Oggi tutti corrono. Tutto e subito. Tutto calcolato al millesimo. Coincidenze ferroviarie, aeree stradali, studiate a tavolino come piani di guerra. Massimizzare la vacanza, dicono. Se vuoi fare una vacanza in Mozambico devi eliminare tutti i tempi morti: trova il volo più diretto e veloce, le coincidenze più coincidenti.
È vero si ha sempre meno tempo e il tempo non va sprecato, dicono. Ma perché, il tempo fra la partenza e l’arrivo non è esso stesso viaggio o vacanza.
Sono in una condizione fortunata. Da poco sono in pensione e il fattore tempo non è più così stringente.
Oggi ho goduto di cose, di piccole cose, non strettamente attinenti al viaggio, che mi hanno piacevolmente riempito la giornata.
L’aperitivo al nuovo piano bar di Termini, leggendo una novella di Camilleri sui Capponi a Natale.
Il treno semideserto che mi portava nella capitale morale mi ha regalato il tempo per fare ancora gli auguri agli amici via telefono e una simpatica conversazione con una coppia dai rapporti complicati: lui milanese, lei romana, lui lavora a NewYork, lei fra Londra e Madrid. Hanno fatto un monumento a Skype e indotto a riflettere sulla nuova meglio gioventù.
Ho scoperto, poi, i binari 1 e 2 della Stazione Centrale. Non so se costruiti apposta così o ricordo del tempo che fu.
Mi sono concesso una stanza nell’hotel dentro l’aeroporto. Fra essa e il banco del check in meno di dieci minuti. La prima volta, comunque, che gironzolò per un grande aeroporto senza l’ansia di fare presto (quella verrà domani), scegliere di fare uno spuntino in uno dei tanti punti di ristoro dell’aerostazione, tornare indietro, prendere un’ascensore e ritrovarmi nel corridoio della mia stanza.
Un po’ di TG nel megaschermo, un film e queste parole.
Domani. Domani inizierà con una ottima (spero) colazione senza fretta, dieci minuti di cammino e consegnerò il borsone al check in, conoscerò i miei compagni di viaggio e un lungo, lunghissimo volo mi porterà a Hong Kong. Kindle, cuffiette, lettura della guida, chiacchiere riempiranno il tempo.
Prima di riprendere l’aereo che, giocando fra i fusi orari, ci riporterà indietro a Yangon, avremo sei ore di stop. Stessa situazione di sedici anni fa. Allora impiegammo queste sei ore per una vacanza supplementare e imprevista: un giro ad Hong Kong. Ma stavolta ho paura che rimarremo in aeroporto: non vorrei che una improvvisa manifestazione degli studenti ci facesse perdere l’aereo.
Bah, penso che mi metterò a dormire.
Continua…..
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