Archivio degli articoli con tag: tempo

Quando posso, alla prenotazione del volo, chiedo un “pasto speciale” anche non avendo nè preclusioni nè particolari necessità. Stavolta ho optato per pasto a basso contenuto di colesterolo. Ho notato che, in genere, i pasti speciali sono migliori della sbobba che di solito propinano sugli aerei e, sicuramente, sei servito per primo. Stavolta mi è toccata scaloppina di pollo con purea, insalata mista e macedonia. Non male, tranne il pane, scongelato ma quasi non cotto. Ed è andata bene vedendo gli gnocchi compressi serviti al mio vicino.
Cerco di passare il tempo, il tempo che non passa, passa troppo lentamente, anzi, quasi torna indietro. Leggere che l’aereo parte alle 12.10 e arriverà alle 15.40 mette di buon umore. Peccato che fra i due orari ci siano sei fusi orari per complessive quasi 9 ore e mezzo di volo.
Una volta mi piacerebbe viaggiare nelle comode e confortevoli “capsule” di prima classe dove hai spazio, TV, stendi di piedi quasi come in un letto.
Poi mi dico sempre che la classe economica (per carità, non si chiama più così, guai a parlare di “economica”. Qui si chiama Main Cabin 2) arriva a destinazione senza alcun ritardo rispetto alla prima classe e rinuncio.
In aereo mi viene continuamente di pensare al tempo, a questa entità costruita da noi umani. Lo schermo davanti a me traccia la rotta dell’ aereo sul planisferove indica le principali città del mondo con l’ora locale.

Mi immagino nello stesso momento, nello stesso giorno, mentre io sono in questa scatola che viaggia fra i fusi orari, un cittadino di Los Angeles si alza sbadigliando dal letto. Alle 7.00, puntuale, la sveglia ha fatto il suo lavoro. Si alza e guarda dalla finestra il sole. Nello stesso momento un cittadino di Hong Kong, dopo una giornata di lavoro, guarda le stelle e l’orologio, son passate le 23.00, sbadiglia ed è ora di andare a dormire. Vivono lo stesso momento alla vista di chi possa vederlo, magari da Marte, lo stesso momento, ma due situazioni completamente diverse.
Non ce ne curiamo più. Da bambini a scuola ci hanno insegnato che la terra gira e che due posti diversi hanno orari diversi. D’altronde, l’esigenza di avere, all’interno dello stesso fuso orario lo stesso tempo si è avvertita solo quando l’uomo, con le ferrovie, ha cominciato a muoversi da un posto all’altro. È un discorso che mi ha sempre affascinato.

Ed è proprio in aereo che il tempo di distorce, si allunga, si accorcia. Forse non è uguale neppure per quel paio di centinaio di persone chiuse insieme nel sigaro d’acciaio.

Hai lasciato casa ad una certa ora, che ora non è più quella. Certo, l’hai lasciata tre ore fa, ma a casa ora non è più l’ora in cui l’hai lasciata più le tre ore del distacco. Secondo la direzione presa dall’aereo possono essere la stessa ora tua, più quattro ore o meno due ed è difficilissimo fare un calcolo sul momento. Solo all’arrivo il GMT+5 coinciderà davvero con il reale, ma, davvero, non avrai viaggiato per 5 ore, ma per un tempo diverso.

E, prima ancora che il viaggio cominci, ti perdi negli arabeschi del tempo.

Oggi tutti corrono. Tutto e subito. Tutto calcolato al millesimo. Coincidenze ferroviarie, aeree stradali, studiate a tavolino come piani di guerra. Massimizzare la vacanza, dicono. Se vuoi fare una vacanza in Mozambico devi eliminare tutti i tempi morti: trova il volo più diretto e veloce, le coincidenze più coincidenti.
È vero si ha sempre meno tempo e il tempo non va sprecato, dicono. Ma perché, il tempo fra la partenza e l’arrivo non è esso stesso viaggio o vacanza.
Sono in una condizione fortunata. Da poco sono in pensione e il fattore tempo non è più così stringente.
Oggi ho goduto di cose, di piccole cose, non strettamente attinenti al viaggio, che mi hanno piacevolmente riempito la giornata.
L’aperitivo al nuovo piano bar di Termini, leggendo una novella di Camilleri sui Capponi a Natale.
Il treno semideserto che mi portava nella capitale morale mi ha regalato il tempo per fare ancora gli auguri agli amici via telefono e una simpatica conversazione con una coppia dai rapporti complicati: lui milanese, lei romana, lui lavora a NewYork, lei fra Londra e Madrid. Hanno fatto un monumento a Skype e indotto a riflettere sulla nuova meglio gioventù.
Ho scoperto, poi, i binari 1 e 2 della Stazione Centrale. Non so se costruiti apposta così o ricordo del tempo che fu.
Mi sono concesso una stanza nell’hotel dentro l’aeroporto. Fra essa e il banco del check in meno di dieci minuti. La prima volta, comunque, che gironzolò per un grande aeroporto senza l’ansia di fare presto (quella verrà domani), scegliere di fare uno spuntino in uno dei tanti punti di ristoro dell’aerostazione, tornare indietro, prendere un’ascensore e ritrovarmi nel corridoio della mia stanza.
Un po’ di TG nel megaschermo, un film e queste parole.
Domani. Domani inizierà con una ottima (spero) colazione senza fretta, dieci minuti di cammino e consegnerò il borsone al check in, conoscerò i miei compagni di viaggio e un lungo, lunghissimo volo mi porterà a Hong Kong. Kindle, cuffiette, lettura della guida, chiacchiere riempiranno il tempo.
Prima di riprendere l’aereo che, giocando fra i fusi orari, ci riporterà indietro a Yangon, avremo sei ore di stop. Stessa situazione di sedici anni fa. Allora impiegammo queste sei ore per una vacanza supplementare e imprevista: un giro ad Hong Kong. Ma stavolta ho paura che rimarremo in aeroporto: non vorrei che una improvvisa manifestazione degli studenti ci facesse perdere l’aereo.
Bah, penso che mi metterò a dormire.

Continua…..

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