L’Acutil era un medicinale che ci dava la nostra mamma prima degli esami. Pare, infatti, che il fosforo contenuto nelle pilloline fosse una panacea per la memoria. Insomma un farmaco per ricordare.
È quello che ci vuole oggi.
Ricordare è difficile e faticoso. Prendiamo appunti, se serve.
Oggi, poi, è anche la giornata della memoria. Non dobbiamo solo ricordare gli orrori di Auschwitz, ma anche ricordarlo a quei soggetti che a Mondovì come a Torino emulano i seguaci delle leggi razziali mussoliniane e scrivono, protetti dall’anonimato e dall’oscurità, “Qui abita un ebreo” sulla porta di discendenti di deportati o partigiani. Come se “essere ebreo” sia un crimine. Ricordiamo a costoro che il crimine di essere ebreo fu un crimine inventato da criminali tanti anni fa e che la Storia, prima delle moderne Costituzioni hanno cancellato.
Ma non solo questo dobbiamo ricordare affinché non si ripeta. Abbiamo assistito a cose che immaginavamo avvenissero solo nei film fantastici di Fellini o di Sorrentino: bellezze seminude che ballano al ritmo dell’inno nazionale davanti ad un seminudo ministro dell’interno.
Abbiamo assistito alla criminalizzazione di un intero paese, prima famoso solo per il Parmigiano, dal sindaco al partito di appartenenza del sindaco, prima che la magistratura si pronunciasse. Il voto del popolo sovrano ha sancito di credere ancora molto in quel partito: i criminali, se ci sono, sono persone e saranno giudicati nei tribunali e non sul palco di un comizio elettorale portando un bambino in braccio.
Ricordiamolo.
Ricordiamo anche a cosa serve quell’aggeggio con tanti pulsanti che si trova sotto i portoni: serve per chiamare chi abita nel palazzo. C’è qualcuno che, con telecamere e microfono, l’ha utilizzato per denunciare un presunto colpevole di reato. Forse non si è accorto che non era il citofono della Questura o dei Carabinieri. Ricordiamoci qual è il citofono giusto.
C’è una anziana e distinta Signora che, a 13 anni, ha subìto il peggio che l’essere umano abbia potuto concepire. Si è salvata e ha speso tutta la sua vita a raccontare ai giovani quelle cose orrende che i loro nonni avevano concepito. Lo racconta anche oggi che ha 89 anni. E c’è qualcuno che, dimenticando la sua opera di insegnamento alle nuove generazioni, rinnovando ogni volta, il dolore delle ignominie vissute da bambina, si chiede quale merito abbia questa Signora per esser nominata Senatrice a vita e le augura un forno come casa.
C’è stato un gruppo di giovani, nuova presenza, che, al ritmo di un vecchio canto di libertà, ci ha ricordato che la politica può anche non essere volgare e che votare è un dovere, oltre che un diritto, lascito di chi è morto per conquistare questi valori.
Ci siamo ricordati e l’affluenza alle urne è risalita. Ma ricordiamolo sempre, anche senza aiutino.
Potrei continuare, ma forse affaticherei troppo il mio e l’altrui cervello: troppe cose da ricordare sono accadute negli ultimi mesi.
Ricordiamole tutte. Nel bene e nel male sono la nostra storia. E ricordare la storia a questo serve. A non ripetere e a riparare gli errori commessi. A perpetuare quel poco o quel molto che si è compiuto.
E a questo non serve comprare L’Acutil, basta la nostra coscienza, se ce l’abbiamo.