Archivio degli articoli con tag: Cacciari

Il Dubbio è la nuova parola d’ordine italiana. È diventata simbolo del pensiero libero anche quando, purtroppo se ne fa un uso distorto.

Il “DUBBIO” è la massima espressione della sintesi fra il pensiero democratico (io posso dissentire) e quello scientifico/filosofico (io so di non sapere). È lapalissiano che questo esercizio mentale del dubbio può essere esercitato solo in Paesi democratici. Nei Paesi illiberali o nelle dittature il dubbio non è permesso.

Eppure i fautori del DUBBIO giustificano la loro esistenza sostenendo proprio il contrario: in Italia viviamo in una dittatura, prima sanitaria, ora carponi verso il mainstream dettato dagli USA.

Voglio vedere se in una dittatura avrebbero avuto tutto lo spazio (troppo) che in Italia è estato loro concesso.

Chi sono i “dubbiosi”? È facilissimo riconoscerlo. Sono quel “gruppo” variegato di persone che, o perché in crisi di ascolti, o perché in calo di popolarità o perché “i portatori di un pensiero diverso qualche seguace riescono sempre a trovarlo”, per partito preso vanno contro il pensiero legittimamente espresso dalla maggioranza delle persone.

È un gioco vecchio come il mondo: la pecora, perché sempre di pecore si tratta, che va in direzione opposta – a differenza delle altre – viene notata. E alla notorietà questa gente mira. Notorietà interessata perché, complici gli stupidi conduttori di talk show che, per aumentare di un punto l’audience, devono far scorrere il sangue nelle loro trasmissioni, lucrano comparsate televisive ben retribuite.

La cosa sorge da lontano, ma vi ricordate appena sei mesi fa la stupida concezione che “non bisogna fidarsi del vaccino”? In nome di una sofistica libertà di pensiero, in barba all’evidente efficacia e sicurezza del vaccino contro il Covid-19, un gruppo di persone in crisi di astinenza dalla ribalta o desiderosi di approdarvi, cominciò una polemica sterile contro il vaccino e contro il green pass. In nome delle libertà democratiche sancite dalla Costituzione (peccato che citavano sempre la prima metà degli articoli della Carta Costituzionale e mai la seconda parte dove i diritti enunciati venivano, in alcuni casi, limitati) sostenevano non solo la libertà di non vaccinarsi (contro ogni evidenza scientifica e con la certezza di contribuire a far circolare di più il virus) ma anche la dittatura di uno Stato che limitava la loro libertà di sedersi ad un ristorante, positivi o negativi che fossero al virus. Una dittatura che impediva loro di andare al lavoro con la possibilità di infettare gli altri.

Con una particolarità, però. Quando si parlava del vaccino russo Sputnik, i toni si addolcivano e l’indice veniva puntato contro l’EMA che non gli aveva dato via libera.

Le persone sono note a tutti. Da Massimo Cacciari, filosofo, ex sindaco di Venezia, noto forse più per le belle donne di cui si circondava quando era giovane che per la chiarezza del suo pensiero (ho vissuto a Venezia, la cosa mi è stata riportata da parecchi suoi studenti) a Matteo Salvini, uomo politico pronto a sostenere qualsiasi idea che possa fruttargli qualche voto, a Ugo Mattei, oscuro professore torinese, assurto agli onori della cronaca per il suo pensiero “contro”, a Carlo Freccero, ex Mega-Direttore Rai in crisi di visibilità, ad Alessandro Barbero, travolto da una recente e forse eccessiva popolarità, ad Alessandro Orsini, oscuro docente della Luiss che, comunque, per le sue idee ha spuntato un ricco contratto di comparsate televisive a Carta Bianca e Piazza Pulita, fino a larga parte dei Cinquestelle e del loro leader, Conte, che nello stesso giorno, descamisado, lancia strali contro il Governo e poi va da Mattarella a spergiurare che non vuol far cadere il Governo.

Il loro dogma è di una semplicità sconcertante: qualsiasi cosa dica o faccia il Governo, io posso trovare il modo di contestarla e – a dispetto di ogni evidenza scientifica – è mio diritto cercare la più ampia platea per esporle anche contravvenendo a disposizioni imperative di legge (leggi: mascherine e assembramenti). A parte il fatto che se veramente vivessimo in una dittatura, questa gente avrebbe seri problemi ad esporre liberamente le proprie idee, quanto queste riunioni, manifestazioni in contrasto con le norme dello Stato, hanno contribuito alla diffusione del Virus che non cercava altro che contiguità di  persone per replicarsi? Quante persone non si sono vaccinate per colpa loro?

Hanno fondato pure una associazione, la Du.Pre, (dubbio e precauzione) per essere più rappresentativi.

Questa è storia nota mi rendo conto di aver contravvenuto ad una delle principali leggi del giornalismo: mettere subito, fra le prime righe dell’articolo, l’obbiettivo dell’articolo stesso. Lo so e non me ne pento. Noi italiani – purtroppo – abbiamo la memoria corta e richiamare quello che è successo fino ad 45 giorni fa non è inutile.

Poi, il 24 febbraio 2022 è successo un fatto  straordinario ed inusuale: la Russia (stato sovrano), in barba ad ogni regola di diritto internazionale, ha invaso militarmente un altro Stato sovrano, l’Ucraina.

Ovviamente, tutti i palinsesti TV hanno virato di 180 gradi. Se fino al 23 febbraio l’argomento dominate era il Covid-19, dal 24 febbraio in poi non si parla altro che della guerra Russia-Ucraina. La propaganda dei due Paesi che si accusano a vicenda delle peggiori efferatezze, è uno stimolo a trasmissioni di sole parole, con poca spesa.

E, altrettanto ovviamente, non tirando più l’argomento Covid-19, pandemia, green pass e vaccino, tutto il gruppo Du.Pre, da esperti virologi, si è trasferito sulla guerra Russi Ucraina, sfoderando abilità geopolitiche da far invidia a Limes. E, sempre ovviamente, saltando da un argomento ad un altro – completamente diverso – il gruppo Du.Pre si è ritrovato compatto dalla parte del sostegno a Putin, contro Zelensky, accusato di volere la strage del suo popolo.

Ed ecco il punto cruciale di questo post, quello che avrei dovuto inserire fra le prime cinque righe.

Il gruppo Du.Pre è compatto sul “DUBBIO”: le immagini che vediamo sono reali o artefatte? È vita (o morte) reale o è un set cinematografico?

Su questo non posso dire alcunché – la prima vittima della guerra è la verità – potrebbe essere qualunque cosa tranne che LA RUSSIA, STATO SOVRANO, HA INVASO MILITARMENTE L’UCRAINA, ALTRO STATO SOVRANO.

Ma il dubbio (ma stavolta certezza pro-Putin) che avvolge il gruppo Du.Pre è un altro: Non dobbiamo dare armi all’Ucraina. Se le diamo l’unico effetto sarà il prolungarsi del conflitto con una escalation di morti e distruzione che non potrà eliminare l’esito finale scontato, ossia la sconfitta militare dell’Ucraina.

Per il rispetto di questo assunto si sono sentite cose assurde. Tipo “Zelensky, non ti allargare a chiedere no fly-zone e armi perché porterai più vittime al tuo popolo”.

E qui assurge a magna manifestazione l’ignoranza di chi fa queste affermazioni (Orsini).  È lapalissiano che non dando armi all’Ucraina, la guerra si sarebbe conclusa già da un pezzo con l’annessione dell’Ucraina da parte della Russia e che le vittime e le distruzioni sarebbero state in numero assai ridotto.

È un pensiero (dubbio) legittimo. Peccato che tale pensiero o dubbio sia stato formulato qui in Europa al calduccio e senza bombe senza tenere in conto i pareri di chi sta lì.

Appare, invece, che il pensiero principe di Zelensky, democraticamente eletto a differenza di Putin, sia molto diverso. Chi ha la responsabilità di quarantaquattro milioni di cittadini ha tutto il diritto di scegliere un’altra via e di resistere – anche con la forza – all’invasione russa -e che questa convinzione, a quanto pare, sia condivisa non solo dalla popolazione ucraina, ma anche da quella dei tre Stati Baltici e dalla Polonia, ben consci delle atrocità russe fra la fine della II guerra mondiale e la caduta del muro di Berlino.

Quindi, ben cari Du.Pre potete esprimere il vostro dubbio (in Russia non lo potreste fare) ma non potete pretendere che il vostro dubbio sia condiviso da chi ha la responsabilità di un Paese invaso da forze straniere. A meno che…. a meno che il vostro “dubbio” non sia generato da forti compensi della parte invasora oppure dal “legittimo” desiderio del quieto vivere, ossia che c’importa dell’Ucraina, non voglio morire per l’Ucraina. Anche se posso esser d’accordo sul fatto che zero armi all’Ucraina avrebbe comportato minori vittime e fine della guerra, non posso pretendere che questo egoistico pensiero sia condiviso da Zelenskyy e dagli Ucraini. Insomma, il dubbio vada a farsi fottere.

Cacciari, nei suoi articoli contro il Green Pass e contro lo stato di emergenza nazionale commette un marchiano errore di fondo. Fa discendere dallo #statodiemergenza nazionale (atto amministrativo com’è un Decreto del Presidente del Consiglio volto più ad esigenze di speditezza contabile e amministrativa, vedi le spese in deroga e la creazione della struttura commissariale) le limitazioni alla libertà personale (#greenpass, #lockdown ecc) per le quali la #Costituzione pone riserva di legge.. E infatti tali limitazioni sono prese con decreto legge, soggetto entro 60 gg. all’esame del Parlamento.
Ricordo che, negli ultimi giorni sono stati emanati dal Presidente del Consiglio altri Decreti di Stato di emergenza, a livello locale, per gli incendi in Sardegna e Sicilia, invocati a gran voce dai siciliani e dai sardi: senza questi strumenti amministrativi i soldi di ristoro sarebbero arrivati fra anni.
Stia tranquillo #Cacciari, con lo stato di emergenza nazionale non si limitano diritti. Per quelli ci vuole una legge che non ha nulla a che fare con il Decreto del Presidente del Consiglio. Cacciari torni a fare il bravo filosofo che è (o era?) E non faccia il virologo o il giurista.

In questi giorni abbiamo assistito ad una svolta di pensiero molto rilevante. I novax si sono quasi estinti riciclandosi, come l’araba fenice, in “no-greenpass”.
I motivi della drastica diminuzione del numero dei novax può essere spiegato con l’evidenza dei fatti. Siamo, in tutta Europa, in una fase di nuovo, repentino rialzo dei contagi, come ad ottobre dello scorso anno, ma con una sostanziale differenza: le terapie intensive e i ricoveri non sono in sofferenza, i contagi sono in massima parte fra i non vaccinati; solo il 4% dei vaccinati si infetta. I vaccinati, secondo le ultime evidenze, possono infettare, ma difficilmente si infettano e, se lo fanno, sono asintomatici o con sintomi molto lievi. Questi dati, sotto gli occhi di tutti, forse hanno convinto molti novax a rivedere le proprie idee, ma – per non perdere la loro identità di persone contro – si sono trasferiti subito fra le falangi pronte a contestare il Certificato verde COVID-19 o, più semplicemente, Greenpass.
Evidentemente le loro convinzioni non erano poi così granitiche e avevano, alla base, qualcos’altro.
L’evidenza della lotta al green pass non è la contestazione, nel merito, alla sua efficacia, bensì qualcosa di molto ideologico: la intromissione dello Stato nella libera determinazione del singolo. Chi contesta il green pass, in massima parte sponsorizzato dalla Lega, da Fratelli d’Italia, da CasaPound, da Forza Nuova, contesta lo “attentato” alla libertà personale, alla autodeterminazione del singolo. A parte il forte egoismo, questa tendenza è contraddittoria rispetto ad altre battaglie della Destra sulla “autodeterminazione”. La destra, infatti, è contro tante forme di autodeterminazione, come l’aborto, il divorzio, l’eutanasia, la contraccezione.
Argomenti speciosi presi a prestito, quindi? Forse sì.
È una opinione personale, lungi da presumere di essere nel giusto e nel vero, che i novax prima e i no-greenpass ora, soffrano di una patologia che li porta a presumere di appartenere ad una élite che sa e che conosce la verità, rispetto alla massa di pecoroni che segue “l’autorità”, forse per sfuggire ad una vita noiosa, grigia e grama.
Se la vita che conduco non è all’altezza delle mie aspettative, il conoscere “LA VERITÀ”, nel caso dei novax, oppure ammantarmi della romantica figura del “rivoluzionario” che combatte le vessazioni dello Stato, nel caso dei no-greenpass, mi eleva al di sopra del grigiore e mi consente di essere orgoglioso di me stesso.

Insomma salgo di un gradino, nella mia particolarissima visione dello Stato-comunità, nella scala dei valori: mi si nota di più, divento famoso, affrancandomi dalla massa.
È un fenomeno che io, comune cittadino non psicologo o psichiatria, riscontro anche in personaggi noti al grande pubblico.
Prendiamo il caso di Sgarbi e di Cacciari.
Sgarbi è un ottimo critico e conoscitore di arte, ma la nicchia gli va stretta, vuole la notorietà del politico, ma – a parer mio – non ne ha la stoffa e, allora, per farsi notare, per avere 30 secondi di TG, DEVE alzare sempre più i toni: parolacce, interventi verbalmente violenti, scenate in Parlamento dove è stato portato via a braccio. Purtroppo questa strategia non può durare all’infinito, a meno di uccidere qualcuno e, ormai, “a Sgarbi non se lo fila più nessuno”.
La stessa strada è stata intrapresa da Massimo Cacciari. Ormai è anziano, il suo mondo del PCI non esiste più, la sua filosofia, già criptica anche per i suoi studenti, non tira più. Se non fosse per le sue comparsate dalla Gruber, chi se lo ricorderebbe più? Allora, anche lui, ha intrapreso la strada della “persona contro”.
Il suo intervento, con Giorgio Agamben, contro il Green pass è emblematico del contestatore arrabbiato e senza grandi basi. Gramellini, Paolo Flores d’Arcais e il virologo Garattini non hanno faticato molto a smontare le sue tesi nelle quali si improvvisa virologo e giurista. Per la parte “giuridica” lascio a voi – le sue “domane” sono in fondo a questo post – i giudizio sul loro “peso”.
Se questi sono i leader, insieme agli esponenti della Lega di basso peso, ma di forte esternazione, come Siri e Bagnai, povera gente comune, come deve sentirsi confusa! Mica tutti hanno la possibilità o la voglia di informarsi selezionando i milioni di input che li sommergono. Trovano più facile indottrinarsi all’università del dr. Google.
Una cosa contesto al Governo Draghi, mancanza comune alle persone di spessore culturale: la carenza di comunicazione istituzionale. Il popolo ha bisogno di continue rassicurazioni, di qualcuno che risponda ai suoi dubbi. Una “contestazione istituzionale* alle fandonie dei novax e no-greenpass sarebbe più che opportuna.

“Domande ai giuristi” di Cacciari. Secondo me abbastanza ridicole:

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