a fiere ribellioni di parlamentari che anteponevano la loro coscienza alla disciplina di partito. Su 400 deputati e 200 senatori tale possibilità sarà molto, molto più difficile: i ribelli saranno emarginati, non avranno la possibilità di costituire gruppi autonomi (i Regolamenti di Camera e Senato non sono oggetto del Referendum) e saranno “dimenticati” alle successive elezioni.
Aumenterà a dismisura il potere delle Segreterie dei partiti. Un piccolo manipolo di potenti, senza problemi, potrà governare una Assemblea ridotta di numeri e, quindi, di potere.
Dalla democrazia rappresentativa passeremo ad una oligarchia di Segretari di partito di cui il Parlamento sarà solo il coro. E i “paletti”, le riforme di contorno promesse, la riforma dei Regolamenti parlamentari, la riforma elettorale? Boh, forse, dico forse, ci penseranno. Dopo. Chissà. Forse…
Senza contare che, in assenza di riforme concorrenti, il peso dei delegati regionali per l’elezione del Presidente della Repubblica (tre per regione) aumenta di molto rispetto a quello dei Parlamentari “ridotto” dalla legge tagliaparlamentari in aperto spregio al “peso” voluto dall’articolo 83 della Costitzione.
E questi sono pericoli che non voglio correre.
Alla fine di questa disamina, abbiamo visto:
- che il numero dei Parlamentari, più o meno, è sempre quello fissato dai Padri costituenti,
- che il risparmio può essere assimilato ad ogni legislatura ad una tazza di caffè per ogni italiano (salvo che per la prima, dove il risparmio se lo è già mangiato il costo del Referendum),
- che il taglio lineare dei parlamentari non produce, di per sé una maggiore efficienza del Parlamento, le cui cause sono da ricercarsi altrove e che, anzi, il taglio dei parlamentari potrebbe accentuare le disfunzioni;
- che il numero dei parlamentari è in linea con le democrazie più simili alla nostra in Europa e nel mondo
- che la riduzione dei parlamentari potrebbe produrre gravissime disfunzioni alla rappresentatività dell’elettorato, delle Regioni e produrrebbe sicuramente un amento del peso dei Delegati regionali rispetto al Parlamento nell’elezione del Presidente della Repubblica.
E, allora, perché dovremmo votare Sì? Solo per compiacere un partito che sta scomparendo, fa queste battaglie contro la casta solo per sentirsi vivo, solo per riempire qualche minuto dei telegiornali?
Avete visto in questi ultimi giorni che gli altri partiti si disinteressano molto del problema, non perché sia un problema poco interessante o poco importante, ma non possono dire “votate NO” così, dopo che, per calcoli politici assolutamente differenti nelle 4 votazioni al disegno di legge costituzionale hanno votato prima no o poi sì o prima Sì e poi No.
Spero che il corpo elettorale, come sempre succede, si riveli più intelligente dei politici che li governano.

0 commenti