Bilbao è alla estremità di un fiordo.
Il Cammino di Santiago quasi la salta, passa subito sulla costa sinistra del fiordo, verso Barakaldo, Portugalete per dirigersi decisamente verso la costa cantabrica.
Ma ci hanno detto che la costa a sinistra del fiordo, verso Getxo è molto interessante e patrimonio dello UNESCO.
Quindi, dopo un altro giorno di riposo a Bilbao, con visita al Museo delle belle arti (peccato le mostre stabili siano chiuse per restauro locali), giro ancora intorno al Guggenheim e visita al nuovo Azkuna Zentroa di Philip Stark e nuovo assaggio serotino di fiesta con pintxos e birra, c’è una idea alternativa.
Metropolitana (stazione a fianco lo albergo) con la linea 1 fin quasi al capolinea a Larrabastera e poi a piedi per 13 km lungo la costa est del fiordo fino a Portugalete dove un albergo attenderà il pellegrino. Il giorno dopo ci si ricongiungerà al Cammino.
Niente male la metropolitana di Bilbao. 3 linee che in un tempo massimo di mezza ora congiungono il vertice inferiore del fiordo alle località sull’oceano aperto. Moderna, pulita, veloce, efficiente, esattamente come quella di Roma..
Da Laparestella, 4 chilometri ci dividono dal mare che non si lascerà più.
Dapprima un sentiero dal mare ci porta a mezza costa e un magnifico panorama ci accoglie.
Dopo tanti giorni in montagna con abeti, mucche paciose e pecore, ecco sua maestà l’oceano.
Dal sentiero ammiriamo le larghissime spiagge dove gruppi di surfisti aspettano l’onda giusta ma, almeno a quest’ora (sono le 9.30), non penso arriverà. Cielo e oceano sono entrambi bigi uniformi; le nuvole e le onde si muovono in parallelo senza alcuna fretta. Fa caldo, ma la assenza di sole rende piacevole il cammino. Ad in certo punto la pioggia sta per arrivare, ma basta la scaramanzia di applicare il coprizaino impermeabile per allontanare la minaccia.
Dalla larga spiaggia la costa si alza improvvisa e quasi verticale con falesie anche esse bige. Grandi cartelli spiegano qualcosa in basco. Dalle figure riesco a capire che spiegano la origine delle falesie e la loro “data di nascita” nelle varie ere geologiche, ma non di più.
Sono, al solito, più interessato all’antropizzazione del territorio che al territorio stesso.
L’impressione è quella di un luogo di vacanza. Dapprima, vicino al faro, in pieno oceano, i parcheggi son tutti occupati dai camper dei surfisti.
Poi, girato l’angolo ed entrato nel fiordo di Bilbao, diversi villaggi con tipiche seconde case, restaurate con molto uso della pietra grezza, ma con i contorni delle porte e delle finestre segnati a colori vivaci.
C’è anche un campo di golf
Lungo la costa un mulino a vento come quello delle favole. Non ho visto don Chisciotte.
Scendo al livello del mare.
Particolare il villaggio di Portovecchio, vero posto per turismo non povero con villette con architettura ricercata. Tutte restaurate, tutte con una insegna dipinta con un nome (della villetta? Della famiglia?) e una data: 1768. (Fondazione?).
Dopo Portovecchio, senza soluzione di continuità, la cista del fiordo gira e il “paseo de las grandes villas” (pare facile lo spagnolo) mostra al viandante ville opulente e super restaurate. Davanti alle più importanti un cartello sul lungofiordo ne racconta la storia.
Ormai Portugalete è dalla altra parte del fiordo che si attraversa con il ponte di Bitzkaia, un ponte in ferro davvero strano costruito nel 1893, alto 63 metri e lungo 160.
Come ogni ponte deve contemperare gli opposti interessi delle navi che vogliono la altezza necessaria per passarci sotto e dei veicoli che tale altezza non vogliono per passarci sopra.
La soluzione è particolare.
Il ponte è formato di due torri di acciaio di oltre 60 metri poste sulle due rive e di una unica campata orizzontale appoggiata sulla loro estremità superiore.
Ovviamente nessun veicolo o pedone potrà salire in verticale (anche se ho visto un ascensore) e poi farsi 160 metri su una passerella e poi riscendere per un’altra colonna di ferro.
Hanno escogitato un sistema particolare: alla campata orizzontale hanno attaccato con funi una navetta che sta a livello strada; la navetta si riempie di persone, biciclette e auto e un sistema di carrucole la trasporta dall’altra parte.
Resta da vedere che tipo di navetta esisteva quando fu costruito il ponte.
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