Il peregrino parte presto, ma la Spagna è particolare: ha la stessa ora italiana ma è spostata molto più ad occidente. Fa notte più tardi, ma alle 7 di mattina è ancora buio.
Comunque, ben consigliato dalla guida e fa altri peregrini, da Santander fino a Mogro (12 km) me li faccio in Metro. Evito la periferia industriale di Santander e attraverso sul ponte solo ferroviario un fiume che, altrimenti mi avrebbe costretto ad una lunghissima deviazione.
Sceso dal treno, la strada si snoda attraverso i dolci colli cantabrici con paesaggi bucolici di mucche al pascolo e il profumo del mare che si vede in lontananza.
Dura poco, però. Iniziano kilometri e kilometri di brutta sterrata che procede dritta fra canneti da una parte e due immense condotte di acqua dall’altra. Poi su una normale carrozzabile. No buono. Ci si  mette anche un quarto d’ora di pioggia fine fine ma fastidiosa.
Raggiungi abbastanza presto Santillana. L’albegue municipale è proprio all’ ingresso del paese. Carino. Camere (sono le celle del vecchio convento) a due posti con letto a castello. Pulito e molto economico: posto letto, cena e prima colazione di domani 26 euro. Doccia. Non ho voglia di tornare nel paese finto di Santillana. Ha anche ripreso a piovere. Boh, per ora riposo, i 23 km si fanno sentire.
Nei soggiorni spagnoli odo parole strane ma familiari, radici latine, ovvio, spesso conservate nel nostro dialetto.
Esempi? Ospedaje non ha nulla a che fare con la sanità: è invece una struttura che ospita, un albergo; noi abbiamo oste, ostello etc….
Ancora, il cerotto in rotolo di chiama sparatrappo: ricorda qualcosa?
Ieri stavo facendo una foto. Un bambino mi passa davanti, la mamma “non stroppiare la foto”, non rovinarla..
Insomma, radici comuni….