Sento, leggo, ascolto spesso della GRANDE IDEA di impiantare Hot Spot, sotto l’egida dell’UNHCR, nei Paesi di origine dei migranti. Lo scopo dichiarato è quello di far arrivane in Italia o nell’Unione europea solo chi ha diritto alla protezione internazionale.

L’idea, bella in sè NON è attuabile e vi spiego perché.

Hot spot nei pasi di origine? Ossia nei Paesi “cattivi” che perseguono le persone, che le torturano perché hanno idee contrarie al regime? Nessuno degli degli Stati cd. canaglia accetterà questi hot spot perché non si darà la zappa sui piedi. Acconsentire l’apertura di uno hot spot sul proprio pterritorio equivale ad autodichiararsi “cattivo” e nessuno Stato lo farà.

Apertura di uno hot spot in uno Stato di transito? Nessuno Stato “di transito” lo accetterà. Perché avere uno hot spot che potrebbe consentire a chi ci va di avere un biglietto per l’Europa costituirebbe un formidabile polo di attrazione per milioni di persone. Perché tentare il viaggio pericoloso in gommone se posso andare più facilmente nel Paese X per prendere un biglietto per l’Europa? Ma, visto che la percentuale del riconoscimento della protezione è sotto il 35%, nei Paesi di transito che accetterebbero l’Hot Spot resterebbero tutte le migliaia e migliaia di stranieri che “hanno tentato la sorte”. E queste migliaia di persone, senza casa, senza soldi, senza nulla, oltre a costituire un peso per i poveri Stati africani, ne costituirebbero un elemento di destabilizzazione. Conclusione: nessuno Stato africano accetterà sul proprio teritorio uno hot spot destinato allo screening di aspiranti richiedenti asilo provenienti da altri Paesi.

Ho ancora sotto gli occhi le immense file di aspiranti migranti sotto le nostre ambasciate a Tirana e a Rabat durante le crisi di inizio millennio.

Ancora una notazione: su quali basi giuridiche si fonderà lo screening? Le direttive e i Regolamenti dell’Unione europea (unici strumenti normativi adottabili per gli Stati membri) prescrivono formalmente che tutta la normativa europa si riferisce solo alle domande di protezione internazionale presentate entro i confini dell’Unione europea, escludendo anche le Sedi diplomatiche. (vedi articolo 3 della direttiva 2013/32/UE e l’articolo 2 della proposta di Regolamento della Commissione COM(2016) 467 final, (attualmente al COREPER).

Certo , la normativa UE potrebbe essere modificata, ma ci sarà la volontà? Ci sarà il tempo?

Ultimo, ma non ultimo per importanza, è la pratica inutilità di questi hot spot in Africa per fermare gli sbarchi.

I Migranti non sono stupidi. Sanno perfettamente che le attuali regole UE, almeno per l’Italia, consentono il iconoscimento dell aprotezione internazione solo ad una ristretta percentuale di migranti.

Perché allora giocarsi le carte in uno scrreening sul territorio africano dove, se va male, lì si resta senza nulla in mano e con un broblematico ritorno nel Paese di origine.

Presumo che la maggior parte continuerà a giocarsi le sue carte, dopo la traversata, sul suolo italiano (o di unPaese UE). Se va male, si potrà sempre contare sulla cronica inefficienza ad effettuare le espulsioni ed i rimpatri. Fra il 2013 e 2017, a fronte di 145.155 ordini di rimpatrio, solo 28.800 sono stati eseguiti, aumentando a dismisura lo stock della clandestinità.

Ultimo, ma non per importanza: se un richiedente asilo non passa per gli hot spot in Africa e arriva sulle coste europee chiedendo asilo, la sua domanda non potrà essere solo per questo rifiutata, bensì andrà valutata.

Meglio, quindi, essere clandestini in Italia he spiantati in Africa. E gli sbarchi continueranno.