Archivi per il mese di: luglio, 2018

Sì, una volta tanto mi prendo il lusso di scrivere un articolo senza “pezze d’appoggio” basandomi solo su mie riflessioni. D’altronde è estate e si legge di tutto.

Ieri il nostro Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è stato ricevuto alla Casa Bianca dal Presidente degli Stati uniti d’America, Donald Trump.

A quanto pare con tutti gli onori e – dalle parole di Trump in conferenza stampa – con elogi sperticati.

Qualcosa non torna. Conosciamo il personaggio Trump: furbo, non dice una parola se non per sua convenienza. Ci ha abituato ai suoi tweet spiazzanti alle sue improvvise chiusure (leggi Iran) e alle sue ancora più improvvise aperture (leggi ancora Iran).

Conosciamo anche la storica posizione dell’Italia rispetto agli Stati Uniti di America: totale sudditanza, alla faccia del sovranismo, basi USA “chiuse” sul nostro territorio, atomiche USA a Ghedi e – forse – a Sigonella, totale protezione dell’ombrello atomico USA (forse non tutti sanno che – fino al termine della guerra fredda – il Friuli e parte del Veneto non erano “protette” in quanto “sacrificabili” ad un bombardamento con atomiche tattiche contro l’eventuale invasione delle forze del patto di Varsavia). Molti Presidenti USA non sapevano nemmeno bene dove fosse l’Italia e chi la governava. Grandi pacche sulle spalle ad un utile alleato-servo.

Ieri, invece Trump si è spinto più in là. Basta leggere il comunicato stampa e la trascrizione del breve  briefing prima dell’incontro e della lunga conferenza stampa dopo l’incontro sul sito della Casa Bianca.

Trump, dopo aver comunque riaffermato i punti che gli stavano a cuore: acquisto degli F-35 da parte dell’Italia (You’re ordering planes, lots of planes.  The United States has a very large deficit, as usual, with Italy — about $31 billion) e sul mantenimento delle sanzioni alla Russia (But the sanctions on Russia will remain as is!) ha ricoperto Conte di elogi anche sulla lotta all’immigrazione clandestina e ….a quella legale(?) (And I agree very much what you’re doing with respect to migration and illegal immigration, and even legal immigration.  Italy has taken a very firm stance on the border, a stance a few countries have taken.  And, frankly, you’re doing the right thing, in my opinion.  And a lot of other countries in Europe should be doing it also.) indicandola ad esempio a tutti i Paesi dell’Europa anche se non può ignorare, almeno il suo staff non può ignorare che il Governo Conte, in due mesi di vita, nulla ha fatto contro l’immigrazione clandestina (il crollo degli sbarchi è cominciato ben prima del 1° giugno e nulla ha ottenuto dall’Europa in tale campo.).

Ha toccato, poi, un tema caro al Governo italiano, il sovranismo (In your election, the Italian nation has reaffirmed the great traditions of sovereignty, law, and accountability that stretch all the way back to Ancient Rome.  This proud heritage sustains our civilization and must be always defended.) ed in più parti della conferenza stampa si è profuso in elogi al nuovo governo italiano.

Perché tanto calore ed entusiasmo verso il nostro Paese? Perché tanta enfasi verso un Governo con soli due mesi di vita, frutto di un “contratto” di comodo, che nessun fatto concreto ha prodotto e in cui cominciano a manifestarsi divisioni? Trump e il suo staff sanno bene che l’Italia ha poca forza contrattuale nel mondo e nell’Unione europea. Anzi forse ne è il punto debole.

E proprio tale debolezza – secondo me -Trump vuole sfruttare. E’ noto quale sia il progetto dell’amministrazione americana sullo scacchiere internazionale. Sa di non poter competere con l’Unione europea nella sua interezza e, allora, cerca di spezzarne la integrità sperando di aver buon gioco contrattando con ogni singolo Paese.

E il caso dell’Italia “arriva a fagiolo”: un nuovo governo digiuno di politica estera, con rigurgiti sovranisti, antieuropei, anti euro, abbastanza debole per opporsi al gigante americano ma abbastanza grande per scombussolare, quale Paese fondatore, gli equilibri all’interno dell’Unione europea. Insomma, il classico anello debole della catena per cui “la forza della squadra è influenzata dal suo anello più debole”. E coccolando, curando, facendo crescere le insofferenze italiche verso l’Unione europea, Trump spera di far saltare l’anello debole, scardinando così l’intera Unione.

Più o meno lo stesso atteggiamento che Trump ha tenuto con Theresa May, incoraggiandola a perseguire una hard Brexit con l’Europa, una soluzione pessima per i cittadini di Sua Maestà britannica, ma che costringerebbe il Regno Unito a buttarsi anima e corpo (commerciale) sugli USA in posizione di estrema debolezza. D’altronde il “divide et impera” forse lo abbiamo inventato noi nell’antica Roma

Ripeto, non ho nessuna pezza di appoggio per quello che ho scritto, ma- ripeto ancora – Belzebù diceva che a pensar male si fa peccato ma, spesso, ci si azzecca.

Di Maio contro Salvini. Salvini contro Di Maio. La Lega non vuole il “decreto dignità” che i Cinquestelle vogliono assolutamente. Ma i Cinquestelle vogliono chiudere la TAV Torino-Lione che la Lega giudica opera essenziale.

Salvini alza la testa con dichiarazioni fasciste e, subito, Fico smorza i toni ergendosi a paladino della democrazia. Toninelli diffida chiunque a firmare alcunché sulla TAV e Salvini subito interviene dicendo che lo stop non è in programma.

La lega vuole chiudere i porti? Fico si fa garante della solidarietà.

I media impazziscono. A seconda della parte rappresentata dalla proprietà e dal Direttore tifano oggi per la Lega, domani per i Cinquestelle. Ed il consenso aumenta.

Un tizio, Belzebù mi pare, diceva che a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.

Il sospetto mi viene. Ma non è che queste “presunte divisioni” fra i due partiti siano preordinate e studiate a tavolino per giocare al “poliziotto buono e al poliziotto cattivo”?

Dice Wikipedia: “Il poliziotto cattivo adotta un atteggiamento aggressivo nei confronti del soggetto, con commenti sprezzanti, giochetti e suscitando in generale un senso di antipatia. A questo punto interviene il poliziotto buono, apertamente amichevole, comprensivo in modo da suscitare simpatia nell’interrogato che viene spesso anche difeso dalle prepotenze del poliziotto cattivo. Il soggetto è dunque spinto a collaborare dal senso di gratitudine verso il poliziotto buono e dalla paura di una reazione negativa del poliziotto cattivo. La tecnica, se conosciuta, è facilmente riconoscibile, ma rimane utile contro soggetti giovani, impauriti o sprovveduti. L’utilizzo della tecnica comporta però un certo grado di rischio, se infatti è riconosciuta dal soggetto esso può considerarsi offeso e insultato e rendere meno probabile una sua collaborazione. La tecnica, per poter essere ben attuata in un contesto lavorativo complesso, richiede la partecipazione di un addetto esperto in gestione delle risorse umane oltre a un manager diretto superiore del dipendente ‘oggetto’ del colloquio”.

La piattaforma Russeau (o chi c’è dietro) o, forse (per tentare un po’ di complottismo), Putin, non avrebbero difficoltà a disegnare il gioco.

Ovviamente fra Lega e Cinquestelle le parti si invertono continuamente e, alternativamente Di Maio e Salvini giocano la parte del poliziotto buono e di quello cattivo.

L’interrogato, in questo caso, è il cittadino che, istintivamente si trova a “tifare” per la “parte avversa” alla parte di Governo che fa la proposta che non gli piace. Ma il cittadino, in ogni caso, “tifa per il Governo” e il consenso alla coalizione giallo-verde aumenta.

Le opposizioni (ma esistono?) continuano a comportarsi come i capponi di Renzo (non Renzi) e a beccarsi a vicenda o correndo al soccorso di quella parte di Governo in quel momento meno distante dalle sue idee.

Bella tattica. Chapeau!!

Tiene banco il ventilato stop dei Cinquestelle alla TAV Torino -Lione. Mi meraviglia molto perché la Torino -Lione non è una linea ferroviaria a sé stante. È solo una piccola tessera in un grande mosaico pensato anche per ridurre il trasporto su gomma, molto inquinante.

Forse non tutti sanno che più che di TAV bisognerebbe parlare di TAC (non alta velocità, ma alta capacità di trasporto). La Torino-Lione è solo una piccola parte delle linee ferroviarie progettate in Europa e che dovrebbero consentire uno spostamento delle merci più veloce e meno inquinante. Ossia meno TIR, minori emissioni di CO2, insomma una opera valida anche in termini ecologici, argomento al quale i Cinquestelle son particolarmente sensibili.

La cartina qui sotto illustra meglio di qualsiasi parola quanto sia piccola la tratta Torino-Lione rispetto al progetto europeo.

TAV

È ovvio che le persone fisiche non sono interessate a tutta la tratta (se devo andare dal Portogallo a Kiev prendo l’aereo), ma è importante per il veloce spostamento delle merci, specialmente quelle deperibili.

Una mozzarella aversana o un gorgonzola padano potranno arrivare in 24 ore in tutta Europa.

Sì, è vero, il trasporto pendolari in Italia è carente, ma forse non tutti sanno che una parte del finanziamento dei nuovo treni pendolari come il Rock, il Jazz, il Minuetto avviene con gli introiti degli onerosi biglietti dell’alta velocità.

Il Progetto TAV/TAC si sposa poi (e l’Italia ne è il maggior beneficiario) con le nuove “vie della seta”, le nuove vie di comunicazione ferroviaria annunciate da Pechino per l’esportazione dei suoi prodotti e per l’importazione dei prodotti europei. Interscambi per centinaia di miliardi da non perdere, visto che le nuove “vie della seta” toccano – vedi cartina che segue – come terminali europei, Venezia e Trieste con un sicuro rilancio di quei due porti:

Via-della-seta-1080

Perché perdere una tale occasione interrompendo (a caro prezzo, viste le penali e lo stop dei finanziamenti europei) un piccolo pezzo di una grande opera?

Nei giorni scorsi i mezzi di informazione hanno dato la notizia che la Commissione dell’Unione europea avrebbe proposto agli Stati membri nuove soluzioni in materia di redistribuzione dei migranti/richiedenti asilo per soddisfare le richieste dell’Italia rendendole accoglibili per quei membri molto più riottosi come il Gruppo di Visegrad.

La proposta si è concretizzata in due non-paper (=documenti informali): uno sugli “accordi circa le piattaforme regionali di sbarco” (qui il testo) e uno sui “centri controllati” in Europa (qui il testo).

I due documenti sono corredati da schede esplicative (qui, in italiano, per le piattaforme di sbarco) e (qui, sempre in italiano, per i centri controllati). Il comunicato stampa (qui in italiano) conclude il materiale presentato dalla Commissione.

Io ho trovato i non paper piuttosto fumosi, inconcludenti ed… impossibili da realizzare, stante il principio di volontarietà per ogni prestazione sancito dalle conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno scorso (qui il testo) che, molto probabilmente, renderà inattuabili le proposte.

Il primo documento sugli accordi sulle piattaforme di sbarco parte “da una proposta comune UNHCR e OIM, secondo la quale, obiettivo delle intese regionali sugli sbarchi è fare in modo che le persone soccorse possano essere sbarcate rapidamente e in condizioni di sicurezza, su entrambe le sponde del Mediterraneo, nel rispetto del diritto internazionale, compreso il principio di non respingimento (non-refoulement), e che la fase successiva allo sbarco sia gestita responsabilmente. L’operatività delle piattaforme di sbarco regionali va vista come attività parallela e complementare allo sviluppo dei centri controllati nell’UE: insieme, i due concetti dovrebbero concorrere a concretare una condivisione autentica della responsabilità regionale nella risposta alle sfide complesse poste dalla migrazione”.

Già gli Stati africani hanno da tempo fatto sapere di non essere disposti a gestire centri di raccolta nei loro territori (vedi qui) e la volontarietà dell’istituzione di tali centri di sbarco in Europa ne rende quanto mai problematica la loro realizzazione.

Lo scopo del secondo documento (centri controllati nell’UE) è migliorare il processo di distinzione tra le persone che necessitano di protezione internazionale e i migranti irregolari che non hanno diritto di rimanere nell’Unione, accelerando nel contempo i rimpatri. I centri sarebbero gestiti dallo Stato membro ospitante con il pieno sostegno dell’UE e delle agenzie dell’UE.

Per sperimentare questo concetto, potrebbe essere avviata appena possibile una fase pilota con l’applicazione di un approccio flessibile (= volontarietà dell’istituzione di tali centri controllati). Per assistere gli Stati membri che concedono l’accesso ai loro porti per gli sbarchi, la Commissione può mettere a loro disposizione una squadra di sbarco, pronta ad assisterli in caso di approdo di imbarcazioni che contengono in media 500 persone. Il bilancio dell’UE coprirebbe tutti i costi delle infrastrutture e i costi operativi con l’invio di agenti e funzionari delle agenzie europee. Per ogni migrante, lo Stato membro che li accoglie riceverebbe un contributo di 6.000 euro.

Anche tale proposta, stante la non obbligatorietà, ha ricevuto uno scarsissimo consenso.

Ma, oltre a quello che si può ricavare dalle schede esplicative ci sono passi, nei due documenti, che lasciano alquanto perplessi. Come succede da un po’ di tempo a questa parte, nei documenti UE si ripete, come un mantra, che con l’aiuto di UNHCR e OIM, si arriverà ad una rapida distinzione fra chi ha diritto alla protezione e chi non ha diritto.  Nel secondo documento, poi, la Commissione si spinge ad auspicare che, con i “centri controllati” che sostituirebbero gli HotSpot, si arriverebbe ad una definizione della richiesta di protezione in quattro/otto settimane.

A parte la nebulosità e la assenza di precisazioni sulla natura di tali centri, così come fu nel 2015 per gli HotSpot, la Commissione insiste, in documenti non legislativi a proporre norme che contrastano con quelle contenute in strumenti legislativi di rango superiore.

A meno di modifiche l’impianto normativo che regola l’attribuzione della protezione internazionale è la Direttiva 2013/32/UE che detta tutta una serie di norme per la tale attribuzione, con la presenza dell’autorità accertante (non di UNHCR o di OIM) dello Stato membro competente, di garanzie per il colloquio personale, di diritto a permanere nello Stato durante la fase del ricorso di primo grado. Tale Direttiva reca poi una tempistica di durata massima del procedimento che di norma non deve superare i sei mesi con possibilità di superarli nei casi più complessi. Tempi più stretti sono previsti per le procedure di frontiera (= richiedenti ristretti nei luoghi di sbarco) ma solo per affermare che, se la procedura non viene terminata in quattro settimane, il richiedente è ammesso nel territorio nazionale per seguire la procedura normale.

Se il vento di Tampere è definitivamente cessato e il favore con il quale l’UE vedeva i richiedenti protezione si è trasformato in disfavore, lo si dica chiaramente e si mutino le norme primarie. Così non è, e già lo scorso anno la Commissione sfornò una Raccomandazione (norma di rango inferiore) sui rimpatri, molto meno garantista,  che fa a pugni con la sempre vigente DIRETTIVA 2008/115/CE  che sui rimpatri è molto più garantista (vedi qui) lasciando nella profonda incertezza gli operatori.

Insomma, in questo momento l’azione della Commissione europea (che scade fra un anno) appare improntata alla massima confusione, un “facite ammuina” perché nulla cambi.

Ma, d’altronde, è comprensibile. Coma già più volte detto, il vero problema non sono i rifugiati, minima parte dei migranti, bensì la ormai gran parte di questi che si vedono negati il riconoscimento della protezione e che, non solo in Italia, sono molto, molto difficili da espellere (vedi qui). Ben si comprende, quindi, l’apertura dei paesi UE a prendere qualche persona già riconosciuta come rifugiato, ma la netta chiusura a prendersi la massa indistinta di migranti economici e presunti rifugiati che le navi della missione Sophia (vedi qui), delle ONG e delle navi private sbarcano nei nostri porti.

Egoismo e sovranismo prendono il posto della solidarietà.

sergioferraiolo

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