Ormai “ridurre i consumi di energia” è il mantra che si sente ogni giorno. Ridurre la dipendenza di gas dalla Russia. Consumare di meno per sfuggire alla speculazione, anche essa responsabile dell’impennata dei prezzi delle bollette, ormai poco sostenibili.

Mettere un tetto al prezzo del gas contraddicendo tutta la filosofia mercantilistica dell’Unione europea?

Razionare il gas o l’energia elettrica?

L’Unica “certezza” che trapela da Palazzo Chigi è la riduzione della temperatura a 19 gradi negli uffici pubblici e nelle abitazioni private, nonché la riduzione di un’ora sul massimo dell’accensione dei termosifoni e, anche negli appartamenti privati, la riduzione di uno – due gradi. Inoltre è ipotizzato una diminuzione della illuminazione pubblica (stradale, vetrine, insegne)

Secondo il Governo, attuando queste misure, l’impatto della carenza di gas (e, conseguentemente di elettricità) potrà essere mitigato a livelli più sostenibili.

Badate che la questione è più seria del solito. Non si tratta solo caro prezzi. Se così fosse chi ha soldi paga, chi non ha soldi non si riscalda o ha sussidi dal Governo.

In questo caso si tratta di carenza di materia prima. Non siamo più in un sistema a risorse infinite. Se l’anno scorso abbiamo consumato, poniamo, 100, quest’anno dobbiamo acconciarci a consumare 60. Consumare 61 non sarà possibile, perché la torta è finita: c’è solo il razionamento.

Ma queste misure saranno effettivamente applicate? Potranno esserci controlli? Secondo me, no.

Quali sono le norme attuali?

Come è noto, il territorio nazionale è suddiviso in sei zone in funzione delle temperature medie annue: si va dalla zona A, più mite, fino alla zona F, dove è possibile tenere accesi i riscaldamenti anche per tutto l’anno. Per conoscere date e fasce orarie in cui è possibile accendere gli impianti termici in relazione alla propria zona climatica di appartenenza, ci si riferisce ai dati della tabella A allegata al D.P.R. n. 412/’93. Una volta individuata la lettera di appartenenza, nel rispetto della legge vigente, ci si dovrà attenere alle relative date di messa in funzione degli impianti. In base alla propria zona climatica, si provvederà alla relativa manutenzione in tempo per l’accensione degli impianti termici.

orari di accensione per zone climatiche

Per sapere a quali località corrispondono le zone climatiche cliccare qui: https://www.pmi.it/pubblica-amministrazione/riforma-pa/181442/confedilizia-online-orari-per-riscaldamenti.html

E, all’interno di ogni fascia, non possono essere superati i 20 gradi centigradi.

Questa è la teoria. Passiamo ora alla pratica.

  La prima obiezione è che non esiste un termostato in ogni stanza per verificare la temperatura. Nella maggior parte dei casi la temperatura potrà essere rilevata all’origine, con parecchia diminuzione della temperatura stessa nelle ultime stanze servite.

termosifoni

Andiamo con ordine: uffici pubblici. Nella mia vita lavorativa ne ho frequentati parecchi. In situazioni normali la differenza di temperatura fra i vari ambienti è notevole e ben superiore ai due gradi. C’è sempre la stanza più fredda in cui nessuno vuol lavorare e quella troppo calda dove si suda e non si lavora.

Un impianto termico immette acqua calda in tubi di un edificio che può avere anche centinaia di elementi radianti. Ovviamente il primo elemento radiante riceverà acqua appena uscita da brucatore e, quindi, molto calda. Gli ultimi riceveranno acqua pressoché tiepida perché posti alla estremità opposta della colonna montante rispetto al bruciatore.

Quale temperatura rilevare? Obbligo di spegnimento preventivo dei radiatori posti più vicino al bruciatore? Estensione dell’orario per quelli posti più lontano? Qualcuno sarà addetto al controllo?

Nei condomini privati con impianto centralizzato la situazione è analoga. Ognuno di noi è testimone delle liti in assemblea perché il calore non arriva oppure ne arriva troppo.

Per esperienza personale, poso dire che i miei termosifoni (secondo piano) sono pienamente caldi quasi due ore dopo l’accensione del bruciatore posto sulla sommità del palazzo (cinque piani). Quindi io ho già due ore in meno di riscalamento giornaliero rispetto a chi abita al quinto piano, proprio sotto il bruciatore.

La situazione è mutata qualche anno fa con l’introduzione dei contabilizzatori di calore posti su ogni elemento radiante. I contabilizzatori di calore sono apparecchietti che registrano il reale consumo energetico, in questo modo consente a ogni unità immobiliare collegata all’impianto centralizzato di pagare soltanto la quantità di energia utilizzata. Le valvole termostatiche, invece, permettono di gestire la temperatura, usando un’apposita manopola per impostare un valore da 1 a 5 per aumentare o diminuire il calore trasmesso dal termosifone.

termometro

Ma non ci siamo con le direttive del Governo: anche i contabilizzatori di calore possono incidere in modo approssimativo sulla temperatura (cosa diversa dalla quantità di calore). Abito a Roma: vi assicuro che i 20 gradi  (visualizzati da un termometro mio estraneo all’impianto che non ne possiede di suo) vengono raggiunti  solo dopo ore di accensione  con la manopola a 5.

I numeri da 1 a 5 sulla manopola servono a poco: con 1 o 2 o 3 sono appena tiepidi e ben lontani dai 19 gradi previsti.

Per gli impianti autonomi negli appartamenti, ovviamente, il rispetto della temperatura e degli orari è rimessa solo al buon senso del proprietario. Non mi risulta che vengono fatti controlli con termometro negli appartamenti.

Passiamo all’illuminazione pubblica. Gli ultimi giorni sono stati pieni di investimenti di pedoni e ciclisti sulle strade per diminuire ulteriormente il livello dell’illuminazione pubblica.

Poi, non facciamo di ogni erba un fascio: ci sono città già risparmiose che hanno sostituito tutta l’illuminazione pubblica con lampade a LED, notoriamente pochissimo voraci di energia. E ci sono città che mantengono la vorace illuminazione con lampade al sodio o a addirittura a incandescenza, specialmente nei centri storici.

Il taglio orario e di intensità riguarderà tutti i sistemi indiscriminatamente?

Insegne pubbliche o vetrine: sì consumano, ma contribuiscono efficacemente alla carenza dell’illuminazione pubblica, spesso nascosta dalle fronde degli alberi e aumentano la sicurezza dei passanti.

L’unica norma con qualche efficacia sarebbe l’obbligo, per i negozi, di tenere la porta chiusa per evitare dispersioni di calore. Norma osteggiata dagli esercenti, sia per areazione anti-Covid sia per non far sembrare il negozio chiuso.

Con queste premesse ritengo, purtroppo, che le misure annunciate dal Governo siano la solita legge manifesto senza conseguenze pratiche.

Prepariamoci al gelido inverno che ci attende, senza dimenticare la crisi idrica.