Archivio degli articoli con tag: Trump


Anche se Trump non ha mai ufficialmente “adottato il  “Project 2025” della Heritage foundation, molte delle sue azioni sono basate proprio su questo progetto iper conservatore.
Il Project 2025 consta di oltre 1000 pagine. Uno dei migliori riassunti trovati in rete è quello dell’autorevole Istituto Affari Internazionali che vi ripropongo integralmente.
Lo articolo è del maggio dello scorso anno, prima dell’elezione di Trump. Vedrete bene, leggendolo, quante indicazioni del project 2025 sono state già attuate.
  

Project 2025: un’agenda conservatrice per il futuro dell’America
Il team di Jefferson
22 Maggio 2024
Il Team di Jefferson


Nel panorama politico degli Stati Uniti, il 2024 sembra essere un’epoca di déjà vu elettorale. Come nel sequel di un film che ha mantenuto i suoi protagonisti, gli Stati Uniti si preparano a un’altra campagna elettorale presidenziale con gli stessi contendenti del 2020.
A cambiare significativamente è invece il contesto sociale americano, ormai molto diverso dallo scenario pre-Covid durante il quale Trump e Biden si sono confrontati per la prima volta. Con le tensioni in corso in Europa e Medio Oriente a complicare il panorama politico internazionale, una crisi migratoria al confine sud degli Stati Uniti e la ridiscussione in atto in molti stati del diritto all’aborto, entrambi i candidati devono procedere con estrema cautela.
Da una parte, Joe Biden ha adottato una strategia focalizzata sull’idea di difesa della democrazia dalla minaccia Trump. Dall’altra, il tycoon mette in guardia i suoi sostenitori da altri quattro anni dalle politiche del Presidente in carica, che identifica come le cause del declino americano. La linea d’azione scelta dell’ex-inquilino della Casa Bianca si fonda proprio su un presunto dovere Repubblicano di riportare gli Stati Uniti a godere del benessere economico e sociale che le amministrazioni democratiche hanno distrutto negli anni.
In pratica una rielaborazione del “Make America Great Again”, ma aggiornata al quadro politico attuale, con il dito puntato contro Biden e non più contro Obama. Stavolta però, il piano di riconquista del potere ha un nome ben preciso, un manifesto e degli obiettivi da raggiungere. Si chiama “Project 2025”, e sulla pagina ufficiale di questo manuale per la ricostruzione del Paese è illustrato il progetto di transizione dal nocivo Governo liberale, verso un’America conservatrice, che inizia con l’elezione di Trump a Presidente. Il percorso poggia su quattro fondamenta essenziali che lavoreranno sinergicamente per preparare il terreno a un’amministrazione conservatrice di successo: l’agenda politica, la selezione di un personale adeguato, un programma formativo e un piano operativo di 180 giorni.
Promosso finanziato e reso possibile da The Heritage Foundation, che vanta un lungo impegno nella storia politica dell’America Repubblicana nello sviluppare una serie di policy note oggi come “Mandate for Leadership”. Queste proposte hanno giocato un ruolo ai vertici presidenziali, fin dall’Amministrazione Reagan, e sono state particolarmente importanti durante il mandato Trump.
Al vertice del team dietro “Project 2025” ci sono Paul Dans, ex capo dello staff presso l’Ufficio per la Gestione del Personale (OPM) durante l’amministrazione Trump e attuale direttore del Progetto di Transizione Presidenziale 2025, e Spencer Chretien, ex assistente speciale del presidente e direttore associato del Personale Presidenziale, nonché del progetto.
Project 2025: i temi di un’agenda conservatrice
Il manuale del “Project 2025” è il frutto del lavoro di un think thank e presenta uno o più autori con una vasta conoscenza in diverse aree, che analizzano approfonditamente un dipartimento o un’agenzia specifica. I temi trattati sono molteplici e generali: dall’economia, al clima, ai diritti. Allo stesso tempo, sono ben applicabili a specifiche questioni in discussione, in questo momento, negli Stati Uniti.
Sulle politiche ambientali e l’energia si prevede la cancellazione dell’approccio Biden, ponendo fine all’attenzione rivolta al cambiamento climatico e ai sussidi verdi, abolendo i Clean Energy Corp e il Climate Hub Office, revocandone i relativi finanziamenti. Centrale anche il ritiro dagli accordi sul cambiamento climatico, definiti incompatibili con la prosperità degli Stati Uniti.
Per il tema di gestione della salute pubblica si propone un abbandono del ruolo del governo nella promozione della salute pubblica per bambini e adulti americani, facendo riferimento alla gestione della pandemia di Covid-19 in cui il governo federale viene tacciato di una gestione eccessivamente dettagliata, disinformata e politicizzata.
Grande attenzione viene riservata alla “Family Agenda”, che promette di riportare l’attenzione verso una struttura familiare ideale, votata al diritto dei bambini di essere cresciuti dagli uomini e dalle donne che li hanno concepiti. Viene enfatizzato il concetto di famiglia tradizionale, con una critica esplicita verso qualsiasi altra forma di genitorialità che vada oltre il concepimento tradizionale. A questi presupposti viene bizzarramente legato il discorso delle malattie sessualmente trasmissibili e le gravidanze non desiderate, che si propone di prevenire rafforzando il concetto di matrimonio come possibile strategia di prevenzione dei rischi sessuali. Per quanto riguarda invece i diritti LGBTQ+, si parla di revocare le normative che vietano la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere, dello stato transgender e delle caratteristiche sessuali. Questo porterebbe a una pericolosa e consequenziale legittimazione del razzismo di genere persino sul luogo di lavoro. Inoltre, si prevede una stretta anche nelle politiche anti-abortiste, con l’obiettivo di garantire una proliferazione delle policy pro-life e una limitazione del diritto di scelta nelle future legislazioni.
Grande chiusura mostrata anche nelle proposte sulle politiche migratorie, che prevedono una chiusura dei confini e una gestione rigida dell’enorme flusso di immigrati ai confini messicani.

Tra le tematiche affrontate in questa guida, il punto a cui viene data maggiore importanza, è l’ufficio della Casa Bianca, di cui parla nel primo capitolo Rick Dearborn, ex vicecapo di gabinetto di Trump, focalizzandosi sulla necessità di una concentrazione dei poteri nelle mani del Presidente. Inoltre, si parla del Dipartimento di Stato e del Dipartimento di Giustizia, come organi suscettibili a influenze poco raccomandabili e predisposti a dissentire dalla visione di un presidente conservatore.
Il progetto e la campagna Trump
Il progetto ha recentemente coinvolto oltre 100 partner della coalizione per il suo consiglio consultivo. Il raggiungimento di questo traguardo consentirà loro di concentrarsi maggiormente sullo sviluppo del piano operativo di 180 giorni di regolamenti e decreti presidenziali che Trump potrebbe attuare una volta insediato in carica.
È necessario sottolineare però, che il Progetto 2025 non è vincolato esclusivamente a un’unica figura politica come Trump o alla sua amministrazione. Al contrario, si propone di sostenere qualsiasi candidato o futuro Presidente che abbracci i principi e l’ideologia conservatrice su cui si basa il progetto. Questa flessibilità evidenzia il suo scopo più ampio di promuovere e implementare politiche in linea con i valori conservatori, indipendentemente dall’individuo al potere. Allo stesso tempo, la campagna di Trump ha cercato più volte di prendere le distanze da gruppi come il Project 2025, ma molte delle sue proposte sono basate su reali commenti passati di Trump. Questa dinamica rappresenta dunque una sfida per il team di Trump, che tenterà fino a novembre di non legarsi alle posizioni più controverse, che potrebbero rivelarsi dannose per la campagna.

È sulle prime pagine dei giornali la “grande truffa” ai danni di noti e facoltosi imprenditori fingendo un appello al patriottismo del ministro alla difesa Crosetto.

I fatti sono noti: una telefonata ad un ricco imprenditore da parte di un truffatore che si spaccia per un membro della segreteria di Crosetto e, subito, dice” glielo passo”; e qui interviene Crosetto  o, meglio, la sua voce ben imitata, che informa il ricco imprenditore che giornalisti italiani sono stati rapiti da terroristi e che,  per liberarli, bisogna versare un grosso riscatto. Al momento lo Stato non ha liquidi e, quindi, il ministro invita il ricco imprenditore a fare un gesto patriottico e a versare lui stesso su un certo conto corrente una cospicua somma con l’assicurazione che verrà, poi, restituita. Tanti ci cascano ed è inutile dire che i soldi versati prendono tutt’altra strada

I nomi coinvolti che hanno versato i soldi appartengono tutti all’aristocrazia della finanza e dell’economia italiana: stando ai giornali, Del Vecchio, Menarini, Beretta, Massimo Moratti, Armani, Tronchetti Provera.

Le truffe ci sono sempre state. Pensate che il diritto romano non le puniva perché, se ci cascavi, era colpa tua.

Anche i giornalisti, purtroppo,  talvolta sono rapiti.

Ma mai lo Stato ha chiesto ai privati i soldi per il riscatto quasi facendo una colletta.

Non faccio il complottista, ma la storia puzza sin dall’inizio.

I gentlmen truffati non sono i vecchietti presi di mira con la nota storia del figlio che ha avuto un incidente. Sono il fiore fiore della economia e della finanza italiana, hanno a disposizione mezzi per appurare la verità,  studi legali e contatti certi con il governo. Possibile che si siano fidati di una telefonata di un similCrosetto per sborsare centinaia di migliaia di euro, senza il minimo controllo?

Sembrava tutto vero” ha riferito a Repubblica Massimo Moratti,  uno dei truffati, come un pensionato qualsiasi che ha ceduto l’argenteria per salvare il figlio inquisito.

Ma la manifestazione ingenuità è vera o è finta?

Ossia questo governo è talmente potente e talmente inserito nella economia e nella finanza italiana, da far tremare di paura ogni imprenditore anche con una telefonata truffa e finta?

Insomma, un capitalista italiano ha talmente paura di questo governo da tralasciare le più elementari cautele pur di ingraziarselo esaudendo le richieste più strane?

Se è così c’è da aver paura della classe imprenditoriale italiana così prona al governo.

E, se invece dei soldi per liberare giornalisti,  la finta telefonata avesse chiesto soldi per sovvertire quello che rimane dell’ordine democratico? Avrebbero cacciato i soldi comunque?

Un amico, che pensa male, quindi fa peccato, ma forse ci azzecca, mi ha suggerito una altra versione della faccenda, molto utile ai “truffati”.

La storia sarebbe stata orchestrata proprio dai truffati per mandare “in modo legale” i loro soldi all’estero “senza dichiararli”.

Pensateci un po’. Gli imprenditori hanno denunciato la truffa, quindi la perdita dei soldi versati sul conto corrente truffaldino.

E, se quel conto corrente non fosse affatto “truffaldino”, bensì gestito da complici dei “truffati” che, dietro compenso, hanno trasferito i soldi su conti alle Cayman in disponibilità dei “truffati”?

A questo punto i “truffati” italiani avrebbero un doppio vantaggio: in Italia dichiarerebbero una perdita di denaro (con conseguente diminuzione del reddito e delle tasse) ma, all’estero, potrebbero disporre della medesima somma, ripulita, non ascrivibile a loro, perché a loro rubata, a disposizione per affari estero su estero.

L’ipotesi potrebbe essere frutto di fantasia, ma vi sareste mai sognati che il Presidente della prima potenza mondiale proponesse seriamente di deportate due milioni di palestinesi da Gaza per farne la “Costa Azzurra del Medio Oriente” a disposizione dei ricconi? E dove i vecchi abitanti e proprietari al massimo, visti i prezzi, avrebbero avuto accesso solo come camerieri

La realtà supera la fantasia.

Ormai… sempre più spesso.

Oggi sui giornali c’è un argomento che divide molto. Sabato e, soprattutto, domenica scorsa, approfittando dell’Italia ormai quasi tutta “zona gialla” con i negozi aperti, nelle vie dello shopping di molte città si sono riversati praticamente tutti, per passeggiare, per il rito dell’aperitivo (ormai anticipato alle 16-17), per comprare i regali ed, ovviamente, si sono creati quegli assembramenti pericolosi per la trasmissibilità del virus.

I commenti sono stati di due tipi: assolutori e di condanna.

Fra gli assolutori (vedi Enrico Mentana) che su Facebook scrive: “I cittadini fanno quello che non è vietato. La gran parte di loro lavora o studia dal lunedì al venerdì. E nel fine settimana, da che esiste la civiltà dei consumi, si riversa nelle strade dei centri cittadini. Quando le norme anti-virus lo hanno imposto, tutti sono rimasti a casa disciplinatamente. Sabato e ieri non c’era alcuna misura restrittiva, e a meno di due settimane da Natale le persone hanno fatto quel che si fa da sempre nel penultimo week end prima delle feste. Era la cosa meno imprevedibile del mondo, e non è stata proibita o disincentivata in alcun modo. E allora chi parla – tra i decisori politici – di insopportabili assembramenti, può individuarne agevolmente i responsabili, guardando lo specchio”

Fra chi condanna ci sono molti medici, virologi e chi, per esempio, ha dirette responsabilità nella gestione della Pandemia, come Domenico Arcuri che definisce tali assembramenti “insopportabili”, o il ministro Boccia che li definisce ingiustificabili, o il Presidente del Veneto Zaia, che si è detto indignato.

Come al solito, la verità sta nel mezzo. Certo, non c’erano divieti, ma c’erano forti raccomandazioni a limitare il più possibile le uscite di casa.  Cosa doveva imporre il Governo? Uscite scaglionate secondo la lettera iniziale del cognome? Vedo che non esiste il buon senso, né la capacità di ragionare ed accogliere l’invito della scienza a limitare gli spostamenti al minimo indispensabile.

Con oltre 60.000 morti, con più del’1% della popolazione contagiata, con gli ospedali e le terapie intensive piene, con più del 60% degli interventi e chirurgici e screening per altre gravi patologie rinviati per carenza delle strutture, ormai i cittadini di questo disgraziato Paese hanno in testa solo l’aperitivo, lo struscio, il cenone di Natale e il Veglione di Capodanno, come se negli anni scorsi tutti non avessero pensato “che noia, ancora il Natale e i suoi riti”. Come se la mascherina, non sempre portata correttamente, possa da sola, come il vaccino, essere lo scudo definitivo contro un possibile contagio.

Pare di assistere a quella sindrome di “negazione della malattia” che prende spesso i malati con poche speranze.

Il responsabile della sanguinosa e buia dittatura del secolo scorso, Mussolini, ebbe a dire “Governare il popolo italiano non è difficile, è inutile”. Forse perché la maggior pare non ragiona autonomamente: “E’ permesso? Usciamo tutti. Non è permesso? Tutti in casa. Se non dobbiamo uscire che facciano un provvedimento di lockdown!!”.

Vi pare un ragionamento maturo questo? Non mi pare, come non mi pare maturo l’atteggiamento del Governo che è stretto fra medici e virologi che vogliono il massimo rigore, la Confindustria che vuole la riapertura totale, la Destra che non ha idee e reclama solo il contrario di quello che propone il Governo, i Presidenti delle Regioni che, a parole, vogliono riaprire tutto, ma ben volentieri lasciano al Governo il lavoro sporco di chiudere e l’onere dei “ristori”. In questa situazione il Governo, a differenza di marzo, ha un atteggiamento ondivago non certo adatto a conquistare la fiducia del popolo: Italia a macchia di leopardo con tre colori. Si apre e si chiude. Per Natale si chiude e nei 4 giorni canonici si chiude in modo stretto. Poi retromarcia, forse si ammetteranno spostamenti fra piccoli comuni.

Oggi i giornali sono pieni di nuove proposte del Governo che vorrebbe chiudere di nuovo tutto, spinto dagli assembramenti di sabato e domenica. Ma il coraggio (che, come dice il Manzoni/Don Abbondio, se uno non ce l’ha non se lo può dare) stavolta gli viene dall’esterno. Nella vicina Germania, con casi e – soprattutto – decessi con numeri molto inferiori a quelli italiani, la Cancelliera Merkel, con un discorso rigoroso, accorato, ma senza tentennamenti ha annunciato ai Land un duro e completo lock down dal 16 dicembre fino al 10 gennaio per abbassare la curva dei contagi: via i mercatini di natale, via i festeggiamenti, via il Capodanno

Insomma, visto che gli italiani non lo capiscono, il rigore verrà imposto.

Mi viene in mete una citazione di Pasolini, da “lettere luterane”, del 1975 che fotografa, con 45 anni di anticipo l’Italia che verrà, Governo e cittadini: “L’Italia – e non solo l’Italia del Palazzo e del potere – è un Paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue: «contaminazioni» tra Molière e il Grand Guignol. Ma i cittadini italiani non sono da meno. Li ho visti, li ho visti in folla a Ferragosto. Erano l’immagine della frenesia più insolente. Ponevano un tale impegno nel divertirsi a tutti i costi, che parevano in uno stato di «raptus»: era difficile non considerarli spregevoli o comunque colpevolmente incoscienti.”.

In questa situazione, la paventata crisi di Governo non so se considerarla l’ennesima disgrazia o una benedizione.

Da poco più di una settimana si sta diffondendo nel nostro Paese il fenomeno delle “Sardine”. Riunioni pacifiche, senza bandiere, vessilli o stemmi di partiti che, sempre più numerose, hanno un unico scopo: contestare la politica becera, sovranista, volgare, sovranista di cui il massimo esponente è Salvini.

Contestare le sue uscite su Faceebook sempre conformandosi, come un camaleonte, alle mode del momento, le sue veementiinvettive contro gli immigrati ladri e stupratori, i suoi silenzi quando il colpevole è italiano e la vittima straniera.

Insomma non un programma, ma una forte reazione alla politica e alla propaganda salviniana.

I vari gruppi si confrontano su Facebook, ma vedo che c’è un po’ di querelle sulla direzione delle sardine contro Salvini. Se cioè sia giusto o meno canalizzare la protesta CONTRO una persona, affinché non vinca le elezioni, e non PER qualcosa come un programma da far vincere con le urne.


Il ragionamento non è peregrino, ma ci sono delle priorità. Salvini non è solo Salvini. Salvini non è solo i suoi fluviali interventi su Facebook, né la nutella, né i gattini che mangiano le sardine. Rappresenta anche tutta la sua cricca, ben più pericolosa delle imagginette su twitter o Facebook. E non è Forza nuova o casa Pound, che fanno più casini che dannni. Il vero pericolo di Salvini è che egli persegue la politica di Putin per la disgregazione dell’Unione europea, che – come a Trump – dà parecchio fastidio alle superpotenze. Salvini è per la uscita dall’Euro per un supposto vantaggio della svalutazione competitiva che ha fatto ricco il suo popolo lombardo veneto e che, comunque, mai potrà tornare con un mercato così grande che, comunque, rimarrà con gli altri Stati che non vorranno certo uscire dalla UE.

Salvini è per i condoni (ora si chiamano “pace fiscale”) che fanno particolarmente arrabiare chi ha sempre pagato le tasse. Salvini è per lasciar perdere i deboli e incenivare i forti come dimostra la sua flat tax che premia i ricchi e non dà nulla ai poveri [aliquota unica al 20% significa che i ricchi risparmieranno milioni di euro e i poveri non gadagnerannno alcunché].

Salvini è quello della propaganda continua, anche a costo di non fare il ministro dell’interno e di non andare mai in quel ministero. Salvini è quello dei provvedimenti inutili sull’immigrazione che, togliendo il permesso umanitario ha creato , all’improvviso 250.000 clandestini. Salvini è quello che aveva promesso di rimpatriare tutti i clandestini e non lo ha fatto.
Salvini è un pericolo e va, politicamente, messo in condizione di non essere rieletto.
Salvini è un pericolo per la nostra Bibbia laica: LA COSTITUZIONE
Queste sono le priorità. Ire resto verrà dopo, una volta bonificata la politica.

sardine

In questi giorni agostani tiene banco la disputa fra Trump ed Erdogan. Gli Usa hanno aumentato i dazi sulle merci provenienti dalla Turchia. . La lira turca crolla (un capro espiatorio ogni estate deve esserci per far guadagnare gli speculatori che godono nei periodi di scambi ridotti come qullo estivo)  ed Erdogan si appella ad Allah.

Cose serie o baruffe chiozzotte di goldoniana memoria?

Non lo so, ma so che Trump non può tirare troppo la corda perché Erdogan ha da sempre un asso nella manica verso gli USA.

Se la situazione dovesse precipitare, Erdogan potrebbe chiudere la base aerea di Incirlik, la più grande base aerea di attacco USA in Europa con ben 100 testate nucleari. Base strategica per gli interessi americani in Europe ed in medio oriente. E’ servita per la Guerra del Golfo, è la più vicina ai nemici Putin ed Iran ed all’alleato di ferro Israele. Gli USA semplicemente non ne possono fare a meno.

Fino a che nella quereel fra USA e Turchia non verrà pronunciata la parola “Incirlik”, possiamo stare tranquilli che nulla di veramente grosso verrà a capitare…

 

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