Archivio degli articoli con tag: PD

Io ricordo che quando eravamo al liceo mangiavamo pane e politica. Io ricordo che allora – parlo dei primissimi anni ’70 – il personale era politico. Il fuoco era dentro di noi. Che Guevara e Almirante erano i fari delle opposte fazioni. Non passava avvenimento che, nelle scuole, e poi nelle università, non si discutesse in infinite assemblee anche se si trattava di fatti lontanissimi. Ricordo di aver preso una “nota” perché partecipai ad una manifestazione in favore della scarcerazione della attivista nera Angela Davis. Chi ricorda più ora chi era Angela Davis? Eppure anche a lei si deve se i neri americani oggi hanno più diritti.

Io ricordo che sentivamo come nostro dovere comprendere la realtà politica che ci circondava e, parimenti, nostro dovere, dire la nostra, a favore o contro.

Io ricordo che partecipavamo alle battaglie per i diritti civili. Manifestazioni per il divorzio, per l’aborto per i diritti degli omosessuali erano pane quotidiano. C’era chi militava in un campo, chi militava in un altro, ma tutti pervasi dallo stesso fervore di essere presenti, di tenere il punto, di far sentire la nostra opinione.

Io ricordo che gli appuntamenti elettorali erano un momento topico, nel quale convincere anche una sola persona dell’altra parte alle proprie idee era una battaglia, una vittoria, una sconfitta.

Io ricordo che facevamo le pulci ad ogni provvedimento legislativo, stigmatizzando quelle norme che, a nostro parere, erano contro le nostre idee.

Poi…. Poi qualcosa è andato storto.

Io vedo ora una rana bollita a poco a poco, insensibile alle compressioni delle libertà, insensibile alle violazioni dei diritti umani.

Io vedo ora una massa di gente attaccata al telefonino, il cui unico scopo è porre un like ad un argomento che interessa. Al massimo un cuoricino se l’argomento interessa un po’ di più.

Io vedo ora una massa che plaude ad una idea sol perché riportata su tre titoli di giornali o quattro retweet o che porta un centinaio di like. Ovviamente il plauso è completamente avulso da una qualsiasi attività del proprio cervello.

Io vedo ora passare nel silenzio generale avvenimenti che anni fa avrebbero suscitato un putiferio: vedo nel silenzio passare un ministro dell’interno che arroga competenze di altri ministri, vedo ora un “capo politico”, vice presidente del Consiglio, quindi personalità di spicco del Governo, offrire solidarietà e aiuto (su piattaforma telematica gestita da privati) ad un movimento violento straniero che ha l’unica caratteristica di essere anti-governativa.

Io vedo ora lo sport preferito da poltrona; no non è la playstation: protetti dall’anonimato è sparare  cavolate, insulti, dileggi, calunnie da codice penale contro bersagli ritenuti di parte avversa. La cosa, purtroppo,  viene giudicata normale.

Io vedo ora quello che fu il principale partito di governo, dibattersi, da un anno, in una lotta fratricida che ne erode ogni giorno di più il consenso, pensando solo a lotte intestine che al bene della nazione.

Io vedo ora partiti nati dalla scissione di quello che fu il principale partito di Governo, beccarsi al loro interno come i capponi di Renzo e scindersi vieppiù, forse attratti dall’imitare la particella elementare.

Sì, sono incazzato nero per l’apatia generale. Spero di ricevere numerosi insulti; almeno così, significa che qualche coscienza si è risvegliata. Ma ci spero poco.

 

Non possiamo conoscere il pensiero di Mattarella, ma a giudicare dalle dichiarazioni dei partiti vediamo un muro contro muro provocato da chi doveva essere escluso.

 

Comincia il PD: indisponibile a governare sia con i Cinquestelle sia con la Lega, ma disponibile a vedere le carte con un ruolo attivo. Che significa? Che cambiamento di posizione è? Certo, se sei all’opposizione, le carte le vedi dagli atti di un governo ci cui non fai parte. Per vedere le carte prima, devi acconciarti a partecipare alle trattative, che non significa, poi, partecipare al Governo. Ma un passo avanti lo devi fare, se no subisci tutto.

 

Poi è la volta del centrodestra. Va da Mattarella “unito e compatto”, ma quando esce – a parte la Meloni che poco o nulla conta  – il più agitato è Berlusconi, che come un padre nobile dà l’incipit a Salvini specificando che tutta la coalizione ha formulato il comunicato stampa, pesato parola per parola. Salvini comincia la lettura. Si dichiara pronto all’abbraccio con Di Maio, non esige nemmeno più di essere il leader di Governo che deve essere, comunque, indicato dalla Lega. Ma, poi, ecco che Berlusconi, finita la lettura del comunicato “concordato parola per parola” afferra il microfono e spara a zero sul senso della democrazia dei grillini. Salvini e la Lega si arrabbiano e la Lega fa partire comunicati di fuoco contro Berlusconi, rassicurando i grillini che quello espresso dal Cavaliere non è il pensiero della Lega. Lampante esempio di concordia e mazzata di Berlusconi sull’alleanza Lega-Cinquestelle che sembrava ormai andata in porto.

 

Poi arriva Di Maio e, dopo aver rivolto parole di elogio per i “passi avanti di alcuni esponenti PD” si dice pronto all’abbraccio con la Lega, ma senza Berlusconi che invita ad un passo di lato e si trattiene molto sul commento su quella che definisce una battutaccia.. Poi si dilunga in un complesso discorso poco chiaro sull’affidamento ad un Professore (non alla Casaleggio associati?) delle linee programmatiche del “contratto di Governo” da offrire a chi ci sta. Ovviamente siccome Lega e PD hanno anime diverse si tratterà o di qualcosa di molto vago che indichi cosa fare, ma non come farlo. Oppure un prestampato con ll’illusione che, chi ci sta, apponga solo la firma senza fiatare.-

 

L’unica concordia che si ritrova, concordia facile visto che è un argomento che agli italiani interessa poco e di cui, anzi, hanno paura, è la assicurazione di fedeltà alle alleanze internazionali, ma la contrari assicurazione che l’Italia non interverrà in Siria.

A domani a mezzogiorno quando Mattarella farà sapere cosa ha deciso.

Governo: se  fino a due giorni fa l’ipotesi di un Governo Lega – Cinquestelle appariva molto più di una ipotesi, oggi, a leggere i giornali, volano gli stracci (clicca qui). Salvini insulta Di Maio e Di Maio insulta Salvini. Potrebbero anche essere le normali scaramucce di posizionamento prima degli incontri diretti programmati – pare – per mercoledì.

 

Ma potrebbe essere anche una “scusa” per rompere. Salvini non riesce a staccarsi da Berlusconi. Di Maio ha buon gioco ad affermare che le probabilità di formare un Governo con il Centrodestra sono pari allo zero.

 

Da lettore di giornali ho sempre sostento che il PD dovrebbe continuare a sostenere la linea di posizionarsi all’opposizione: che se la sbroglino i partiti vincitori. Ho sempre sostenuto che non vale la pena di fare la stampella perché quando si cammina male è colpa della stampella e quando si cammina bene la stampella si butta.

 

Ma….. ma ci sono dei grossi ma, derivanti dalle dichiarazioni di Di Maio dopo le consultazioni al Quirinale e nella famosa intervista, molto fumosa, su Repubblica (clicca qui). Intervista fumosa e maanchista, ma forse volutamente indefinita per lasciar spazio ad una trattativa.

 

Ma … forse, più che dei ma, ci sono dei se.

 

SE Di Maio nella famosa intervista avesse detto il vero….

SE il PD si dimostrasse disponibile a scrivere insieme ai Cinquestelle il “contratto” e non trovasse un “prestampato”……

SE nel contratto non ci fosse scritto COSA il Governo dovrebbe fare [troppo facile: lotta alla povertà e alla corruzione, il lavoro, le pensioni, un fisco più leggero, una pubblica amministrazione che agevola e non ostacola il cittadino. E, poi, sostegno alle famiglie, lotta agli sprechi e ai privilegi della politica….leggo dall’intervista a Di Maio e che sono i capisaldi di ogni Governo.], bensì nel contratto ci fosse scritto COME attuarle.

SE, fatto un buon lavoro, vedi l’immenso “librone” costato mesi di trattative per la nascita dell’ultimo Governo Merkel, si lasciasse “comandare”, non i ministri o i politici, bensì i contenuti del librone;

SE Di Maio accettasse di fare un passo indietro cedendo la carica di Presidente del Consiglio ad una personalità esterna proposta da Mattarella e chiaramente al di sopra delle parti che si porrebbe come Garante dell’attuazione delle modalità di attuazione della politica contenute nel “librone”.

SE quindi la politica dei prossimi anni sarà regolata non dalle contingenze e dalle priorità personali dei vai big di partiti, bensì seguirà pedissequamente quanto approvato de scritto nel librone…

 

Beh, tutto questo che, magari, è una ipotesi dell’irrealtà, è sempre meglio di un Governo Lega-Cinquestelle, vero trionfo dell’antipolitica che, all’interno dello stesso esecutivo si combatterebbero a colpi di provvedimenti populistici.

Salviamo l’Italia!

Leggo l’intervista di Di Maio a Repubblica di oggi e non capisco. Forse son stupido io e i miei lunghi anni passati accanto a politici e “alti papaveri” non mi hanno insegnato niente. Forse i miei schemi di ragionamento sono diversi (e, infatti, non ho fatto una carriera politica brillante come quella del Cinquestelle passato in pochi anni da steward in uno stadio calcistico ad aspirante premier).

Io penso che Di Maio, dopo la sibillina dichiarazione dopo le consultazioni con il Capo dello Stato (clicca qui) abbia tutto l’interesse di spiegare anche in sedi non ufficiali il pensiero attuale dei Cinquestelle. Dico attuale, perché cambia più velocemente delle forme e dei colori in un caleidoscopio. Vedi le dichiarazioni sulla fedeltà all’Europa, all’Euro e ai principi vincolistici di rapporto deficit/pil enunciate appena uscito dalle consultazioni. Principi spesso negati fino a qualche mese fa.

Peccato che Repubblica non abbia pubblicato sul suo sito web l’intervista di Annalisa Cuzzocrea, ma cercherò di riportare le domande e le risposte perché sia chiaro, se non il pensiero di Di Maio, almeno il mio pensiero.

Premetto che, comunque, alle risposte di Di Maio faccio la tara, perché so che, spesso, i giornalisti, volutamente, travisano.

L’immagine generale che ho recepito dall’intervista dall’intervista è quella di una cartolina leziosa di un borgo padano avvolto nella nebbia.

Più che chiarimenti ed indicazioni su ciò che i Cinquestelle vogliono perseguire SE andranno al governo ho trovato una immensa elasticità, un trionfo del maanchismo.

Riporto alcune delle risposte che francamente mi hanno sconcertato.

 

Domanda: “Ma come può pensare di andare al governo con chi è per i vaccini e chi è contro; con chi sostiene la Russia e con chi ne espelle i diplomatici; con chi è pronto ad uscire dall’Euro e chi non ci ha mai pensato?”

Risposta:” Non mi risulta che le posizioni delle due parti [Lega e PD ndr.] siano queste. Il Governo si fa per risolvere i bisogni della gente.”

Commento: non mi risulta? Informati o, almeno, leggi i giornali.

 

D: “Crede che le posizioni sull’immigrazione di Lega e PD siano interscambiabili?”

R: “il punto non è questo. Ci sediamo attorno ad un tavolo e troviamo una soluzione”.

Commento: OK, ma i Cinquestelle, primo partito, che propone? Qual è la sua idea?

 

D: ”Cosa ritiene irrinunciabile in questo “contratto” che propone indifferentemente a PD e alla Lega?”

R: lotta alla povertà e alla corruzione, il lavoro, le pensioni, un fisco più leggero, una pubblica amministrazione che agevola e non ostacola il cittadino. E, poi, sostegno alle famiglie, lotta agli sprechi e ai privilegi della politica..”

Commento: Questi sono gli obiettivi ideali di ogni governo in ogni parte del mondo. Mi farebbe molto piacere conoscere COME i Cinquestelle vorrebbero raggiungere questi obbiettivi e come si porrebbero di fronte alle strade, spesso inconciliabili di Lega e PD.

 

D: Il reddito di cittadinanza è diventato più genericamente “misure contro la povertà”. Avete rinunciato?

R: Il reddito di cittadinanza tiene insieme strumenti per la lotta alla povertà, ma anche per la lotta alla disoccupazione e per rimettere in moto il lavoro, partendo dai centri per l’impiego”.

Commento: forse si sono resi conto delle castronerie enunciate sulla copertura del reddito di cittadinanza, ipotizzate con l’aumento della platea dei lavoratori potenziali, così come enunciato dal Prof. Tridico, loro ministro del lavoro designato (clicca qui).

 

D: Siete il primo partito, ma non avete i numeri per governare. Sarebbe disposto ad un passo indietro se fosse questa l’unica strada per formare un governo?

R: La Merkel governa con il 32%, in Francia Macron con il 24%. Noi siamo la prima forza politica e gli 11 milioni di elettori che ci hanno votato non permetterebbero che mi faccia da parte.

Commento: bel presuntuoso! Non governa il primo partito, quello che ha la maggioranza relativa, bensì chi riesce a formare attorno a sé una maggioranza, anche di coalizione, che sia assoluta. Spiegateglielo!!!

 

D: Si è detto che il limite dei due mandati per i parlamentari Cinquestelle potrebbe soffrire una eccezione in caso di ritorno al voto.

R: non è all’ordine del giorno

Commento: quindi uno dei principi cardine dei Cinquestelle potrebbe soffrire eccezioni. Un’altra giravolta dei duri e puri.

 

D: cosa pensa delle sanzioni alla Russia e dei Dazi di Trump?

R: “Ora è il momento in cui tutti sentiamo una responsabilità più grande. Sono certo che le posizioni di tutti potranno essere volte alla cooperazione tra nazioni su ogni decisione. Il protezionismo ideologico non è una soluzione che ci interessa, ma qualche intervento selettivo e temporaneo può servire per proteggere lavoratori e imprese dai costi della globalizzazione. Ci muoveremo con pragmatismo a seconda del contesto internazionale”.

Commento: a parte il trionfo del Maanchismo (clicca qui), non riesco assolutamente a capire cosa voglia dire e quale sia la posizione dei Cinquestelle.

 

D: Voi siete legati indissolubilmente alla Casaleggio associati, società privata con fini di lucro che gestisce la piattaforma Russeau che, in pratica, gestisce il partito. E nessuno ha eletto Casaleggio, che ricopre nel Movimento una posizione centrale e non contendibile. Come fa a dire che non c’è conflitto di interessi?

R: Davide Casaleggio non prende decisioni politiche.

Commento: forse non le prende direttamente, ma manovra i fili, visto ce dalla piattaforma Russeau escono i candidati eleggibili e ogni altra decisione del partito.

 

 

Alla fine della lettura dell’intervista sono ancora più confuso e ne so ancora meno di questo Movimento/partito che si arroga il diritto di governare con chiunque, purché il suo Capo politico vada nella stanza dei bottoni. Attento, Di Maio, e se poi scopri che sulla scrivania di Palazzo Chigi i bottoni da premere non ci sono?

 

Ieri si è chiuso il primo ciclo di consultazioni al Colle. Risultato ZERO. Posizioni, almeno quelle espresse, inconciliabili.

Quello che ha stupito molti è stata la lunga dichiarazione di Di Maio sul “contratto” offerto a PD e alla Lega, in alternativa. Non a Forza Italia perché lì c’è l’uomo nero con cui non si parla, anche se, in un sistema elettorale basato su coalizioni, mi pare eufemisticamente presuntuoso dire che “non riconosco una parte della coalizione” che, in pratica, ha vinto e tutti i suoi eletti nella parte “maggioritaria” erano candidati comuni di Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e “quarta gamba”

A parte la follia di offrire a due partiti, PD e Lega, fra loro inconciliabili, una base comune di accordo, l’offerta non mi stupisce. E’ la versione riveduta e corretta di quanto affermato in campagna elettorale dai grillini. Se non avremo la maggioranza assoluta, andremo come Governo in Parlamento e governeremo con chi ci sta.

Poi, forse, qualcuno ha spiegato a Di Maio la differenza fra “vincere” ed “essere il partito più votato”, nonché l’impossibilità, per il presidente della Repubblica di conferire un incarico a chi non dispone di una maggioranza in parlamento, sia pur di coalizione.

Sui contenuti del “contratto” neppure una parola, neppure una proposta, se non quelle ripetutamente espresse fino alla noia in campagna elettorale, tipo, onestà, chiarezza, serietà e…quel. reddito di cittadinanza basato sui “lavoratori potenziali” (parole del prof. Tridico, loro candidato al Ministero del lavoro: clicca qui).

Posto che indizi di come far mangiare lo stesso piatto ad un carnivoro e ad un vegetariano, faccio qualche breve ipotesi:

  • Se il contratto è lo stesso, esso NON può essere sottoposto indifferentemente a Lega o a PD. Troppo diversi. Cosa propongono i Cinquestelle, per esempio, sullo ius soli (clicca qui), sulla flat tax (clicca qui), sui nostri impegni con l’Europa (clicca qui) e sull’Euro (clicca qui)? Su questi argomenti Lega e PD hanno opinioni diametralmente opposte.
  • Se il contratto non è lo stesso, proposto indifferentemente a Lega o PD, esso deve essere adattato all’interlocutore che ci sta. Ma questo significa che i Cinquestelle sono disposti ad un triplice salto mortale sui contenuti pur di andare al Governo.
  • Il contratto è già pronto e scritto. Di Maio, in sostanza ha detto: queste sono le nostre posizioni, chi le accetta in toto avrà qualche poltrona…. Ovviamente né Lega, né PD potranno mai accettare di essere, non dico la stampella, ma una zeppa del Governo grillino, dando i loro voti senza poter avere voce in capitolo. Sarebbe la fine del partito che accetta. Ricordiamoci che, quando si cammina male la colpa è della stampella, quando si cammina bene, la stampella si butta.

 

Quindi, forse, nessuna delle ipotesi è quella giusta, tranne forse la seconda: non importa il programma, purché si vada a Palazzo Chigi. Bell’esempio di onestà e di responsabilità.

 

P.S. Di Maio ha anche detto che non riconosce un pezzo della coalizione che ha avuto più voti perché con Berlusconi non si parla e che non ha nessuna intenzione di dividere il PD.

Ovvio, se il PD si divide, con mezzo PD i Cinquestelle non arrivano alla maggioranza, il PD gli serve intero. Invece con la Lega, anche senza Forza Italia, ci arrivano alla maggioranza.

 

Pensate un po’ se davvero Di Maio, in qualche modo, riesce ad arrivare a Palazzo Chigi. Altro che vitalizi, altro che reddito di cittadinanza: dovrà trovare i soldi per vitare l’incremento dell’Iva e delle accise, nonché fronteggiare la manovra economica che a maggio sarà chiesta dall’Unione europea (clicca qui). Auguri!!!

 

Leggere stamattina i giornali fa tristezza. Siamo di nuovo punto e a capo. L’alleanza fra Lega e Cinquestelle, che sembrava fatta, pare in alto mare, tanto da far presumere che Mattarella non darà nessun incarico.

Ma, alle strette, visto che scadenze finanziarie interne ed europee ci sono (vedi qui) la situazione non potrà protrarsi a lungo e un incarico dovrà esser dato.

Ma a chi? Chi si prenderà la patata bollente di un DEF (nuove tasse) pesante? Chi metterà la faccia nel negare le promesse elettorali? Certamente non Di Maio, certamente non Salvini, Meno che mai, il perdente Martina.

Non ho la sfera di cristallo, ma in questi casi in Italia si preferisce la cd. “strada istituzionale”, ossia l’incarico di formare il nuovo Governo al Presidente del Senato, la seconda carica dello Stato. Sì, la senatrice Maria Elisabetta Alberti Casellati, la pasdaran di Berlusconi che fece assumere la figlia come Capo segreteria.

Ma la Casellati ha un grosso vantaggio, Non è Cinquestelle e non è leghista, è di Forza Italia, il partito che, insieme al PD ha quasi perso le elezioni. Personalmente non ha fatto promesse che DEVE mantenere. Insomma è una figura “sacrificabile” in un governo che deve – al solito – imporre tasse e non mantenere le promesse roboanti dei vincitori Lega e Cinquestelle. Potrà condurre la compagine ministeriale, facendo approvare o meno una nuova legge elettorale, a nuove prossime elezioni.

E qui sta il punto che mi preoccupa. Lega e Cinquestelle vorranno mangiarsi quello che resta di Forza Italia e del PD, ma anche per decenza, non potranno ripetere le roboanti promesse della campagna elettorale appena finita.

In questi casi è usuale – i dittatori lo insegnano – indicare un nemico esterno che con la sua forza dei poteri oscuri ha impedito la realizzazione delle promesse mancate.

Non è difficile indicare chi sarà il nemico prescelto: l’Unione europea, la madre di tutti i guai italiani, la culla dei poteri forti.

Son sicuro che Salvini e Di Maio ad una sola voce imboniranno gli elettori che uscendo dall’Unione europea e dall’Euro, come per incanto, i guai italiani saranno finiti.

E qui, chi sa DEVE parlare. DEVE spiegare che dall’Europa NON si può uscire se non a pezzi (vedi il Regno Unito che – più forte dell’Italia e senza il nostro debito pauroso – dovrà pagare 60 miliardi). E che uscire dall’Euro – se si potesse – sarebbe come cadere dalla padella nella brace: addio al Quantitative easing, e al fondo Salva Stati, ombrelli protettori delle nostre scarse finanze.

Uscire dall’Europa sarebbe anche – Salvini e Di Maio se lo mettano in testa – rinunciare ai milioni di Euro che l’Europa ci dà per fronteggiare l’arrivo dei migranti. Significa anche rinunciare a quei pochi ricollocamenti di migranti in altri Paesi; significa porre fine alle speranze di cambiare il Regolamento di Dublino: essendo fuori dall’Europa, gli altri Paesi non avranno nessun obbligo di riprendersi i loro migranti venuti in Italia (e ce ne sono tanti, vedi in Friuli dove gli Afgani arrivati in Austria vengono fatti arrivare in Italia.).

Chissà, magari il PD, o quello che ne resta, lungi dal poter sperare di risorgere a breve come primaria forza politica, potrebbe assumersi il ruolo di spiegare pazientemente agli italiani l’assurdità e le tragiche conseguenze di un allontanamento dall’Europa.

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