Ma la produzione di castronerie, figuracce, marce indietro di questo Governo è talmente forte che mi costringe ad un superlavoro per tenerne traccia. Forse sarà voluto per distrarre l’opinione pubblica e per coprire i fallimenti e i ritardi sul PNRR, ma il Governo Melonsi inventa ogni giorno qualcosa di nuovo e di eclatante: un provvedimento o una proposta che servirà senz’altro ad alleviare il peso della vita dei concittadini e, soprattutto, un provvedimento sui problemi che sono in cima alla lista di quelli che affliggono gli italiani.
Certo, attenuanti ne ha: il Governo si è trovato dinnanzi a sconvolgimenti epocali di complessa e difficile soluzione e, allora, con spavaldo coraggio, ha scelto la via maestra: vietare, vietare, vietare.
Sarebbe stato meglio approfondire le novità, ma avrebbe – forse – comportato uno sforzo cerebrale insostenibile per i ministri.
Cominciamo con qualcosa di facile facile: la cd. “farina di grillo”. L’Europa la ha ammessa e quindi non si può vietare. Gli insetti sono cibo da migliaia di anni per le popolazioni africane e orientali. Cibo economico e ricco di proteine. Ovviamente i fini palati occidentali non mangeranno gli insetti, bensì la farina da essi ricavata. Una pagnotta composta da farina di grillo ha una componente proteica equivalente a quella di una bistecca, solo che – per produrla – basteranno un centinaio di litri di acqua contro i 15.000 occorrenti per una bistecca bovina.
Quindi cibo approvato dalle autorità sanitarie europee e ben sperimentato dalle popolazioni di una parte del mondo.
Che fa il nostro Governo? Non può vietarlo. Ma il ministero della sovranità alimentare punta il dito e detta regole ferree: ci vuole una apposita etichettatura che indichi chiaramente che il prodotto contiene farina di insetti. Se non sbaglio le etichette che indicano il contenuto ci sono già, salvo errori od omissioni volute ed indicate in caratteri microscopici, specialmente i conservanti.
Vabbè, ma non basta. Ci vuole l’ostracismo: gli alimenti che contengono farina di insetti devono essere esposti in appositi scaffali distanti e distinti da quelli degli altri prodotti alimentari, così i consumatori ne staranno alla larga.
In Europa non è ancora ammessa, solo a Singapore e Israele è permesso consumarla (in pochi locali e dietro liberatoria).
Dicevo che troppo sintetica non è perché ottenuta da cellule staminali indifferenziate e fatte prolificare, sul modello di quello che avviene già oggi per moltiplicare gli strati di pelle per coprire e curare le gravi ustioni.
Si prendono, quindi, cellule staminali indifferenziate da un bovino sano, le si fanno moltiplicare e assumere la “specializzazione muscolo” e si ottiene la bistecca. Magari, nella coltura che, essendo fatta in laboratorio, non ha bisogno dei famigerati antibiotici di cui sono imbottiti i bovini o i suini in allevamenti intensivi, si potrà fissare il limite massimo di grassi e di colesterolo e altre migliorie del genere.
Parlo al futuro perché, al momento, non c’è nulla di concreto. Siamo a livello di studi. Gli enti certificatori europei non solo non hanno rilasciato alcuna certificazione, ma non hanno ricevuto ancora alcuna richiesta di certificazione da “aziende produttrici” che, al momento, non ci sono.
La carne sintetica è ancora in laboratorio in attesa di chiarire se è innocua, se fa bene o fa male, etc. etc.
Certo che se va bene una spallata alla fame nel mondo la si potrebbe dare, ma occorrono ancora molti studi ed esperimenti che abbisognano di adeguati finanziamenti.
E il nostro Governo dei record che fa? Invece di contribuire, insieme agli altri Paesi, a risolvere i dubbi, imbocca la strada più facile, la strada delle persone ignoranti spaventate dal nuovo: vietare, vietare, vietare! Chissà quale perdita di posti di lavoro estremamente qualificati questo divieto comporterà? Chissà quanto indietro rimarrà l’Italia?
Ma che ci volete fare, se un Governo preferisce i macellai (con tutto il rispetto dovuto alla categoria) ai ricercatori, che ci volete fare? Li abbiamo votati!
Altro divieto. Stavolta non dal Governo, ma da un’Autorità indipendente.
Si parla molto del “nuovo Dio informatico”, la Chatgpt.
In pratica un motore di ricerca Google spinto al massimo, capace di rispondere in ogni lingua ad ogni domanda che gli viene posta.
E, proprio in questa definizione, c’è il suo limite.
Ho usato e giocato a lungo con Chatgpt, cercando di porre domande trabocchetto o domande che non hanno risposte, tipo quella relativa al “comma 22“. Premettendo che ho usato la Chatgpt 1.0 e 2.0 [è arrivata alla 4.0] le sue risposte mi fanno dormire sonni tranquilli.
Se gli chiedo [o le chiedo; il genere non è noto, è fluido, alla faccia del Governo] di scrivermi un saggio sul pessimismo di Leopardi, in 30 secondi mi produce un saggio complesso e leggibile. Ma, andando a vedere bene, è lo stesso saggio che avrei potuto scrivere io dopo due giorni di ricerche su Google e Wikipedia. Il suo limite è non poter aggiungere nulla a quello che c’è già.
Se gli chiedo di risolvere il dilemma del comma 22 [chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo] entra in tilt: dice che non è specificato a quale legge si riferisce il comma 22; che è un discorso troppo specificamente giuridico; che ha pochi elementi, etc.
Anche la sua versione grafica finché le istruzioni sono semplici e attuali [vedi arresto di Trump o Papa Francesco col piumino] gli basterà fare un pochino di Photoshop virtuale fra le tante immagini in circolazione sul web di Trump, di poliziotti all’inseguimento di qualcuno, di Papa Francesco e di piumini ed il gioco è fatto: immagini che sembrano vere.
Quando, invece, gli descrivi a parole, anche compiutamente, la venere di Botticelli, il risultato sembra uscito da un incubo di Picasso.
Gli [o le] manca la astrazione. Provate a chiedere, come ho fatto io, un giudizio sul comportamento di Winston Churchill a Monaco nel 1938 e quali conseguenze potevano venir fuori dalle varie opzioni sul tavolo, la risposta di Chatgpt sarà solo una cronistoria degli accadimenti avvenuti.
Anche con tutti questi limiti, Chatgpt sarà utilissima in tutti quei campi dove c’è ripetitività e necessità di descrivere compiutamente gli accadimenti. Pensate ad una sentenza della Cassazione o della Corte costituzionale: l’80% del testo è dedicato ad una puntuale ricostruzione dei fatti, delle ragioni addotte da ricorrente e convenuto, dall’analisi dei giudizi e convinzioni dei giudici dei livelli di giudizio inferiori. Se ben istruita, la intelligenza artificiale può benissimo compiere questa parte, lasciando alla intelligenza umana il compito di trarre le conclusioni.
Ci dovrebbe [e c’è] una corsa a studiare e migliorare questa risorsa: chi fa più a mente le radici quadrate quando c’è la calcolatrice? Chi copia a mano 10 volte un documento quando c’è la fotocopiatrice? Impieghiamo il tempo in cose più utili.
Quanti informatici italiani potrebbero lavorare allo sviluppo della intelligenza artificiale?
E il garante della privacy, invece di occuparsi di contrastare il dilagante uso di telefonate commerciali indesiderate, blocca Chatgpt sul territorio italiano.
Vietare, vietare, vietare, c’est plus facile!
Blocco stupido, poi, e inutile. Basta inserire (c’è l’hanno tutti gli antivirus) una VPN che faccia risultare il mio IP proveniente dalla Francia o dalla Germania e, oplà, accedo nuovamente a Chatgpt.
Le motivazioni, poi, sono ridicole: non è chiaro l’uso che Chatgpt fa delle informazioni che gli diamo.
Ma perché, Facebook, Twitter, TikTok et similia sono più trasparenti? Anche aziende (pseudo)serie come i quotidiani on line per l’accesso esigono lo abbonamento o la liberatoria sulle informazioni raccolte dai cookie che ti vengono inoculati.
Miopia. Tanta miopia. Tanta pelosa pigrizia ad esser curiosi, a cercare opportunità. Vietare è meglio.
Non è finita.
La nostra Presidente del Consiglio ha affermato che gli istituti tecnici agrari sono quelli più adatti agli italiani.
A parte la libertà di scelta, questa affermazione mi ricorda un pochino Pol Pot che deportò milioni di cambogiani nelle risaie con il pretesto che la ancestrale vocazione dei cambogiani era quella di coltivare il riso e non di imbottiti di pericolosa cultura nelle scuole cittadine.
Sulla stessa linea un esponente di FdI, per dare la carica ai suoi dipendenti, copia pari pari il discorso con cui Mussolini si attribuì la responsabilità politica dell’omicidio di Matteotti.
Un altro esponente di FdI, invece di spingere affinché gli italiani conoscano un pochino di più l’inglese, propone di vietare tutte le parole inglesi [classico retaggio del fascismo. Ricordate che nel ventennio l’ananas doveva chiamarsi ananasso?]. Peccato che proprio questo Governo abbia ufficialmente denominato un ministero del “made in Italy“!
Se il Presidente dell’Autorità contro la corruzione, Giuseppe Busia, fa il suo dovere, ossia rileva che il nuovo codice degli appalti favorisce la corruzione, il Governo, nella persona di Salvini, ne chiede le dimissioni. Vietare, vietare, vietare anche le critiche.
Quella delle giornate e celebrazioni sembra una passione per la destra al governo. Sono in Commissione le proposte di legge di istituire la “Giornata della vita nascente”, per “promuovere la consapevolezza del valore sociale della maternità”. Portano la firma della senatrice Isabella Rauti, nel frattempo nominata sottosegretaria alla Difesa, Maurizio Gasparri di Forza Italia, Carolina Varchi di Fratelli d’Italia e Massimiliano Romeo, Lega. Data prescelta? Il 25 marzo (giorno nel quale la Chiesa cattolica fa memoria dell’Annunciazione a Maria) perché, spiegano i proponenti, “ha un respiro internazionale”.
Ancora Lega e Fratelli d’Italia puntano ad aggiungere altre due feste nazionali. Eugenio Zoffili della Lega ha depositato una proposta di legge alla Camera per valorizzare e divulgare la produzione artigianale dei lievitati che utilizzano lievito madre fresco. La proposta prevede inoltre l’istituzione della Giornata del lievito madre [si può fare anche senza lievito padre?] fresco.
È stato incardinato nella Commissione Affari costituzionali del Senato, presieduta da Alberto Balboni (FdI), il disegno di legge per ripristinare la festività nazionale del 4 novembre, Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate. Come ha spiegato il senatore Paolo Tosato (Lega), vicepresidente della Commissione e relatore del provvedimento: «A inizio legislatura il presidente Balboni ha chiesto di indicare alcuni provvedimenti ritenuti prioritari e il gruppo di Forza Italia ha chiesto venisse incardinata la proposta, d’iniziativa del senatore Gasparri, per reintrodurre la festività del 4 novembre. Altri gruppi avevano presentato proposte simili, ma più sintetiche, e dunque la discussione avverrà sulla base di questi testi».
Mentre è il deputato Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia a presentare la proposta di legge che chiede di istituire il 17 marzo come festa nazionale dell’unità d’Italia: «Speriamo di calendarizzarla in tempo per celebrare la data già il prossimo anno» ha aggiunto durante la conferenza stampa di presentazione, circondato dai colleghi Lucio Malan e Tommaso Foti. Sollecitati sul perché non sia sufficiente, come festa nazionale, quella del 25 Aprile, è Foti a rispondere: «Una festa non esclude l’altra, così come il 4 novembre non esclude le feste del 17 marzo e del 25 Aprile».
Tutte feste. O miei signori.
Da Fratelli d’Italia ai “figli d’Italia“. Approda a Palazzo Madama il disegno di legge targato FdI per l’istituzione della “giornata nazionale dei figli d’Italia“. L’idea è del senatore Andrea De Priamo, che figura come primo firmatario del ddl depositato lo scorso 28 dicembre. «L’intenzione è quella di dedicare una giornata ai figli, sulla scia della festa del papà e della mamma». La giornata nazionale viene istituita per il 15 giugno. E chissà se riguarderà anche i figli delle coppie omogenitoriali.
Tutti provvedimenti inutili, tutte occasioni per mostrarsi in qualche TG, tutti provvedimenti in cima alla lista dele priorità degli italiani, tutti provvedimenti che ci fanno orrore. Tutte castronerie che, se non fissate da qualche parte, andranno presto perdute come lacrime nella pioggia. [Scusate la citazione]
La nostra Presidente del Consiglio mostra una grande soddisfazione per l’atteggiamento dell’Unione europea, per le sue promesse in tema di aiuto all’Italia nello spinoso campo dell’immigrazione.
Medesima soddisfazione ha mostrato dopo l’ultimo Consiglio europeo, dove, per il nostro premier l’immigrazione nel mediterraneo, grazie all’Italia, è stata rimessa al centro della discussione.
Peccato che le Conclusioni del Consiglio europeo (visionabili cliccando qui) pongano il tema migratorio fra le “varie ed eventuali” e le liquidino con cinque righe: ”La presidenza del Consiglio e la Commissione hanno informato il Consiglio europeo in merito ai progressi compiuti nell’attuazione delle sue conclusioni del 9 febbraio 2023 in materia di migrazione [cioè: nulla. N.d.a.]. Ricordando che la migrazione è una sfida europea che richiede una risposta europea, il Consiglio europeo chiede la rapida attuazione di tutti i punti concordati. Riesaminerà tale attuazione nel mese di giugno”. Insomma un ennesimo rinvio dopo anni di rinvii.
Altro che “battere i pugni sul tavolo”, altro che “Il Governo di Destra ha convinto l’Europa ad aiutarci!”. Per come sono andate le cose negli ultimi anni è lecito prevedere che l’unica cosa che – in sede europea – sarà decisa sarà un ennesimo rinvio o, al massimo, qualche contributo economico.
Vogliamo chiederci perché?
La storia è lunga, lunghissima, parte da Tampere nel 1999 e arriva fino ai giorni nostri (per una esauriente panoramica, ma troppo lunga per un articolo di blog, consiglio il mio libro “Da Tampere alla Sea Watch” (reperibile su Amazon cliccando qui)
Chi decide in Europa? Decide il Consiglio europeo che può modificare e ribaltare anche le decisioni della Commissione. E la maggioranza degli Stati membri ha altro da pensare che “aiutare l’Italia”. Per molti motivi.
Innanzitutto, gli Stati più grandi hanno accolto molti più richiedenti asilo di noi (Vedi qui Openpolis e qui Vita su dati Eurostat). In sintesi nel 2022 in Italia sono state presentate 77.195 richieste di protezione internazionale, a fronte delle 217.735 presentate in Germania, delle 137.505 registrate in Francia e delle 116.140 in Spagna. Nel nostro Paese, quindi, sono state presentate poco più di un terzo (il 35%) delle domande d’asilo presentate in Germania, il 56% di quelle presentate in Francia e il 66% di quelle presentate in Spagna.
Anche gli altri Paesi hanno una gran parte dell’elettorato che vede gli immigrati come il fumo negli occhi, figuriamoci se bramano di andarsi a prendere quelli provenienti da un altro Stato membro.
Né la Meloni può aspettarsi alleanze dai suoi “alleati sovranisti” come Ungheria e Polonia che, come abbiamo visto non hanno mosso un dito per “prendersi i migranti sbarcati in Italia.
Le recenti vittorie della Destra in Svezia e Finlandia non aiutano certo, così come la precaria condizione politica di Macron.
Nessuno Stato membro accetterebbe “a gratis” in nome della supposta solidarietà europea, di scontrarsi con l’opposizione interna per aiutare un Paese, come il nostro” che “non sa difendere i suoi confini”. Che poi respingere i migranti sul confine terrestre sia una cosa e respingerli in mare sia un’altra, è cosa che nelle dichiarazioni politiche conta ben poco.
Un altro motivo per il quale la Meloni on può aspettarsi aiuto è che gli altri Stati membri, secondo le norme che ci siamo dati in Europa, “stanno bene”: il peso di chi arriva, sia richiedente asilo o meno, deve essere sostenuto dallo Stato di primo arrivo. Quindi l’onere della procedura di riconoscimento della protezione internazionale, quello del sostentamento del richiedente protezione e del protetto, dell’eventuale espulsione, sono tutti a carico del Paese di primo approdo, in questo caso l’Italia che non vede, come gli altri Stati, il richiedente asilo bussare alla porta ma, per le leggi del mare (vedi qui quali sono) deve anche andare a salvarli.
Ho scritto delle espulsioni. Ultimamente la percentuale di diniego della protezione si è ancora più abbassata e si allarga la forbice fra migranti arrivati e richiedenti asilo. Questo significa che, ad oggi, su oltre 23.000 migranti sbarcati sulle nostre coste 23 dal 1° gennaio 2023 la percentuale di quelli che chiedono protezione si è abbassata. Molti, quasi tutti sanno di Dublino e cosa comporta. Preferiscono aspettare l’espulsione [che ormai, stante la quasi impossibilità di rimpatrio fisico] si è ridotta ad un pezzo di carta e tentare la fortuna in un altro Paese europeo dove, sempre da irregolari, si vive meglio che in Italia.
Anche le ricollocazioni, o rilocazioni, ossia il trasferimento obbligatorio di migranti dall’Italia (e Grecia) in altri Paesi europei indipendentemente dal precorso riconoscimento della protezione internazionale, sancito nel 2015 dalla Commissione europea) aveva dei paletti: potevano esser trasferiti solo le persone provenienti da Paesi in guerra come Siria, Iraq, Somalia. Il numero di rilocazioni “obbligatorie” non fu mai completato e la pietra tombale fu messa dal Consiglio europeo del 28 giugno 2018 [per la cronaca il primo al quale partecipò il Governo Conte-Salvini che, come la Meloni, dichiararono un “grande successo”] che sancì la volontarietà delle rilocazioni (punto 6), quindi non più obbligatorie.
Per la cronaca, il medesimo Consiglio (al punto 12) deliberò che “È necessario trovare un consenso sul regolamento Dublino per riformarlo sulla base di un equilibrio tra responsabilità e solidarietà, tenendo conto delle persone sbarcate a seguito di operazioni di ricerca e soccorso”. Nel criptico linguaggio Brussellese approvare un atto “per consenso” significa approvarlo all’unanimità. Tale “paletto”, che significa, in poche parole, che il Regolamento di Dublino non verrà mai modificato, fu “reso necessario” dalla proposta di modifica approvata dal Parlamento europeo che, con rivoluzione copernicana assegnava la responsabilità del richiedente asilo non più allo Stato di primo approdo, bensì alla volontà del migrante. Con quel “paletto” grosso come una sequoia, della proposta approvata dal Parlamento europeo non se ne è sentito più parlare.
Un altro, ma non meno importante, motivo di diniego di aiuto è la cattiva fama che ci siamo fatti perché non tratteniamo i migranti; è cosa nota che tre migranti su quattro, dopo pochi mesi, passano il confine per arrivare in un altro Stato membro.
Da ultimo è arrivata (30 marzo 2023) la condanna dell’Italia (qui il link al Consiglio d’Europa) per trattamenti inumani e degradanti verso alcuni migranti nell’Hot Spot di Lampedusa e nel successivo rimpatrio.
Secondo voi con questo panorama è possibile parlare di grande successo nell’ultimo Consigli europeo? È possibile che gli altri Stati membri, nonostante l’opposizione interna, vogliano favorire l’Italia prendendosi, oltre quelli che scappano, altri migranti che non sempre sfuggono da guerre e persecuzioni ma, spesso, come gran parte dei tunisini ed egiziani voglio solo una vita migliore? Evidentemente no.
Quello che manca, e in cui l’Europa – per i Trattati – non può intervenire, è una via legale all’immigrazione economica. Noi siamo ancora fermi alle quote, ai clic day, all’impossibilità di una preventiva conoscenza fra datore di lavoro e lavoratore.
Il Governo ha sbandierato ai quattro venti il GRANDE SUCCESSO dell’ultimo “Decreto flussi” i cui 83.000 posti sono andati esauriti in poche ore con oltre 230.000 domande. Poi andiamo a vedere nel dettaglio: la maggior parte dei posti offerti è nel settore agricoltura per lavori a tempo determinato. I “chiamati”, prima di entrare in Italia dovranno munirsi di visto che verrà loro concesso dietro presentazione della “chiamata” e previa verifica che altri italiani o europei non vogliano quel posto; qualche mese, insomma. Quando, magari, l’interesse del futuro datore di lavoro si sarà parecchio affievolito.
Ma questo è un altro discorso.
Rimangono solo le bugie della Meloni sul “Grande successo dell’Italia all’ultimo Consiglio Europeo che ha riportato la questione dell’immigrazione al centro dell’agenda europea”. Lo dissero anche Conte e Salvini dopo il Consiglio europeo del 28 giugno 2018.
Il Governo Meloni è in carica da (relativamente) poco tempo: ha giurato il 22 ottobre 2022, ma è di gran lunga il Governo che, fin ora (al peggio non c’è mai limite), ha collezionato più figuracce, pastrocchi, retromarce di tutti gli altri. Divisioni interne, si dice. Altri parlano di impreparazione e/o ignoranza e voglia di apparire sui media.
Ho raccolto in questo post solo una serie di provvedimenti a “dir poco” strani che, magari, ne sottintendono altri o sono frutto della fretta o della improvvisazione.
L’elenco è lungo, se non ci sbrighiamo, facciamo notte.
Ve ne racconto alcuni
Il Caso del Rave Party e Ordine pubblico.
Navi ONG.
Questione del Porto sicuro di sbarco.
Medici NOVAX
Aumento del tetto di circolazione del Contante e uso del POS.
Caro benzina.
Estensione della Flat Tax.
Poutpourry di svarioni vari.
IL CASO DEL DECRETO ANTI RAVE
IL governo si è appena insediato e deve dare subito una prova di machismo: legge e distintivo, povero chi ci capita.
Qualche provvedimento ci vuole, anche per dimostrare la forza del nuovo Governo che, tramite il Ministro dell’interno produce un Decreto Legge talmente raffazzonato che avrebbe provocato la bocciatura di qualsiasi studente di giurisprudenza.
La norma Anti rave del Decreto legge 31 ottobre 2022 n. 162 è questa:
“1. Dopo l’articolo 434 del codice penale è inserito il seguente:
Chiunque organizza o promuove l’invasione di cui al primo comma è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000.
Per il solo fatto di partecipare all’invasione la pena è diminuita.
E’ sempre ordinata la confisca ai sensi dell’articolo 240, secondo comma, del codice penale, delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato di cui al primo comma nonché di quelle utilizzate nei medesimi casi per realizzare le finalità dell’occupazione.».
2. All’articolo 4, comma 1, del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, dopo la lettera i-ter), è aggiunta la seguente: «i-quater) ai soggetti indiziati del delitto di cui all’articolo 434-bis del codice penale.».
3. Le disposizioni del presente articolo si applicano dal giorno successivo a quello della pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.”
Già ad una prima lettura si intende che il Governo accumuni i partecipanti ai rave ai mafiosi, vista l’entità sproporzionata della pena (da tre a sei anni di reclusione, quando chi uccide una persona in auto in stato di ebbrezza rischia “solo” dai 5 ai 10 anni), superiore all’omicidio colposo che permette sempre intercettazioni telefoniche anche a carico di minori e l’inserimento dei partecipanti nel codice antimafia.
A parte il fatto che in un Decreto Legge AntiRave, riferimenti alla musica o al “RAVE Party” non ce ne sono proprio, ingenerando il dubbio che la norma serva anche ad altri scopo come quello di sanzionare raduni studenteschi (vedi le manganellate alla Sapienza del 25 ottobre 2022 oppure le occupazioni di fabbriche) , all’interno del testo c’è un errore marchiano. E scritto: “…allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica…”. Ora, in diritto le parole sono importanti. Con questa dizione “può derivare”, qualsiasi comportamento potrebbe far scattare il reato (una persona che cammina sotto un muro pericolante, una persona che cammina sul cornicione, una persona che si avvicina troppo alla griglia dove arrostiscono gli arrosticini di contrabbando, una persona che – per vedere meglio – si arrampica sul palo.) tutte situazioni che, al limite potrebbero portare ad un pericolo, ma chi giudica queste azioni come possibili di ipotetico pericolo? Un questurino di passaggio? Chissà…. La dizione giusta era “Quando dallo stesso deriva un concreto pericolo per l’ordine pubblico”. Ci vuole la concretezza nell’ipotesi delittuosa.
Fortunatamente a correggere i marchiani errori del Decreto Anti-RAVE ci ha pensato il parlamento: trasformando il folle comma in uno più “onesto”. Dal 31 dicembre 2022 (legge di conversione 30/12/2022 n. 199 la norma “con errori” è diventata questa:
L’articolo 5 è stato così modificato: “1. Dopo l’articolo 633 del codice penale è inserito il seguente: «Art. 633-bis (Invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l’incolumità pubblica). – Chiunque organizza o promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento, è punito con la reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000, quando dall’invasione deriva un concreto pericolo per la salute pubblica o per l’incolumità pubblica a causa dell’inosservanza delle norme in materia di sostanze stupefacenti ovvero in materia di sicurezza o di igiene degli spettacoli e delle manifestazioni pubbliche di intrattenimento, anche in ragione del numero dei partecipanti ovvero dello stato dei luoghi. E’ sempre ordinata la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato di cui al primo comma, nonché di quelle utilizzate per realizzare le finalità dell’occupazione o di quelle che ne sono il prodotto o il profitto».9
Le pene sono rimaste le stesse ma circondate da severi paletti quali “il concreto pericolo per la salute pubblica”, “l’inosservanza di norme in materia di sostanze stupefacenti” o “in materia di sicurezza degli spettacoli pubblici”. E tutto ciò ovviamente quando si organizza un Rave Party, non una manifestazione qualsiasi come poteva sembrare dalla prima stesura.
E, ovviamente, il Parlamento ha soppresso il comma 2 che inseriva i partecipanti “fra i mafiosi”.
NAVI ONG
Evidentemente questo è un governo cocciuto e impara poco dagli errori che la sua part politica commetteva poco più di 4 anni fa. Allora il ministro dell’interno Salvini, di cui l’attuale ministro dell’interno era il Capo di Gabinetto, per far vedere che era un uomo forte, se la prese, nel 2018/2019 con le navi delle ONG (Organizzazioni non Governative) che – stazionando nel canale di Sicilia prendevano a bordo i naufraghi/profughi provenienti dalla Libia e li sbarcavano in Italia. Anche allora la percentuale di questi naufraghi/profughi era ridicola sulla massa di profughi che arrivavano (non solo via mare) in Italia, circa il 10%. Eppure quello delle navi ong fu il bersaglio scelto dal Salvini e dal Governo giallo-verde. Come tutti si ricordano il risultato fu che andarono a sbattere! Tutti i profughi/naufraghi furono fatti sbarcare, salvo quelli di una nave che, buon cuore, la Spagna si dichiarò disposta ad accogliere. Querele di Salvini contro la Capitana Rakete, vittoria dela Rakete in tribunale. Salvini ha ancora un paio di processi in corso per non aver fatto scendere i profughi/Naufraghi nei porti italiani.
Dalle esperienze negative si prende esempio; qui pare di no. L’attuale ministro dell’interno, forse – chissà – imbeccato dal suo predecessore, ha di nuovo dichiarato guerra alle Navi ONG.
Subito, il 4 novembre 2022, emette un decreto “che vieta alla nave ONG Humanity 1 di sostare nelle acque territoriali nazionali oltre il termine necessario ad assicurare le operazioni di soccorso [non di sbarco] e di assistenza nei confronti delle persone che versino in condizioni emergenziali e in precarie condizioni di salute segnalate dalle competenti autorità nazionali”. Quindi sbarchi selettivi: assistenza medica solo a chi sta male e (forse) ai minori, divisione di famiglie e completo disinteresse per la sorte di chi deve rimanere a bordo e della nave che deve ripartire subito con il suo “carico residuo” [di esseri umani].
Dispositivo breve ma oserei dire spaventoso. Ma qualche chicca si trova anche nel preambolo che occupa oltre il 90% dell’intero decreto: salta agli occhi la citazione del Regolamento (CE) 14 settembre 2016, n. 2016/1624, relativo ala guardia di frontiera europea, che, come è facilmente riscontrabile nella sezione EUR-LEX di Europa.eu al link https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A32016R1624&qid=1673607586771 non è più in vigore dal 31/12/2020.
Strana poi tutta la polemica con la Germania , Paese di Bandiera della nave Humaniti1, con richiesta di informazioni, doglianze sul fatto che le operazioni di soccorso siano avvenute al di fuori della zona SAR italiana senza alcun coordinamento italiano, che le operazioni siano avvenute “in contrasto con lo spirito (sic!) delle norme internazionali, europee e italiane in materia di sicurezza dele frontiere [135 profughi/naufraghi sono un pericolo per le frontiere?] e, soprattutto, una asserita responsabilità a prendersi i profughi da parte dello Stato di Bandiera o a far ricevere la domanda di asilo dal Comandante della nave di bandiera, mai citato fra i luoghi esclusivi dove di può presentare dall’articolo 3 della Direttiva Procedure 2013/32/UE del 26 giugno 3013? o, quando è noto che la responsabilità dello Stato di bandiera si limita a fatti successi sulla nave in acque internazionali, tipo omicidi, rapine, questioni amministrative, e, puranche, matrimoni. Pensate un attimo alla questione dei fucilieri di Marina che il 15 febbraio 2012 avrebbero ucciso due pescatori indiani pensando fossero pirati (vedi a questo link: https://it.wikipedia.org/wiki/Caso_dell%27Enrica_Lexie#:~:text=19%20febbraio.,che%20in%20una%20normale%20prigione.) l’India non se l’è mai presa con lo Stato italiano, ha tenuto la nave sequestrata per due mesi perle necessarie indagini e l’ha poi rilasciata, La querelle, poi finita bene, era incentrata sull’accusa personale che l’India faceva ai due Marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girotti pretendendone la messa in stato di giudizio [ma la motivazione non è mai stata esplicitata] e coinvolgendo solo parzialmente l’Italia nell’errata convinzione che, essendo due militari, fossero alle dirette dipendenza dell’Esercito italiano, pensando che fossero due militari in servizio effettivo, ma il coinvolgimento “penale” dell’Italia cessò quando fu spiegato che i due marò erano in missione antipirateria, prestati dalla Marina, un po’ come due guardie giurate. La situazione è confusa, quindi per le norme internazionali la responsabilità dello Stato di bandiera non è certa per l’accertamento dei fatti criminosi avvenuti in acque internazionali e senza coordinamento statuale. La questione fu, in pratica, risolta con un accordo stragiudiziale in denaro che l’Italia – a titolo di risarcimento – versò alle famiglie delle vittime indiane, visto che il risarcimento per gli incidenti dovrebbe essere contemplato nel contratto di ingaggio.
E la polemica Meloni – Macron? Sterile e controproducente. La Meloni estrapolando da un colloquio con Macron la disponibilità di questi a prendersi una nave. Macron negò l’accordo spiegando che avrebbe offerto solo un aiuto.
Ne vale la pena per 300 persone contro le migliaia che sbarcano?
QUESTIONE DEL PORTO SICURO DI SBARCO
C’è una sottigliezza da spiegare, un pertugio ove potrebbe, con grandi perdite, infilarsi il Governo italiano; mi sono studiato la questione e l’ho sottoposta a giuristi e uomini specializzati in legge del mare. Non ne voglio ripetere perché è lunga e complicata. Chi volesse approfondirla la trova su questo stesso blog, all’articolo “Le leggi del mare e i migranti” al link https://sergioferraiolo.com/2022/11/16/le-leggi-del-mare-e-i-migranti/
Riassumo: la competenza è quasi tutta di origine “Nazioni Unite”, di Europa c’è poco (UNCLOS, SOLAS, Convenzioni SAR sono strumenti internazionali extraeuropei e alla quale l’EU aderisce, ma l’egida è delle Nazioni Unite.
Premetto che in tutte le convezioni il soccorso, in caso di naufragio o in caso di pericolo di naufragio (Distress), è sempre obbligatorio da parte di chicchessia, che sia Stato Coordinatore (come noi sempre in Mare nostrum) o che non lo sia. L’obbligo di indicare un porto di sbarco sicuro è più controverso: c’è un buco normativo.
Il casus belli (non previsto dalle convezioni (piuttosto vecchiotte)) è un salvataggio compiuto in una zona SAR (Search and Rescue) di un Paese dove non possono essere sbarcati i naufraghi. Penso alla Libia, da dove scappano e che li tortura, ma penso anche alla Tunisia che non ha ratificato alcune convezioni e restituisce alla Libia o agli altri Paesi dell’Area subsahariana i naufraghi. Insomma una nave privata, non coordinata da alcuno Stato rivierasco come quelle dele ONG che agiscono autonomamente chiedendo il porto sicuro dalle acque libiche, dopo aver compiuto il salvataggio, dopo aver assolto all’obbligo di soccorso, non ha uno Stato rivierasco a cui chiedere un porto di sbarco. In queste condizioni Italia, Grecia, Cipro, Malta, Grecia, Spagna, Croazia sono, sul piano del diritto, sulla stessa linea: hanno gli stessi doveri di indicare il port sicuro di sbarco.
Devo dire però, per verità di narrazione, che qualche anno fa circolava sui tavoli di Bruxelles un documento denominato “COMMISSION STAFF WORKING DOCUMENT For the Council Shipping Working party IMO -Union submission to be submitted to the 7th session of the Sub-Committee on Navigation, Communication and Search and Rescue (NSCR 7) of the IMO in London from 15-24 January 2020 setting out a preliminary draft structure and proposal for a revision of the Guidelines on places of refuge for ships in need of assistance, annexed to resolution A.949 (23)” laddove a pagina 26, (appendice 1 alla sezione 4) si dice che:”Deciding which coastal State’s competent authority to be in the lead. If a PoR is requested when no SAR operation has taken place, the deciding factor should be the Maritime Assistance Service (MAS) declared by the state in whose area of jurisdiction the shipis located. If there is no MAS declared, in the first instance the State with jurisdiction over the waters in 27which the ship is located (eg. through a declared EEZ) should co-ordinate the PoRrequest unless and until an agreement has been reached to transfer coordination to another coastal state”.
Quindi, se la mia traduzione è esatta, quando non c’è una zona SAR di riferimento, il PoR (Place of Refuge) viene spostato allo Stato che ha ricevuto la relativa richiesta e nella cui zona SAR si trova la nave. Pertanto il vuoto normativo sarebbe colmato.
Sinceramente non so se e quando questa “proposta” diventerà norma cogente, o se lo sia già diventata.
Ma la questione è un’altra: conviene politicamente all’Italia, per eliminare il 10% dei profughi/naufraghi, portare avanti tutta questa querelle politico/diplomatica, isolandoci dall’Europa che conta e non ricevendo alcun vantaggio dai Paesi dalla linea dura come Ungheria o Polonia? Non era meglio farli sbarcare e poi affidarsi, come sempre alle loro gambe? Si sa bene che l’Italia è al quarto posto in Europa per domande di asilo: in caso di rilocazione forzata dovrebbe prenderne, non darli. L’Europa è la patria del compromesso: tu ti prendi un po’ di profughi, io dopo un po’ ne lascio entrare qualcuno e non ti rompo le scatole sui tuoi conti pubblici disastrosi.
E, invece no, il 2 gennaio 2023, sulla Gazzetta Ufficiale, compare il “Decreto Legge 2 gennaio 2023 n. 1, recante “misure urgenti per la gestione di flussi migratori” che reca alcune modifiche all’articolo 1 del Decreto legge 21 ottobre 2020, n. 130” (uno dei decreti sicurezza).
Nel testo previgente, nel secondo comma dell’articolo 1 erano inserite le norme “cattive” [divieto di attracco, divieto di transito e sosta nelle acque territoriali etc.]. Il Nuovo decreto legge , invece, le “sospende” se la nave ONG fa la brava e osserva tutta una serie di prescrizioni dettate dal Governo “autorizzazioni al soccorso [ma non era obbligatorio?] , immediata richiesta di porto di sbarco, divieto di soccorrere, durante il tragitto altra imbarcazione in difficoltà [Ma il soccorso non era obbligatorio?], fornire tutte le informazioni e gli elementi richiesti prima ancora dello sbarco. Nei casi di violazione si applica al comandante la sanzione amministrativa [applicata quindi dal prefetto, organo più malleabile, e non penale adottata da un magistrato] da 10.000 a 50.000 euro con responsabilità solidale estesa all’armatore e al proprietario [generalmente ignari dell’accaduto: responsabilità oggettiva?], la nave è sottoposta a fermo amministrativo e alla confisca in caso di reiterazione.
Norme come si vede, quasi inapplicabili che, in alcuni casi configurerebbero il reato di “omissione di soccorso”: “Poverini state già affogando, ma non vi possiamo prendere a bordo perché abbiamo già un altro carico di naufraghi e dobbiamo chiedere l’autorizzazione suppletiva, se sarete ancora vivi quando e se arriverà, potremo prendervi a bordo!”
Lo scopo è perfido: allungare la sofferenza e allungare il tempo in cui la nave starà assente dal canale di Sicilia.
MEDICI NOVAX
Il Decreto Draghi, in piena pandemia, aveva sospeso l’eserizio della professione ai medici che non si fossero voluti far vaccinare. Norma a tempo in attesa che la pandemia COVID svanisse. Il Governo attuale che fa? Invece di starsene buono e aspettare la scadenza naturale del decreto al 31 dicembre 2022, anticipa il loro rientro al 1° novembre 2021: 60 giorni d strizzate d’occhio ai novax. Notate che negli ospedali ci vanno non certo le persone belle sane e forti, ma quelle deboli , bisognose di cure, anche oncologiche e immunodepressi. Si sono presi critiche gratuite molto facilmente evitabili. Ma – si sa – le strizzate d’occhio al mondo antagonista e novax valgono molto di più.
AUMENTO DEL CONTANTE E POS
Fra le primissime misure – attesissime e ritenute indispensabili dagli italiani – c’era l’aumento del limite di circolazione del denaro liquido che quest’anno doveva scendere sotto i 1000 euro. Io non sono un indigente, ma nel mio portafoglio per convenienza o paura di rapine, al massimo girano 3 o 4 pezzi da 50 euro. A chi serve girare “legalmente” con 10.000 euro, come diceva Salvini? Solo a chi non vuole farsi tracciare: chi paga a nero la colf, chi si fa ridipingere a nero una stanza, che si fa aggiustare l’auto senza chiedere fattura (e senza garanzia!!!), ai magnati russi che si fanno belli nelle gioiellerie regalando gioielli alle loro donne senza che ne venga lasciata traccia? Negli altri Paesi, ma i nostri politici sono tutti casalinghi, il contante è quasi scomparso anche al bar: vicino alla cassa, c’è una fessura o un attrezzo dove il cliente infila o appoggia la carte di credito e il caffè è pagato, alla faccia di Salvini che dice “chi vuol pagare il caffè con la carte di credito è un rompiballe!!!, io voglio pagare come mi pare”. Paga pure come ti pare, ma lascia che anche io possa pagare come mi pare. E, infatti, la norma sul contante è stata dimezzata e ritirata quella sulPOS.
E dire che alcune prime giustificazioni del Governo erano che “ce lo chiedeva l’Europa!”. Mica vero! Semplicemente l’Europa aveva chiesto non solo all’Italia, ma a tutti gli Stati membri che volevano rendere obbligatorio l’uso del POS, quali tutele avrebbero adottato nei confronti delle fasce deboli che on potevano permettersi i costi dei conti correnti bancari. Qui in Italia era il contrario: fino ad una certa somma era POS che poteva essere vietato!!!!
Il 24 febbraio 2022 scoppia la guerra fra Russia e Ucraina. Voi tutti sapete che il prezzo delle merci comuni non subito deperibili (grano, olio, petrolio, gas) non lo fa il venditore, ma le Borse (famosa, per il Gas, quella di Amsterdam). Lì gli investitori (raccoglitori di risparmi: sì, nei loro fondi ci sono anche le vostre pensioni) che possono muovere giornalmente migliaia di miliardi hanno scommesso (sulla guerra si scommette facile) che Putin avrebbe, per ritorsione, chiuso i rubinetti del gas vero l’Europa. Allora, per mezzo dei cd. contratti futures, hanno a febbraio comprato a marzo a prezzi da capogiro contratti di futura fornitura di gas, scommettendo sul sicuro rialzo; quando i futures galoppano non si può fermarli: se falliscono, falliscono anche i denari dei contribuenti, pensioni, risparmi che ci sono dentro. Una vota realizzato quello che dovevano realizzare i grandi gruppi speculativi si sono ritirati dal mercato e il prezzo dell’energia (GAS, benzina, petrolio,) è cominciato a scendere.
Il Governo Draghi tentò di metterci una pezza [sappiamo che se aumenta il gasolio su cui tutto viaggia in Italia, tutto aumenta di prezzo] diminuendo le accise sul carburante di 18 centesimi e il prezzo alla pompa scese di 18 centesimi. Il provvedimento era provvisorio e si se bene che, in Italia, quando i prezzi salgono, sono molto restii a salire. Il 31 dicembre – scaduto il decreto Draghi – il prezzo alla pompa è tornato su di 16 centesimi (confermando la lenta discesa dei prezzi) Alte grida di aiuto da parte degli auto trasportatori: il Governo intervenga. La Meloni, ingenua come sempre, ha fatto sapere che non aveva il miliardo al mese per pagare un nuovo abbassamento dele accise. [Ma i soldi per i 12 minicondoni e per l’estensione della flatTax, li aveva e la diminuzione delle accise era scritta nero su bianco nel programma elettorale di Fratelli d’Italia]. Ma si sa, le proteste, specialmente quelle degli autotrasportatori, anche se non siamo in Cile, fanno breccia. Con rapidità il Decreto sulle accise è cambiato: se i prezzi aumenteranno, il Governo ci metterà una pezza.
ESTENSIONE DELLA FLAT TAX
Un’altra mossa singolare del Governo è stata quello di aumentare alle partite IVA fino a 80.000 Euro il regime forfettario del 15% di tasse. Lo so che in questo 15% non c’è la previdenza, ma anche io lavoratore dipendente, oltre a pagare l’IPEF nazionale, regionale e comunale, ogni mese pagavo ben 1.500 euro di previdenza.
Ora, per esempio un geometra assunto regolarmente con contratto a tempo indeterminato paga gli esosi scaglioni dell’IRPEF. Chi è a partita IVA no e paga soli il 15%! Qualcuno mi sa spiegare il perché?
SVARIONI VARI (poutpourry)
L’Italia deve essere digitale: il Governo vuole fermare l’invio delle prescrizioni delle analisi e delle medicine on-line che tanto tempo e assembramenti aveva fatto risparmiare. Poi fa retromarcia.
Salvini se la prende con i biscotti OREO perché contengono carbonato di ammonio, additivo alimentare usato da decenni per l’alcalinizzazione, la lievitazione e la produzione del cacao in polvere sotto il rigido controllo delle agenzie Italiane ed europee. Mai si è levata voce che facesse male.
Paradossi Covid: ogni cinese che entra in Italia viene “tamponato”, ogni italiano, positivo da 5 giorni, se non presenta più sintomi evidenti pi uscire e rientrare nella comunità.
La ministra del Turismo (che con la tutela del mare e delle spiagge non c’entra nulla) esordisce chiedendo che tutte le spiagge libere che siano sporche o in preda a tossicomani vengano recintare ed assegnate a gestori privati [Ma sono mai andati a vedere le splendide spiagge libere francesi o spagnole, dove i servizi privati si limitano al bar, al ristorante a qualche campo di pallavolo o racchettoni ed il resto, pulitissimo, è lasciato alla ibera fruizione dei bagnanti?].
Sempre Salvini si dice inorridito per la strage stradale di Alessandria “non basta la prevenzione se si va in 7 in auto”; peccato che quell’auto fosse effettivamente omologata per sette persone a bordo!!!
Danteha inventato il pensiero di Destra: Il Ministro Sangiuliano oggi ha dichiarato che “Dante è il fondatore del pensiero di destra italiano”. Molte polemiche per tanta ignoranza. Evidentemene nel 1200 non c’erano solo i Guelfi e i Ghibellini, ma anche i fasci e i rossi!!
Chissà perché, ma in questo il Governo non c’entra, vista la mala parata e l’incriminazione del Padre, tutti i figli di Bolsonaro, l’ex Presidente del Brasile, hanno chiesto la cittadinanza italiana. Se si fugge, si va dagli amici.
A Roma passeggiano i cinghiali? Il Governo apre alla possibilità di cacciarli “per motivi di sicurezza stradale anche in aree protette e in città”. L’emendamento sarà attuabile anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto. A coordinare le operazioni sono preposti il Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dei Carabinieri, che potrà avvalersi dei cacciatori riconosciuti, delle guardie venatorie e degli agenti delle Polizie locali e provinciali munite di licenza. Con la peste suina in atto è pericoloso uccidere i cinghiali in strada e lasciarne lì la carcassa a disposizione degli altri animali. Il Governo non sembra preoccuparsene.
Ovviamente non è un elenco esaustivo, ma sono provvedimenti di cui il governo va fiero. A me sembra ormai di vivere in una nazione barzelletta. Certo, Monti e Draghi non li aveva eletti nessuno, ma non notate alcuna differenza? Per quanto tempo vogliamo continuare con quest Governo a fare figuracce?
E va bene, la Meloni de la Garbatella ce l’ha fatta https://youtu.be/EZ4mEq3x6wY Ha il suo Governo. Ho qui davanti la lista dei ministri e cerco di capirci qualcosa.
Il Governo Meloni
Non so, spero tanto che si compia ancora il miracolo della funzione che plasma chi la esercita.
Vedremo fra un mese.
Due cose mi hanno colpito La prima è il “ministero della sovranità alimentare”. Il nome è copiato dalla Francia dove c’è il Ministère de l’Agriculture et de la Souveraineté alimentaire. Ma con che contenuti? Si limiterà a difendere il nostro parmigiano dal “parmesan” spacciato per italiano? Mah, la cosa si complica perché c’è anche un ministero per il made in Italy. Vedremo.
L’altra cosa che mi lascia perplesso è la nomina di un prefetto in servizio come ministro dell’interno. Non è la prima volta: ricordo Porpora nel Governo Dini e Luciana Lamorgese nei governi Conte II e Draghi. Ma erano situazioni particolari: due governi erano tecnici e un prefetto ci stava benissimo. Nel Conte II si trattava di ridare un pochino di dignità ad un Dicastero sfregiato dalle mattane, politiche e di mohjto, di Salvini. Qui si tratta di un governo politico che per sua stessa natura è di parte. I prefetti sono stimati per il loro ruolo di garanzia e di imparzialità, poco consono ad un ministero che fa capo ad una parte politica. Nulla contro la persona, funzionario bravo, capace ed efficiente. Ma è proprio la funzione del prefetto che mal si concilia con la funzione di un ministro politico. Ne ho scritto su questo blog anche il 29 settembre scorso: https://sergioferraiolo.wordpress.com/2022/09/29/un-prefetto-al-viminale/ Se poi mi si dice che è stato messo lì, visti i rapporti col leghista, per accontentare Salvini a cui questo ministero al quale tiene tanto e che gli è stato precluso, peggio mi sento. Spero tanto, no, sono sicuro che il nuovo ministro dell’interno non si dimenticherà di essere (stato) un prefetto. Vediamo che accade.