Archivio degli articoli con tag: sex

Oggi si è scatenato (ancora più del solito)

Due sberle aĺl’Ucraina: mi devi pagare 500 miliardi, magari in terre rare, sconvolgendo il tuo sottosuolo come in Congo, per gli aiuti che ti ho dato. Ma non è detto che fra un po’ la Ucraina non farà parte della Russia come prima del 1991.


Altra sberla a Gaza: gli israeliani ce la consegneranno vuota, noi ne faremo la Saint Tropez d’oriente, ma i palestinesi non ci torneranno, neppure a fare i camerieri: andranno in Arabia, Giordania ed Egitto in cambio degli aiuti che gli abbiamo dato


Poi Trump se l’è presa anche con il Papa che ha criticato le sue misure contro l’immigrazione “Il Papa ha un muro attorno al Vaticano, perché non possiamo farlo anche noi in USA”?

Può un uomo come questo, che oltretutto cambia idea ogni momento,  essere il presidente di un Paese come gli USA?

Dove andremo a finire?

È sulle prime pagine dei giornali la “grande truffa” ai danni di noti e facoltosi imprenditori fingendo un appello al patriottismo del ministro alla difesa Crosetto.

I fatti sono noti: una telefonata ad un ricco imprenditore da parte di un truffatore che si spaccia per un membro della segreteria di Crosetto e, subito, dice” glielo passo”; e qui interviene Crosetto  o, meglio, la sua voce ben imitata, che informa il ricco imprenditore che giornalisti italiani sono stati rapiti da terroristi e che,  per liberarli, bisogna versare un grosso riscatto. Al momento lo Stato non ha liquidi e, quindi, il ministro invita il ricco imprenditore a fare un gesto patriottico e a versare lui stesso su un certo conto corrente una cospicua somma con l’assicurazione che verrà, poi, restituita. Tanti ci cascano ed è inutile dire che i soldi versati prendono tutt’altra strada

I nomi coinvolti che hanno versato i soldi appartengono tutti all’aristocrazia della finanza e dell’economia italiana: stando ai giornali, Del Vecchio, Menarini, Beretta, Massimo Moratti, Armani, Tronchetti Provera.

Le truffe ci sono sempre state. Pensate che il diritto romano non le puniva perché, se ci cascavi, era colpa tua.

Anche i giornalisti, purtroppo,  talvolta sono rapiti.

Ma mai lo Stato ha chiesto ai privati i soldi per il riscatto quasi facendo una colletta.

Non faccio il complottista, ma la storia puzza sin dall’inizio.

I gentlmen truffati non sono i vecchietti presi di mira con la nota storia del figlio che ha avuto un incidente. Sono il fiore fiore della economia e della finanza italiana, hanno a disposizione mezzi per appurare la verità,  studi legali e contatti certi con il governo. Possibile che si siano fidati di una telefonata di un similCrosetto per sborsare centinaia di migliaia di euro, senza il minimo controllo?

Sembrava tutto vero” ha riferito a Repubblica Massimo Moratti,  uno dei truffati, come un pensionato qualsiasi che ha ceduto l’argenteria per salvare il figlio inquisito.

Ma la manifestazione ingenuità è vera o è finta?

Ossia questo governo è talmente potente e talmente inserito nella economia e nella finanza italiana, da far tremare di paura ogni imprenditore anche con una telefonata truffa e finta?

Insomma, un capitalista italiano ha talmente paura di questo governo da tralasciare le più elementari cautele pur di ingraziarselo esaudendo le richieste più strane?

Se è così c’è da aver paura della classe imprenditoriale italiana così prona al governo.

E, se invece dei soldi per liberare giornalisti,  la finta telefonata avesse chiesto soldi per sovvertire quello che rimane dell’ordine democratico? Avrebbero cacciato i soldi comunque?

Un amico, che pensa male, quindi fa peccato, ma forse ci azzecca, mi ha suggerito una altra versione della faccenda, molto utile ai “truffati”.

La storia sarebbe stata orchestrata proprio dai truffati per mandare “in modo legale” i loro soldi all’estero “senza dichiararli”.

Pensateci un po’. Gli imprenditori hanno denunciato la truffa, quindi la perdita dei soldi versati sul conto corrente truffaldino.

E, se quel conto corrente non fosse affatto “truffaldino”, bensì gestito da complici dei “truffati” che, dietro compenso, hanno trasferito i soldi su conti alle Cayman in disponibilità dei “truffati”?

A questo punto i “truffati” italiani avrebbero un doppio vantaggio: in Italia dichiarerebbero una perdita di denaro (con conseguente diminuzione del reddito e delle tasse) ma, all’estero, potrebbero disporre della medesima somma, ripulita, non ascrivibile a loro, perché a loro rubata, a disposizione per affari estero su estero.

L’ipotesi potrebbe essere frutto di fantasia, ma vi sareste mai sognati che il Presidente della prima potenza mondiale proponesse seriamente di deportate due milioni di palestinesi da Gaza per farne la “Costa Azzurra del Medio Oriente” a disposizione dei ricconi? E dove i vecchi abitanti e proprietari al massimo, visti i prezzi, avrebbero avuto accesso solo come camerieri

La realtà supera la fantasia.

Ormai… sempre più spesso.

Ha destato attenzione e scalpore  nei giorni scorsi la dichiarazione di una ragazza al FilmFestival di Giffoni Vallepiana che affermava di soffrire di ecoansia e, di fronte al ministro dell’ambiente, singhiozzando, manifestava la sua paura di mettere al mondo dei figli in questo mondo ormai condannato dall’inquinamento e dal riscaldamento globale.

E, infatti, il problema del cambiamento climatico con i suoi eventi estremi di questi giorni, è al primo posto nelle preoccupazioni degli italiani. Caldo torrido, grandine come palle da tennis, tempeste di vento che sradicano intere foreste, siccità prolungata non sono più sintomi di un malessere del pianeta che riguarderà i nostri figli o i nostri nipoti. Riguarda già noi. Non mi stupisce la ritrosia di quella ragazza a mettere al mondo nuovi figli.

Mi reputo fortunato ad essere ormai anziano e di non aver avuto figli: sarò pessimista, ma ritengo che il mondo come lo abbiamo vissuto fino a trenta anni fa non lo rivedremo più.

Ma siamo umani e le imprese disperate ci affascinano e ci esaltano.

Ma in questa sfida dobbiamo imparare anche a sconfiggere chi, per proprio tornaconto o fazione politica, facendo terrorismo, ancora nega la disperata situazione climatica in cui viviamo.

Un importante esponente politico ha detto «Perché il terrorismo del clima non si sconfigge senza una voce politica uniforme. Cinquant’anni fa abbiamo battuto il terrorismo solo con la concordia tra forze politiche diverse, legate da una comune matrice democratica. E questa non è una situazione diversa, anzi per certi aspetti anche peggiore perché il terrorismo del clima è indiscriminato. Ridurre le palle da tennis che ci piovono in testa e che sono in realtà palle di grandine mai viste non è né di destra né di sinistra, ma una comune battaglia per la sopravvivenza».

Verissimo.

Purtroppo non vedo neppure un indizio di tale voce politica uniforme che, per essere uniforme, lo dovrebbe essere in tutto il pianeta e non solo in una sua parte.

E, purtroppo, il mio pur forte sentimento europeista ondeggia di fronte alle improponibili misure prese dal Parlamento dell’Unione europea.

Dal 2035 non si potranno più vendere auto a propulsione endotermica. (qui qualche informazione in più) (e qui il testo del Parlamento europeo in .pdf)

Bella enunciazione, ma totalmente priva di significato. L’altro giorno percorrevo il tratto di autostrada da Roma verso sud: nelle aree di servizio lunghe file di autovetture per rifornirsi di carburante. Tempo medio per il rifornimento 5/7 minuti. Come si fa con le auto elettriche che necessitano di un minimo di tre ore per la ricarica? A ciò si aggiunge che, almeno per ora, l’autonomia delle auto a combustione interna è mediamente superiore di un terzo a quella delle auto elettriche.

Riusciremo in 10 anni ad impiantare decine di migliaia di colonnine ad alta capacità da rendere possibile un viaggio nord-sud e viceversa con tempi di rifornimento compatibili con quelli attuali?

Senza contare che più del 50% del traffico è costituito da mezzi pesanti: forse non sono attento, ma di TIR elettrici non mi pare di aver mai sento parlare.

E non è finita: ci abbiamo messo due anni per svincolarci parzialmente dall’abbraccio russo per quanto riguarda gli idrocarburi e il gas. E petrolio e gas sono reperibili in vaste aree del pianeta. Riusciremo a sottrarci al quasi monopolio cinese delle batterie al litio indispensabili per le auto elettriche?

E c’è anche l’altro provvedimento EU che mi lascia perplesso. Dal 2025 non si potranno più installare caldaie a gas per riscaldamento o acqua calda: quello che riguarda le case verdi.

Secondo il testo approvato dal Parlamento dell’Unione Europea, (qui il testo consolidato) con 49 voti favorevoli, 18 contrari e 6 astenuti, la direttiva “case green” prevede che tutti gli immobili residenziali rientrino in classe energetica E entro il 1° gennaio 2030, ed in classe D entro il 1° gennaio 2033.

L’obiettivo è quello di raggiungere le zero emissioni entro il 2050, per farlo è necessario ridurre i consumi energetici, incentivando interventi come l’installazione di Pompe di Calore, Caldaie a Doppia Condensazione, Pannelli Fotovoltaici e sostituzione di Infissi.

Ottimo in linea di principio, ma anch’esso inapplicabile nei tempi previsti: abbiamo visto tutti quello che è successo nel mercato dell’edilizia con il 110%. Almeno quello era volontario. Pensiamo ad un obbligo di “cappotto termico” e/o di coibentazione e di sostituzione delle caldaie a gas di tutti gli edifici esistenti. Assisteremo ad una confusione e ad un innalzamento di prezzi inimmaginabile, imprese irreperibili, materiali pagati a peso d’oro.

Questa misura, poi, mi sembra iniqua per quel che riguarda la comune estensione, identica dalla Svezia alla Spagna e alla Grecia. E’ vero, gli impianti di riscaldamento alimentati a metano inquinano, ma in quantità differente fra Svezia e Grecia. Lo vedo da me: nella mia casa di Roma, nei periodi più freddi, il riscaldamento è attivo dalle 18 alle 22. Ma già nelle case più a sud, sulla costa, bastano due ore al giorno nei due mesi più freddi. Inquinamento molto minore che in Svezia, Belgio o Germania ove serve un riscaldamento giornaliero molto più esteso. Quello che voglio dire è che in alcuni Paesi EU la spesa per una completa coibentazione e per la sostituzione della caldaia non serve per il piccolo inquinamento prodotto senza l’intervento, a differenza dei Paesi nordici. Il gioco non vale la candela.

Queste soluzioni, calate dall’alto nei grigi palazzi di Bruxelles si rivolgono, ovviamente, solo ai 26 paesi dell’EU (448 milioni di abitanti), e non al mondo inter (più di 8 miliardi di abitanti: 16 volte più dell’EU). Così daremmo sì il “buon esempio”, ma ad un costo pro-capite elevatissimo a carico solo degli abitanti di una piccola parte del pianeta e, soprattutto, senza un effettivo riscontro sulle emissioni di gas serra, visto che queste “buone pratiche” riguarderanno solo un sedicesimo degli abitanti pianeta.

E non riguarderanno neppure i Paesi più inquinanti: leggo che la Cina (1,4 miliardi di abitanti) proporrà misure antinquinamento “serie” solo dal 2060 e che Narendra Modi in India (1,5 miliardi di abitanti) non pensa neppure a limitare le emissioni. Ce la farà Lula in Brasile (214 mln di abitanti) a invertire le politiche espansionistiche e inquinanti di Bolsonaro?

Le misure drastiche – vista la sproporzione fra abitanti Eu e non Eu dovranno riguardare l’intero pianeta ed essere sostenibili dai suoi abitanti.

Purtroppo gli esiti dei periodici COP non sono confortanti.

Ma la lotta contro il surriscaldamento de pianeta è una “comune battaglia per la sopravvivenza del genere umano”. Sono disposto a combattere tale battaglia, sono disposto a privarmi delle comodità acquisite [riscaldamento e condizionamento quando voglio, auto a gogò] ma vorrei che tali sacrifici non siano di bandiera e a scapito solo di 400 milioni di persone [oltretutto inutili per combattere il riscaldamento globale].

Se c’è una battaglia da combattere, se c’è un obiettivo essenziale per la nostra sopravvivenza, è necessario che la battaglia coinvolga da subito, tutti gli otto miliardi di abitanti del pianeta, con le buone o con le cattive [con le sanzioni, ovviamente, non con la guerra].

Altre soluzioni non le vedo e né sarà possibile la convivenza fra le “città green” europee costruite mandando sul lastrico gli abitanti con le città cinesi ove è obbligatorio circolare con le mascherine antipolvere, dove il cielo è perennemente grigio di smog, ma gli abitanti hanno un reddito pro-capite triplo di quello dei loro padri.

Questo è il tema del giorno: la nostra sopravvivenza. Tutto il resto sono armi di distrazione di massa.

Brutta profezia. Siamo tutti abituati al fenomenale algoritmo di Google, che, con un po’ di esperienza, ti trova nel web tutto quello che vuoi.

Secondo me tutto questo finirà presto, colpa dell’ingordigia umana.

Tutti voi sapete come funziona l’algoritmo di Google: Il sistema confronta la stringa di ricerca non solo con le parole immesse, ma anche con le stringhe ricercate più di frequente.

Se io cerco qualcosa sul gioco della morra, sarà più facile che i primi risultati si riferiscano all’ex grillino Morra che al gioco.

Tutto questo è aggravato dalla possibilità di “sponsorizzare” siti e stringhe di ricerca, pagando una provvigione a Google perché siano preferiti ad altri simili e mostrati per primi.

E qui il difetto si amplifica.

Se io ho un residence chiamato “Fonti Egeria” e dò un pacco di soldi a Google, tutte le ricerche sulla famosa fonte Egeria di Roma saranno indirizzate sul residence “Fonti Egeria” i cui risultati compariranno per primi, relegando quelli sulla storia (interessante) della fonte Egeria agli ultimi posti.

Ricerche di questo tipo producono l’effetto perverso di aumentare sempre di più la ricorrenza e la primigenia nella lista di ricerca di siti sponsorizzati che, aumentando la frequenza di rilevazione, faranno sparire quelli invece agganciati a siti reali perché l’algoritmo “pensa”: è questo che vogliono i ricercatori!.

Il risultato errato diventa fonte di molti altri risultati errati.

Stamattina ho perso un ora a cercare le norme ICAO regolatrici di cosa è possibile inserire nel bagaglio registrato di stiva di un aereo. Vi assicuro che i risultati, per qualsiasi stringa di ricerca, facevano riferimento a compagnie aeree che offrono viaggi (sponsorizzate), a siti clicbait (sponsorizzati), a siti di vacanze (sponsorizzati). Gli unici pertinenti erano sulle norme per il trasporto dei liquidi nei bagagli a mano, cosa assai risaputa.

A volte, per ottenere un risultato decente, aggiungo a qualsiasi stringa di riceca la parola “wikipedia”; così se l’enciclopedia del web ha trattato quell’argomento, otterrò un risultato accettabile.

In questo momento l’intelligenza artificiale è in netto vantaggio. Siti come https://chat.openai.com/ forniscono, per ora risultati più accettabili e senza siti “di pubblicità”. ovviamenta, a domanda precisa (in italiano) ChatGpt ha risposto subito e precisamente

Ho paura che se la cosa continua, Google morirà presto.

La nostra Presidente del Consiglio mostra una grande soddisfazione per l’atteggiamento dell’Unione europea, per le sue promesse in tema di aiuto all’Italia nello spinoso campo dell’immigrazione.

Medesima soddisfazione ha mostrato dopo  l’ultimo Consiglio europeo, dove, per il nostro premier l’immigrazione nel mediterraneo, grazie all’Italia, è stata rimessa al centro della discussione.

Peccato che le Conclusioni del Consiglio europeo (visionabili cliccando qui) pongano il tema migratorio fra le “varie ed eventuali” e le liquidino con cinque righe: ”La presidenza del Consiglio e la Commissione hanno informato il Consiglio europeo in merito ai progressi compiuti nell’attuazione delle sue conclusioni del 9 febbraio 2023 in materia di migrazione [cioè: nulla. N.d.a.]. Ricordando che la migrazione è una sfida europea che richiede una risposta europea, il Consiglio europeo chiede la rapida attuazione di tutti i punti concordati. Riesaminerà tale attuazione nel mese di giugno”.  Insomma un ennesimo rinvio dopo anni di rinvii.

Altro che “battere i pugni sul tavolo”, altro che “Il Governo di Destra ha convinto l’Europa ad aiutarci!”. Per come sono andate le cose negli ultimi anni è lecito prevedere che l’unica cosa che – in sede europea – sarà decisa sarà un ennesimo rinvio o, al massimo, qualche contributo economico.

Vogliamo chiederci perché?

La storia è lunga, lunghissima, parte da Tampere nel 1999 e arriva fino ai giorni nostri (per una esauriente panoramica, ma troppo lunga per un articolo di blog, consiglio il mio libro “Da Tampere alla Sea Watch” (reperibile su Amazon cliccando qui)

Chi decide in Europa? Decide il Consiglio europeo che può modificare e ribaltare anche le decisioni della Commissione. E la maggioranza degli Stati membri ha altro da pensare che “aiutare l’Italia”. Per molti motivi.

Innanzitutto, gli Stati più grandi hanno accolto molti più richiedenti asilo di noi (Vedi qui Openpolis  e qui Vita su dati Eurostat). In sintesi nel 2022 in Italia sono state presentate 77.195 richieste di protezione internazionale, a fronte delle 217.735 presentate in Germania, delle 137.505 registrate in Francia e delle 116.140 in Spagna. Nel nostro Paese, quindi, sono state presentate poco più di un terzo (il 35%) delle domande d’asilo presentate in Germania, il 56% di quelle presentate in Francia e il 66% di quelle presentate in Spagna.

Anche gli altri Paesi hanno una gran parte dell’elettorato che vede gli immigrati come il fumo negli occhi, figuriamoci se bramano di andarsi a prendere quelli provenienti da un altro Stato membro.

Né la Meloni può aspettarsi alleanze dai suoi “alleati sovranisti” come Ungheria e Polonia che, come abbiamo visto non hanno mosso un dito per “prendersi i migranti sbarcati in Italia.

Le recenti vittorie della Destra in Svezia e Finlandia non aiutano certo, così come la precaria condizione politica di Macron.

Nessuno Stato membro accetterebbe “a gratis” in nome della supposta solidarietà europea, di scontrarsi con l’opposizione interna per aiutare un Paese, come il nostro” che “non sa difendere i suoi confini”. Che poi respingere i migranti sul confine terrestre sia una cosa e respingerli in mare sia un’altra, è cosa che nelle dichiarazioni politiche conta ben poco.

Un altro motivo per il quale la Meloni on può aspettarsi aiuto è che gli altri Stati membri, secondo le norme che ci siamo dati in Europa, “stanno bene”: il peso di chi arriva, sia richiedente asilo o meno, deve essere sostenuto dallo Stato di primo arrivo. Quindi l’onere della procedura di riconoscimento della protezione internazionale, quello del sostentamento del richiedente protezione e del protetto, dell’eventuale espulsione, sono tutti a carico del Paese di primo approdo, in questo caso l’Italia che non vede, come gli altri Stati, il richiedente asilo bussare alla porta ma, per le leggi del mare (vedi qui quali sono) deve anche andare a salvarli.

Ho scritto delle espulsioni. Ultimamente la percentuale di diniego della protezione si è ancora più abbassata e si allarga la forbice fra migranti arrivati e richiedenti asilo. Questo significa che, ad oggi, su oltre 23.000 migranti sbarcati sulle nostre coste 23 dal 1° gennaio 2023 la percentuale di quelli che chiedono protezione si è abbassata. Molti, quasi tutti sanno di Dublino e cosa comporta. Preferiscono aspettare l’espulsione [che ormai, stante la quasi impossibilità di rimpatrio fisico] si è ridotta ad un pezzo di carta e tentare la fortuna in un altro Paese europeo dove, sempre da irregolari, si vive meglio che in Italia.

E, ricordo, le espulsioni son cosa difficile non solo per l’Italia, ma per tutti gli Stati europei [Valga per tutti la storia di Anis Amri, espulso dall’Italia che la Germania, sia pur avvertita non riuscì ad espellere e provocò la strage del mercatino di natale a Berlino]

Anche le ricollocazioni, o rilocazioni, ossia il trasferimento obbligatorio di migranti dall’Italia (e Grecia) in altri Paesi europei indipendentemente dal precorso riconoscimento della protezione internazionale, sancito nel 2015 dalla Commissione europea) aveva dei paletti: potevano esser trasferiti solo le persone provenienti da Paesi in guerra come Siria, Iraq, Somalia. Il numero di rilocazioni “obbligatorie” non fu mai completato e la pietra tombale fu messa dal Consiglio europeo del 28 giugno 2018 [per la cronaca il primo al quale partecipò il Governo Conte-Salvini che, come la Meloni, dichiararono un “grande successo”] che sancì la volontarietà delle rilocazioni (punto 6), quindi non più obbligatorie.

Per la cronaca, il medesimo Consiglio (al punto 12) deliberò che “È necessario trovare un consenso sul regolamento Dublino per riformarlo sulla base di un equilibrio tra responsabilità e solidarietà, tenendo conto delle persone sbarcate a seguito di operazioni di ricerca e soccorso”. Nel criptico linguaggio Brussellese approvare un atto “per consenso” significa approvarlo all’unanimità. Tale “paletto”, che significa, in poche parole, che il Regolamento di Dublino non verrà mai modificato, fu “reso necessario” dalla proposta di modifica approvata dal Parlamento europeo che, con rivoluzione copernicana assegnava la responsabilità del richiedente asilo non più allo Stato di primo approdo, bensì alla volontà del migrante. Con quel “paletto” grosso come una sequoia, della proposta approvata dal Parlamento europeo non se ne è sentito più parlare.

Un altro, ma non meno importante, motivo di diniego di aiuto è la cattiva fama che ci siamo fatti perché non tratteniamo i migranti; è cosa nota che tre migranti su quattro, dopo pochi mesi, passano il confine per arrivare in un altro Stato membro.

Da ultimo è arrivata (30 marzo 2023) la condanna dell’Italia (qui il link al Consiglio d’Europa) per trattamenti inumani e degradanti verso alcuni migranti nell’Hot Spot di Lampedusa e nel successivo rimpatrio.

Secondo voi con questo panorama è possibile parlare di grande successo nell’ultimo Consigli europeo? È possibile che gli altri Stati membri, nonostante l’opposizione interna, vogliano favorire l’Italia prendendosi, oltre quelli che scappano, altri migranti che non sempre sfuggono da guerre e persecuzioni ma, spesso, come gran parte dei tunisini ed egiziani voglio solo una vita migliore? Evidentemente no.

Quello che manca, e in cui l’Europa – per i Trattati – non può intervenire, è una via legale all’immigrazione economica. Noi siamo ancora fermi alle quote, ai clic day, all’impossibilità di una preventiva conoscenza fra datore di lavoro e lavoratore.

Il Governo ha sbandierato ai quattro venti il GRANDE SUCCESSO dell’ultimo “Decreto flussi” i cui 83.000 posti sono andati esauriti in poche ore con oltre 230.000 domande. Poi andiamo a vedere nel dettaglio: la maggior parte dei posti offerti è nel settore agricoltura per lavori a tempo determinato. I “chiamati”, prima di entrare in Italia dovranno munirsi di visto che verrà loro concesso dietro presentazione della “chiamata” e previa verifica che altri italiani o europei non vogliano quel posto; qualche mese, insomma. Quando, magari, l’interesse del futuro datore di lavoro si sarà parecchio affievolito.

Ma questo è un altro discorso.

Rimangono solo le bugie della Meloni sul “Grande successo dell’Italia all’ultimo Consiglio Europeo che ha riportato la questione dell’immigrazione al centro dell’agenda europea”. Lo dissero anche Conte e Salvini dopo il Consiglio europeo del 28 giugno 2018.

sergioferraiolo

Uno sguardo sul mondo

Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

photohonua

constantly trying to capture reality

Nomfup

Only connect

B as Blonde

Fashion enthusiast,Music addicted,tireless Traveler,Arts lover

Briciolanellatte Weblog

Navigare con attenzione, il Blog si sbriciola facilmente

Occhi da orientale

sono occhi d'ambra lucida tra palpebre di viole, sguardo limpido di aprile come quando esce il sole

ARTFreelance

Photo the day

simonaforte.wordpress.com/

Simona Forte photographer

Edoardo Gobattoni photographer

artistic photography

ALESSANDRA BARSOTTI - FOTOGRAFIE

L'essentiel est invisible pour les yeux

TIRIORDINO

Uno sguardo sul mondo

WordPress.com News

The latest news on WordPress.com and the WordPress community.