Quante polemiche, quanti costi, quanta fatica per differenziare a monte la spazzatura.
In Norvegia problema superato. La differenziazione si fa a valle, ed è tutta automatizzata:
Da un articolo di Pino Bruno su Facebook
NORVEGIA, la raccolta differenziata dei rifiuti la fanno le macchine
In alcune città della Norvegia la raccolta differenziata non si fa più nelle case, ma direttamente negli impianti. Plastica, vetro, carta: tutto finisce nello stesso sacco. Nessun bidone colorato, nessun calendario di esposizione, nessuna etichetta da interpretare. I cittadini conferiscono i rifiuti in modo indifferenziato, e il resto lo fa la tecnologia. Sembra controintuitivo, ma i risultati – ambientali, economici, operativi – sono concreti. E superiori a quelli ottenuti nei modelli tradizionali.
A Skedsmokorset, alle porte di Oslo, l’impianto ROAF lavora 40 tonnellate di rifiuti all’ora per sette comuni. È una linea completamente automatizzata, con tamburi rotanti (trommel) e scanner a infrarossi (sorter ottici) che riconoscono i materiali e li separano con soffi d’aria. Ne usano sedici, prodotti dalla norvegese Tomra.
La plastica è suddivisa in cinque sottotipi, l’organico viene captato in sacchi verdi e trasformato in biogas per i mezzi della raccolta. Anche la carta non è più raccolta separatamente. Gli impianti la intercettano direttamente nel flusso misto grazie alla tecnologia ottica, che sfrutta la diversa riflettanza dei materiali (cioè la luce riflessa) per identificarli. Giornali, cartoncini e imballaggi vengono così selezionati, pressati e avviati al riciclo con una purezza superiore al 95 per cento. Nel 2023 ROAF ha recuperato 3.600 tonnellate di plastica (contro le 2.500 del 2014) e oltre 11.500 di organico, con un taglio dei costi logistici vicino al 40 per cento.
Nella regione di Stavanger, l’impianto IVAR IKS applica lo stesso principio su scala più ampia: dieci comuni, 350.000 abitanti, ventidue sorter ottici, linea di lavaggio della plastica e produzione diretta di granuli. Il recupero ha raggiunto l’82 per cento, il riciclo effettivo il 56,4, già oltre gli obiettivi UE. Le emissioni evitate superano le 33.000 tonnellate di CO₂ l’anno. Il costo (40 milioni di euro) è stato in gran parte coperto da fondi pubblici, ma i ricavi arrivano dalla vendita dei materiali e dal minore conferimento in discarica.
Sono impianti operativi, non sperimentali. Superano la logica della separazione domestica e puntano tutto sull’efficienza industriale. Anche in Italia, seppure con un’impostazione diversa, ci sono segnali di trasformazione. A Torino, il nuovo impianto di selezione realizzato da Iren insieme all’azienda tedesca Stadler lavora fino a 100.000 tonnellate di plastica l’anno, utilizzando trommel, separatori balistici e una rete di sorter ottici in grado di riconoscere fino a 17 frazioni diverse. A Milano, presso lo storico impianto di Masotina, è in funzione un sistema robotico basato sull’intelligenza artificiale sviluppato da ZenRobotics, capace di selezionare automaticamente frazioni come il PET chiaro con una precisione superiore a quella manuale.
In entrambi i casi, però, il processo parte ancora da una raccolta differenziata manuale a monte, cioè affidata ai cittadini. La tecnologia utilizzata sarebbe già oggi in grado di gestire flussi misti, come avviene in Norvegia. Per farlo servirebbe però un cambio di paradigma normativo e amministrativo (oltre che di senso civico ed efficienza amministrativa), che in Italia non è ancora stato affrontato.
Fonti:
• ROAF – Romerike Avfallsforedling IKS: www.roaf.no
• IVAR IKS – Forus (Stavanger): www.ivar.no
• Tomra Recycling Sorting: www.tomra.com/recycling
• ZenRobotics (Fast Picker AI): www.zenrobotics.com
• Iren Ambiente + Stadler (impianto Torino): www.gruppoiren.it
• Ex Masotina: https://www.gruppomasotina.it/
• Direttiva 2008/98/CE e 2018/851/UE (obiettivi UE 2025): eur-lex.europa.eu
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